Pacchetto “Nuova Dc” 1. La Cei lancia un “partito dei cattolici”. I movimenti ecclesiali rispondono sì

Pacchetto “Nuova Dc” 1. La Cei lancia un “partito dei cattolici”. I movimenti ecclesiali rispondono sì

4 Dicembre 2018 1 Di Ettore Maria Colombo

Pubblico un articolo inerente la possibilità che nasca un ‘nuovo’ partito cattolico in Italia, su spinta della Cei. 

 

La Cei lancia un nuovo “partito dei cattolici” per il 2019

 

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Monsignor Gastone Simoni, vescovo di Prato

“E’ tempo di un partito dei cattolici”. La frase già stupirebbe di per sé se a pronunciarla fosse uno dei leader (e ce ne sono tanti) dei movimenti cattolici che, in Italia, politica la fanno già, e da anni. Ma stupisce ancor di più se, a pronunciarla, è un vescovo. Si tratta del vescovo emerito (vuol dire che è in pensione, nel linguaggio della curia) di Prato, Gastone Simoni, che ha la veneranda età di 81 anni. Simoni, toscano come il presidente della Cei, mons. Gualtiero Bassetti, successore in questo ruolo a Camillo Ruini e poi ad Angelo Bagnasco, entrambi andati in pensione, non solo si lancia in tanta, impegnativa e anomala, affermazione, ma lo fa anche davanti a un parterre della Chiesa cattolica italiana ai massimi livelli (il presidente della Cei Bassetti, l’ex sostituto alla Segreteria di Stato mons. Angelo Becciu, l’attuale segretario di Stato della Città del Vaticano Parolin) e, per di più, in un’occasione che, più importante, per quanto informale, di così, non si potrebbe. Trattasi della riunione della Confederazione Internazionale Unione Apostolica del Credo, ‘rifugio’ romano dove, con estrema riservatezza, ma già da mesi, ci si trova a lavorare per organizzare “un rinnovato impegno dei cattolici in Italia”. Insomma, la notizia è seria e degna di nota, anche perché, a renderla pubblica,  è il vaticanista del quotidiano La Repubblica, Paolo Rodari, collega serissimo e molto preparato.

 

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Adunata di fedeli a piazza San Pietro

 

E che di lavorare e progettare a un nuovo ‘partito’ si tratti lo testimoniano le altre parole e il ragionamento fatto nell’incontro citato come quella – sempre di Simoni – che spiega al giornalista: “Il presente è un’associazione di carattere politico, ma nell’anno del centenario del famosissimo appello di don Luigi Sturzo ai ‘liberi e forti’ (18 gennaio 1919, data di nascita dell’allora Partito Popolare Italiano che, disciolto durante il fascismo, nel 1943 si ricostituisce  con il nome di Democrazia cristiana, ndr.), che fu l’atto di nascita del PPI e della prima forma di partecipazione organica dei cattolici alla vita politica della nazione italiana (infatti, dal 1870 fino al 1919 era stato in vigore, infatti, il ‘non expedit’ comminato ai cattolici da Pio IX, e cioè il divieto ferreo di partecipare alla vita politica nazionale, ndr.), vogliamo costituire un nuovo partito. L’impegno – commenta Rodari – lo prenderanno i laici, certo, ma la novità di oggi risiede nella spinta decisiva delle gerarchie, come non è mai avvenuto neanche ai tempi della Dc”.

 

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Il presidente della Cei, mons. Angelo Becciu

 

Ora, al di là della contestazione storica che si potrebbe fare (la Santa Sede, come si sa, intervenne eccome, nella vita politica italiana, sempre al fianco della Dc, per impedire che il Paese finisse nelle mani dell’allora Fronte Popolare, fusione di Pci e Psi, alle elezioni politiche del 1948, ad esempio dando vita ai ‘Comitati civici’ del capo dell’Azione cattolica, Gedda), resta il punto. Simoni, ma anche Bassetti, si sentono figli “dell’umanesimo plenario” di Paolo VI (il papa, per storia personale e visione politica, più vicino ad Aldo Moro) che, passando da Sturzo a La Pira, da De Gasperi a Fanfani, è stato promotore di una presenza ‘identitaria’ e, insieme, ‘liberante’, dei cattolici in politica. Insomma, proprio come la Dc più ‘clericale’ (quella degli anni ’50 di Scelba, degli anni ’60 di Fanfani e degli anni ’70 di Fanfani ancora) ottenne l’appoggio incondizionato, anche se non per forza ‘fortunato’ dal punto di vista dei risultati elettorali, della Chiesa cattolica, quando non direttamente del Vaticano, così, oggi, i vescovi lavorano a un nuovo partito ‘dei cattolici’ (e non, certo, a un nuovo partito ‘cattolico’, cioè confessionale, che sarebbe ormai ‘a-storico’) “benedetto” per quanto non “eterodiretto”. E così, dopo la stagione del ‘ruinismo’ (dal nome dell’allora presidente della Cei, mons. Camillo Ruini) che vedeva la Chiesa fiancheggiare, di fatto, il centrodestra (specie FI), e quella dello ‘spirito di Todi’ (dal nome dei convegni che dovevano portare alla nascita di una formazione cattolica al fianco della lista capeggiata, alle elezioni del 2013, dall’allora premier Mario Monti, lista e partito mai nati), è arrivato il momento di dare vita a un “nuovo impegno” dei cattolici in politica. Un’aggregazione che, spiega Simoni, “al PPI di don Sturzo faccia riferimento aggregando chi, oggi, sta nel Pd o nel centrodestra”. M5S esclusi, quindi, ma anche Lega esclusa, date le sue politiche sui migranti, politiche che la Chiesa cattolica italiana, in tutti i suoi organi e ordini (dalla Caritas ai vescovi) contrasta e combatte, come pure fa – senza dirlo – Papa Francesco, che ha ‘delegato’ alla Cei ogni questione inerente ai rapporti con la politica perché lui, il Papa, ‘non’ si intromette.

 

Le associazioni e i movimenti ecclesiali già rispondono di sì…

 

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Il presidente dell’icl Carlo Costalli

 

Come la prenderanno, la clamorosa novità, i movimenti cattolici già impegnati in politica come Mcl, Acli, Cl, etc? L’Mcl (Movimento cristiano dei lavoratori), da circa un decennio guidato da Carlo Costalli, vicino a Forza Italia prima, centrista a 32 denti poi, storico anticomunista ma oggi anche anti-sovranista, è già pronto. Lo stesso Costalli potrebbe scendere in campo, candidandosi alle Europee.

Nelle Acli come in Cl la situazione è invece più complessa. Le Acli si sono sempre collocate ‘dentro’ il centrosinistra, ma hanno perso, negli anni, smalto e appeal, quindi potrebbe essere arrivato, per loro, il momento di una ‘nuova unità’ con gli altri movimenti da ricercare in un contenitore anche per sopperire a leadership scialbe e incolore, quelle attuali, dopo quelle forti e caratterizzanti di Luigi Bobba e Andrea Oliviero, entrambi eletti dal Pd e rivestiti di importanti ruoli di governo durante la stagione dell’ultimo centrosinistra. Cl, da sempre fiancheggiatrice del centrodestra, specie di FI (ma solo ai tempi di quando imperversava, in Lombardia, l’ex governatore, e ciellino doc, Roberto Formigoni, meno dopo), si è da anni ‘ritirata’ dalla politica sotto la guida del successore designato da don Giussani, padre Julian Carron, potrebbe desiderare, a sua volta, un rinnovato ‘impegno’ anche per uscire dal ‘cono d’ombra’ in cui ormai è finita.

Anche altri movimenti – come i Focolarini, Azione cattolica, la Fuci, etc. – potrebbero essere della partita, mentre i due movimenti più tradizionalmente ‘ecclesiali’ e poco propensi a ‘fughe in avanti’ in politica (Rinnovamento nello Spirito e il Movimento dei Catecumenali) potrebbero restare fuori dal perimetro del nuovo partito cattolico, almeno formalmente, ma i loro aderenti – che sono tantissimi — potrebbero essere lasciati liberi di aderirvi.

Infine, movimenti para-ecclesiali come il Forum delle Famiglie e Scienza e Vita, o i movimenti di medici o professori cattolici contrari all’aborto (come pure, nonostante i tempi, al divorzio…) sicuramente vi aderirebbero subito.

La diaspora dei cattolici in politica centrodestra e centrosinistra

 

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Il segretario dell’Udc Lorenzo Cesa

Infine, resta da ritrovare le tracce dei partiti che si dicono, da sempre, cattolici e che militano nei due schieramenti tipici della Seconda Repubblica, centrodestra e centrosinistra. All’interno del centrodestra, oltre alla piccola neo-Dc, oggi denominata ‘Rivoluzione cristiana’, fondata da Gianfranco Rotondi, va ricordato che l’Udc – abbandonata, per sempre, al suo piccolo destino da Pierferdinando Casini e i suoi – ancora combatte, sotto l’antica egida dello scudocrociato e, oggi guidata da Lorenzo Cesa, ha da poco promosso un ‘patto federativo’ con Forza Italia proprio in vista delle elezioni Europee. Invece, nel centrosinistra e nel Pd, dei cattolici si è, di fatto, persa traccia da tempo. Gli ex cristiano-sociali confluirono – già alla fine degli anni Novanta – negli allora Ds, sotto la guida di Mimmo Lucà (ex Acli).

I ‘teo-dem’ non esistono più, né dentro né tantomeno fuori dal Pd, mentre i ‘pop-dem’ di Giuseppe Fioroni appoggiano, appena rivitalizzati dal loro capo, la candidatura di Marco Minniti in vista delle primarie dem del 3 marzo 2019.

Resta, però, in piede il mondo (e la ‘rete’ di relazioni) della comunità di Sant’Egidio che fa capo al suo fondatore, lo storico Andrea Ricciardi, e al suo braccio operativo, l’ex deputato di Scelta civica, Mario Marazziti, oltre che all’ex sottosegretario (sempre eletto in Sc) agli Esteri Mario Giro. Loro, senz’altro, saranno della partita, come personalità del mondo intellettual-accademico (l’ex rettore dell’Università Cattolica, Lorenzo Ornaghi, sociologi, filosofi, storici, etc.) e molti esponenti della Cisl, da sempre sindacato cattolico. Ma per veder nascere il ‘nuovo’ partito dei cattolici, e per capire se gli arrideranno le stesse fortune del Ppi e della Dc, bisognerà attendere l’anno nuovo e le elezioni europee.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 3 dicembre 2018 sul sito di notizie  spraynews.it