Voci dal Transatlantico 2. Il ‘gigante buono’ Guido Crosetto si vuole dimettere, ma la Camera “non approva”

Voci dal Transatlantico 2. Il ‘gigante buono’ Guido Crosetto si vuole dimettere, ma la Camera “non approva”

17 Ottobre 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Prosegue, con la strana vicenda di Guido Crosetto, il deputato che si voleva dimettere, ma non ci riesce, la serie – scritta in originale per questo blog – “Voci dal Transatlantico“. Notizie, curiosità, gossip e retroscena dalla Camera dei Deputati che questo blog produce…

 

La strana vicenda di Guido Crosetto, il deputato che si voleva dimettere…

 

Oggi pomeriggio l’aula della Camera dei Deputati ha respinto la richiesta di dimissioni del deputato di FdI (Fratelli d’Italia) Guido Crosetto. I sì (cioè i voti favorevoli alle dimissioni) sono stati 187, i no (cioè i contrari) 285, gli astenuti 1. I 5stelle hanno votato per le dimissioni. La vicenda è curiosa ed ha del singolare perché l’onorevole Crosetto si voleva dimettere ‘per davvero’.

Certo, di solito l’Aula respinge – per antica e consolidata prassi – le dimissioni di un deputato, almeno la prima volta che vengono presentate, perché esiste sempre ‘il timore’, più o meno fondato, che tali dimissioni siano state ‘estorte’ al deputato in questione dal suo partito o da altri. Che, insomma, non si tratti di dimissioni ‘libere’. Ma nel caso di Crosetto le cose non stanno così. Meglio – prima di spiegare cosa c’è dietro al suo gesto – ascoltare le sue stesse parole in Aula.

 

Nessuno mi ha obbligato a presentare le dimissioni da deputato – dice Guido Crosetto, un ‘cristone’ di un metro e novanta per più di centro chili, eletto deputato per Fratelli d’Italia -, non esiste nessuna incompatibilità” con altri incarichi, come quello di presidente della Federazione delle aziende italiane per l’aerospazio, la difesa e la sicurezza, società che Crosetto gestisce. “Le ho presentate (le dimissioni, ndr.) – continua Crosettoper rispetto dell’Aula, di ciascuno di voi, più che per me stesso”, spiega, prima che l’Assemblea votasse a scrutinio segreto. “La mia è una decisione basata solo sull’opportunità, mi sono posto il problema dell’opportunità”, ha aggiunto. “Non sono obbligato a dimettermi e non esiste alcuna incompatibilità tra la mia posizione e quella di deputato. La mia è solo una decisione autonoma di opportunità: il presidente di Federalberghi è stato senatore per cinque anni. Mi avrebbe infastidito che quando avrei parlato di tagli alla Difesa qualcuno potesse chiedersi a che titolo lo facevo. Le mie dimissioni le ho decise, dunque, più per rispetto all’Aula e ad ognuno di voi che a me stesso”, ha concluso.

Guido Crosetto (classe 1963, originario di Cuneo) – per chi lo conosce bene e da anni, come il cronista scrivente – è davvero un ‘gigante buono’ e non solo per la mole

 

Guidone Crosetto

 

Il suo nome era stato dato per papabile per il dicastero della Difesa del nuovo governo giallo-verde quando sembrava che il partito guidato da Giorgia Meloni potesse entrare, oltre che in partita, anche al governo. E invece – spiazzando tutti – Guido Crosetto ha annunciato subito le dimissioni da parlamentare neo-eletto. Il volto più noto di Fratelli d’Italia, dopo quello della Meloni, aveva già detto addio alla Camera a soli due mesi dall’investitura a parlamentare della Repubblica. I motivi? “Personali”, ha precisato lui mettendo a tacere le voci di chi ha attribuito la dipartita a presunti contrasti di idee con la leader di Fratelli d’Italia. “Mi sono dimesso da parlamentare. Me ne vado con grande dispiacere, come ho scritto nella lettera che dieci giorni fa ho inviato al presidente della Camera” dice, già il 24 maggio, il deputato nel corso della trasmissione “Maratona Mentana” su La7.

Su Twitter aggiunge:  “Ho condiviso con Giorgia Meloni tutti i passaggi e le scelte fatte da Fratelli d’Italia, dalla fondazione ad oggi, comprese quelle delle ultime settimane”. Poi ancora, in un altro tweet: “Leggo gente che non conosco spiegare le ragioni delle mie dimissioni da parlamentare, usandole  per attaccare FdI o la Meloni. Vorrei solo precisare che mi sono dimesso dalla Camera e non da FdI, della cui segreteria nazionale continuo ad essere coordinatore!”.

E’ a quel punto che si sparge la voce che dietro la scelta di Crosetto ci sarebbe l’incompatibilità di ruoli

 

Dal 2014 è presidente dell’Aiad, la Federazione che riunisce le aziende del comparto difesa, aerospazio e sicurezza e il suo mandato scadrà nel 2019. Crosetto, dopo una lunga esperienza di governo (è stato deputato di Forza Italia e poi del Pdl dal 2001 in poi, per tre legislature, nel 2012 rompe con il Pdl e diventa cofondatore di FdI, si ricandida nel 2013 ma il partito della Meloni non supera la soglia di sbarramento e non entra in Parlamento, ma soprattutto è stato, più volte, relatore di molte leggi di Bilancio e sottosegretario alla Difesa nel IV governo Berlusconi, protagonista di molti scontri con l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti), aveva annunciato il ritiro dalla politica, salvo il ripensamento che lo ha portato a tornare coordinatore nazionale di Fratelli d’Italia e a candidarsi alla Camera al fianco di Giorgia Meloni. Ma non riscontrando la condizione di poter svolgere un ruolo significativo nell’esecutivo, osservava Formiche, Crosetto “fra un comodo scranno parlamentare e la trincea della rappresentanza dell’industria aerospaziale e della difesa, non ha avuto dubbi per quest’ultima”.

 

La verità è che ‘Guidone‘, come lo chiamano gli amici, dopo aver sperato di poter influire sul nuovo scenario politico, è sempre più scettico e amareggiato. “Vorrà dire che mi divertirò, per il tempo che resterò in Parlamento, a fare le pulci al governo sulla manovra. Lo so ancora fare…”. 

 

Tornando alla giornata di ieri, quella in cui sono state votate (e respinte) le dimissioni di Crosetto, diversi gruppi, come il Pd ma anche FI, hanno chiesto al deputato di ripensarci. “La distanza tra noi in questa Aula conferma le diverse appartenenze politiche tra noi – ha esortato al voto contrario l’ex segretario dei Ds, Piero Fassino – ma negli anni ho conosciuto in lui un uomo con il senso delle Istituzioni dello Stato, che ha sempre avuto attenzione e riconoscimento degli interlocutori ed ha contribuito sempre alla ricchezza del dibattito politico del Paese. Il Parlamento farebbe un errore grave a privarsi delle sue competenze” ha concluso lo stesso Fassino

 

Invece, i 5Stelle, con Cosimo Adelizzi, pur esprimendo il “massimo rispetto per il collega Guido Crosetto, che ha fatto chiarezza mettendo a tacere voci su presunte incompatibilità e chiarendo la sua posizione e la sua volontà di dimettersi senza pressione alcuna ma per scelta personale”, hanno annunciato il voto favorevole “per coerenza”.

I 5Stelle votano ‘no’ per ‘coerenza’, ma coerenza con cosa?

 

Con le loro opinioni sui “casi di coscienza” che riguardano i deputati quando annunciano di volersi dimettere. Peccato che, in una occasione molto recente, i 5Stelle si siano comportati in modo diametralmente opposto. Infatti, quando si è trattato di votare le dimissioni – sempre dalla carica di deputato – di Andrea Mura, meglio noto come “il parlamentare velista” in quanto ama girare il mondo in barca a vela e accusato dal suo stesso Movimento (che lo aveva candidato ed eletto in Sardegna) di aver fatto “troppe assenze” proprio per la sua passione ‘velica’, l‘M5S ha votato compatto per le dimissioni. In quel caso, i voti favorevoli alle dimissioni sono stati 295, mentre solo 181 quelli contrari. Mura, peraltro, non era nemmeno presente alla seduta in cui si sono votate le sue dimissioni, si è limitato a mandare una lettera alla presidenza della Camera, denunciando il “linciaggio mediatico” che aveva dovuto subire e ricordando di aver ‘perso’ solo sette sedute: “Mi dimetto – diceva Mura il 27 settembre – per tornare a essere un cittadino comune, per dedicarmi allo sport e al mare”. 

 

A Cagliari, per il seggio di Mura, si dovrà tornare alle urne. Mura, infatti, si era presentato sotto le insegne dei 5stelle nel collegio uninominale del capoluogo sardo, per cui occorrerà indire delle elezioni suppletive per individuare il nuovo deputato che lo sostituirà. Il Rosatellum prevede che circa due terzi dei deputati vengano eletti in listini proporzionali e un terzo in collegi uninominali. Se a dimettersi è un deputato eletto nel listino proporzionale, gli subentra il candidato primo dei non eletti. Nel caso di un deputato eletto in un collegio maggioritario uninominale, come Mura, si ricorre alle elezioni suppletive, come avvenne anche negli anni in cui fu in vigore il Mattarellum. Nel caso di Crosetto, invece, ove mai riuscisse a dimettersi, subentrerebbe il primo dei non eletti in quanto il deputato di FdI è stato eletto nel listino proporzionale (bloccato) di Lombardia 3

 

Crosetto, insomma, avrà tutto il tempo per fare le valigie: “Al di là dei tempi che si allungano per le incombenze relative alla nascita del nuovo governo, il Parlamento deve votare sulle dimissioni di un suo componente e la prassi vuole che, almeno in prima istanza, vengano respinte”. Come, appunto, è successo oggi.


Per Crosetto, che vuole dimettersi a tutti i costi, sarà buona la seconda?


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato in forma originale per questo blog.