“Tutto è bene quel che finisce bene”. Salvini e Di Maio fanno la pace, ma vince Salvini

“Tutto è bene quel che finisce bene”. Salvini e Di Maio fanno la pace, ma vince Salvini

7 Giugno 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Il governo non cade, ma i problemi restano sul tappeto

 

La triade riappacificata, Di Maio Conte e Salvini

La triade riappacificata, Di Maio Conte e Salvini, Ora andiamo avanti

 

Un’ora di riunione congiunta, quella tra Di Maio e Salvini, un confronto ritenuto da entrambi “positivo e cordiale”, poi la frase che tutti si aspettano (“Ora andiamo avanti”), infine le priorità del ‘nuovo’ governo, una specie di Conte bis de facto, peccato solo sia tutto sbilanciato dal lato Lega. “E’ prioritario il taglio delle tasse”, dice la nota congiunta dei due vicepremier, e anche che “Va bene il confronto con l’Europa, ma la priorità restano gli interessi degli italiani”.

Insomma, per i due vicepremier è prioritario l’abbassare le tasse per “il rilancio del Paese”. “Servono misure straordinarie e nessun aumento delle tasse – continua il cinguettio tra i due vicepremier – per lo sviluppo dell’economia. I maggiori incassi dell’Irpef e dell’Iva quasi dell′8% e la diminuzione della disoccupazione rispetto al 2018 nei primi quattro mesi di quest’anno ci dicono che siamo sulla buona strada”.

 

Dopo Conte e Di Maio, presto anche Salvini andrà al Colle

 

Torrino_Quirinale

Una veduta del Torrino del Quirinale

 

Il che vuol dire, però, che i pentastellati cedono su tutta la linea: altro che Piave, sembra la rotta della Beresina per l’esercito napoleonico, ora manca solo che dicano sì anche a Autonomie e Tav…. Ma insomma, ‘tutto è bene quel che finisce bene’, come dicevano le fiabe e, anche, le nonne. Infine, dopo che, al Colle, è salito prima Conte (quando la crisi di governo sembrava stesse per precipitare), poi Di Maio (per rassicurare Mattarella che “noi andremo avanti con il governo”), presto, forse oggi stesso, al Quirinale andrà anche Salvini. Di certo ‘non’ per aprire la crisi di governo, ma – appunto – per comunicare al Capo dello Stato che con “l’amico ritrovato” (Di Maio) ora fila d’amore e d’accordo.  Al massimo, si farà un bel rimpasto – dopo un cdm che, ormai, latita da circa un mese, e in cui, all’inizio della prossima settimana, andrà approvato il decreto Sicurezza bis perché, anche in questo caso, ‘vuolsi così colà dove si puote’, cioè a casa di Salvini – ed ecco che ‘passa la paura’.

Un bel rimpasto, forse un Conte bis, e ‘passa la paura’…

 

Sergio_Mattarella

Il “padrone di casa” del Quirinale, Sergio Mattarella

 

Via Grillo (Salute), Toninelli (Infrastrutture) e Costa (Ambiente), mentre la Trenta (Difesa) prova a resistere, e dentro un paio di ministri targati Carroccio (non tutti, però, altrimenti la maggioranza, dentro il cdm, diventa a maggioranza “leghista”…) – senza contare la casella degli Affari europei, che era in mano a Savona e il cui interim ha in mano, oggi, Conte – e un paio di ministri targati 5Stelle, ma ‘nuovi’, per rilanciare anche loro e, con loro, l’azione di Conte e del suo governo.

Certo, forse Mattarella imporrà la nascita di un vero e proprio ‘Conte bis’, con tanto di richiesta formale di verificare, nelle due Camere, che la maggioranza gialloverde è ancora solida, ma a quel punto diventa un ‘gioco da ragazzi’. Come direbbe Bartali-Salvini, “gambe in spalla e pedalare”.

Ma ora resta da scrivere la manovra economica

 

il governo Conte acquista, come in un videogame, nuove ‘vite’ e nuova ‘vita’

Il governo Conte acquista, come in un videogame, nuove ‘vite’ e nuova ‘vita’

 

E così, il governo Conte acquista, come in un videogame, nuove ‘vite’ e nuova ‘vita’. La navigazione che lo attende sarà, se non tranquilla, quantomeno certa e l’orizzonte temporale – dato che non si aprirà nessuna crisi di governo, a giugno – si allunga all’intero 2019. Prima del 2020, zero urne.

Infatti, a partire da settembre, scongiurato una volta per tutte il rischio di urne anticipate, il governo dovrà, seriamente, mettere mano alla manovra. Poi, il 27 settembre, la nota di variazione al Def (la cui ‘prima versione’ deve arrivare alle Camere il 30 giugno), va presentata in Parlamento, la Legge di Stabilità va spedita a Bruxelles entro, e non oltre, il 15 ottobre, ed entro la stessa data, in Parlamento, inizia la sessione di bilancio. Il che vuol dire che, di fatto, le Camere fermano tutti i lavori e i provvedimenti in cantiere per potersi dedicare solo ed esclusivamente alla cara, vecchia, legge Finanziaria (così si chiamava, una volta) e ne hanno, da fare, fino al 31 dicembre, quando va approvata in via tassativa, pena lo scattare dell’esercizio provvisorio dei conti pubblici dello Stato.

Insomma, tempo per fare altro proprio non ce n’è e tempo per andare a votare neppure, se ne riparla, forse, nel 2020. Non darà facile, anche perché l’Europa ci chiede, già ora, in sovrannumero una ‘manovra correttiva’ causa aumento esponenziale del rapporto debito/Pil e di quello deficit/Pil, ma se questa non sarà concessa (“Mai!” è la risposta all’unisono di Salvini e Di Maio), quella – la manovra economica – rischia di essere monstre e sarà assai difficile scriverla senza “mettere le mani nelle tasche degli italiani”, come vuole il refrain, cioè senza mettere nuove tasse o più Iva. Vedremo a settembre, è la risposta di leghisti e pentastellati, ebbri di gioia per lo scampato pericolo.

 

Un indizio rivelatore: Garavaglia va dalla Chirico…

 

E pace fù

E pace fu

 

Ma dato che sono sempre gli indizi che fanno la storia, ecco che, dopo l’incontro tra Salvini e Di Maio, e la felicità gioiosa per la pace fatta e (quasi) siglata con cui Conte prorompe dal lontano Vietnam, arriva il terzo indizio. Quello che, come diceva Agatha Cristhie, “fa una prova”.

 

massimo garavaglia

Massimo Garavaglia, indagato

 

Il viceministro all’Economia, Massimo Garavaglia – indagato (è la notizia del giorno) per danno erariale dalla magistratura contabile di Milano, a causa di attività commesse  mentre era assessore regionale in Lombardia, ovviamente in quota Lega – si presenta regolarmente, pur se con un piccolo ritardo, all’iniziativa “Quale futuro per le industrie farmaceutiche” organizzata, all’Ara pacis di Roma, dall’associazione garantista “Fino a prova contraria”, fondata dalla giornalista Annalisa Chirico, ritenuta molto vicina a Salvini e alla Lega. E allora capisci che non solo il governo Conte non cadrà, ma anche che le cose stanno cambiando, e velocemente, sullo scenario e lo scacchiere politico.

 

annalisa chirico

Annalisa Chirico

 

Infatti, Garavaglia – in ritardo di una mezz’ora, ma solo perché, almeno così dice lui, “non riuscivo a trovare l’ingresso” del complesso monumentale tra i più belli di Roma (in realtà, era molto preso al ministero per mettere a punto la risposta del governo alla lettera della Ue che chiede all’Italia una manovra correttiva sui conti pubblici) dice una frase che, pronunciata da un leghista, oltre che da un fedelissimo di Salvini, lascia l’uditorio di stucco: “Se un migrante che arriva su un barcone ha bisogno di essere operato a cuore aperto, e il sistema sanitario nazionale lo fa, perché lo sa fare, io sono orgoglioso perché il nostro sistema sanitario è un’eccellenza italiana di cui andare fieri”.

 

Todo cambia. Giorgetti alla Ue con il ‘favor’ di Di Maio?

 

Giancarlo_Giorgetti_Lega

Il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti (Lega)

 

Insomma, todo cambia, come cantava Mercedes Sosa. Nella maggioranza è scoppiata la pace, tra i due ‘gemelli diversi’, Salvini e Di Maio, il governo Conte si appresta a preparare la prossima manovra economica, il rischio di elezioni anticipate a settembre, dopo relativa crisi di governo, scompare all’orizzonte come un temporale d’agosto, Garavaglia, nonostante la tegola giudiziaria che gli è piovuta addosso, può sedersi tranquillamente in un convegno ‘di settore’ per mettersi a discettare di sanità. E se c’è già chi scommette che i 5Stelle non chiederanno, a Garavaglia, alcun ‘passo indietro’, dopo aver preteso le dimissioni del sottosegretario Siri e del viceministro Rixi, la vera ‘notizia’ che, sottaciuta dai più, è filtrata dai Palazzi della Politica, è che sarebbe stato proprio Di Maio, su indicazione e ‘paterno consiglio’ del Capo dello Stato, Sergio Mattarella, che lo ha ricevuto al Colle, l’altro ieri, a far uscire una nota ‘generica’ e ‘anonima’ a 5Stelle per ‘sponsorizzare’ il nome di Giancarlo Giorgetti come miglior candidato dell’Italia a un posto da commissario Ue.

 

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Il premier Giuseppe Conte

 

Certo, si potrebbe dire promoveatur ut amoveatur, in merito ai pentastellati (i quali, pur poco avvezzi al latino, hanno però, e presto, imparato le sottigliezze del Potere), dato che l’attuale sottosegretario alla Presidenza del Consiglio – Giorgetti, appunto – è ritenuto il principale ‘nemico’ interno del governo e dello stesso premier Conte, oltre che il principale ‘suggeritore’ che ha in casa Salvini e che gli consiglia, da mesi, di rompere l’alleanza di governo e precipitare il Paese a urne anticipate.

I due – Salvini e Giorgetti – si sono visti e parlati, prima che il leader leghista partisse per il suo ennesimo tour de force elettorale. Forse, Giorgetti ha smesso di consigliarli di andare a votare e inizia ad accarezzare il sogno di un posto da commissario Ue (quasi certa una casella ‘economica’).

 

Una rappresentazione modernizzata di Guerra e Pace di Tolstoj

Una rappresentazione modernizzata di Guerra e Pace di Tolstoj

Un modo per togliersi d’impaccio, per aumentare il suo ruolo e, anche, per non sedere più in un governo, quello Conte, che – uno o bis che diventi – a questo punto avrà se non ‘lunga’, una discreta vita davanti. D’altra parte, se non puoi sconfiggere il tuo nemico, insegnava – in Guerra e Pace di Tolstoj – il generale russo Kutuzov, molto meglio aggirarlo per sfiancarlo meglio e, solo dopo, distruggerlo. Giorgetti-Kutuzov ha scelto che era meglio ‘fare così’ per sfiancare, per sempre, l’M5S.

 


 

NB. Questo articolo è stato pubblicato per il sito di notizie Tiscali.it il 6 giugno 2019