Mattarella bacchetta il governo Conte (e, in particolare, Salvini) su quasi tutto, a partire dal caso migranti

27 Luglio 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Mattarella bacchetta il governo Conte su quasi tutto: immigrazione, razzismo, nomine, tenuta dei conti pubblici

Pubblico qui un articolo che tratta dell’incontro che il Capo dello Stato ha avuto ieri con i rappresentanti dell’Asp (l’Associazione stampa parlamentare) durante la tradizionale cerimonia del Ventaglio. La ‘bacchetta’ di Mattarella si è esercitata in particolare sul tema del razzismo, dell’immigrazione e dei rom, ma non hai mancato di toccare altri temi caldi come le nomine e la Ue. 

 

Mattarella Sergio Viminale

Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Ettore Maria Colombo – ROMA – 27 luglio 2018

L’altro ieri aveva lanciato l’appello contro il razzismo, “veleno che penetra ancora nella società”, specie verso l’etnia rom, ricordando le leggi razziali italiane del 1938. Ieri è stata la volta del Far West, sempre riferito al caso di un rom. “L’Italia – ha detto ieri il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, nella tradizionale cerimonia del Ventaglio, l’incontro con l’Asp, l’Associazione stampa parlamentare – non può somigliare a un Far West dove un tale (un dipendente del Senato, peraltro, ndr.) compra un fucile e spara dal balcone ferendo una bambina di un anno. Questa è barbarie e deve suscitare indignazione” avverte mentre, dall’altra parte di Roma, vengono sgomberati due campi rom. Così il Quirinale entra a piedi uniti, anche se con il suo stile, sobrio e pacato, sulla querelle immigrazione-migranti-rom che il governo Conte – e, in particolare, il ministro dell’Interno, Matteo Salvini – ha  messo nel mirino da quando si è insediato, circa 60 giorni fa (e sembra un era geologica). Tra l’altro, Mattarella registra, a differenza del leader leghista, “sulla ripartizione dei migranti segnali finalmente positivi da parte di diversi paesi della Ue”,  ma dice – e concede a Salvini – che “occorre l’Ue elabori, definisca e predisponga un piano di interventi per governare il fenomeno e non per subirlo”.

Il  Capo dello Stato – come aveva annunziato nel discorso commemorativo del suo primo predecessore al Quirinale, Luigi Einaudi, discorso ormai diventato la pietra angolare della sua presidenza – intende esercitare “fino in fondo”, si sottolinea dal Colle, “tutte” le sue prerogative. Mattarella ha appena iniziato a perseguire questa linea pochi giorni fa, rinviando alle Camere (cioè, di fatto, ‘bocciando’) il decreto terremoto: il governo ha dovuto ammettere l’errore, scusarsi e ora dovrà riscriverlo. Presto, e cioè da settembre, Mattarella si ergerà a guardiano (se non proprio a ‘cerbero’) della tenuta dei conti pubblici, valutando con scrupolo e attenzione millimetrica ogni provvedimento che entrerà a far parte della legge di Stabilità, erigendosi – ruolo che, peraltro, già esercita – a Lord protettore del ministro all’Economia Tria che subisce assalti incrociati sia da parte dei 5Stelle sul versante lavoro (vedi il ‘dl dignità’ di Di Maio) sia da parte della Lega (vedi l’idea della flat tax e di abolire la legge Fornero), tutti provvedimenti che costano tanto, se non troppo, rispetto alle compatibilità necessarie per far approvare, entro il 15 ottobre, la manovra economica da parte della Commissione Ue in base ai suoi rigidi parametri. Ma in questi ultimi giorni, il Capo dello Stato ha voluto mettere l’accento – e l’attenzione – sul tema immigrazione. Certo, a modo suo.

Mattarella, nel suo discorso di ieri, la questione immigrazione, invece, la prende alla lontana e prima tocca diversi temi. “Il diritto alla libertà di stampa e di cronaca”, ovviamente, a omaggio dei giornalisti presenti (e a chi sta lottizzando in modo sfrenato la Rai saranno fischiate le orecchie). Gli “usi distorti, talvolta allarmanti, del web” (chissà se alla Casaleggio associati hanno preso nota). Le “minacce protezionistiche sui dazi, guerre commerciali che spesso nel tempo hanno condotto a altri tipi di guerre” (Trump docet, ma così sono serviti anche i sovranisti alla matriciana di casa nostra). Il rischio del declino dell’Europa, avvertibile nelle parole del Presidente, ma condito dall’avvertenza che “la Ue deve esprimere con vigore il suo ruolo su tutti i fronti aperti, ritrovando le ragioni del rilancio dell’Unione” (e qui la botta è ancora per gli anti-europeisti, grillini o padani che siano). La necessità di tenere la barra sulla “reputazione dell’Italia: un Paese ordinato, bene amministrato, coeso – spiega Mattarella – è un bene comune, collettivo, indisponibile”. Parole affilate che, lette insieme a quelle sulla “necessità dell’imparzialità della pubblica amministrazione, al servizio di tutti i cittadini”, fanno capire cosa davvero pensi e preoccupi il Colle rispetto alla guerra perenne in atto ormai da settimane, dentro il governo, sulle nomine e la spartizione negli enti pubblici. Ma Mattarella parla anche di “responsabilità dei cittadini”: l’Italia – spiega – “non può diventar preda di quanto descrive Manzoni nei Promessi sposi in merito agli untori della peste: ‘il buonsenso c’era ma nascosto per paura del senso comune”. Traduzione dal ‘Mattarellese’: Salvini si dia una calmata, ma gli italiani la smettano con le paure, l’odio per l’altro, la xenofobia.

 

NB: Questo articolo è stato pubblicato, in forma più ridotta, sul Quotidiano Nazionale del 27 luglio 2018