“Morire per Kiev?”. Ma anche no. Il pacifismo politico è morto. Parla (e prega) solo il Papa

“Morire per Kiev?”. Ma anche no. Il pacifismo politico è morto. Parla (e prega) solo il Papa

24 Febbraio 2022 0 Di Ettore Maria Colombo

“Morire per Kiev?”. Ma anche no. Il pacifismo politico è morto. Parla (e prega) solo il Papa. Analisi di un fallimento

Parla (e prega) solo il Papa

Parla (e prega) solo il Papa

Nb: questo articolo è stato pubblicato su “Luce!”, portale del gruppo Quotidiano nazionale il 24 febbraio 2022

 

Morire per Kiev? Come ‘morire per Danzica’ non si usa più…

Il politico inglese Arthur Neville Chamberlain

Il politico inglese Arthur Neville Chamberlain

Morire per Kiev?”. Proprio come il famoso “morire per Danzica” (l’espressione, erroneamente attribuita al politico inglese Arthur Neville Chamberlain, primo ministro inglese tra il 1937 e il 1940, fu pronunciata da un deputato socialista francese, Marcel Déat, nel 1939, quando la Germania nazista occupò la città polacca e le coscienze occidentali, timorose verso l’aggressione hitleriana, non ne furono turbate) è un mood che ‘non si porta’, nelle coscienze del mondo occidentale, anche dentro la sinistra. La guerra, ormai di fatto aperta, sul territorio ucraino appare lontana, difficile da capire e da inquadrare.

Marcel Déat

Marcel Déat (Deat) famed minister of social France.

I problemi della ‘gente’ normale sono altri: il Covid, l’inflazione, le bollette, il lavoro, la vita quotidiana. Il movimento pacifista non esiste più. Storicamente e ideologicamente ‘anti-americano’, almeno in Italia, fa sempre fatica a schierarsi quando l’aggressore è comunista o ex comunista.

Gli intellettuali ‘impegnati’, di fatto, non ci sono. La sinistra politica è silente, inerme, desertificata. 

Ci voleva, tanto per cambiare, il Papa…

Ci voleva, tanto per cambiare, il Papa…

Ci voleva, tanto per cambiare, il Papa…

Ci voleva, tanto per cambiare, il Papa. Francesco I, ieri, al termine dell’udienza generale, ha detto, con parole semplici e comprensibili a tutti, quello che un movimento pacifista inesistente, afono, non percepito a nessuna latitudine (in Italia come in Europa, negli Usa come negli altri Paesi) non riesce a dire: fermate la guerra, tacciano le armi, si riprenda la strada del dialogo. Il problema – che perdura ormai dalla dissoluzione dell’Urss – è che il movimento pacifista mondiale, senza che si muova il Papa e il Vaticano, balbetta incerto, non si muove. Fu così anche durante la prima (1991) e la seconda (2003) guerra del Golfo.

L’appello di Francesco I: digiuno per la pace il 2 marzo

L’appello di Francesco I: digiuno per la pace il 2 marzo

L’appello di Francesco I: digiuno per la pace il 2 marzo

Provo un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina” spiega il Papa. “Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti”. E continua: “Come me, tanta gente in tutto il mondo sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio che è Dio della pace e non della guerra e ci vuole fratelli, non nemici”. Poi l’invito alla mobilitazione:Vorrei appellarmi a tutti, credenti e non credenti. Gesù ci ha insegnato che all’insensatezza diabolica della violenza si risponde con le armi di Dio, con la preghiera e il digiuno. Invito tutti a farle dunque il prossimo 2 marzo, Mercoledì delle Ceneri, una giornata di digiuno per la pace. Incoraggio in modo speciale i credenti, perché in quel giorno si dedichino intensamente alla preghiera e al digiuno. La Regina della Pace preservi il mondo dalla follia della guerra”.

Il Papa, ovviamente, parla ‘da Papa’. Si rivolge, cioè, soprattutto ai credenti (cattolici e cristiani), ma il suo appello è aperto anche ai non credenti.

 

A mobilitarsi e scendere in piazza ci pensa Sant’Egidio …

A mobilitarsi e scendere in piazza ci pensa Sant’Egidio ...

Il problema, però, sono loro: i ‘laici’, la ‘sinistra’. Totalmente assente, o balbettante, dalla scena.

Non una mobilitazione, non un sit-in, non una – se non vaga e debole – parola. Persino l’unica manifestazione, seppur piccola, che si è tenuta finora, almeno in Italia (negli altri Paesi e città, da Londra a Parigi, da Berlino a Madrid, fino a New York, va pure peggio: neppure un modesto sit-in) che si è tenuta a Roma l’ha organizzata la comunità di Sant’Egidio. Lo scorso 17 febbraio, in piazza Santi Apostoli (storica sede dell’Ulivo), è stata la storica comunità pacifista (e cattolica, appunto…) romana, fondata da Andrea Riccardi, impegnata da decenni sui fronti più caldi di tutte le guerre (Africa, Bosnia, Afghanistan, Iraq) a prendere il coraggio a due mani e scendere in piazza.

Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio

Andrea Riccardi, fondatore della comunità di Sant’Egidio

Non ha raccolto una folla oceanica, anzi, ma almeno ci ha provato. Queste le motivazioni: “Di nuovo il fantasma della guerra torna ad affacciarsi in Europa. Non si può accettare che nel nostro continente, già devastato nel corso del Novecento da due guerre mondiali, si possa ancora ricorrere allo strumento militare per risolvere problemi e contese. Ma non è ugualmente accettabile che la società civile resti indifferente di fronte a questa minaccia. È da troppo tempo che non si scende in piazza per la pace, lasciandola decidere solo nei palazzi” nota, con sagacia e lungimiranza, l’appello di Sant’Egidio, critico proprio verso il ‘mutismo’ del pacifismo italiano e non. Per poi concludere: “La guerra è sempre una pazzia”, ha detto Papa Francesco. “Occorre mobilitarsi subito per respingere la follia e il rischio dell’aggressione armata ma scegliere con decisione la via del dialogo e della pace”. La manifestazione è, peraltro, preveggente.

La guerra per il Donbass

La guerra per il Donbass

Con il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass è solo negli ultimi giorni che la Russia di Putin ha violato, in modo formale, i confini di uno Stato autonomo (l’Ucraina) e dato vita all’escalation.

La sinistra politica è assente o inesistente davanti la guerra

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini

Il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini

Le forze della sinistra ‘politica’ (Pd, LeU, Mdp, Sinistra italiana, etc.) aderiscono ma nessuno, sostanzialmente, se ne accorge. Del resto, il maggior partito della sinistra, il Pd, è diviso tra l’imbarazzo di ritrovarsi con il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, uno dei suoi pezzi da novanta, al governo, il quale non può fare altro che fornire alla Nato, alleanza militare e strategica di cui l’Italia fa parte, supporto (basi, truppe, mezzi) mentre le spinte pacifiste della sinistra interna, peraltro assai poco pervenute. Le altre formazioni della sinistra sono minuscole, ormai, e il loro peso specifico è davvero relativo. Sono ‘pacifiste’, è vero, ma nessuno se ne accorge.

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio

Il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio

I 5Stelle vedono, al governo, la presenza – peraltro molto attiva, sul piano diplomatico – del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, ma il loro pacifismo – forte nel movimento delle origini fondato da Beppe Grillo – di molto affievolito, senza dire che sono in altre faccende affaccendati.

Le ambivalenze della destra (e del governo) verso la Russia

Matteo Salvini

Salvini ha posizionato da diversi anni la Lega su posizioni ‘filo-putiniane’ e ora mette in discussione persino le sanzioni

Un altro problema ancora è la destra, di governo e non. Salvini ha posizionato da diversi anni la Lega su posizioni ‘filo-putiniane’ e ora mette in discussione persino le sanzioni decide dagli Usa e dalla Ue contro la Russia: le critica, in modo neppure troppo velato, perché “controproducenti” e trova, su questo punto, la comprensione dei 5s.

Draghi stesso è stato rimbrottato, in Usa, per le sue titubanze ad abbracciare la via delle sanzioni dure contro la Russia

Draghi stesso è stato rimbrottato, in Usa, per le sue titubanze ad abbracciare la via delle sanzioni dure contro la Russia

Non va meglio con FdI, mai pienamente filo-occidentale, ma anche FI alterna un fiero atteggiamento di ortodossia pro-atlantica alle note simpatie del Cavaliere per ‘l’amico’ Putin. Draghi stesso è stato rimbrottato, in Usa, per le sue titubanze ad abbracciare la via delle sanzioni dure contro la Russia: l’Italia, come la Germania, dipende in gran parte dalle forniture di gas russo.

Breve analisi dei momenti topici della storia del pacifismo

 

Tornando al movimento e alla mo

Fridays for future Kiev

Il movimento ecologista, non ha mosso un dito per la pace in Ucraina, quando di solito scende in piazza per molto meno

bilitazione pacifista (che non c’è) fa specie che i tanti giovani scesi in piazza per i diritti civili o sui temi ecologici, quelli di “Fridays for future” non abbiano fatto uno sciopero uno, una manifestazione una, una protesta una, nelle scuole e nelle università, per la pace in Ucraina, quando di solito scendono in piazza per molto meno. Certo, va detto che il movimento pacifista italiano e internazionale ha sempre sofferto di una forte ambiguità di fondo.

no alla guerra scaled

Quello dei ‘partigiani per la pace’ del secondo dopoguerra, che protestava contro la minaccia nucleare, era spalleggiato, e di fatto ‘armato’ dall’Urss sovietica e dal Pci italiano (e stalinista). Il movimento pacifista che, negli anni Sessanta e Settanta, riempì le strade e le piazze, le scuole e le università, di migliaia di ragazzi e ragazze era non solo anti-americano (contro la guerra in Vietnam) ma anche anti-imperialista (in quel caso, anche contro l’Urss e i suoi tentativi egemonici sull’Est europeo, dai carri armati inviati a stroncare la rivolta di Praga nel 1968 all’invasione dell’Afghanistan nel 1979) e, dunque, più ‘onesto’ intellettualmente. Tanto che conquistò alla sua causa milioni di persone. Il movimento anti-missili e anti-nuova Guerra Fredda che, negli anni Ottanta, mobilitò le coscienze del pacifismo mondiale europeo e occidentale fu forse il più puro e politico di tutti: la protesta era indirizzata contro i missili di Reagan in Europa come contro quelli di Breznev e si unì a una forte lotta per i diritti civili e umani che gli Usa conculcavano in America latina a forza di colpi di Stato e l’Urss nell’Europa dell’Est a forza di presenza militare e repressione.

Il crollo del Muro di Berlino, nel 1989, fu liberatorio e allora sì che sembrava che la Storia potesse prendere un nuovo corso

Il crollo del Muro di Berlino, nel 1989, fu liberatorio e allora sì che sembrava che la Storia potesse prendere un nuovo corso

Il crollo del Muro di Berlino, nel 1989, fu liberatorio e allora sì che sembrava che la Storia potesse prendere un nuovo corso: contro la proliferazione nucleare, con i vari trattati Salt, per la denuclearizzazione dell’Europa, per i diritti, anche per una rinnovata coscienza ecologista, dopo la ‘bomba’ di Chernobyl e dei suoi effetti, ma quella stagione durò troppo poco.

Nel 1990, con la prima Guerra del Golfo, la vera svolta

Nel 1990, con la prima Guerra del Golfo, la vera svolta

Nel 1990, con la prima Guerra del Golfo, la vera svolta. A capo delle ‘armate’ pacifiste, pur se con una base popolare solida ed estesa, si pose il Papa, allora Giovanni Paolo II.

Papa Giovanni Paolo II

Papa Giovanni Paolo II

Breve replica con la Seconda guerra del Golfo nel 2004, quando l’invasione, giustificata dalla ricerca delle ‘armi di distruzioni di massa’ di Saddam Hussein che non esistevano, dell’Iraq riportò in piazza milioni di persone. Anche in quel caso, alla guida del fronte pacifista, però, c’era il Papa, lo stesso.

Movimento no-global

Movimento no-global

L’ultimo conato ‘anti-militarista’ dei movimenti fu quello che, agli albori degli anni Duemila, arrivò sull’onda del Movimento no-global: anti-capitalista e libertario, fu l’ultima volta che un movimento di massa, ‘anche’ pacifista, fece parlare di sé e si impose, in modo prepotente, all’opinione pubblica. Dopo, anche per ‘colpa’ della dissoluzione della sinistra storica (fatto che colpì non solo l’Italia, ma anche tutte le maggiori democrazie europee), più nulla. Il movimento pacifista, se si esclude il rito sempre più stanco e sempre meno partecipato della marcia per la pace annuale Perugia-Assisi, si è inabissato nel nulla senza dare più segni di sé, privo di vitalità e slanci, ma anche di una elaborazione intellettuale.

guccini

E siamo arrivati ad oggi. Parla il Papa, scende in piazza la comunità di Sant’Egidio, si prende nota di un comunicato di una serie di organizzazioni, tutte cattoliche e pacifiste (Azione Cattolica, Acli, Movimento dei Focolari, Comunità Papa Giovanni XXIII, Pax Christi) che invitano a un incontro, sabato, dal titolo “Per una Repubblica libera dalla guerra e dalle armi nucleari”. Fine. La sinistra politica non c’è o balbetta o si accoda. “Ed è la morte un po’ peggiore” direbbe Francesco Guccini.