Voci dal Transatlantico 6. Quota 100 e reddito di cittadinanza sono due ddl “collegati”. Per approvarli “ci vorrà il tempo che ci vuole”…

Voci dal Transatlantico 6. Quota 100 e reddito di cittadinanza sono due ddl “collegati”. Per approvarli “ci vorrà il tempo che ci vuole”…

31 Ottobre 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Pubblico un altro articolo della serie “Voci dal Transatlantico“, questa volta sull’iter assai lungo di due provvedimenti cui il governo Conte tiene molto, il reddito di cittadinanza e quota cento sulle pensioni: saranno due disegni di legge. 

 

La manovra economica varata dal governo Conte approda, finalmente, in Parlamento, dopo il parere di conformità del Colle, oggi, mercoledì 31 ottobre 2018. E si scopre – anche se qualcuno lo ha già segnalato per tempo, come vedremo – che “Quota 100” (cioè la riforma della legge Fornero sulle pensioni) e il reddito di cittadinanza sono e saranno due disegni di legge ‘collegati’ alla manovra economica, non due decreti legge. Non stanno, cioè, i due provvedimenti, nella legge di Bilancio e non sono un decreto legge, come invece è, ad esempio, il decreto fiscale, con dentro il condono.

Una notizia che anticipava, via Twitter, già il 29 ottobre, @giampaologalli, economista ed ex deputato del Pd, in un tweet che recitava così: “Dunque, #redditodicittadinanza e #Quota100 non stanno nella legge di . Staranno in ddl collegati. Una scelta di buon senso, che può però comportare grandi ritardi. Il tempo medio dei ddl collegati è 165 gg al Senato + 95 gg alla Camera (Fonte: Senato; XVII legislatura)”. Una notizia che hanno ripreso in pochi, tra gli altri il quotidiano on line il Post  e Quotidiano Nazionale .

 

Giornali

La cosa, in sé, è curiosa, ma ha ben due ordini di spiegazioni. La prima è ‘tecnica’. Il governo ha difficoltà a scrivere i due decreti perché non riesce a quantificarne bene le ‘poste‘. Infatti, se pure è vero che i due ‘mega-fondi’ (15,7 miliardi in totale per tre anni e 16 miliardi in totale nel 2020 e nel 2021) per quota cento (si potrà, cioè, andare in pensione con 38 anni di contributi e 42 di età, capovolgendo le ferree regole imposte dalla legge Fornero nel 2013) e reddito di cittadinanza (680 euro mensili per una platea presunta di 6,5 milioni di persone), sono inseriti come voci di bilancio (24 miliardi nel triennio per il reddito di cittadinanza così ripartiti: 9 miliardi nel 2019, nel 2020 e nel 2021: totale 24 miliardi, e 16,7 miliardi per quota cento così ripartiti: 6,7 miliardi nel 2019, 7 miliardi nel 2020 e 7 miliardi nel 2012) sono previsti all’interno della manovra (da qui dipende il rapporto deficit/Pil fissato al 2,4% che la Ue ci contesta), è anche vero che, nel corso degli anni a venire, queste ‘poste’ potrebbero cambiare. Ad esempio, i tre miliardi (uno all’anno nel triennio 2019-2021) stabiliti per riformare i Centri per l’impiego potrebbero rivelarsi troppo pochi oppure i 7 miliardi a regime per ottenere ‘quota cento’ sulle pensioni potrebbero rivelarsi troppi causa alcuni disincentivi all’uscita.

 

Bruxelles

Ma il motivo ‘politico’ di inquadrare i due decreti come disegni di legge e non come decreti legge è anche un’altro. Risponde, appunto, alla possibilità che la trattativa con Bruxelles, specie se lo spread dovesse continuare a salire, diventi così difficile e faticosa da far tornare a ‘ragionare’ i due alleati di governo e vicepremier (Salvini e Di Maio) e, oltre a ‘sbollire’ nelle loro polemiche verso la Ue, a riconsiderare il rapporto deficit/Pil al 2,4% abbassandolo un po’. Per farlo serve, appunto, che i due collegati alla manovra economica (quota cento e reddito di cittadinanza) siano due disegni di legge che possono, nel corso del loro iter parlamentare, essere cambiati, diminuendone l’importo monstre.

 

Camera e senato

Il problema, però, a questo punto, diventa un’altro. Per approvare un disegno di legge “ci vuole il tempo che ci vuole”. Galli lo stima, come abbiamo letto, in “65 giorni al Senato + 95 giorni alla Camera (Fonte: Senato, XVII legislatura)”, ma potrebbero diventare anche di più. Senza contare il fatto che, essendo le Camere impegnate nell’esame della manovra economica fino al 31 dicembre 2018 (è quella che, comunemente, si chiama “sessione di bilancio“) non possono esaminare nessun altro tipo di provvedimento, per legge, anche se lo volessero. Se ne parla dal I gennaio 2019 in poi, ma almeno fino al 6-8 gennaio le Camere saranno chiuse per le Feste natalizie, quindi se ne parla da metà gennaio. Ed ecco che la ‘promessa’ fatta da Salvini come da Di Maio (far partire il reddito di cittadinanza e quota cento dal I aprile) rischia di diventare una promessa scritta sull’acqua. Infatti, 64 giorni di media al Senato vuol dire almeno due mesi e con 95 giorni alla Camera i mesi diventano almeno tre. Si arriverebbe, facendo una corsa contro il tempo, a metà aprile. Certo, in tempo per le elezioni europee, previste per il 25-28 maggio, quando Lega e M5S sperano di incassare il ‘dividendo’ elettorale delle due misure varate, ma in ogni caso ‘non subito’. Infine, la cosiddetta ‘navetta parlamentare‘ (il rimpallo delle leggi tra Camera e Senato appena si cambia anche solo un comma di un articolo di una legge che, in base al ‘bicameralismo perfetto’ vigente, deve essere approvata in copia conforme da entrambi i rami del Parlamento) può complicare ancora di più l’iter dei due disegni di legge. Morale: per chi aspetta con ansia il reddito di cittadinanza o per chi vuole andare prima in pensione, toccherà aspettare, se non l’intero 2019, almeno una sua buona metà. Sempre che, appunto, il governo Conte non cambi le ‘poste‘ dei due provvedimenti per cercare una ‘tregua’ con la Ue.


NB: Questo articolo è stato scritto in forma originale per questo blog il 31 ottobre 2019.