Stefano ingrana la marcia. Sindaci, donne e Sud. Elly per ora ‘balla da sola

Stefano ingrana la marcia. Sindaci, donne e Sud. Elly per ora ‘balla da sola

10 Dicembre 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

Stefano ingrana la marcia. Sindaci, donne e Sud. La macchina Bonaccini macina consensi, Elly per ora ‘balla da sola’ al congresso del Pd

stefano bonaccini

Stefano ingrana la marcia

Nb: questo articolo è pubblicato su Tiscali.it  il 10 Dicembre 2022

Le nuove frecce nell’arco di Bonaccini e una macchina organizzativa a oggi schiacciasassi

sindaco pesaro ricci

Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci

L’endorsment di Matteo Ricci, che si ritira dalla corsa, ma non rinuncia a partecipare al congresso con le sue idee, marcatamente spostate ‘a sinistra’. L’appoggio dei governatori del Sud che, da Emiliano (Puglia) a De Luca (Campania), si vanno posizionando su di lui, pur se lentamente. L’arrivo, in squadra, di due donne che hanno un loro valore simbolico, oltre a un peso specifico: Valeria Mancinelli, sindaco di Ancona, dalla solida tradizione politica Pci-Pds-Ds-Pd, che potrebbe diventare la futura presidente del Pd, e Pina Picierno, europarlamentare, forte in Campania, per una vita nell’alveo di Franceschini (viene anche lei dalla Margherita), che dovrebbe, a sorpresa, coordinare la mozione Bonaccini al Sud insieme a Piero De Luca, figlio di Vincenzo.

Piero De Luca

Piero De Luca

E anche, forse, ma non è detta l’ultima parola, l’arrivo di un altro pezzo forte della sinistra dem, l’europarlamentare Brando Benifei, che ha lanciato e organizzato vari ‘Occupy Pd’ di giovani under 30/40 e che, fino a ieri, sembrava orientato sulla Schlein ma che potrebbe, invece, arrivare a sua volta in forza al suo antagonista.

La macchina organizzativa di Stefano Bonaccini si è messa in moto e già sembra una macchina schiacciasassi

La macchina organizzativa di Stefano Bonaccini si è messa in moto sembra una macchina schiacciasassi

La macchina organizzativa di Stefano Bonaccini si è messa in moto e già sembra una macchina schiacciasassi. Almeno a livello organizzativo, sia lui che i suoi uomini macchina sanno il fatto loro. C’è Andrea Rossi, neo deputato e storico braccio destro di Bonaccini, che batte e organizza i territori. C’è Luigi Tosiani (segretario regionale del Pd emiliano-romagnolo), che tiene le fila della mozione.

Davide Baruffi

Davide Baruffi

C’è Davide Baruffi, sottosegretario di presidenza in Regione, che coordina, anche se il coordinamento ‘politico’ della mozione andrà a Dario Nardella, sindaco di Firenze, fresco di ‘patto’ con Bonaccini. Con loro c’è pure l’ex sindaco di Rimini, oggi deputato, Andrea Gnassi, che parla all’orecchio dei sindaci e ne raccoglie le adesioni in giro per tutta l’Italia. Adesioni di sindaci che crescono a vista d’occhio.

Non a caso, in meno di una settimana, da quando è stato lanciato l’appello a militanti e volontari Pd – gonfiava il petto, ieri, lo stesso Bonaccini – “la piattaforma ha raccolto l’adesione di circa duemila volontari, provenienti da 107 province italiane e 755 comuni. Sono già state raccolte 326 richieste di apertura di comitati e sono pervenute 547 proposte per contenuti programmatici”. Numeri che, ad oggi, la Schlein non può vantare.

 

La Schlein, per ora, lavora sull’immagine, ma inizia anche a ‘ballare’ un po’ troppo da sola…

Elly Schlien

Elly Schlien

Elly Schlein, certo, è contesa dai salotti tv e gode di buoni consensi nei sondaggi finora pubblicati, specialmente nella fascia degli elettori (ben diversa, ovviamente, da quella degli iscritti), oltre che nella stampa ‘democratica’ e ‘di sinistra’ (il gruppo StampaPubblica, il Fatto, il Domani). Ma finora, oltre a non aver reso noto quando e dove prenderà la sua agognata tessera del Pd, che non ha, appare assai debole sul piano organizzativo.

Michela De Biase

Michela De Biase

Le manca un coordinatore della mozione, che potrebbe essere Michela De Biase, neo deputata e moglie di Dario Franceschini, il primo a volerla, e le mancano soprattutto referenti sui territori. Certo, qualche sindaco è con lei. Per ora, di certo, c’è Matteo Lepore, sindaco di Bologna e alter ego ‘de sinistra’ di Bonaccini, che ha proposto di cambiare nome al Pd in ‘Partito del Lavoro’ (e la Schlein subito ha aperto positivamente all’idea, una di quelle cose che, però, ai militanti dem non piacciono affatto, a naso).

sindaco roma gualtieri

Il sindaco di Roma Gualtieri

E, forse, un altro paio, da Roberto Gualtieri, sindaco di Roma (via Nicola Zingaretti, ex governatore del Lazio), a Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli. Ma il grosso dei sindaci dem (ora anche con il coordinatore degli enti locali dem, Matteo Ricci) stanno con Bonaccini: da Bergamo (Gori) a Bari (Decaro) a Torino (Lorusso) e Firenze (Nardella).

A scandagliare le fonti del partito, inoltre, emerge anche una sorta di diffidenza da parte del ceto dirigente del Pd nei confronti della candidata che “sembra non voler parlare con nessuno dei nomi di peso. Gli esponenti e i big”, è il ragionamento che viene fatto, “hanno bisogno di rassicurazioni e il fatto che lei eviti qualsiasi interlocuzione con loro destabilizza e porta a rivolgersi a chi, invece, è pronto ad ascoltare”, ovvero Bonaccini. Ben pochi, dunque, sono i dirigenti di spicco del Partito Democratico che finora si sono decisi a sostenerne la corsa di Schlein alla segreteria. E, d’altro canto, a lei non sembra importare: anzi, continua a ripetere di non volere aiuti di correnti.

Insomma, da quando è scesa in campo, “Elly balla da sola” è la voce che si sta diffondendo: si rifiuta di parlare e interloquire con big e correnti. Un modo di fare che inizia a indispettire molti e che è ritenuto “mancanza di ascolto e di rispetto”.

 

La conferenza stampa di Matteo Ricci e un endorsement inaspettato, quello per Bonaccini

La conferenza stampa di Matteo Ricci e un endorsement inaspettato, quello per Bonaccini

La conferenza stampa di Matteo Ricci e un endorsement inaspettato, quello per Bonaccini

Invece Stefano Bonaccini lavora sottotraccia, senza troppi clamori, ma macinando consensi. La partita congressuale, almeno quella interna, il voto degli iscritti, inizia a pendere dalla sua parte perché sempre più affollato di big il suo campo.

Dopo il sindaco di Firenze, Dario Nardella, ieri e’ stato il primo cittadino di Pesaro Matteo Ricci a indicare nel governatore dell’Emilia-Romagna il candidato da eleggere per dare “una guida solida al partito”. L’obiettivo dichiarato di Ricci è quello di “mettere in campo i sindaci e aprire il dialogo con il M5s, nonché “spostare la barra di Bonaccini a sinistra”. Una dichiarazione, quest’ultima, che chiama la domanda: perché non votare direttamente la candidata di sinistra, Elly Schlein? Il fatto è che, per Ricci, Schlein è sì una candidata di indiscusso valore, ma non fornisce quella garanzia di esperienza e, appunto, solidità che si richiede a chi vuol guidare il Pd. “Un conto è allargare e un conto è guidare”, dice Ricci: “Abbiamo bisogno di una guida solida. Io credo nella gavetta, ci credo molto e penso che per guidare organizzazioni complesse, partiti, enti locali, sia fondamentale”.

Ricapitolando, Matteo Ricci, a sorpresa, dalla sua Pesaro, annuncia il ritiro della candidatura e l’appoggio a Bonaccini, di cui vuol rappresentare l’ala sinistra. Ricci si muove senza aver contrattato un bel nulla per sé, a differenza di Nardella, che si è ritirato ma diventando il coordinatore della mozione del governatore. Ricci il prossimo 16 dicembre, a Roma, terrà una iniziativa nazionale con chi, finora, lo ha sostenuto (la rete di Ali, sindaci e amministratori locali di sinistra), che verrà chiusa da Bonaccini cui Ricci presenterà una piattaforma tutta spostata ‘a sinistra’ e incentrata sul motto ‘più potere ai sindaci’.

Goffredo Bettini

Goffredo Bettini

La verità è che, endorsato da Goffredo Bettini, Ricci era l’opportunità, che non è stata colta, dalla sinistra dem (Orlando soprattutto, ma anche Cuperlo, etc) per tenere la gara per la segreteria in uno schema classico (‘centro’ bonacciniano e riformatore contro ‘sinistra’ ex diessina) evitando ogni rischio di scissione tra due candidati che sono radicalmente diversi (Schlein e Bonaccini), ma ormai è acqua passata.

 

Il dilemma della sinistra interna sul da farsi

Dario Franceschini

Dario Franceschini

La sinistra dovrà accodarsi, ma buon’ultima, cioè arrivando dopo Franceschini, su una candidata, la Schlein, verso cui mantiene fin troppe riserve. A meno che non decida di scartare di lato e scendere in campo con un suo campione (Orlando o Cuperlo) lanciando i temi della sinistra sociale e magari portandosi dietro Articolo 1 di Speranza. Ma se così fosse la divisione del fronte di sinistra, sui nomi (Schlein e Orlando) e sui temi (diritti civili e diritti sociali) favorirebbe solo Bonaccini.

Andrea Orlando

Andrea Orlando

Rimane da capire come si schiereranno due nomi molto attesi in questa campagna congressuale, Da una parte Andrea Orlando e dall’altra Gianni Cuperlo. Il primo continua a battere sul tasto della costituente e dei temi. Tuttavia, Orlando sarebbe stato impressionato positivamente dal discorso con cui Elly Schlein ha annunciato la sua candidatura al congresso e avrebbe colto alcuni passaggi condivisibili, come quelli riguardanti il rapporto tra Stato e mercato e pure la critica al modello di sviluppo neoliberista o, ancora, il tema dei nuovi lavori. Quella di Schlein, però, rappresenta una “sinistra diversa da quella di Orlando e Cuperlo“, viene spiegato da fonti parlamentari dem, “molto più movimentista”.

Gianni Cuperlo

Gianni Cuperlo

Per questa ragione, tanto Orlando quanto Cuperlo erano in attesa di capire le vere intenzioni di Matteo Ricci. E, prima ancora, attendevano di sapere se della partita sarebbe stato Dario Nardella, una “terza via” che avrebbe potuto mettere d’accordo tante anime del Pd, compreso il partito del Sud. Ora, la mossa di Matteo Ricci, potrebbe riaprire la strada alla candidatura dello stesso Orlando o di Gianni Cuperlo che tiene la porta aperta a questa ipotesi. “L’ipotesi c’è, è concreta”, riferiscono fonti parlamentari. Anche perché un pezzo di sinistra “più ortodossa” è convinta che Schlein sia una “bella potenzialità”, ma non copre tutti i “target sociali” della sinistra di Orlando e Cuperlo: “Quella di Schlein è una sinistra più dei diritti che non del sociale e del lavoro”, è la sintesi di un dem alla Camera. Target che, a ben guardare, “potrebbero ritrovarsi di più in un amministratore di lungo corso come Bonaccini” che da presidente di Regione si confronta quotidianamente su questi temi. Una buona alternativa per questo pezzo della sinistra poteva essere anche Vincenzo Amendola, il cui nome è pure circolato nei giorni scorsi.

Enzo Amendola

Enzo Amendola

E’ vero che Amendola è oggi molto vicino a Gentiloni e questa prossimità l’ha portato a occuparsi di più di Europa ed esteri, ma la sua storia politica è molto caratterizzata dai temi del lavoro e del sociale. Qualche indicazione potrebbe arrivare oggi da Bologna dove si terrà il primo evento pubblico dell’associazione “Rosa Rossa” con Orlando, Schlein, Provenzano e Roberto Speranza. Certo è che, ormai, alla sinistra dem rimane davvero poco tempo, per una scelta definitiva.

L’altra mossa di Bonaccini: sfondare al Sud

L’altra mossa di Bonaccini: sfondare al Sud

L’altra mossa di Bonaccini: sfondare al Sud

L’altra mossa di Bonaccini, che oggi inizia il suo tour per l’Italia partendo dal Sud (prossime tappe il Molise e poi l’Abruzzo), in particolare da Bari, dove lo sostiene il sindaco, e presidente di Anci, Antonio Decaro, è l’appoggio del potente ‘capo’ del Pd pugliese, una sorta di suo feudo personale, il governatore Michele Emiliano. Il quale dice che, ovviamente, “vuole ascoltare tutti, anche la Schlein”, ma ha già fatto la sua scelta di campo. Emiliano ha avuto ampie rassicurazioni sul freno all’autonomia differenziata versione Calderoli che Bonaccini sembrava avallare: “Non sosterrò mai un progetto di autonomia differenziata che penalizzi il Sud e spacchi il Paese” puntualizza ora il governatore emiliano, per gioia di Emiliano.

michele emiliano

Michele Emiliano

Del resto, il partito del Sud interno ai dem è un vero ‘partito nel partito’ che, fino a ieri, era dall’altra parte della barricata rispetto Bonaccini. Soprattutto nella battaglia sull’autonomia Differenziata. In un recente seminario alla Camera, presieduto da Francesco Boccia, si è però arrivati a un punto di caduta sul testo Calderoli riguardante l’Autonomia differenziata: un ‘niet’ deciso, ma che lasciava la porta aperta ad altre ipotesi di riforma. E sarebbe stata proprio quella l’occasione per aprire un tavolo fra Bonaccini e gli esponenti del Pd nel Meridione.

Vincenzo De Luca

Il governatore campano Vincenzo De Luca

E così, il governatore campano Vincenzo De Luca e quello pugliese Michele Emiliano – due endorsement impensabili, solo fino a qualche giorno fa- sono resi possibili, stando a quanto viene riferito, dall’attenta regia offerta da Boccia, a sua volta in via di ‘conversione’ su Bonaccini.

Il ruolo delle donne nella mozione Bonaccini

Valeria Mancinelli

Valeria Mancinelli

Infine, due donne sono pronte a entrare nella squadra di Bonaccini: la sindaca di Ancona, Valeria Mancinelli, solida tradizione Pci-Pds-Ds, che potrebbe ambire al ruolo di presidente del partito, e l’europarlamentare Pina Picierno, che diventerà coordinatrice della mozione Bonaccini al Sud, insieme a Piero De Luca, figlio di Vincenzo.

Pina Picierno

Pina Picierno

Con la solida, già nota, presa sulle regioni chiave per vincere il congresso nel Pd (Emilia-Romagna e Toscana), l’annessione delle Marche (via Ricci), l’arrivo di truppe fresche dal Sud (Puglia e Campania, ma anche Abruzzo, Molise, Basilicata), al fronte bonacciniano mancano all’appello solo il Lazio (in mano a Zingaretti, pro-Schlein ma silente) e la Calabria. La Schlein appare più forte nelle città e nel voto di opinione ma, stante i rapporti di forza, il primo round congressuale, il voto tra gli iscritti, dovrebbe arridere a Bonaccini, partito a razzo. La Schlein, a quel punto, dovrebbe sperare solo in un voto di opinione molto marcato a suo favore nel voto delle primarie aperte che ribalti le posizioni.

Peppe Provenzano

Giuseppe Provenzano

Con Schlein, al momento, resterebbe la sinistra dem – Peppe Provenzano era fra i 600 del Monk – oltre a qualche esponente vicino a Enrico Letta e la componente Areadem di Dario Franceschini che però ha già perso un pezzo da novanta (la Picierno) mentre la sinistra perderebbe Benifei.

Oltre Nardella e Ricci, su Bonaccini c’è il gruppo di Lorenzo Guerini, Base Riformista. Poi, Matteo Orfini, con i Giovani turchi, e alcuni lettiani.

Brando Benifei

Brando Benifei

E presto potrebbero arrivare anche nomi di insospettabili. Uno di questi, viene riferito, potrebbe essere, appunto, Brando Benifei, capodelegazione del Pd a Bruxelles che con Coraggio Pd ha lanciato una piattaforma di rinnovamento. Potrebbe essere lui, secondo lo schema di Nardella, seguito anche da Ricci, a portare la piattaforma in dote al candidato.

Un regolamento congressuale assai bislacco

Un regolamento congressuale assai blislacco

Un regolamento congressuale assai bislacco

Restano aperti, però, sulla strada per il congresso, un paio di punti che sembrano ‘burocratici’ ma non lo sono. Il primo lo evidenzia proprio Ricci.
Il quale chiede di fermare il percorso del congresso, anticipare le primarie a gennaio e far partire subito dopo, con il nuovo segretario eletto alle primarie, una costituente lunga per tutto il 2023: ”Questo percorso così non funziona. La discussione sul Manifesto del nuovo Pd è subito entrata nel tritacarne del congresso perché ci sono già i candidati in campo. Un corto circuito”, avverte giustamente Ricci. E quindi la proposta: ”Fermiamo questo percorso e facciamo subito le primarie a gennaio, poi con il nuovo segretario facciamo partire subito la costituente per il 2023”.

nardella

Nardella Dario

L’altro elemento, pure questo sembra burocratico, ma non lo è, lo solleva il sindaco di Firenze, Dario Nardella. Il 12 e il 13 febbraio sono state fissate, dal governo, le elezioni regionali (in Lazio e in Lombardia). Una settimana dopo, il 19, le primarie del Pd. E la scadenza ravvicinata tra i due appuntamenti politici preoccupa Nardella, che guida la mozione Bonaccini. Nel Lazio e in Lombardia “il partito e i circoli saranno tutti concentrati nelle elezioni. Il congresso, quindi, rischia di passare in secondo piano in due regioni molto importanti“. In questo senso “un maggiore distanziamento tra le primarie del congresso e le regionali sarebbe auspicabile, proprio per dare più successo e attenzione alle primarie“, dice Nardella che però ammette: “Non so come intendano affrontare” la questione “a Roma“. Per Nardella le primarie potrebbero essere anticipate o spostate: “Di sicuro è meglio distanziarle di più rispetto a una settimana”. Il guaio nel guaio è che un percorso congressuale siffatto (prima il nuovo Manifesto dei Valori e ‘poi’ le primarie, prima le elezioni regionali e ‘poi’ le primarie), per quanto bislacco sia, è stato fissato voluto in questi termini sia in Assemblea nazionale che poi in Direzione, governate entrambe dalla maggioranza Zingaretti-Letta-Franceschini. I quali dovrebbero, perciò, smentire loro stessi…