Di Maio all’attacco dei giornali: “Ci danneggiano, li colpiremo. Via tutti i finanziamenti all’editoria”

Di Maio all’attacco dei giornali: “Ci danneggiano, li colpiremo. Via tutti i finanziamenti all’editoria”

8 Ottobre 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Questo articolo riporta gli attacchi di Luigi Di Maio alla stampa italiana, in particolare al gruppo Gedi. Naturalmente, facendo io il giornalista e scrivendo per un giornale di carta, il Quotidiano nazionale, potrei essere ritenuto ‘di parte’. Riporto, però, qui, in modo cronachistico e il più possibile obiettivo possibile quanto ha detto Di Maio in questi giorni. Quello che penso dell’argomento (la stampa si può criticare, ma non si può intimidire) attiene alla mia sfera personale. 

Di Maio all’attacco dei giornali

“Smentitela voi Repubblica perché loro, quelli di Repubblica, e gli altri giornali, la smentita non la pubblicheranno mai!”

 

Urla Gigino Di Maio alla piazza durante un comizio di ieri a sera a Potenza. Poi aggiunge entusiasta che “noi siamo qui con le piazze piene mentre loro (i giornali, ndr.) continuano a perdere lettori!” (non è vero, almeno non l’ultimo anno). Il vicepremier penta stellato ha preso di mira la stampa italiana (tutta), ma in special modo quella cartacea e, ancora più nello specifico, il gruppo editoriale Gedi che pubblica, tra gli altri, i quotidiani nazionali La Repubblica, La Stampa, il settimanale L’Espresso, molti quotidiani locali (ex gruppo Finegil).

 

Ma Di Maio, oltre a confondersi, chiamando il gruppo Gedi ancora gruppo Espresso (“Ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali, tra cui quelli del Gruppo L’Espresso”), non si limita più ad attaccare quei giornalisti e quei giornali.

Infatti, dopo la ovvia reazione di protesta del gruppo Gedi, dei cdr dei giornali del gruppo e la solidarietà di molti cdr di giornali concorrenti (dal Corriere della Sera al Fatto quotidiano, compreso ovviamente anche quello di Quotidiano nazionale), Di Maio ieri ha compiuto un vero salto di qualità.

Ora minaccia di togliere alla stampa quotidiana e periodica sia le copie (che sostiene già essere molto poche, ma i dati di vendita dicono il contrario) che, soprattutto, i finanziamenti attraverso il suo braccio operativo e perennemente armato, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio per l’Editoria, Vito Crimi.

Inoltre, Di Maio assicura che “è arrivata l’ora di fare una vera legge sul conflitto d’interessi”: in questo caso mette nel mirino non il gruppo Gedi, di proprietà della famiglia dell’ingegner Carlo De Benedetti, ma il gruppo Berlusconi e Mediaset che editano, oltre alle tre reti generaliste Mediaset e molti altri canali, le tante pubblicazioni del gruppo Mondadori, per lo più mensili e tra cui c’è, anche se ora sta per essere venduto alla Verità di Maurizio Belpietro, il settimanale Panorama ma anche il Giornale, diretto da Alessandro Sallusti,anche se di proprietà indiretta (è del fratello Paolo Berlusconi).  

Paolo Berlusconi

Paolo Berlusconi fratello di Silvio

Insomma, è un attacco doppio, quello di Di Maio, contro quelli che ritiene i suoi ‘nemici’ nella stampa italiana e il loro “pazzesco conflitto d’interessi” (De Benedetti perché ritenuto filo-Pd e Berlusconi perché capo di FI), ma travolge l’intero comparto della stampa quotidiana e periodica italiana.

“Dovere dei giornali – concede Di Maio – è anche quello di fare sempre le pulci al governo, ma con le verità, non con le bugie”. E, ovviamente, è lui a decidere quali sono: “se tu utilizzi le bugie per attaccare un governo finisce che a noi ci attacchi con le bugie, e a quelli di prima invece gli facevi i salamelecchi con le bugie e le menzogne”. Poi c’è anche la considerazione da ‘analista’ del mercato: “I giornali perdono lettori perché continuano a diramare notizie false.

C’è qualcuno che può smentire il fatto che i giornali continuano a vendere meno copie di anno in anno?” (sì, c’è: nell’ultimo anno le vendite sono cresciute).

 

Infine, ecco l’attacco – o meglio ‘la minaccia’ – concreta:

il taglio ai finanziamenti pubblici all’editoria, per quanto i giornali di partito non esistano più da anni e il sostegno alla stampa avvenga solo sotto forma di finanziamenti indiretti (di solito sotto forma di sconti per l’acquisto della carta e per la pubblicità). “Forse non tutti lo sanno – spiega, pedagogico, Di Maio – ma lo Stato dà ai giornali soldi in maniera indiretta. Ce lo siamo detti con Vito Crimi, entro quest’anno quei fondi glieli tagliamo così non dovranno più dipendere da meccanismi legati al contributo pubblico”. “Questo non vuol dire – aggiunge magnanimo – che io spero che i giornali chiudano”, ma dice con malizia – saranno più liberi”. Insomma, i pentastellati i giornali (e i giornalisti) li odiano proprio. Il motivo, però, nasce da un altra considerazione fatta sempre da Di Maio e sempre ieri e riguarda l’attività del governo gialloverde.

“Il sistema mediatico e il sistema europeo ormai hanno deciso che questo governo deve cadere il prima possibile”.

Luigi Di Maio dixit. Sia i giornali (italiani) che la commissione Ue (di Bruxelles) sono finiti, infatti, da giorni, nel mirino del vicepremier, ministro del Lavoro, ministro allo Sviluppo economico e, last but not least, leader dei 5Stelle. Ma nel disprezzo del capo politico pentastellato, la Ue viene molto dopo. Anche se, su questo fronte, Di Maio assicura, perentorio, che “tra sei mesi l’Europa come la conosciamo adesso non ci sarà più. Ci sarà un cambiamento politico a livello europeo e tutte le regole cambieranno”.

Sono, invece, i giornali – la carta stampata, per la precisione, che per Internet c’è sempre un occhio di riguardo, nel mondo M5S –il vero nemico pubblico numero uno del vicepremier. L’altro ieri se l’era presa, in particolare, con il gruppo Gedi (che edita, tra gli altri, La Repubblica, la Stampa, L’Espresso, etc.), peraltro chiamandolo, erroneamente, “gruppo l’Espresso”. “Per fortuna – diceva Di Maio dal raduno della Coldiretti – ci siamo vaccinati anni fa dalle bufale, dalle fake news dei giornali e si stanno vaccinando anche tanti altri cittadini tanto è vero che stanno morendo parecchi giornali, tra cui quelli del Gruppo L’Espresso che, mi dispiace per i lavoratori, stanno addirittura avviando dei processi di esuberi al loro interno perché nessuno li legge più perché ogni giorno passano il tempo ad alterare la realtà e non a raccontare la realtà” (notare, peraltro, il malcerto e faticoso italiano).

Ieri, però, non pago, Di Maio è voluto tornare sul tema. “Nei media c’è un conflitto di interesse pazzesco” ha detto il vicepremier da Atella (Potenza), spiegando che “da una parte c’è Berlusconi, dall’altra De Benedetti. Io non ho neanche il potere di negare il diritto di critica: quindi adesso non si mettano a fare le vittime alcuni giornali dopo che mi hanno riempito e impallinato con fake news per sei anni. Abbiano almeno la decenza di sapere che il ministro dello Sviluppo economico non ha nessun potere per chiudere un giornale e meno male”.

Di Maio ministro non ha il potere per chiudere i giornali

E’ vero, ma il governo può adottare provvedimenti per aiutare, o per soffocare, la libera stampa. Il sottosegretario all’Editoria, Vito Crimi (M5S) propone, tra le altre cose, di abolire il Fondo per l’editoria; di togliere i finanziamenti, diretti e indiretti, alla stampa quotidiana e periodica; di abolire l’Ordine dei giornalisti. Intanto, da Milano, arriva la notizia che la Casaleggio associati si è preso anche il simbolo del M5S, concesso all’associazione Rousseau, che Davide Casaleggio presiede, da parte dell’Associazione M5S, fondata e diretta da Beppe Grillo. Ora, dunque, sarà Rousseau a decidere, anche formalmente, tutto nell’M5S compreso chi deve/può candidarsi alle elezioni. 


NB: Questo articolo è stato pubblicato l’8 ottobre 2018 a pagina 8 del Quotidiano Nazionale.