Pacchetto Pd 9. La “sindrome Veltroni” per Zingaretti e le manovre dei renziani per Martina

Pacchetto Pd 9. La “sindrome Veltroni” per Zingaretti e le manovre dei renziani per Martina

22 Dicembre 2018 0 Di Ettore Maria Colombo

Pubblico un articolo nella ‘serie’ “pacchetto Pd“, una serie arrivata già all’ottava puntata e  che proseguirà a lungo…

 

La ‘sindrome Veltroni’ per Zingaretti e le manovre dei renziani per Martina. Le primarie del Pd tra scenari politici e regole contorte

 

Nell’antico (e, un tempo, glorioso) mondo del Pci-Pds-Ds si chiamava ‘sindrome Veltroni’. Nel Pd attuale si chiama già, invece, ‘sindrome Zingaretti’. Infatti, c’è un rischio in vista delle primarie del Pd (in realtà sono due, i rischi, come dopo vedremo). Il primo rischio sta venendo fuori in queste ore e riguarda, soprattutto, la vittoria di Zingaretti che non solo gli ‘zingarettiani’, corroborati da vari sondaggi usciti in questi giorni, danno praticamente per fatta, cosa che ‘capo ha’.

 

nicola zingaretti

Nicola Zingaretti

 

In effetti, Zingaretti può contare su tante e diverse aree politiche che appoggiano la corsa del governatore del Lazio. Sono tante e tutte piuttosto ‘robuste’ politicamente: si va da Area dem di Dario Franceschini alle due componenti interne della minoranza di sinistra del Pd (Sinistra dem di Gianni Cuperlo, che ha sciolto le sue ultime riserve e meditabonde riflessioni appena l’altro ieri, e Dems di Andrea Orlando, convinto invece dal primo giorno della candidatura di ‘Zinga’) fino a molti altri pezzi sparsi della galassia che sta fuori dal Pd, sia alla sua sinistra (la rete di Laura Boldrini ‘Futura’, di fatto l’intera Mdp di Speranza e Bersani che non vede l’ora di ricostruire la vecchia ‘Ditta’, etc.) come alla sua ‘destra’ (la rete della comunità di Sant’Egidio che si è ritrovata sotto le bandiere del raggruppamento ‘Italia solidale’, cattolici-sociali già da tempo impegnati in politica, ma anche pezzi dell’ex Idv, guidati da Nello Formisano, ex mondo gentiloniano operante su Roma guidati da Gentiloni e Zanda).

 

Il segretario del Pd Maurizio Martina

Il segretario del Pd Maurizio Martina

 

Inoltre, Zingaretti – per la nettezza e chiarezza delle sue proposte (riunificare tutta la sinistra, da Bersani e D’Alema fino al mondo moderato cattolico e aprire un dialogo e un’interlocuzione ‘politica’ coi 5Stelle in vista di un possibile nuovo governo, ove mai cadesse quello attuale, sono i due suoi veri obiettivi, al di là delle poco convinte smentite) – si fa ‘capire’ molto più facilmente dall’elettorato del Pd, sbandato e abbacchiato da vari mesi, rispetto alle proposte che avanzano i suoi concorrenti. Il principale è, come si sa, Maurizio Martina (ex bersaniano, poi renziano, ora in proprio) che corre in sostanziale tandem con Matteo Richetti (ex renziano): ha raccolto quasi tutta l’eredità di truppe renziane che, prima atterrite dalla fuga del loro ex leader e poi rinfrancate dalla possibilità di ritrovare una ‘casa’ all’ombra di Martina, gli hanno portato in dote una discreta forza, specie nelle regioni del Mezzogiorno dove, tradizionalmente, le roccaforti renziane sono sempre state, per paradosso, grazie ai vari ‘capi bastone’ locali più forti e strutturate che nel centro-nord, dove però hanno peso e influenza ex renziani come i sindaci di importanti città (Milano, Bologna, Bergamo, Firenze, Pesaro) o ex renziani dal peso politico specifico come Delrio (Emilia) e Bonafé (Toscana) più altri governatori regionali già schierati su di lui.

A nessuno dei due principali contendenti, infine, dà particolarmente ‘fastidio’ e non crea particolare preoccupazione né la candidatura di Francesco Boccia, forte tra i giovani e sui social, ma deprivato del sostegno di Michele Emiliano (il governatore pugliese ha deciso di appoggiare Zingaretti) né quella del ticket Roberto Giachetti – Anna Ascani, che lanciano proprio oggi – alla sede dell’elitario circolo del Pd del Primo Municipio di Roma di via Cappellari – la loro candidatura, ma che sono appoggiati da pochissime truppe, dato che i renziani sono andati, appunto, tutti su Martina.

Il risultato, paradossale, di questa suddivisione delle spoglie del renzismo che fu (in fondo, anche l’area di Gentiloni e Zanda, oggi concentrata nel sostegno a Zingaretti, era dalla parte di Renzi e renziani doc erano i Giovani turchi, oggi tutti con Martina), potrebbe essere questo: Martina vince il primo giro, all’interno delle primarie, quello del voto tra gli iscritti (si chiamano “Convenzioni provinciali” e si terranno a gennaio, ma solo a fine mese se ne saprà l’esito finale), Zingaretti vince il secondo giro, quello delle primarie aperte che si terranno invece nella data fissata del 3 marzo 2019.

 

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Il primo leader e fondatore del Pd Walter Veltroni si sente pronto per il Colle…

 

Un esito e una prospettiva che ‘Zinga’ teme molto

Il ricordo va, infatti, con la memoria a quando – correva l’anno 1994 – l’allora Pds si trovò davanti a un bivio: eleggere un nuovo segretario, dopo le dimissioni di Achille Occhetto, causate dalla sconfitta elettorale subita da Berlusconi alle elezioni politiche del 18 aprile 1994. Walter Veltroni era risultato ‘primo’ nella consultazione della base di allora (segretari di federazione e circoli, allora passati alla storia come ‘popolo dei fax’) mentre Massimo D’Alema aveva ricevuto la maggioranza dei voti all’interno del Consiglio nazionale, il ‘parlamentino’ dell’allora Pds (oggi sarebbe, di fatto, la Direzione). Prevalse D’Alema, come si sa e, di fatto, il voto dell’Apparato batté quello della ‘base’, anche se era la base del partito.

Oggi sarebbe possibile uno scenario del genere? Difficile, ma è anche vero che, nella storia del Pd, chi ha vinto il primo giro, quello tra gli iscritti, ha poi vinto – sempre – anche il secondo giro, quello più largo, tra iscritti, elettori, cittadini. Dunque, se Martina vincerà il primo turno sarà avvantaggiato anche al secondo? Difficile, anche in questo caso. Molto più facile che Martina vinca il primo turno e Zingaretti il ballottaggio creando, però, una divaricazione lacerante nel Pd.

Ma con quale percentuale ‘bisogna’ vincere le primarie aperte? Ecco, qui scatta il secondo rischio presente nella corsa a segretario del Pd anno di grazia 2019. Il rischjo è, in questo caso, già molto più noto ‘ai più’ (si fa per dire: del congresso del Pd non importa praticamente più a nessuno…): se nessuno dei due (o tre) contendenti che, dopo il primo giro di consultazione tra gli iscritti al partito, si affronteranno nelle primarie ‘aperte’ raggiungerà il 50,1%, la decisione su chi sarà il prossimo segretario del Pd sarà affidata – e sarebbe, peraltro, la prima volta, in dieci anni di storia del Pd – all’Assemblea nazionale già convocata per la settimana successiva al 3 marzo 2019, il giorno delle primarie aperte.

 

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I possibili candidati alle primarie del Pd

 

Infatti, ‘grazie’ o ‘per colpa’ dello Statuto dem (autori due menti raffinate quanto arzigogolate: il politologo Salvatore Vassallo e il costituzionalista Stefano Ceccanti), l’elezione del leader del Pd non è un’elezione ‘diretta’ (il primo che arriva nel voto popolare vince), ma un’elezione ‘indiretta’, come quella delle presidenziali degli Usa (il voto che raccolga la maggioranza dei delegati al Congresso deve confermare il voto popolare, altrimenti questo non è valido). Quindi, in soldoni, se nessuno dei due candidati oggi più quotati (Nicola Zingaretti e Maurizio Martina) otterrà la maggioranza assoluta nel voto popolare (prima tra gli iscritti e poi tra tutti gli elettori) se la deve conquistare, sudando freddo, in seno all’Assemblea nazionale dove votano i ‘delegati’ delle mozioni. I quali delegati (mille il numero di quelli eletti direttamente e contestualmente alle primarie) possono essere eletti – con un sistema di calcolo proporzionale complicatissimo (il metodo del quoziente che si usava nel proporzionale della Prima Repubblica…) su una o più liste in appoggio e collegate a ognuno dei diversi candidati (alle primarie, stavolta, va ricordato che corrono in sei e cioè Zingaretti, Martina, Boccia, Giachetti-Ascani, Dario Corallo e Maria Saladino)

Ma i delegati da un lato possono ‘cambiare voto’ (e cavallo) liberamente, rispetto alla lista con cui sono stati eletti e, dall’altro, rappresentano, dentro l’Assemblea, anche se ovviamente in numero inferiore, perché proporzionale, pure le liste e i candidati collegate al terzo candidato meglio piazzato e non solo le liste e i candidati del primo e secondo arrivato nelle primarie aperte, purché ognuno di tali candidati abbia raggiunto il 5% dei consensi nel voto degli iscritti.

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Il logo ufficiale del Pd

Morale: all’interno dell’Assemblea nazionale può succedere di tutto

 

I delegati legati al terzo candidato diventano i veri ‘arbitri’ dell’elezione: sono loro, infatti, che possono mettersi d’accordo con il secondo meglio piazzato alle primarie aperte ed eleggere quest’ultimo, o che posso convergere su un altro nome, coalizzandosi contro il candidato arrivato primo alle primarie. Esempio: Zingaretti prende il 49,1% dei consensi alle primarie aperte, Martina il 40,1%, il ticket Giachetti-Ascani il 9,9%: il secondo (Martina) e il terzo (Giachetti-Ascani) candidato si alleano, dentro l’Assemblea, e dato che 40,1% più 9,9% fa 51% soffiano la vittoria, al fotofinish (cioè dentro l’Assemblea) a Zingaretti cui la vittoria (relativa) nel voto delle primarie aperte non sarebbe, a quel punto, servita a nulla. Naturalmente, è solo un caso di scuola: cambiando l’ordine dei fattori (e, cioè, dei candidati) il prodotto non cambia. Ecco, infatti, un altro esempio: Martina arriva al 42%, Zingaretti si ferma al 41%, ma Francesco Boccia arriva terzo con l’11% e il ticket Giachetti-Ascani solo quarto con il 7%. La somma di 41% (Zingaretti) più 12% (Boccia) fa 52% e batte sul filo di lana il 49% di Martina (42) più Giachetti (7). Vi gira la testa? E’ normale, ma ”il catalogo è questo” e le regole del Pd anche… Al netto, si capisce, di quello che deciderà di fare Matteo Renzi, sempre più orientato a navigare verso altri lidi, e cioè a fare un altro partito che, con il Pd, non c’entrerà davvero più nulla

 


NB: Questo articolo è stato pubblicato il 21 dicembre 2018 sul sito di notizie spraynews.it