La ‘marea nera’ in arrivo conculcherà persino il diritto all’aborto? Polemica al fulmicotone tra influencer

La ‘marea nera’ in arrivo conculcherà persino il diritto all’aborto? Polemica al fulmicotone tra influencer

30 Agosto 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

La ‘marea nera’ in arrivo conculcherà persino il diritto all’aborto? Polemica al fulmicotone tra note due influencer (Ferragni e… Meloni), con la prima che, però, ‘perde’ il confronto, e lo ‘stato dell’arte’ su un diritto inalienabile, quello all’aborto, per tutte le donne italiane

marea nera

La ‘marea nera’ in arrivo conculcherà persino il diritto all’aborto?

 Nb: questo articolo è stato pubblicato su Luce!, portale del gruppo Quotidiano nazionale il 30 agosto 2022

I ‘fascisti’ stanno per sbarcare da Marte?

Stanno, forse, per tornare i fascisti da Marte?

Stanno, forse, per tornare i fascisti da Marte?

Come si sa, stando ai sondaggi elettorali, che però presto saranno vietati in nome della par condicio, il centrodestra potrà godere di una massiccia maggioranza, nel prossimo Parlamento. Secondo la supermedia You Trend-Agi, alla coalizione FdI-Lega-FI-Noi Moderati andrebbe il 48,5% dei voti, con FdI rilevato da primo partito, il che vuol dire ottenere circa il 60% e rotti, in termini di seggi. Tutti gli altri a seguire: 29,5% al centrosinistra, poco più del 5% il Terzo Polo, M5s quotato intorno al 10%, briciole per gli altri. Una maggioranza, dunque, allo stato, blindata, e un probabile nuovo governo a guida Meloni, che sarebbe anche la prima donna premier, in Italia.

Meloni la tempesta perfetta

Così, di fronte a un quadro ritenuto ‘allarmante’, non solo attivisti e militanti dei diritti civili, ma anche vip, star, cantanti e influencer si stanno ‘mobilitando’ per cercare di fermare l’onda nera.

mussolini meloni

“M” di Meloni uguale la “M” di Mussolini…

Ora, al netto del fatto che, checché li dipingano così alcuni organi di informazione (Repubblica, La Stampa, il Fatto quotidiano, il Domani, etc.), è abbastanza difficile immaginare che “i fascisti” (“M” di Meloni uguale la “M” di Mussolini…) siano in procinto di ‘rientrare’ da Marte per ‘conquistare’ la Terra e, in particolare, l’Italia (sul tema vale un geniale film diretto da Corrado Guzzanti di decenni fa, “Fascisti su Marte”…), resta il punto. Le star sono molto ‘preoccupate’.
Prima ancora della Ferragni (e dei Ferragnez), assai “preoccupate” per la tenuta dei diritti, causa l’eventuale futuro governo di destra, si sono dette le cantanti Elodie, Loredana Bertè, Giorgia

 

Dopo Elodie e Giorgia, ecco la Ferragni… Il terzetto di donne influencer contro la Meloni

Elodie e Giorgia

Elodie e Giorgia

Dopo la cantante Elodie (trapper, come si dice ora), pronta a espatriare se la Meloni vincerà le elezioni (ma lo farà, poi, nel caso? Se ne dubita…) e pure di un’altra cantante, Giorgia, molto più melodica, che l’altra Giorgia (Meloni), preferisce non ascoltarla neppure (e l’altra, però, dice: “Le tue canzoni mi piacciono, io ti ascolto”: uno a zero per la Meloni), per non dire di Loredana Berté – la quale, da giovane, si vantava di essere ‘comunista’ – lo schierarsi di vip (cantanti e non) è stato e sta diventando davvero impressionante.

berte meloni

Loredana Bertè Vs. Giorgia Meloni

Parliamo di star che, sui social, vanno fortissimo, anche se poi, quando vanno a votare, non è detto che i loro follower/ascoltatori, cioè gli elettori – a prescindere dai cd che comprano o della musica che, via Spotyfit o altri strumenti, ascoltano – ne ascoltino e rispettino le indicazioni politiche…

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Ferragni Vs. Meloni

In ogni caso è arrivata, in pieno agosto, anche la presa di posizione – tutta politica e tutta ‘anti-Meloni’ – della nota influencer, oltre che moglie del cantante FedezChiara Ferragni sull’aborto.

 

La ‘guerra santa’ di Ferragni versus Meloni: 28 milioni di follower contro milioni di voti…

Ferragni aborto

La ‘guerra santa’ di Ferragni versus Meloni: 28 milioni di follower contro milioni di voti…

FdI ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche, che governa. Facciamoci sentire a queste elezioni”. Così, la nota influencer è entrata a gamba tesa, nella campagna elettorale, facendo appello sui suoi social (ha 28 milioni di follower), a non votare per il suo partito, Fratelli d’Italia, Un posto scritto, addirittura, l’indomani dell’apertura della campagna elettorale dell’aspirante premier nel capoluogo, Ancona. Insomma, un vero e proprio ‘sfregio’ politico.

andrea rasoli

Andrea Rasoli

Con una storia pubblicata su Instagram, l’influencer ha ri-postato un contenuto del profilo di The Vision, rivista online lanciata nel 2017 dal cofondatore di Vice Italia, Andrea Rasoli, e dedicata ai millennials italiani. Nell’immagine compare una stanza d’ospedale con al centro un lettino nero, quello su cui ogni donna è invitata a sedersi per sottoporsi ai controlli necessari prima di abortire. In basso, poi, c’è scritto: “FdI ha reso praticamente impossibile abortire nelle Marche, che governa. Una politica che rischia di diventare nazionale se la destra vince le elezioni”.

chiara ferragni

Chiara Ferragni

Ferragni ha ri-condiviso la storia e ha aggiunto un commento: “Ora è il nostro tempo di agire e far sì che queste cose non accadano”. La presa di posizione di Ferragni è contro la scelta della Regione Marche, guidata dal 2020 da FdI, di opporsi all’aborto farmacologico nei consultori e quindi alla somministrazione della pillola Ru486, contro le linee guida del Ministero della Salute.

 

La risposta, piccata, degli esponenti di FdI

fratelli ditalia

Dopo poche ore, è arrivata la risposta di FdI, che smentisce che nella Regione sia difficile abortire e sottolinea che “le linee guida del ministero sul cosiddetto aborto chimico non sono vincolanti”. “Se la stampa e le influencer volessero occuparsi seriamente dell’aborto nella regione Marche, dovrebbero informarsi sulla base dei dati e consultare le relazioni annuali al Parlamento sulla legge 194.

I.V.G. aborto

Per esempio, leggendo l’ultima firmata dal ministro Speranza si evince che nelle Marche l’offerta del cosiddetto servizio di Ivg è di gran lunga superiore a quella nazionale: le interruzioni volontarie di gravidanza, possono essere effettuate nel 92,9% delle strutture sanitarie, mentre la media italiana è del 62%” hanno detto Isabella Rauti, responsabile del dipartimento Famiglia di FdI ed Eugenia Roccella candidata nelle liste di Fratelli d’Italia, cattolica di destra.

Isabella Rauti

Isabella Rauti

Per quanto riguarda – continuano le due ‘donne nere’ di FdI (la Rauti è figlia di Pino Rauti, fondatore, negli anni’70, di Ordine Nuovo, associazione poi sciolta in base alla Costituzione per la sua carica eversiva e para-fascista, ndr.) – gli obiettori, il numero di aborti a carico dei medici non obiettori è 0,8 aborti a settimana. Non è vero che l’obiezione di coscienza, diritto civile previsto dalla legge 194, sia un ostacolo. Per quanto riguarda il cosiddetto ‘aborto chimico’ (pillola RU486), invece, va ricordato che le linee guida del ministero non sono vincolanti (infatti l’Emilia-Romagna ne ha sempre avute di proprie, diverse da quelle nazionali). E soprattutto che quelle attuali, emanate dal ministro Speranza, non rispettano la legge 194, quando prevedono che l’aborto possa essere effettuato nei consultori ovvero fuori dalle strutture ospedaliere. È doveroso ricordare anche che la pillola Ru486 è un aborto più economico per il servizio sanitario ma più pericoloso per la salute delle donne, considerati i numerosi effetti collaterali e una mortalità più alta, come da letteratura scientifica”.

Alessia Morani

Alessia Morani

L’appello di Ferragni è stato accolto, invece, e assai favorevolmente dal fronte del centrosinistra. “Grazie a Chiara Ferragni si accende un faro sulle Marche governate da Fdi. Sono due anni che portiamo avanti questa battaglia da sole nell’indifferenza dei più” ha detto, via Twitter, Alessia Morani, deputata Pd e candidata. “Le Marche sono il laboratorio della destra in Italia” aggiunge la Morani, cui si sono subito aggiunte le onorevoli Valeria Fedeli e Cecilia d’Elia e il Commissario regionale del Pd, Alberto Losacco.

Alberto Losacco

Alberto Losacco

Ma tutto il centrosinistra cavalca l’onda Ferragni. Il segretario Pd Enrico Letta dice: “Chiara Ferragni ha toccato un tema molto delicato perché tocca ciò che di più intimo è nelle persone, nella vita di una donna”. L’ex magistrato e candidato per FdI Carlo Nordio, invece, minimizza: “Credo che nessuno voglia cambiare una legge a suo tempo approvata da un referendum popolare”. Chiude la responsabile Famiglia di FdI, Rauti: “Si potrebbe dire che a sinistra, non potendo più influenzare nessuno, ci si fa influenzare dalle influencer”. Purtroppo, vedremo, ha ragione lei…

 

Gli altri attacchi dei Ferragnez contro i ‘fasci’

Gli altri attacchi dei Ferragnez contro i ‘fasci’

Gli altri attacchi dei Ferragnez contro i ‘fasci’

Certo, non è la prima volta che “l’imprenditrice (sic) digitale” per antonomasia esprime pareri critici, sui politici italiani né che si espone a favore dei diritti civili. Un anno fa era intervenuta quando in Senato era stato affossato il Ddl Zan, creando un vero e proprio scontro mediatico. “Siamo governati da pagliacci senza palle” aveva detto, con raro savoir faire. Non è neanche la prima volta che l’influencer attacca la Meloni.

Willy Monteiro Duarte

Willy Monteiro Duarte

Nel 2020 la Ferragni era intervenuta sui social dopo l’omicidio di Willy Monteiro così: “Il problema lo risolvi cambiando e cancellando la cultura fascista e sempre resistente in questo Paese, non cancellando il mezzo tramite cui i fasci hanno fatto violenza. Il problema non lo risolvi nascondendolo sotto al tappeto” aveva scritto la Ferragni, accusando apertamente Meloni e il suo partito di essere ‘fascisti’. Meloni rispose: “A me pare che sia colpa della cultura effimera. Gli assassini di Willy sono figli di chi, nei salotti buoni, propone come valore massimo l’obiettivo di comprarsi un paio di scarpe da 1000 euro.”

cocaina

“Mi chiedo solo come mai Ferragni e Fedez non facciano una bella campagna contro la diffusione della cocaina tra i giovani”

E si era rivolta così a Ferragni e marito Fedez: “Mi chiedo solo come mai Ferragni e Fedez non facciano una bella campagna contro la diffusione della cocaina tra i giovani. Due a zero, ma per la Meloni, che di fatto li accusava di farne uso, e palla al centro. Ora la nuova ‘uscita’ della Ferragni, e sempre contro Meloni e FdI.

 

Ma ‘chi di social ferisce, di social perisce’…

Influencer

Ma ‘chi di social ferisce, di social perisce’…

Purtroppo, ma per la Ferragni e il suo ‘impero’, la nota influencer è stata subissata da reazioni social che l’hanno respinta indietro, e pure con perdite.

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Il logo di Twitter

Un’ondata di critiche, insulti ed in ogni caso reazioni negative pure su Twitter. In generale un sentiment fortemente negativo, per le sue parole. La sua ‘story’, pubblicata su un profilo Instagram da 27,7 milioni di follower, ha scatenato critiche, risentimenti e, persino, non risparmiato il livore.

logo izi

Sono i risultati che emergono da un’analisi condotta da Izi Spa. L’agenzia demoscopica ha analizzato l’andamento del dibattito online con l’analisi di due tra i principali terreni di scontro all’interno di cui si articola il dibattito via social: Twitter e Facebook. Il dibattito social, nei giorni dal 22 al 25 agosto, “si è sviluppato su più piani”: dall’aborto nelle Marche, e a livello nazionale, alla questione delle ‘devianze’ e dei diritti.

legge 194

Diverse critiche sono state rivolte alla legge 194 e al fallimento della norma in merito agli obiettori, con attenzione all’aspetto sanitario dell’aborto; al tempo stesso le interazioni hanno mostrato una discussione più astratta, che si è concentrata sugli aspetti etici della questione, arrivando a toccare, criticandoli, i diritti LGBTQ. In generale, il sentiment registrato è fortemente negativo (93%), segno di come gli utenti abbiano voluto schierarsi e scelto di attaccare o difendere la leader di FdI o l’influencer ed imprenditrice. Ma con la conseguenza che il tema dell’aborto è passato “in secondo piano rispetto al confronto fra le protagoniste” (sic) del dibattito, infuocando di fatto ancora di più la campagna elettorale”.

aborto

Non sorprende, dunque, che il sentimento prevalente tra chi ha animato le conversazioni utenti, sia stata la rabbia, con una percentuale del 77% rispetto al totale dei post condivisi su Twitter. L’aborto, per una quantità marginale ma significativa di tweet, “è stato associato dagli utenti all’omicidio e alcuni tweet sono stati rivolti contro la Ferragni senza entrare nel merito della questione”. Ancora una volta la discussione online è sembrata mirare più al dito che alla luna.

Ma, appunto, vediamo di capirci qualcosa in più, tornando indietro nel tempo e nella memoria.

 

Un referendum storico e vinto, nel 1981, in modo schiacciante, più di quello sul divorzio

La professoressa Carla Maria Bassu (classe 1979), studia e insegna Diritto Pubblico Comparato all'università di Sassari

La professoressa Carla Maria Bassu (classe 1979), studia e insegna Diritto Pubblico Comparato all’università di Sassari

Partiamo dal giudizio della costituzionalista, da sempre molto attenta ai diritti delle donne, e oggi candidata per il Pd nel collegio uninominale di Sassari (Nord Sardegna), la prof. Carla Bassu: “Il diritto all’autodeterminazione delle donne non deve essere messo in discussione. Il corpo delle donne non è un fronte sul quale combattere battaglie politiche. Le donne devono essere sostenute dall’ordinamento e messe in condizione di scegliere consapevolmente, considerando tutte le alternative, ma la scelta ultima è individuale. Su questo non si può cedere: i diritti non sono conquiste irreversibili, abbiamo il dovere e la responsabilità di attivarci a preservarli intatti”.

Manifestazione pro-aborto Corte Suprema USA

Manifestazione pro-aborto Corte Suprema USA

Uno strumento, l’aborto, dunque, a difesa della vita e della salute delle donne, già sotto attacco in molti Paesi. Nell’Ungheria di Orban e in Polonia, per restare ai Paesi membri della Ue, e molti altri, ma anche negli Usa. Dove, sia sotto la presidenza Trump che, persino ora, sotto la presidenza Biden, è di nuovo minacciato a causa di una sentenza ‘restrittiva’ della Corte Suprema (in mano, oggi, ai repubblicani) che permette, agli stati ‘confederali’ (come il Texas e altri), che vogliono limitarlo, di poterlo farlo. Strumento protetto, in Italia, dalla legge 194/1978 (primo firmatario il socialista Psi Vincenzo Balzamo), ma solo dopo tanto di referendum abrogativo.

radicali referendum

Referendum dei radicali, Pannella Bonino

Vinto dai Radicali e dalle sinistre nel 1981, i quali primi ne proposero anche un altro, che ne allargava le maglie, ma che invece fu perso, contro il Movimento per la Vita, appoggiato sempre dalla Dc e dal Msi soltanto, che chiedeva l’abrogazione in toto della legge Balzamo. Solo che, a differenza di quello sul divorzio, il Pci di Enrico Berlinguer, che aveva operato (1979) la ‘svolta a sinistra’, rompendo i governi di ‘solidarietà nazionale’ con la Dc, era ‘convinto’, oltre alle sinistre extraparlamentari e i partiti laici.

referendum

Referendum

Il Referendum ottenne una vittoria schiacciante (68% di no alla proposta abrogativa, 32% di sì), ma si era anche nel clima degli anni ’70. Mentre, invece, molto più dura fu, anni prima, introdurre, paradossalmente, il diritto al divorzio. Infatti, il divorzio, introdotto e approvato dal Parlamento con la legge Fortuna-Baslini (1970) venne poi ratificato da un altro epico referendum, vinto dai Radicali di Marco Pannella nel 1974, ma questi lo vinsero praticamente da soli perché la sinistra comunista di allora (il Pci, sempre di Berlinguer, che non voleva ‘irritare’ le masse cattoliche e la Dc con cui voleva fare il ‘compromesso storico’) lo appoggiò blandamente, mentre solo i socialisti, gli altri partiti laici e la sinistra extraparlamentare (Dp, Pdup, Lc, etc.) lo appoggiarono con forza (risultato finale: 59,1% di no, all’abrogazione, e solo il 40,9% di sì, richiesta sempre di Dc-Msi).

 

La ‘destra’ conculcherà il ‘diritto’ all’aborto? La situazione nelle Marche e nell’Umbria

Francesco Acquaroli

Francesco Acquaroli

Chiudendo l’excursus storico-politico e tornando all’oggi, il diritto all’aborto verrebbe ‘negato’ – secondo il Pd, le sinistre (Verdi-SI, liste minori) e pure secondo la Ferragni – già ora, in una delle regioni che il centrodestra (e, in particolare, Fratelli d’Italia) amministra. E, cioè, le Marche, il cui presidente, il giovane Francesco Acquaroli, è salito alla ribalta delle cronache, dopo aver ‘spodestato’ la sinistra da un lungo governo, in regione, per simpatie ‘ducesche’: è stato immortalato, durante una cena pre-elettorale, ad Acquasparta, a ridere e scherzare tra saluti ‘romani’ e inni al Duce che facevano, però, altri commensali, pur di FdI, seduti a tavola. Una regione, le Marche, dove – sempre secondo la Ferragni – il diritto all’aborto è conculcato. Come lo è, per dire, nella regione Umbria, che, però, sempre dopo un lungo governo del Pd, oggi è governata dalla leghista Donatella Tesei.

 

I modi per ‘conculcare’ il diritto all’aborto

diritto allaborto

I modi per ‘conculcare’ il diritto all’aborto

Al netto del fatto che, nelle Marche, anche il ‘diritto di morire’ viene, di continuo, limitato e che, quindi, le ‘linee’ di governo locale di FdI (come della Lega), sono assai compatte, sui temi dei diritti civili che ‘non’ vogliono riconoscere, sono molti i modi per attentare a un diritto. Non riconoscerlo, nei fatti, è il più feroce dei modi.

Eutanasia

Eutanasia legale

Come per l’eutanasia e il suicidio assistito, diritti che in Costituzione hanno forma, ma sulla carta, ma dunque, anche nella realtà, sono negati. E poi ci sono modi più sottili di ferire un diritto: scriverlo in una legge, prevederlo in astratto ma renderlo di difficile applicazione in concreto.

Filippo Saltamartini

Filippo Saltamartini

È, appunto, il caso dell’interruzione volontaria di gravidanza che è un diritto, non una possibilità, ed è sancito da una legge, la 194 del 1978, che esiste da 44 anni ma continuamente è oggetto di diretta o indiretta messa in discussione. E’ così, appunto, nelle Marche a guida Acquaroli, dove l’assessore alla Sanità, il leghista Filippo Saltamartini, ha ‘scelto’ di non applicare le linee guida sancite dal ministero della Salute sull’aborto farmacologico, con il risultato che le settimane entro cui è permesso assumere la pillola Ru486 sono passate da 9 a 7. Il che significa rendere, di fatto, quasi impossibile il ricorso al metodo farmacologico abortivo e, dunque, dover abortire sempre e solo con metodo chirurgico.

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Donato Toma

Sul ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico l’Italia racconta un quadro assai allarmanteMarche, Umbria, Molise (altra, piccola, regione, ma sempre governata dal centrodestra, governatore l’azzurro Donato Toma) hanno una percentuale che oscilla dall’1% a poco meno del 10% di aborti farmacologici, mentre la media nazionale si attesta sul 25% e in alcune regioni è del 45%.

Ciò che si nasconde dietro alle politiche di fatto ‘anti-abortive’ di regioni che amministrano la sanità come fosse una questione di preservazione della ‘razza’ italiana, c’è la scelta di rendere il diritto all’interruzione volontaria di gravidanza sempre più complesso da esercitare e, dunque, di fatto, di metterlo sempre più in discussione.

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Meloni e Salvini – LaPresse

Perché se è vero che Meloni e Salvini, oggi in campagna elettorale, non si azzardano a dire pubblicamente di voler mettere in discussione la legge 194 (ma alcuni dei loro candidati lo dicono), è altrettanto vero che i loro presidenti di regione, specie quelli in quota Fratelli d’Italia, il diritto all’aborto l’hanno già compresso fino al punto di costringere molte donne a ricorrere ai tribunali per chiedere se sia legittimo che una Regione non garantisca un metodo per abortire (quello farmacologico), meno invasivo di quello chirurgico, secondo una scelta contraria alle linee guida nazionali e al diritto delle donne di abortire liberamente e con il minor dolore possibile (almeno quello fisico, ecco…).

 

I pro e contro della denuncia della Ferragni

I pro e contro della denuncia della Ferragni

I pro e contro della denuncia della Ferragni

Perciò, è bene che se ne parli, e si denunci. Il guaio è quando ne parla Chiara Ferragni, che non è una giovane blogger o un giornale o una tv, ma una influencer da milioni di follower, oltre che una star strapagata per (farsi) pubblicità.

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Infatti, il problema – a sentire le varie star musicali (Elodie, Giorgia e molti altri) e pure del web e del magico mondo dei social (Ferragni) –non sta tanto nel fatto – del tutto legittimo, da parte loro – di affermare che i diritti civili, nella prossima legislatura, nasceranno ‘già morti’, cioè non si faranno mai, o che conquiste ‘storiche’ delle donne e femministe italiane, come l’aborto, oggi sarebbero a rischio. Il ‘problema’ sta tutto nell’autorevolezza di ‘scendere in Politica’ da parte di star che, di solito, si occupano di altro. E, dati e numeri alla mano, si può dire che Ferragni abbia fatto ‘un danno’, ai diritti delle donne, e alla loro difesa, che va fatta, e non un buon favore.

 

Quanto ‘sposta’, davvero, un/una influencer?

Quanto ‘sposta’, davvero, un/una influencer?

Quanto ‘sposta’, davvero, un/una influencer?

Ma quanto sposta, davvero, un/una influencer? Ha un reale impatto sulla campagna elettorale? A sentire Antonio Noto, sondaggista, non molto invero. “Nelle scelte politiche – sostiene Noto – rispetto alla formazione del consenso gli italiani reagiscono maggiormente in relazione ai loro bisogni e alle loro attese piuttosto che in relazione al racconto degli influencer, che spesso stimolano stili di vita, consumi, ma non di tipo elettorale”.

Il sondaggista Antonio Noto

Il sondaggista Antonio Noto

La popolazione italiana sulla politica è “più guardinga”, continua Noto. “L’immaginario collettivo li percepisce come non specializzati ed estranei. Di conseguenza il loro racconto ha meno impatto”. In termini statistici, l’influencer non ha nessun effetto, “entriamo nel campo dell’indifferenza. Anche perché per natura non influiscono a 360 gradi, ma sono targettizzati. Il target degli influencer è molto giovane e i più giovani spesso non vanno a votare. Il 50% dell’elettorato ha più di 45 anni. La fascia di età tra i 18 e i 24 anni raggiunge il 7%. Se vota la metà, influisce nell’ordine del 3%, considerando anche che il voto si distribuirà tra le varie liste”.

Grillo

Beppe Grillo

Almeno nella politica, gli influencer sono altri. “Paradossalmente Beppe Grillo, pur non essendo un influencer ma un comico, è stato il primo influencer della politica. Con un percorso che implicava un impegno riconosciuto e condiviso. In mancanza di un progetto, il discorso pubblico si spegne in due giorni, gli interventi sui singoli fatti non diventano elemento di dibattito”, conclude Noto. Lasciando il sospetto che a essere elettrizzati dal partito delle/gli influencer siano più i media che l’opinione pubblica e che, dunque, alla fine, alle donne italiane e ai loro diritti, come l’aborto, Ferragni abbia fatto più danno che aiuto.