Elezioni in Sardegna. Vince il centrodestra, bene il centrosinistra, tonfo colossale M5S

Elezioni in Sardegna. Vince il centrodestra, bene il centrosinistra, tonfo colossale M5S

25 Febbraio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Elezioni in Sardegna, scrutinio a rilento tutto il giorno. La vittoria del centrodestra è certa, ma il neo-governatore Solinas non sfonda. Bene Zedda (centrosinistra). Pesantissimo il tonfo dell’M5S

 

elezioni sardegna antagonisti diretti

I due antagonisti principali, Solinas e Zedda

 

Vittoria del centrodestra, ma con un candidato debole (Solinas) che vince ma non convince. Buona affermazione del centrosinistra, con un candidato molto forte (Zedda). Debacle preoccupante per i 5Stelle con un candidato debolissimo (Desogus). Con uno scrutinio reale dei voti che è uno stillicidio, si delinea il quadro definitivo dei risultati delle elezioni regionali svoltesi ieri in Sardegna

È iniziato alle 7, ma procede a rilento e potrebbe andare avanti fino a stasera (per una serie complessa di ragioni che vedremo più avanti) lo spoglio delle schede elettorali in Sardegna per le elezioni regionali. Sono state scrutinate 1558 sezioni, poco più di due terzi del totale, che è di 1.840, alle ore 20.00 di oggi. Il candidato del centrodestraChristian Solinas, sarà, dunque, il nuovo governatore della Sardegna. Solinas è in netto vantaggio con il 47,8% dei voti su Massimo Zedda (centrosinistra) che si ferma al 33,0% e su Francesco Desogus (M5S) che ha raccolto solo l’11,1%. 

Seguono, lontanissimi, tutti gli altri candidati: Paolo Maninchedda (Partito dei Sardi) con il 3,3%, Mauro Pili (Sardi Liberi) con il 2,2%, Andrea Murgia (Autodeterminazione) con l’1,8% e Vindice Lecis (Sinistra Sarda) con lo 0,6%. Nessuno di loro entrerà in consiglio regionale perché la soglia di sbarramento per i candidati presidenti è fissato al 10% e per le liste autonome al 5%.

Gli exit poll vedono un ‘testa a testa’ Solinas-Zedda che, però, non c’era...

 

Sardegna elezioni

Grande affluenza per le votazioni regionali in Sardegna

 

Certo è che lo scrutinio dei voti ‘reali’ sta smentendo le previsioni degli exit poll forniti ieri notte dalla Rai, exit poll che davano un testa a testa tra i due principali candidati. Insomma, la vittoria di Solinas, seppure un po’ sofferta, è ormai certa. Infatti, pur con uno spoglio che procede lentissimo, ma che vede scrutinati oltre la metà dei seggi (un risultato che ormai è molto rappresentativo), Solinas guida la corsa con 14 punti di vantaggio su Zedda e di circa 37 su Desogus.

Eppure, la Rai aveva diffuso, domenica notte, dopo le 22, gli exit poll forniti dalla società Opinio di Antonio Noto che vedevano Solinas in una forbice tra il 36,5% e il 40,5% e l’ex sindaco di Cagliari molto vicino, tra il 35% e il 39%. Ma avrebbe dovuto far riflettere tutti, piuttosto, il dato sul complesso delle liste che era assai diverso (il centrodestra al 43%-47% e il centrosinistra al 27-31%).

 

Il crollo ‘verticale’ nei consensi per i 5Stelle

 

Francesco Desogus

Francesco Desogus

 

Il solo dato ‘in linea’ tra exit poll e voti reali è quello dell’M5S. Per Noto il Movimento è finito ben sotto la soglia, già catastrofica, del 20% (la forbice degli exit poll diceva tra il 14,5% e il 18,5%) con Desogus tra il 13,5% e il 17,5%. Secondo i dati reali, però, le cose vanno molto peggio. Desogus è all’11,1% e la lista pentastellata crolla al 9,6%. Una vera debacle se si pensa che, solo un anno fa, l’M5S aveva ottenuto, nell’isola, il 42, 5% dei voti e aveva vinto tutti i collegi uninominali sardi.

Desogus, che oggi è andato a lavorare (fa il bibliotecario) parla di “una partita già persa in partenza” ma il risultato fa male, crea molti malumori e così, nei 5Stelle, è già partita la notte dei lunghi coltelli. Luigi Di Maio parla, però, di un M5S “vivo e vegeto” salutando l’ingresso del Movimento in Consiglio regionale che, cinque anni fa, aveva evitato di presentarsi, in regione, ma da Di Maio si attende una ‘rivoluzione’ nel Movimento (e, cioè, a una sua ‘ristrutturazione’ per dargli una forma più simile a quella di un partito vero) che arriverà a giorni e procurerà non poche polemiche interne.

 

Le prime, parziali, indicazioni sui voti alle singole liste

 

psd az

Psd’Az (Partito sardo d’azione)

 

Parziale anche il dato sulle singole liste, ma già indicativo. Il Pd, con il 13,5%, è ormai certo di risultare come il primo partito, e quindi il gruppo più consistente in Consiglio regionale, seguito dalla Lega (11,5%), che nell’isola non sfonda, nonostante la campagna a tappeto condotta da Salvini, che ha trascorso l’ultima intera settimana di campagna elettorale in regione, e dal Partito sardo d’Azione, di cui Solinas è segretario, che sta al 10,0%, in un vero testa a testa con l’M5S (9.6%), che finisce, dunque, la sua gara, come quarto partito, dietro anche il Psd’az. Invece, un po’ più indietro ci sarebbe Forza Italia (8,1%) e, poi, via via, tutti gli altri. Ma qui emergono alcune significative affermazioni di diverse liste liste dentro la coalizione di centrodestra (Fratelli d’Italia al 4,6%, Riformatori sardi al 5,1%, Udc al 4,0%, Sardegna Eventi 20 Tunis al 3,9%, quindi chi sopra e chi sotto la soglia di sbarramento) mentre le altre liste interne alla coalizione di centrosinistra (Campo progressista al 3,3%, LeU al 4,1%, etc.) non entreranno in Consiglio a causa dello sbarramento. 

Ma questi dati si potrebbero evolvere significativamente con le prossime ondate di sezioni scrutinate fino al totale finale. Ha poco senso, dunque, sia trarre eccessive indicazioni dal voto alle singole liste sia fornire cifre assolute sul voto ai candidati e alle liste, ad ora ancora tutti parziali.

I tre motivi di uno spoglio che va troppo a rilento

 

regionali per sardegna

Elezioni regionali in Sardegna. Solinas (centrodestra) avanti su Zedda (centrosinistra) in recupero. M5S (Desogus) indietro

 

Ma perché lo spoglio delle schede è andato così a rilento? I motivi sono tre: dati aggregati, voto disgiunto e preferenze. Innanzitutto, lo spoglio è lunghissimo perché la Regione Sardegna ha deciso che i risultati dei vari Comuni vengono comunicati solo in forma aggregata: i Comuni con massimo 10 sezioni forniscono il dato solo una volta concluse le operazioni (100%), quelli tra 11 e 30 sezioni quando viene raggiunto il 50% i centri maggiori quando si arriva al 25%.

A questo si aggiunge la necessità di scrutinare ogni scheda contestualmente sia per i voti per il presidente che per i voti di lista, procedura lunga e complicata dal fatto che la legge elettorale sarda prevede il voto disgiunto (si può votare, cioè, per un candidato presidente e una lista che non lo sostiene) e le preferenze, con ‘controllo’ di genere: se la seconda preferenza è data a un candidato dello stesso sesso del primo, viene annullata la seconda e non la prima.

 

Il dato dell’affluenza e il confronto con le precedenti elezioni (Politiche, Regionali, Europee)

 

Solinas al voto

Solinas al voto

 

Per quanto riguarda l’affluenza complessiva alle urne è stata del 53,75% (790.347 votanti sui 1.470.401 aventi diritto), superiore quindi dell’1,4% rispetto alle precedenti consultazioni regionali. L’affluenza più altaè stata registrata a Cagliari, città amministrata da Zedda per dieci anni: è stata del 58,93%, 6% in più rispetto alle regionali 2014. A Sassari ha votato, invece, il 55,38% degli aventi diritto, 60.126 elettori, a Nuoro il 47,92%, 15.001 elettori, ad Oristano il 57,01%, 15.946 elettori.

Per quanto riguarda i raffronti con le precedenti elezioni, alle Politiche del 4 marzo 2018 (dato della Camera), il M5S aveva ottenuto il 42,5%, la Lega il 10,8% mentre FI e Pd erano appaiati al 14,8%, con Fratelli d’Italia al 4,0%. Cinque anni fa, alle Regionali del 2014, era un mondo assai diverso: non erano presenti né la Lega, che ancora non si era espansa al centro-sud, né l’M5S (Beppe Grillo non aveva concesso ai pentastellati sardi l’uso del simbolo). Il Pd allora era al 22%, Forza Italia al 18,5%, FdI al 2,82%.Ancora diverso il risultato delle elezioni europee del 2014: l’M5S risultò il secondo partito, con il 30,5%, mentre nell’anno del 40% del Pd di Matteo Renzi, il Pd toccò, in Sardegna, il 38,7%. Forza Italia arrivò al 16,4%, la Lega non andò oltre l’1,4%, Fratelli d’Italia si fermò al 3,4%.

 

Le prime reazioni politiche degli esponenti del governo e dell’opposizione

 

elezioni sardegna centrodestra

Il centrodestra riunito per le elezioni in Sardegna

 

In merito alle reazioni politiche, basti citarne le principali. Il premier Conte assicura che “non ci saranno conseguenze per il governo” e chiede di “non enfatizzare il ruolo di elezioni regionali”. Anche per Di Maio il voto in Sardegna non scalfirà la tenuta del governo: “Non vedo nessun problema. Ovviamente i dati ufficiali non ci sono ancora: ma noi siamo ‘positivi’ (sic)”. Il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, assicura che l’M5S  “è forte sul piano nazionale”.

Ironico il commento di Matteo Salvini e rivolto solo alla sfida con il Pd: “Dalle politiche a oggi se c’è una cosa certa è che su sei consultazioni elettorali, la Lega vince 6 a zero sul Pd. Anche in Sardegna, dopo il Friuli, il Molise, Trento, Bolzano e l’Abruzzo, i cittadini hanno scelto di far governare la Lega. E come in Abruzzo anche in Sardegna è la prima volta che ci presentiamo alle Regionali”.

“Cade il mito dell’autosufficienza della Lega: il centrodestra è competitivo solo se unito e plurale. #unitisivince”twitta, invece, polemica con Salvini, la vicepresidente della Camera, l’azzurra Mara Carfagna. Molti elogi a Massimo Zedda arrivano, ovviamente, dai candidati alla segreteria del Pd, da Maurizio Martina (“Ha fatto un grandissimo lavoro, ha grandi qualità”) a Roberto Giachetti (“C’è vita a sinistra, il candidato forte fa la differenza”).

salvatore cicu

Salvatore Cicu

 

Invece, dal quartier generale di Zedda come di Solinas non arrivano, a pomeriggio inoltrato, ancora nessun commento. Commenti che arrivano, però, finalmente, in tarda serata. Per Solinas “ha vinto la Sardegna e il nostro progetto”, dice, rimarcando l’ormai evidente distacco con Zedda. Mentre l’ex sindaco di Cagliari, giustamente fiero del suo risultato, parla di “ottima affermazione: oggi siamo arrivati secondi, domani arriveremo primi”, sottolineando il forte distacco tra lui e Desogus. 

In ogni caso, nel quartier generale del centrodestra regnava, comunque, e da ore, l’ottimismo. “Credo che il divario non sarà quello indicato dagli exit poll, Solinas sarà più avanti di quanto previsto”, prevede l’eurodeputato di Forza Italia, il sardo Salvatore Cicu. “Dalla Sardegna parte un doppio segnale – spiega Cicu–il primo che non si può pensare di fare a meno di Forza Italia e degli altri alleati. Il secondo è che vince chi vive i problemi del territorio, l’M5S ne è completamente distante”.

Sempre il candidato pentastellato, Desogus, commenta invece così, tra il triste il depresso: “Sapevo sin dall’inizio che sarebbe stata difficile… mi stava bene anche un secondo posto. Però l’importante era fare un buon risultato ed entrare in Consiglio regionale. L’unico rammarico che ho è che io non sono un animale politico”. No, in effetti non lo è.

Alcune lezioni utili ai partiti nazionali in arrivo dal voto sardo

 

regionali 2019 sette candidati

I 7 candidati alle regionali sarde

 

Una cosa è certa. Il centrodestra, quando è unito, vince. Lo ha dimostrato l’anno scorso, alle Regionali in Molise candidando l’azzurro Donato Toma, e in Friuli, dove ha vinto il leghista Massimiliano Fedriga, elezioni che si sono tenute durante i lunghi mesi della crisi di governo. Lo ha dimostrato nelle province di Trento e Bolzano (dove, tra l’altro, la Lega ha inaugurato un’alleanza con l’Svp, che per decenni era stata fedele alleata del centrosinistra), ma lo aveva già dimostrato in Sicilia, dove si era candidato, e ha vinto, l’ex esponente di An e capofila di una lista locale (Sicilia bellissima) Nello Musumeci, battendo i 5Stelle – allora fortissimi – alle regionali che si tennero nel 2017. Solo in Lazio, alle elezioni regionali che si sono tenute lo stesso giorno delle Politiche, hanno segnato la vittoria bis di Nicola Zingaretti, il centrodestra ha perso, ma era molto litigioso e la candidatura del sindaco di Amatrice, Sergio Pirozzi, tenne lontano dal podio Stefano Parisi, peraltro ‘milanese’ e scelto dall’alto, da Berlusconi in persona. Un centrodestra unito, quindi, anche con candidati di diversa provenienza (Musumeci Solinas figli di esperienze locali, Toma Fedriga di partito), è sempre competitivo e vincente sia sui 5Stelle sia sul centrosinistra, in lenta ripresa.

 

Pd_logo

Il simbolo del Pd

 

Il centrosinistra, però, che in Sicilia, Molise e Friuli non era nemmeno entrato in partita, ha dimostrato – scegliendo candidati fortemente radicati nei territori come Legnini (Abruzzo) e Zedda (Sardegna) – di poter tornare in gioco, piazzandosi, in entrambi i casi, come buon secondo. Un modello, quello dei candidati ‘civici’ che verrà perseguito anche in Basilicata, dove si vota il prossimo 24 marzo e il centrosinistra si presenterà unito, e in Piemonte, dove si vota il giorno delle Europee (26 maggio): lì si ricandiderà il governatore uscente, il dem, Sergio Chiamparino ma probabilmente con molte liste civiche al suo fianco, tra cui ci saranno anche varie liste ‘Sì Tav’. Solo che, alle prossime elezioni europee, non sarà possibile avere liste ‘civiche’ al proprio fianco, quindi la sola ricetta possibile, per il Pd, è aprire a 360 gradi le proprie liste, come già propongono sia Zingaretti che Martina, per dare vita a un ‘listone’ che vada, possibilmente, da Calenda a Pisapia

 

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I simboli elettorali di Lega e M5S ‘in combo’

 

Per i 5Stelle, infine, la crisi di consensi – sia nei sondaggi che nelle elezioni ‘vere’ – sta assumendo contorni drammatici: solo in Molise l’M5S ha avuto una ottima affermazione (44,8%), già in Abruzzo ha dimezzato i propri consensi (19,7%) e in tutte le altre sfide è andato molto male (7,1% in Friuli) fino al clamoroso tonfo della Sardegna (9,7%). Per il Movimento di Di Maio, anche se si vorrà, come deve, strutturarsi di più a livello di partito e  aprirsi alle liste locali sui territori, la strada è tutta in salita: le Europee potrebbero rappresentare la fine di un sogno, quello di un M5S sopra il 30%. 

 


NB: Questo articolo è stato pubblicato il 25 febbraio 2019 sul sito di notizie spraynews.it in forma più succinta.