Voci dal Transatlantico 11. Minniti rinuncia a correre? Forse no, ma il dubbio è cosa farà Renzi

Voci dal Transatlantico 11. Minniti rinuncia a correre? Forse no, ma il dubbio è cosa farà Renzi

4 Dicembre 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Riprendo la serie “Voci dal Transatlantico” con un articolo sulle voci riguardo al ritiro della candidatura di Marco Minniti dalla corsa per le primarie dem

 

Voci dal Transatlantico 11. Minniti rinuncia a correre? Forse no, ma il dubbio riguarda anche cosa farà Renzi (un nuovo partito?)

Marco Minniti potrebbe rivedere la sua intenzione di candidarsi al congresso del Pd. Si tratta soltanto di una ipotesi, al momento che scrive, per prima, l’agenzia di stampa Adnkroos e che viene subito ripresa dal sito LaRepubblica.it

 

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Il presidente del Copasir Lorenzo Guerini

La presunta notizia viene, ne giro di pochi minuti, smentita da una dichiarazione ufficiale dell’ex coordinatore della segreteria di Matteo Renzi, e oggi presidente del Copasir, Lorenzo Guerini, dichiarazione rilasciata a un altra agenzia di stampa, l’Agi, e che suona così: “Noi siamo al lavoro, non mi risulta proprio”. Il quale Guerini, però, a un amico, mentre passa per il Transatlantico di Montecitorio, aggiunge: “Io parlo per me, per Minniti deve parlare Minniti...”.

Non certo un buon viatico. E, del resto, diverse fonti che stanno seguendo da vicino la costruzione della candidatura dell’ex ministro agli Interni confermano, sempre, all’Adnkronos che “c’è una fase di stallo”. Persino la raccolta di firme sui territori, necessaria per presentare la candidatura, non procede. I motivi dello stop, si spiega, sarebbero legati ad alcune perplessità dell’ex titolare del Viminale che non avrebbe riscontrato le condizioni auspicate nel sostegno alla sua candidatura, in particolare da parte dell’area renziana del Pd. Le voci – che girano da giorni – su Matteo Renzi e un suo eventuale progetto fuori dai dem, quello cioè di costituire un suo partito, del tutto nuovo e distante dal Pd, non hanno aiutato Minniti a diradare.i suoi dubbi e perplessità. Si riferisce anche di un contatto tra i due, nel quale Minniti avrebbe sondato le reali intenzioni dell’ex premier, ma senza averne ricevuto conferme certe che la volontà di Renzi non sia proprio quella di ‘sganciarsi’ in via definitiva dal Pd per dare vita, appunto, a una propria avventura politica.

Nessuna conferma arriva dal diretto interessato, e neppure dai suoi collaboratori più stretti, che tacciono tutti, anche se Minniti – si rimarca in ambienti parlamentari dem – continuerebbe a registrare la lontananza dell’ex premier dalle vicende congressuali e, sempre secondo le stesse fonti, questo malcontento potrebbe sfociare anche in una rinuncia alla candidatura. Intanto, l’ex ministro si sarebbe preso qualche giorno di riflessione, prima di decidere in via definitiva, annullando la partecipazione a tutte le trasmissioni televisive e radiofoniche già previste per i prossimi tre giorni.

 

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L’ex premier ed ex leader del Pd Matteo Renzi

Insomma, grande è la confusione sotto il cielo del Pd, e la situazione è tutt’altro che eccellente. In particolare, Minniti sarebbe deluso dallo scarso sostegno di Matteo Renzi e dell’area che a lui fa riferimento. Tanto deluso da meditare, appunto, un ritiro della propria candidatura. Una ricostruzione che viene pero’ smentita da chi sta lavorando alla campagna congressuale dell’ex responsabile dell’Interno: non risultano tensioni, viene sottolineato, la raccolta firme continua. E anche un ‘pontiere’ come Lorenzo Guerini, sempre al lavoro per mediare tra le correnti e sottocorrenti del partito e che al congresso sostiene Minniti, sembra cadere dalle nuvole: “Non mi risulta assolutamente, noi siamo al lavoro”. A tutto questo si aggiungono le sempre piu’ insistenti voci di scissione. Sarebbero alcuni renziani, i più pasdaran, a premere sul loro leader per una uscita dal Pd e l’avvio di un soggetto politico nuovo. Non a caso, sul tema e’ intervenuto oggi Matteo Ricci, già responsabile Enti Locali nella segreteria Renzi: “Basta retroscena su nuovi soggetti o divisioni. Serve un Pd unito, riformista, aperto e con leadership autorevole. Serve un’opposizione dura e un’alternativa europeista e di popolo. Basta indiscrezioni e confusione, tutti al lavoro per un congresso di rilancio”. L’ipotesi è, come si sa, quella di un nuovo partito da dare alla luce assieme ai delusi del centrodestra. Un incontro tra Renzi e Paolo Romani, senatore di Forza Italia, lungo i corridoi di Palazzo Madama ha dato corpo all’idea almeno fino alla smentita ufficiale di Renzi (“Notizia falsa. Certa gente non sta bene). E le voci su un possibile ritiro di Minniti dalla competizione congressuale potrebbero nascere proprio da questo disorientamento interno all’area Renzi. L’ex presidente del Consiglio, nel frattempo, continua a tenersi alla larga dalle dinamiche del suo partito, preferendo intervenire sulle vicende che riguardano il governo e le dinamiche della maggioranza

 

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Il leader dei pop dem Beppe Fioroni

“Al momento, l’esito non è negativo, ma certo siamo in una fase di stallo. Confidiamo, però – dice una fonte renziana che sta seguendo il dossier e che prova in questo modo a rincuorare le truppe, specie sui territori-  che Marco si candidi”. Il termine per la presentazione delle candidature al congresso è il 12 dicembre, appena una settimana. E proprio in vista di questo cruciale appuntamento, Beppe Fioroni – leader dei popolari dem dentro il Pd e che, da settimane, sta lavorando a testa bassa per la candidatura di Minniti – si esprime, con un suo compagno di corrente, sempre nel Transatlantico di Montecitorio con una frase sibillina: “Minniti si candida? Aspetto il 12 dicembre, quando le candidature vanno presentate. Fino a quel giorno non lo so”. Frase che, appunto, lascia adito a molti dubbi.

Infatti, se è sempre possibile che i tentennamenti di Minniti siano dovuti ‘solo’ al ‘braccio di ferro’ in corso con i renziani per la distribuzione dei ruoli chiave all’interno della sua campagna elettorale (mancano il responsabile dei rapporti con la stampa, il tesoriere e, soprattutto, il responsabile Organizzazione: Renzi vorrebbe mettervi Luca Lotti, Minniti invece vorrebbe che a ricoprire quel ruolo fosse il suo fidato braccio destro, Achille Passoni), il problema potrebbe essere più serio: se Renzi mollasse davvero gli ormeggi, abbandonando il Pd al suo destino, che senso – e quale peso – potrebbe avere la candidatura di Minniti? Con il suo ritiro, peraltro, a Zingaretti si aprirebbero praterie, mentre la candidatura di Martina, a quel punto, potrebbe acquistare più consistenza. Ma lo si scoprirà solo domani.


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato in forma originale per questo blog il 4 dicembre 2018.