Tre interviste tre ‘al prezzo’ di nessuna!!! Bonetti – Longobardi – Iabichino

Tre interviste tre ‘al prezzo’ di nessuna!!! Bonetti – Longobardi – Iabichino

27 Agosto 2022 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

Tre interviste tre ‘al prezzo’ di nessuna!!!
Parlano la ministra alla Famiglia Elena Bonetti (Terzo Polo), il social media manager della Meloni e di FdI, Tommaso Longobardi, che ha inventato la fortunata ‘Bestia nera’ e il pubblicitario Paolo Iabichino sulle campagne social dei diversi partiti in campo per il voto

Tre interviste tre ‘al prezzo’ di nessuna!!!

Tre interviste tre ‘al prezzo’ di nessuna!!!

 

Parla la ministra Elena Bonetti. La sfida del Terzo Polo: “Siamo la sola novità della politica”

Nb. Questa intervista è stata pubblicata il 27 agosto 2022 sul Quotidiano Nazionale

Parla la ministra Elena Bonetti

Parla la ministra Elena Bonetti

 

“Quando faceva il ministro, la Meloni non ha portato a casa una sola legge per giovani e famiglie”

Elena Bonetti (mantovana, 1974, di mestiere matematica) è cresciuta a pane e fede e non solo per il suo ruolo chiave nell’Agesci. Renziana di ferro, ha seguito Renzi dal Pd alla scissione di Iv. Dal 2021 (governi Conte II e poi Draghi), è ministra per le Pari opportunità e la Famiglia.

 

La domanda sorge spontanea. Chi glielo ha fatto fare, a candidarsi? Lei un lavoro ce l’ha

Mi candido per dare rappresentanza politica al mondo femminile specialmente a quello delle giovani donne

Mi candido per dare rappresentanza politica al mondo femminile, specialmente a quello delle giovani donne

La volontà di portare avanti l’esperienza di un governo di cui ho avuto l’onore di far parte. Un lavoro non concluso, però. Le tante riforme che abbiamo portate a casa, dal Family Act alle leggi contro la violenza sulle donne, vanno attuate nella prossima legislatura. Mi candido per dare rappresentanza politica al mondo femminile, specialmente a quello delle giovani donne”.

 

La sfida del collegio di Roma 1 è impossibile…

Bonetti & Calenda

Bonetti & Calenda

Nessuna sfida è impossibile. La politica insegna a rendere possibili cose nuove e coraggiose. Ci ho messo la faccia e non ho paura. Accanto alla leadership di Carlo (Calenda si candida a Roma 1 Senato, la Bonetti a Roma 1 Camera, ndr.) nel Terzo polo ci sono molte donne. Roma merita risposte e Calenda alle Comunali prese il 20%. In ogni caso, credo che faremo almeno il 10%”.

Ministra, essù. Il Terzo polo fa il 6%, ma solo se vi va bene…

6 per cento

Siamo l’unica novità della campagna elettorale. Un percorso nuovo cui dare continuità dopo il voto. Vedo i tentativi di iper-polarizzare, ma sono obsoleti, superati, ideologici. I due poli hanno bloccato il nostro Paese per decenni. Il nostro ‘fare’ politica è determinato, concreto. Tutti noi ci candidiamo per dare continuità all’agenda Draghi e al suo metodo di governo contro chi lo ha rinnegato e lo ha fatto cadere”.

Salvini ha fatto imbufalire la Cei col ‘Credo’. Lei conosce bene i cattolici. Come voteranno?

Salvini ha fatto imbufalire la Cei col Credo

Salvini ha fatto imbufalire la Cei col ‘Credo’

Io ho imparato, dal mondo cattolico, che la Politica è guardare ai bisogni e alla dignità delle persone Paese, costruendo nel Paese legami di comunità. Chi, da cattolico, entra in Politica, sa che la Politica chiede profondità di coscienza nel decidere. Fare comunità è unire e far crescere, non dividere con ideologismi. Una politica che ideologizza perde la sua anima, la ritrova solo se guarda con concretezza le attese delle persone”.

 

Meloni vuole rifinanziare l’Assegno familiare. Una buona notizia, no?

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Al governo, da ministra della Gioventù per tre anni, la Meloni non ha portato a casa una sola legge e una sola riforma per i giovani e le giovani famiglie e oggi si candida a premier usando le leggi e le riforme che io ho fatto con il governo Draghi. Che l’assegno unico e universale fosse una misura fondamentale per il nostro Paese, Meloni ce lo dice solo oggi e dice pure che la vuole aumentare del 50% con altri 6 miliardi. Se si candida a premier è bene che impari a fare i conti, almeno quelli elementari: l’assegno costa quasi 20 miliardi e aumentarlo del 50% ne costa 10, non 6. Proclami senza fondamenti non servono a nessuno. Noi l’assegno unico e universale l’abbiamo fatto e lo vogliamo rafforzare, attuando l’intero Family Act.”

Una donna premier non sarebbe un successo?

Una donna premier non sarebbe un successo?

Una donna premier non sarebbe un successo?

Il tema non è la donna premier. Nel Terzo Polo ci sono molte donne co-leader, insieme a Calenda. La Meloni ha votato contro la parità salariale, in Ue, e non si è fatta scrupolo di ledere la dignità di una donna vittima di uno stupro e violata nella sua privacy, che, quindi, è stata due volte vittima. Una leader è tale se mette al centro delle politiche del Paese e del governo la vita delle donne. Noi abbiamo introdotto per la prima volta una Strategia per la parità di genere e grazie al lavoro di sinergia con le altre due ministre donne (Carfagna e Gelmini, ndr.) abbiamo investito in politiche per il lavoro femminile e di contrasto alla violenza contro le donne. A settembre l’Inps erogherà altri 9 milioni per il Reddito di libertà, un nuovo strumento di aiuto che abbiamo voluto noi”.

Della polemica Ferragni sull’aborto che dire?

legge 194

Le donne hanno bisogno di risposte, non di polemiche. La legge 194 va attuata integralmente e su tutto il territorio nazionale. L’aborto è una esperienza devastante e dolorosa in ogni donna. Dignità e libertà di scelta va rispettata, sempre”.


“Arrivano i Longobardi!”. Parla il giovane Tommaso Longobardi, inventore della ‘Cosa Nera’, social media manager di Giorgia Meloni e di FdI, ‘responsabile’ dei suoi social e delle sue campagne social, le più ‘aggressive’

Parla il giovane Tommaso Longobardi, inventore della ‘Cosa Nera’, social media manager di Giorgia Meloni e di FdI

Parla il giovane Tommaso Longobardi, inventore della ‘Cosa Nera’, social media manager di Giorgia Meloni e di FdI

 

Nb. Questa intervista è stata pubblicata il 27 agosto 2022 sullo speciale Elezioni di QNet

longobardi meloni

Tommaso Longobardi è il ‘genius loci’ di Giorgia Meloni sui social network

Tommaso Longobardi è il ‘genius loci’ di Giorgia Meloni sui social network: dal febbraio del 2018 ‘accompagna’ l’ascesa della leader di Fratelli d’Italia decidendo dove, come e quando farla “parlare” sulla Rete. Giovanissimo (31 anni), romano, laurea triennale in psicologia, si è ‘formato’ alla Casaleggio Associati. Riservato, lavora dietro le quinte e non ama parlare di sé.

casaleggio associati

Ho iniziato a lavorare con la Casaleggio&Associati otto anni fa

Al Corsera, che ne fece un ritratto-intervista, più di un anno fa, raccontava che “Ho iniziato a lavorare con la Casaleggio&Associati otto anni fa: è stato il mio primo lavoro come social media manager. Per due anni ero nell’ufficio di Gian Roberto. Più che altro un contesto aziendale, mentre di comunicazione politica ho cominciato a occuparmi quando mi sono trasferito a Roma e ho lavorato per diverse aziende, interfacciandomi anche con esponenti del M5s”. Sempre nell’intervista spiegava di essere arrivato a FdI “grazie al passaparola: quando lavori bene funziona così. Avevo curato alcuni profili che sono arrivati sul suo tavolo e ho iniziato a buttare giù qualche progetto alle Politiche 2018. Non avevano una struttura social: siamo partiti in due. Oggi siamo cinque, con alcuni profili dedicati in modo specifico alla parte grafica”.

Convinto che, per far ‘crescere’ la popolarità della Meloni “basta rimanere fedeli alla linearità delle scelte politiche di Fratelli d’Italia” perché, “a differenza di altri, FdI non ha mai stravolto e cambiato la propria posizione politica, sposando battaglie che non gli appartengono e vanno contro la linea e la storia del partito”, parla a QN (e anche a QNet) in questa intervista esclusiva.

Prima c’era ‘la Cosa’ di Beppe Grillo, e lei ben la conosce, avendoci lavorato. Poi la ‘Bestia’ di Salvini, oggi in difficoltà. La ‘Bestia nera’ è un termine appropriato o offensivo, per FdI?

leader

Credo che questi termini siano nati semplicemente per dare una definizione a qualcosa che, in passato, si aveva difficoltà a definire e comprendere, quindi lasciano il tempo che trovano. Fino a qualche anno fa, i cittadini pensavano che dietro le pagine dei leader ci fossero realmente i politici a gestire tutto (per quanto talvolta possa anche questo accadere). Era inconcepibile e sconosciuta a molti la figura dei social media manager. Allora si costruì la leggenda delle macchine occulte dietro gli staff politici, che chissà cosa tramavano per generare grossi numeri. Ma tutti i partiti, ormai, si sono dotati di una macchina social e dare una definizione a ogni squadra è superfluo”.

I social della Meloni hanno visto numeri in costante crescita, oggi altissimi. Merito vostro?

GIorgia Meloni TikTok 3

I social possono esser ben gestiti, ma senza sostanza e concretezza politica si ha comunque difficoltà nel farli crescere. Diciamo che un fattore non preclude l’altro”.

Come lavorate? Su quali social e strategie?

social

Come lavorate? Su quali social e strategie?

Cerchiamo di essere presenti su tutti i social, nella comunicazione politica si ambisce sempre a parlare ad ogni target possibile. Poi, chiaramente, è complicato, per un leader, riuscire a dedicare tempo e spazio alla personalizzazione di ogni piattaforma, quindi tentiamo di adeguare il messaggio ovunque”. 

La foto della Meloni con la madre ‘obesa’ e la sorella abbracciate ha ‘spaccato’. E’ evidente che il “côté personale” funziona sempre. Da un range in media d’interazioni che va dai 15k ai 30k, ieri ha superato i 50k per la foto, uscita su Instagram. Serviva rimediare al grave errore?

meloni mamma fb

La foto della Meloni con la madre ‘obesa’ e la sorella abbracciate ha ‘spaccato’

È servita semplicemente per rispondere a alcune mistificazioni rese – forse pretestuosamente – virali in Rete su un punto del programma politico di Fratelli d’Italia riguardante lo sport”. 

Calenda è appena ‘sbarcato’ su Tit-tok. Perché la Meloni non usa anche questo social?

Tiktok logo text.svg

Giorgia è sbarcata molto tempo fa su TikTok, sempre usando un approccio diverso rispetto allo standard di quel social: quindi niente balletti e molti video legati al contesto politico/sociale”.

 

Si dice che FdI ha un atteggiamento ‘conservativo’ sulla comunicazione e che gli ‘scivoloni’ siano dovuti a ricerca di audience…

logo fdl

Fratelli d’Italia

Capita di usare post che possano provocare reazioni discordanti in maniera consapevole, come può capitare per qualsiasi lavoratore di commettere errori”.

Ma le campagne elettorali, stante che i voti bisogna prenderli, si vincono pure sui social?

comunicazione politica e social network

Parlare di “vittoria”, sui social, è molto relativo. Qual è la vittoria? Avere più numeri e interazioni o più voti? La risposta è chiara. Avere più numeri non sempre è sinonimo di avere più voti e molte elezioni passate lo hanno dimostrato. Il social è un media e, come tale, permette di avere una grossa cassa di risonanza in termini propagandistici, ma questo non basta a vincere le elezioni. Possedere tanti numeri sui social è come avere un’emittente televisiva privata, ma senza una buona struttura territoriale, concretezza, leadership e idee non ci fai molto”.

Una curiosità, infine. E’ vero che lo slogan “Io sono Giorgia” lo ha inventato lei?

io sono giorgia

Una curiosità, infine. E’ vero che lo slogan “Io sono Giorgia” lo ha inventato lei?

Il trend “Io sono Giorgia” si sviluppa dopo un suo discorso a piazza San Giovanni e a seguito di una challenger nata su TikTok da parte di alcuni influencer. L’obiettivo della Challenge era quello di ridicolizzare il suo discorso, ma alla fine si rivelò un boomerang per chi la lanciò e divenne pura propaganda per Giorgia. Da lì fu un’ascesa: tra remix, video di influencer e video montaggi di ogni tipo. Non ci fu nulla di studiato, se non rilanciare qualche simpatico video nato in Rete per incoraggiare il fenomeno”.

 


Politiche 2022, la guerra dei manifesti tra i partiti. “Servono ancora, nell’epoca social”

Paolo Iabichino

Paolo Iabichino, scrittore e pubblicitario, analizza i contenuti e le novità dei 6×3. Da Letta a Meloni al Terzo polo, ecco chi vince la gara

L’intervista a Paolo Iabichino è uscita su Qnet – speciale Elezioni il 25 agosto 2022 e la trovate qui

 

Prof Paolo Iabichino (scrittore e pubblicitario), lei dice: “le tre maggiori coalizioni hanno scelto una parola secca nei loro slogan elettorali”. Lo ha scritto in un post su Facebook. Ce la spiega?

slogan

Le tre maggiori coalizioni hanno scelto una parola secca nei loro slogan elettorali

“Da pubblicitario non sono rimasto indifferente. Tutti e tre hanno usato un titolo assertivo composto di una sola parola. Il ‘Credo’ di Salvini per continuare la narrazione filo-cristiana tutta chiesa, cuore e amore patriottico. Non credo ci creda ancora persino lui. Lo slogan della Meloni è un colpo di fioretto in risposta al discorso di congedo di Draghi: il “siete pronti?” ai partiti. La Meloni risponde con “Pronti”, sui suoi manifesti, senza neanche l’accortezza di rinunciare al maschile sovra-esteso, per strizzare l’occhio all’elettorato femminile. Ora arriva il buon Letta che sembra essere l’unico a coinvolgere elettori ed elettrici nei suoi manifesti, con un imperativo semplice e diretto: “Scegli”. Non so se sarà sufficiente, ma almeno testimonia un atteggiamento maggiormente dialettico, nell’apertura verso chi legge e chi elegge. Gli altri due mettono in scena slogan autoriferiti”.

Sul ‘Credo’ anche la Cei ha avuto da ridire…

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Il logo della Cei (Conferenza episcopale italiana)

“Al di là della Chiesa, è un trucco da quattro soldi, per dirla con Carver. Un misero artificio retorico, più da imbonitore che da esponente politico, per sostenere una narrazione che fa della paura il proprio grimaldello emotivo e delle promesse populiste una bandiera identitaria”.

Ma quelli di FdI sono davvero ‘pronti’?

Ma quelli di FdI sono davvero ‘pronti’?

Ma quelli di FdI sono davvero ‘pronti’?

Sono sicuro lo siano sul fronte pubblicitario, l’hanno dimostrato battendo sul tempo gli altri con una massiccia campagna di comunicazione nelle principali città, mentre gli altri si trastullavano, tra Telegram e WhatsApp, per mettere insieme un’alleanza credibile. La Meloni avrebbe potuto rischiare la corsa in solitaria (era ‘pronta’ da mesi) e, probabilmente, è quello che comincerà a fare dal 26 settembre in avanti”.

Il Pd ha scelto uno slogan che ha scatenato le ironie social. I colori rossoblù ricordano il Milan, la squadra di Letta (e di Berlusconi)…

letta pd

Il Pd ha scelto uno slogan che ha scatenato le ironie social

Con quello slogan Letta delega all’elettorato la responsabilità dei risultati del 25 settembre. I meme sui social dimostrano ancora una volta come le tastiere siano diventate pietre della contemporaneità da scagliare per alimentare l’indignazione narcisistica, le frustrazioni di una mancata carriera nella satira, o il mancato tavolo dell’analista per la propria ossessione: la paura dell’invisibilità. I colori dei manifesti del centro-sinistra sono l’ultimo dei loro problemi. Salvini ha esordito con la bandiera ucraina, ma i suoi ‘amici’ russi ci sono passati sopra…”.

 

Cosa ne pensa del “sono Emma” della Bonino?

bonino sono emma

Cosa ne pensa del “sono Emma” della Bonino?

“Dà evidenza al racconto. È la più coerente del bailamme con un’affermazione incontrovertibile, di grande autorevolezza e carisma. Solo lei poteva permettersi un’affermazione così presuntuosamente veritiera, che fa leva sulla sua storia. Invece, Berlusconi ripropone come disco rotto gli slogan della stagione più fortunata”.

 

Degli altri partiti (M5s, Terzo Polo) che dire?

che fare

“Sarebbe opportuno chiedersi: ‘che fare?’…”.

Le affissioni pubblicitarie e la cartellonistica contano ancora qualcosa nel ‘regno’ dei social?

affissioni pubblicitarie

Le affissioni pubblicitarie e la cartellonistica contano ancora qualcosa nel ‘regno’ dei social?

Anche nella pubblicità commerciali le affissioni continuano a essere un presidio necessario, all’interno di un buon marketing mix. E sempre più vengono realizzate per essere condivise sui social, ne sfruttano il registro e l’immediatezza. Non è un caso che i tre partiti abbiano scelto un linguaggio asciutto, diretto. Un esercizio che a Calenda non sarebbe mai riuscito: a lui stanno stretti anche i 140 caratteri di Twitter…”.