Pd, Gentiloni in campo per Zingaretti: “Serve una via nuova, ma senza abiure”

Pd, Gentiloni in campo per Zingaretti: “Serve una via nuova, ma senza abiure”

15 Ottobre 2018 0 Di Ettore Maria Colombo
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L’ex premier Paolo Gentiloni

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La carta ‘non’ segreta di Nicola Zingaretti a segretario del Pd si chiama Paolo Gentiloni. ‘Non’ segreta perché si sapeva da giorni, se non da settimane, che l’ex premier avrebbe dato la sua benedizione alla corsa di ‘Zinga’ alla leadership del Pd quando si faranno le primarie e cioè ai primi di febbraio del 2019, almeno così ha deciso Maurizio Martina, segretario oggi in carica. Certo, Zingaretti lo avrebbe tanto voluto, l’effetto sorpresa, facendo salire sul palco di “Piazza Grande”, la sua due giorni organizzata all’ex Dogana dello Scalo di San Lorenzo a Roma – un catino che diventa presto una bolgia tanto che la convention viene spostata all’esterno, su una piazza vera, perché ci sono almeno 3mila persone, dentro, e traboccano da ogni dove – per presentare, stavolta in via ufficiale, la sua candidatura. Ma nel Pd, come si dice a Roma, “nessuno si sa tenere un cecio i bocca” e i giornali lo scrivono da giorni che Gentiloni farà il suoendorsment per Zinga: sorpresa, dunque, sfumata. Resta il punto. Fa impressione vedere uno come Er Moviola (soprannome di Gentiloni), moderato e liberal, sperticarsi in lodi per Zinga, ma tant’è. L’evento si materializza nel tardo mattino di ieri. “In pochi mesi – spiega l’ex premier – l’Italia è diventata un Paese più isolato, meno sicuro e con rischi significativi dal punto di vista finanziario, rischi che non correvamo da anni. Hanno preso poche decisioni e fatto tanti danni”. “Coltiviamola la nostra idea”, aggiunge, “un’idea contraria alla ebrezza del potere evocata dal presidente Mattarella”.

 

E fin qui, Paolo il Calmo, ce l’ha con il governo. Poi, però, passa a parlare del Pd e arrivano i dolori, ma per Renzi: “Bisogna cambiare strada, come dice Zingaretti, ma questo non vuol dire rinnegare il passato. Io rivendico quello che hanno fatto i governi Renzi, Letta e il mio governo. Ringrazio Maurizio Martina per la gestione del partito in questo momento difficile e ringrazio Marco Minniti per come ha lavorato nel mio governo”. Parole non scontate, visto che proprio Minniti dovrebbe candidarsi ‘contro’ Zingaretti. Ma Gentiloni precisa che “il Pd non può autoassolversi”.

La prima tappa per ripartire è, appunto, il congresso (anticipato, in questo caso, in teoria, senza un voto di sfiducia dell’Assemblea nazionale Martina dovrebbe restare segretario fino al… 2022 quindi si dovrà dimettere alla prossima Assemblea nazionale utile)un fatto per niente scontato, sottolinea Gentiloni. Anzi, l’ex premier vuole dire grazie a Zingaretti perché “senza la sua determinazione sarebbe una prospettiva meno concreta”. Insomma, l’ex premier ce l’ha con chi – come i renziani – il congresso voleva rinviarlo. Solo alla fine, una concessione: la strada nuova “non deve essere una strada fatta di abiure”. Resterebbe da dire di Zinga e del suo discorso, ma il copione è quello classico: “Non ho da proporre una macedonia di invettive contro qualcuno per strappare applausi, vorrei proporre un pensiero e una azione per uscire dal pantano e ricostruire una speranza per il Paese. Non lo faremo domani, ma dobbiamo batterci”. Insiste, il governatore del Lazio, soprattutto, sul ‘noi’ contro “l’egocrazia e l’ossessione del leaderismo, scommettiamo su un campo largo e solidale”, nettare per le orecchie di Leu, specie la parte (i Bersani, i D’Alema, ma anche i loro colonnelli) che viene dal Pci-Pds-Ds-Pd che non vede l’ora di tornare nella ‘casa madre’, da cui è stata costretta ad andarsene per ‘colpa’ di Renzi e dei suoi. Zingaretti ce l’ha con Renzi, è evidente, pur senzamai  nominarlo, e a cui dedica solo una stoccata aperta, quella sull’accusa di cercare il dialogo con l’M5S: “Parole che mi hanno ferito se avessi voluto l’accordo con loro, invece li ho battuti”. Ma l’avversario da battere, nel Pd, resta Renzi, non Minniti – sul quale ‘pesa’ la richiesta di molti big (da Gentiloni a Franceschini a Calenda) che gli chiedono di ‘non’ scendere in campo per ‘non’ rompere l’unità del partito – il quale ha appena incassato la vittoria della sua Bonafé candidata a segretario in Toscana, che è stata eletta con oltre l’80% dei consensi, stracciando il suo avversario di ‘sinistra’

 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 15 ottobre 2018 a pagina 6 del Quotidiano Nazionale