Va bene Battisti, ma tutti gli altri? Le protezioni dei circa 50 latitanti rossi e neri mai estradati in Italia

Va bene Battisti, ma tutti gli altri? Le protezioni dei circa 50 latitanti rossi e neri mai estradati in Italia

15 Gennaio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

Battisti va bene, ma tutti gli altri? La lunga striscia di sangue di latitanti rossi e neri mai estradati in Italia. Le colpe? La “dottrina Mitterand” e la scarsa volontà politica di volerli cercare davvero

 

1. Battisti è tornato in Italia tra fanfare e passerelle di ministri.

 

arresto cesare battisti

Cesare Battisti, arrivato in Italia

 

Cesare Battisti ok, va bene, ma ‘che fare’ con tutti gli altri? Con assassini e terroristi anche molto più efferati di lui, responsabili di molti omicidi, o di vere e proprie stragi, alcune ancora impunite o ancora avvolte nel mistero, dalla strage (nera) di piazza Fontana (1969) all’omicidio (rosso) di Aldo Moro (1978), pagine della storia d’Italia su cui vera luce non è mai stata fatta?

Omicidio aldo moro

Aldo Moro

 

Cesare Battisti è stato catturato domenica scorsa, a Santa Cruz de la Sierra ,in Bolivia, dove era fuggito dal Brasile, Paese che lo ha ospitato e protetto per molti, troppi, anni, dopo che lo fece la Francia, grazie a una fulminea azione dell’Interpol. Poi è stato immediatamente estradato in Italia (dalla Bolivia di Morales, presidente ‘campesinos’, dunque, e non dal Brasile del cupe-destro Bolsonaro…) e ieri, lunedì, l’aereo che lo conduceva in Italia è atterrato a Ciampino.

 

Il neo presidente Bolsonaro

Il neo presidente brasiliano Jair Bolsonaro

 

Il neo presidente brasiliano, Jair Bolsonaro, ha però lo stesso di essere stato lui ad aver celermente spedito, al ministro dell’Interno italiano, Matteo Salvini, il ‘pacco regalo’. Il quale Salvini lo accolto, il ‘pacco’, con estremo giubilo e con, al fianco, il ministro alla Giustizia, Alfonso Bonafede, facendosi rilanciare, sulle tv e sui social, a più non posso e scatenando, a causa della loro ‘apparizione’ in aeroporto con tanto di divise della Polizia, un mare di polemiche. I toni roboanti e trituranti di Salvini sono ‘classici’ e, al di là della comprensibile (e giustificata) soddisfazione, vanno considerati per quello che sono: arma di propaganda. Sembra quasi che il ‘Capo dei Capi’ di Cosa Nostra sia stato ‘ri-arrestato’ o che esistano ancora, in Italia, pericolosi ‘comunisti’ che vogliono rianimare sanguinose ‘lotte armate’.

 

Ma tant’è: nel gioco (sporco) della Politica, come si sa, ‘vale tutto’

 

Brigate Rosse

Il simbolo delle Brigate rosse

 

Il dato di fatto politico e giudiziario nessuno lo vuole o può negare: in soli due giorni, un vero e proprio ‘amen’ dopo decenni di (dorata) latitanza in giro per il mondo, il nuovo Brasile sana una ferita aperta con l’Italia dai tempi di Lula e un criminale che non aveva mai pagato, per i suoi crimini, è stato finalmente assicurato alle patrie galere. Ma il governo italiano – e su tutti, appunto, il ministro Salvini – gioisce ogni due minuti da due giorni e si intesta da solo quello che è un indubitabile successo del nostro Paese che, finalmente, ottiene che un terrorista così vigliacco e sprezzante sia assicurato e restituito alle patrie galere dove dovrà scontare due ergastoli per ben quattro omicidi.

 

BRASILE Bolivia Argentina

 

Tutto bene, dunque? Insomma, mica tanto. Il primo problema è giudiziario. L’Italia vorrebbe comminare a Battisti un ergastolo ‘ostativo’ che, pur non previsto dal trattato di estradizione tra Italia Brasile (dove l’ergastolo è una pena non prevista in quell’ordinamento), superi il ‘massimo della pena’ consentito dal trattato di estradizione (30 anni di carcere) e lo trasformi, appunto, in pena a vita. Si vedrà solo in un secondo momento se sarà possibile, ma il fatto che il terrorista italiano è stato estradato, appunto, dalla Bolivia e non dal Brasile, dovrebbe consentire di dargli l‘ergastolo.

 

2. Il ‘pesce piccolo’ diventato ‘importante’ solo a distanza di anni.

 

Cesare Battisti nel carcere di Frosinone Proletari armati per il comunismo

Cesare Battisti nel carcere di Frosinone, arrestato per essere membro dei Proletari armati per il comunismo

 

Battisti, peraltro, è – paradossalmente – un ‘pesce piccolo’. Malavitoso e delinquente sin dagli esordi, classe 1954, membro – non di rilievo – dei Pac, in cui entra quando stava già in galera, viene condannato – molti anni dopo – per quattro omicidi: quello del maresciallo Antonio Santoro (1978), cui avrebbe preso parte, quello del gioielliere Pierluigi Torreggiani (1979), di cui è considerato ideatore e mandante, entrambi uccisi a Milano, quello del macellaio Lino Sabbadina, a Trieste (1979), dove è accusato di aver fornito copertura armata e, infine, di essere stato l’esecutore  materiale dell’omicidio di Andrea Campagna, agente della Digos, omicidio avvenuto a Milano nel 1978.

Battisti a Parigi

Battisti in fuga a Parigi

 

Per i due omicidi commessi direttamente (Torreggiani e Campagna) e i due in concorso (Santoro e Sabbatin), Battisti è stato condannato, pur se in contumacia, e in via definitiva dalla Corte di Cassazione, nel 1991. Ma nel 1981, condannato e finito in galera una prima volta per l’omicidio Torreggiani, Battisti evade e si rifugia a Parigi, dove vive tra il 1981 e il 1982, poi si sposta in Messico, si sposa, ha una figlia. Nel 1990 torna a Parigi, la giustizia italiana ne chiede l’estradizione, dopo la condanna in via definitiva (e, appunto, in contumacia). Viene arrestato, ma dopo quattro mesi la Chambre d’accusasion francese lo dichiara ‘non estradabile’ in base alla dottrina Mitterand (vedi dopo).

 

I Libri di Cesare battisti

I Libri di Cesare Battisti

 

Ma diventa ‘qualcuno’, Battisti, ed esce dal cono d’ombra dove era finito, solo perché si mette prima a tradurre e poi a scrivere libri (gialli) che vengono pubblicati in Italia e che, godono, per paradosso, persino di qualche piccolo successo di pubblico e di critica (un suo testo teatrale verrà portato in scena da Piergiorgio Bellocchio), diventa amico di scrittori noti e importanti (Fred Vargas, Manchette) e viene ‘protetto’ dalla forte comunità di esuli del terrorismo che vive – e prospera, negli anni – proprio a Parigi.

E’ solo allora che la giustizia italiana inizia a interessarsi seriamente a lui, ma solo perché, appunto, il nome di Cesare Battisti inizia a ‘fare notizia’. Nel 2002 il ministro della Giustizia italiano di allora, Roberto Castelli (Lega), e il suo omologo francese, Perben (sic), firmano un patto che ‘limita’ la dottrina Mitterand. Battisti, che campa di libri e altri lavoretti (fa il portiere d’albergo, tra i tanti), stava per ottenere la naturalizzazione, e cioè per diventare cittadino francese, ma nel 2004 la procedura viene ritirata d’imperio. Finisce in galera, ma per un banale litigio con un inquilino.

 

Jacques Chirac

Il 22º Presidente della Repubblica francese, concesse l’estradizione a Battisti, ma scappò

 

L’Italia richiede di nuovo l’estradizione, il nuovo presidente francese è Chirac, che cancella la ‘dottrina Mitterand’ e la concede, ma a quel punto, mentre il cerchio sta per chiudersi, Battisti scappa – nel frattempo era stato scarcerato – e fugge in Brasile nel 2004. Per lui, intanto, si erano (e si sono) mobilitati fior di intellettuali gauchiste (da Paco Ignazio Taibo II a Gabriel Garcia Marquez, da Vauro a Saviano, da Daniel Pennac a Bernard Henry-Levy fino a Carla Bruni). Ma è in Brasile che Battisti ottiene aiuti e protezioni insospettabili: riapparso a Rio de Janeiro viene arrestato nel 2007. Detenuto fino al 2011, ottiene protezione dall’ex presidente (socialista, del Partito dei lavoratori) Lula fino all’arresto.

 

lula brasile

L’ex Presidente del Brasile Lula

3. Una pagina dolorosa e infinita, quella della ‘lotta armata’.

 

E così torna alla ribalta una – dolorosissima – pagina della storia italiana che sembrava essere finita nel dimenticatoio che meritava. Ma non tanto perché ha riportato a galla voci e volti che sembravano finiti – giustamente – nello sgabuzzino della Storia e che appartengono alla, ormai sempre più ristretta, pseudo-elite pseudo-intellettuale e politica dell’estrema sinistra italiana (si va da Marco Ferrando Paolo Ferrero, esponenti di minuscoli partiti ‘comunisti’ ai reduci degli anni ’70 mai pentito e agli ‘esuli’ parigini). La quale estrema sinistra – ancora oggi – giudica ‘irragionevole’ la pena per Battisti e – ancora oggi – ritiene che “la dolorosa pagina degli anni ‘70” andava chiusa con una amnistia o un indulto generalizzati e omni-comprensivi. Quanto, piuttosto, perché riapre ferite che, specie per quanto riguarda la memoria e gli affetti – spezzati – dei familiari delle vittime del terrorismo, non si è mai davvero chiusa né senato. Eppure, va ricordato, anche l’ex Capo dello Stato, Francesco Cossiga, non certo sospettabile di simpatie estremiste, chiedeva, inascoltato, un’amnistia o un indulto ‘generalizzato’ per chiudere quella ‘pagina buia’, gli anni del terrorismo.

 

Francesco Cossiga

L’ex Capo dello Stato, Francesco Cossiga

 

Il problema è anche un altro: che fine hanno fatto tutti gli altri terroristi fuggiti?

 

cesare battisti

Lo scherno di Battisti con le sue esternazioni

 

E perché nessun politico italiano ne chiede, stracciandosi le vesti, la immediata cattura e/o caccia? Eppure, sono latitanti (a volte anche da molto più tempo di Battisti) e soprattutto sono responsabili di azioni e omicidi, o vere e proprie stragi, ben più gravi ed efferate di quelle commesse dall’ex membro dei Proletari armati per il comunismo (Pac), formazione terroristica dall’efferata violenza ma che, per dirne una, ebbe un peso risibile nella lunga e drammatica scia di sangue che ha caratterizzato e solcato, ferendone il cuore, la storia dell’Italia lungo gli anni Settanta e Ottanta.

Forse perché fanno ancora ‘paura’, specie per quello che, se catturati e portati a scontare le pene che meriterebbero, potrebbero dire su omicidi e stragi su cui, nel nostro Paese, è ancora buio fitto, nonostante siano passati 30, 40, 50 anni.

 

cesare battisti salvini

Plauso di Salvini per arresto di Battisti

 

E così, l’arresto in Bolivia di Battisti fa tornare d’attualità un dossier rimasto per anni – troppi anni – sulle scrivanie degli investigatori italiani: quello delle primule rosse e nere. “Sono sicuro che le forze dell’ordine potranno riassicurare alle galere altre decine di delinquenti, vigliacchi e assassini che sono in giro per il mondo a godersi la vita” chiosa Salvini, ma molti di loro hanno ormai acquisito cittadinanza straniera e quindi non sono più estradabili. Altri, invece, hanno trascorso talmente tanto tempo da latitanti che hanno incassato la prescrizione dei reati. Ma vediamo, allora, chi sono e di cosa sono accusati, questi pericolosi, almeno quanto se non più di Battisti, terroristi, sia rossi che neri.

4. Dove sono finiti tutti gli altri? E’ la Francia il Paese “Eldorado”

 

francia estradizione

E’ la Francia il Paese Eldorado

 

Sono circa una cinquantina i terroristi tra ‘rossi’ (circa 40) e ‘neri’ (i quali sono molti di meno anche perché, sulle stragi ‘nere’, un tempo dette ‘neo-fasciste’, la luce è fioca e le responsabilità o non sono mai state accertate o sono dubbie) italianissimi ma fuggiti all’estero e ancora latitanti, secondo i dati forniti all’agenzia di stampa Adn-Kronos dal Crst, il Centro ricerca sicurezza e terrorismo diretto da Ranieri Razzante. Fra loro figurano diverse figure di spicco di formazioni terroristiche le cui sigle oggi dicono poco, ma che hanno segnato, con il sangue, la storia d’Italia: Brigate Rosse, Prima Linea, Ncc, Potere Operaio, Lotta Continua, Autonomia Operaia…

 

crest polizia criminale

Crest Polizia Criminale

 

Una trentina di latitanti vivono in Francia, il resto si divide tra Nicaragua, Brasile, Argentina, Cuba, Libia, Angola, Algeria. Le loro biografie sono contenute in un volume che la Direzione centrale della polizia criminale tiene costantemente aggiornato ma che non ha portato, finora, alcun frutto nelle investigazioni.

E’ di certo la Francia il Paese Eldorado dei ricercati politici italiani. Almeno 40 persone, condannate in Italia per omicidi o per crimini eversivi contro lo Stato, hanno trovato rifugio Oltralpe. ‘Merito’ (si fa per dire) della cd. “dottrina Mitterand”: secondo l’allora presidente francese le leggi anti-terrorismo approvate in Italia tra gli anni ’70 e gli anni ’80 non erano condivisibili. “La Francia valuterà la possibilità di non estradare cittadini di un Paese democratico autori di crimini inaccettabili” se i Paesi che chiedono l’estradizione hanno un “sistema giudiziario che non corrisponde all’idea che Parigi ha delle libertà”, fu il ragionamento esposto da Mitterand, presidente francese e guida del Partito socialista (Psf), a patto che i destinatari non fossero ricercati per atti diretti contro lo Stato francese e avessero rinunciato – a insindacabile giudizio dello Stato francese – a ogni forma di violenza politica. La dottrina Mitterand venne abrogata, di fatto, solo a inizio Millennio, come abbiamo visto, per decisione del nuovo presidente Chirac.

 

pietrostefani giorgio

Giorgio Pietrostefani, fondatore con Sofri di Lotta Continua

Tra i nomi più significativi dei molti altri rifugiati in Francia c’è quello di Giorgio Pietrostefani, fondatore con Adriano Sofri di Lotta Continua, condannato a 22 anni per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi (1972). Pietrostefani,già residente in Francia, tornò volontariamente per il processo e fu arrestato nel 1997. Scarcerato nel 1999 per la revisione del processo, ma ri-condannato nel 2000, sempre come mandante del delitto Calabresi, per sottrarsi all’esecuzione della condanna definitiva si è reso latitante rifugiandosi nuovamente in Francia, dove era già residente.

 

Ovidio Bompressi

Ovidio Bompressi

 

Da ricordare che, per il delitto Calabresi, nel 2006 ha invece ottenuto la grazia, per motivi di salute, Ovidio Bompressi, uno degli esecutori dell’omicidio, mentre Adriano Sofri ha scontato la pena sotto diversi regimi di detenzione, senza mai fuggire, restando in Italia, ed oggi è tornato un uomo libero, mentre Pietrostefani ha gran parte della condanna da scontare.Tra i terroristi rossi che hanno trovato riparo e ‘casa’ ospitale in Francia, vi sono Enrico Villimburgo, esponente delle Br e condannato all’ergastolo nel processo Moro-ter e per i delitti Minervini, Galvaligi, Bachelet, come le ex brigatiste Simonetta Giorgieri e Carla Vendetti, entrambe condannate all’ergastolo nel processo Moro ter e chiamate in causa anche per i delitti D’Antona e Biagi.

 

12 ottobre nel 1988 si chiude il processo moro ter con 153 condanne e 26 ergastoli

Ad ottobre del 1988, si conclude il processo MORO TER, con 153 condanne e 26ergastoli

 

C’è, in Francia, Sergio Tornaghi, 60 anni, milanese, ex Br, esponente della colonna brigatista milanese ‘Walter Alasia’, condannato all’ergastolo per partecipazione a banda armata e destinatario di un mandato di cattura internazionale. Nel nord della Francia si troverebbe anche Giovanni Alimonti, leader delle Br-Pcc, condannato a 22 anni al processo Moro ter. In Francia vive anche Giancarlo Santilli, ex militante di Prima Linea, su cui grava una condanna a 19 anni. Stesso rifugio transalpino di cui gode oggi Marina Petrella, condannata all’ergastolo per omicidio, che si è vista, addirittura, riconoscere dalla Francia lo status di rifugiato politico, evitando così di dover scontare la pena detentiva.  Salvata, in quel caso, da Nicolas Sarkozy: l’ex presidente francese ne bloccò l’estradizione per motivi umanitari.

 

sarkozy

Nicolas Sarkozy: l’ex presidente francese

 

Un altro caso che grida, da molti decenni, vendetta è quello di Oreste Scalzone: tra i fondatori di Potere Operaio, aveva una condanna a 16 anni per ‘banda armata’, ma si è rifugiato in Francia, dove vive,tornato libero dal 2007, e da dove ancora emette le sue ‘sentenze’ e le sue ‘idee’.

 

Paolo Persichetti

Paolo Persichetti, arrestato condannato e liberato nel 2014

 

Uno dei pochissimi ad essere stato estradato dalla Francia è stato, invece, Paolo Persichetti, che ha militato nelle Br-Unione dei Comunisti Combattenti: fu consegnato nel 2002 alle autorità giudiziarie italiane ed è stato condannato a 22 anni di carcere per concorso morale nell’omicidio del generale Licio Giorgieri, ma scarcerato definitivamente nel 2014.

 

5. Gli altri Paesi ‘rifugio’: dalla Svizzera fino al Nicaragua…

 

Alvaro Lojacono

Alvaro Lojacono è un brigatista italiano con cittadinanza svizzera

Vive, invece, felice, in Svizzera un altro dei condannati per l’agguato di via Fani: si chiama Alvaro Lojacono, è stato un esponente delle Brigate rosse, nonché di una latitanza avventurosa. È passato dal Nord Africa e dal Sud America: alla fine ha trovato riparo nel Paese elvetico, acquisendone la cittadinanza con il nome di Alvaro Baragiola e non è dunque estradabile. Un altro membro di spicco delle Br, Leonardo Bertulazzi, latitante da 22 anni e fuggito in Argentina: ha scontato otto mesi di carcere e oggi lì vive.

 

Alessio Casimirri

Alessio Casimirri, ex brigatista rosso

 

Si gode, invece, il Nicaragua Alessio Casimirri, ex brigatista rosso condannato in via definitiva per il sequestro Moro. Casimirri faceva parte del commando che il 16 marzo 1978 colpì in via Fani uccidendo gli uomini della scorta dell’ex presidente della Dc ed è stato condannato, sia pur in contumacia, a ben 6 (sei) ergastoli. Su di lui gravano i sospetti delle ‘trame occulte’ intorno al delitto Moroe tutte le commissioni parlamentari d’inchiesta sul caso Moro (compresa l’ultima) ne hanno chiesto, invano, l’estradizione perché potrebbe gettare ‘nuove luce’ sui misteri del rapimento, della detenzione e dell’omicidio del leader dc.

Achille Lollo

Achille Lollo – Potere Operaio

 

In Nicaragua ha trovato rifugio anche Manlio Grillo, ricercato per il rogo di Primavalle, in cui morirono i fratelli Mattei. Latitante anche il suo compagno di Potere Operaio, Achille Lollo, ma in Brasile, dove nel 1993 il Tribunale supremo federale ha rigettato la richiesta di estradizione dell’Italia. Per entrambi le condanne a 18 anni di reclusione per i fatti di Primavalle sono in prescrizione.

 

6. Anche i terroristi di destra hanno goduto di grandi protezioni

 

Delfo Zorzi

Delfo Zorzi

Tra i terroristi di estrema destra, il ruolo di principale di “primula nera” è toccato per anni a Delfo Zorzi: l’esponente di Ordine Nuovo è stato condannato in primo grado all’ergastolo per la strage di piazza Fontana. Fu assolto in appello e poi in via definitiva: dal 2010 non è più latitante. Vive in Giappone dagli anni ’70, non è mai stato possibile estradarlo perché divenne cittadino giapponese nel 1989, dopo aver sposato una donna nipponica: ha cambiato nome e adesso si chiama Roi Hagen. Vive a Tokyo e oggi è un importante imprenditore nel settore dell’import/export.

 

Vittorio Spadavecchia

Vittorio Spadavecchia, ormai residente a Londra

 

Si trova a Londra dagli anni ’80, infine, Vittorio Spadavecchia, ex esponente dei Nar (Nuclei armati rivoluzionari): fuggì in Gran Bretagna due mesi dopo aver assaltato a Roma la sede dell’Organizzazione per la liberazione della Palestina, presidente Arafat. Condannato a 15 anni di reclusione nel 1989 per una serie di reati – compreso l’attentato per finalità terroristiche – per lui i giudici inglesi hanno rigettato le richieste di estradizione da parte dell’Italia.

In Gran Bretagna Spadavecchia è manager di un club di rugby ed azionista di una società: la Kencroft Properties Limited, di cui è titolare anche un altro ex aderente ai Nar rifugiato a Londra, Stefano Tiraboschi. Il nome di Spadavecchiaè finito di recente nelle carte della procura di Roma: nel 2012, infatti, Massimo Carminati si è recato proprio a Londra a trovare il vecchio camerata.

 

Latitanti in fuga rossi e neri

Terroristi latitanti rossi e neri

Come si vede, molti nomi – tristemente – ‘famosi’ e molti nomi, ormai, finiti nell’oblio, vivono all’estero, liberi e, forse, ‘felici’.

Alcuni non sono più estradabili o i loro reati sono finiti prescritti o, addirittura, sono stati persino assolti. Peccato. Le loro storie e ‘verità’ (finte o pseudo che siano) potrebbero fare luce su molti misteri irrisolti della storia italiana. Ma questa è un’utopia. Restituire dignità e onore alle loro vittime, chiedendone l’estradizione in Italia e facendo scontare loro le pene che loro spettano, invece (per chi è ancora possibile, ovviamente), sarebbe un piccolo, ma importante, modo per lenire il dolore di tante famiglie di innocenti italiani le cui vite sono state spezzate per il furore di un’ideologia sanguinaria o per perseguire trame occulte.

 


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NB: Questo articolo è stato pubblicato il 14 gennaio sul sito di notizie spraynews.it