“Cani perduti senza collare”. Salvini fa paura, ma il deputato medio non vuole andare a casa

“Cani perduti senza collare”. Salvini fa paura, ma il deputato medio non vuole andare a casa

22 Giugno 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Camera dei Deputati, venerdì pomeriggio, interno giorno, Transatlantico di Montecitorio e soprattutto galleria fumatori del medesimo, dove sui comodi e larghi divanetti ci si siede – a volte, in realtà, ci si ‘svacca’ – si fuma, si parla, si riflette e, di questi tempi, ci si lamenta assai.

Matteo Salvini in sala stampa a Montecitorio

Matteo Salvini in sala stampa a Montecitorio

 

Una Camera depressa vota la fiducia al Decreto crescita

 

Il Decreto Crescita

Il Decreto Crescita

 

Intanto, in Aula, voti su voti – ‘chiama’ sulla fiducia, voti sugli ordini del giorno fino a sera inoltrata, voto finale – si susseguono. In scena c’è il Decreto crescita. Passerà senza problemi, anche se con i numeri più bassi, nella maggioranza, dalla nascita del governo Conte: 270 sì, su una maggioranza teorica di 345 (219 M5S + 125 Lega) voti per la maggioranza di governo, solo 33 voti contrari e 49 astenuti, sul voto di fiducia (ora, il decreto Crescita, è atteso al Senato), ma non è questo il punto.

Si sapeva che il Decreto Crescita sarebbe passato, anche perché è venerdì, il deputato scalpita, assai angosciato: non vede l’ora di tornare a casa, dai suoi affetti che, durante la settimana (vabbé, diciamo tra martedì e giovedì, nota: questa XVIII legislatura lavora poco, pochissimo), trascura e quindi voto di fiducia, ordini del giorno e ‘via’, scatta la corsa al trolley nel guardaroba. Alle ocho de la tarde, scatta il fatidico ‘tutti a casa’ e, insomma, “ciao, caro, ci si vede settimana prossima”…

 

La situazione politico-internazionale ‘preoccupa’ tutti…

 

Commissione_Ue_logo

Il logo della Commissione europea

 

Ma il deputato medio, quello che vive del suo ‘particulare’, avrebbe detto Francesco Guicciardini, ‘politologo’ di inizio Cinquecento (traduzione: per molti di loro, 12 mila euro lordi al mese, ma quando ricapita, di prenderli?) è preoccupato, angosciato, assolato da mille dubbi e paure sul proprio futuro. Tanti, troppi, i problemi che si affastellano sul tavolo. La commissione Ue vuole aprire una procedura di infrazione contro l’Italia e lo farà. Il Consiglio europeo, a Bruxelles, per il nostro povero premier, Giuseppe Conte, si sta risolvendo in una via Crucis dolorosa con lui nella parte, se non di Gesù Cristo, quantomeno di San Sebastiano, infilzato dalle frecce che i leader europei gli infliggono. Venti di guerra spirano nel Golfo Persico, dove l’Iran e gli Usa ‘giocano’ alla ‘guerra calda’, altro che fredda.

 

Sergio_Mattarella

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

 

In sovrannumero, il Capo dello Stato fa ‘una strigliata’ (più che altro una vera e propria doccia fredda) al Csm che ‘lèvati’, con la magistratura italica ormai in pezzi. Solo dei barconi di migranti fermi a Lampedusa, ecco solo di quello, davvero, alla Camera, non frega nulla a nessuno.

Insomma, la situazione è quella che è, pessima. Il deputato medio è preoccupato, preoccupatissimo. Ma non, appunto, per le sorti ‘magnifiche e progressive’ dell’Umanità, per il “mondo grande e terribile” (copyright di Antonio Gramsci). No, più modestamente, il deputato teme per i suoi destini privati, personali, personalissimi. Passiamo, in rapida rassegna, alcuni di loro, naturalmente dietro preventiva garanzia del più rigoroso anonimato.

 

Il deputato/a medio è angosciato, ferito nel portafogli…

 

Louboutin scarpe

“Louboutin, le conosci? No? Peccato, sono bellissime. Ma dici che non devo farlo? Se si vota, dico”

 

Deputato uno (maschio, partito di governo, colore ‘giallo’): “Ma se Salvini rompe e ci porta a votare, io che di sicuro non vengo rieletto come me lo pago il mutuo?!”. Deputato due (femmina, partito di opposizione, colore ‘rosso’): “Mi volevo comprare delle scarpe, ma costano tanto, si chiamano Louboutinle conosci? No? Peccato, sono bellissime. Ma dici che non devo farlo? Se si vota, dico…”. Deputato tre (femmina, partito di opposizione, colore ‘azzurro’): “Se Salvini ci porta a votare siamo morti, morti. Anche se ci prende con sé. Hai voglia Silvio a mediare. Salvini ci ‘regala’ dieci seggi…”.

 

Salvini, in un giorno solo, prima apre la crisi, poi ritratta…

 

Salvini, in un giorno solo, prima apre la crisi, poi ritratta

Salvini, in un giorno solo, prima apre la crisi, poi ritratta

Come vive il deputato medio della Repubblica italiana, quella fondata sulla Costituzione e, dunque, anche sull’assenza di vincolo di mandato (art. 67 Costituzione), che impone, di fatto, al parlamentare di decidere del proprio voto in piena e assoluta libertà di coscienza (i pentastellati vorrebbero abolirlo, il vincolo di mandato, per impedire alle loro truppe di andarsene via ramenghe, ma questa è proprio un’altra storia)? Male, molto male. Salvini un giorno ‘apre’, di fatto, la crisi di governo (vedi alla voce: intervista al Corriere della Sera di ieri, “o si fa come dico io o si vota”, il concetto), poi – a metà pomeriggio – la richiude: “Ma no, scherzavo, va tutto bene, il governo dura”.

 

triangolo delle Bermude che è composto da palazzo Chigi – Quirinale – commissione Ue

Il triangolo delle Bermude  è composto da palazzo Chigi – Quirinale – commissione Ue

 

Ecco, vive in balia di Salvini e di decisioni che, in ogni caso, verranno prese altrove (nel triangolo delle Bermude che è composto da palazzo Chigi – Quirinale – commissione Ue), il deputato italiano – 630 anime perse, animule vagule et blandule, avrebbe detto il filosofo-imperatore Marco Aurelio nella versione di Marguerite Yourcenar o “chiens perdu sans collier” (“Cani perduti senza collare”) avrebbe scritto il romanziere cattolico e prete operaio Gilbert Cesbron – vive ore drammatiche, terribili, angoscianti. “Francamente, a me, se la commissione Ue apre la procedura d’infrazione non me ne frega un beato cazzo!” dice il deputato di colore ‘verde’, abituato, con l’Europa, a farci a pugni tutti i giorni, ma anche consapevole che “a me Matteo mi ricandida”.

 

Solo i leghisti mostrano il petto, gli altri sono tutti spaventati

 

Solo i leghisti mostrano il petto, gli altri sono tutti spaventati

Solo i leghisti mostrano il petto, gli altri sono tutti spaventati

Già, e va bene. I leghisti mettono il petto in fuori, si sentono tutti coraggiosi cavalieri medioevali, capitani di ventura pronti alla pugna. “E che je frega – sbotta il deputato romano di colore ‘rosa’quelli c’hanno tutti er culo ar caldo. Ma noi semo mortiii”. Ecco, in effetti, tra le fila dell’opposizionedemocrat, azzurra, dei partiti minori, per non parlare di quelle povere anime del Purgatorio che, oggi, vegetano nel gruppo Misto – che il panico, appena si parla di ‘rischio urne anticipate’, diventa rabbia, la rabbia diventa frustrazione, la frustrazione diventa pena (per i loro destini personali).

 

Le povere anime del Purgatorio che, oggi, vegetano nel gruppo Misto

Le povere anime del Purgatorio che, oggi, vegetano nel gruppo Misto

 

Ma anche tra le fila pentastellate le cose non vanno meglio. I grillini sono, oggettivamente, ‘troppi’, sovrastimati, rispetto ai risultati delle elezioni europee come pure rispetto a tutti gli attuali sondaggi, se parametrati alla mandria che è sbarcata alle elezioni politiche del 2018. Il Pd, poi..

 

Nel Pd, specie tra gli ex renziani, la paura fa Novanta…

 

Nel Pd, specie tra gli ex renziani, la paura fa Novanta

Nel Pd, specie tra gli ex renziani, la paura fa Novanta

 

Quadrate legioni di (Ex? Post? Neo?) parlamentari portati a Montecitorio come a palazzo Madama da Matteo Renzi, oggi devono fare i conti con un ‘quadro’ politico cambiato. In sella, al Nazareno, c’è Nicola Zingaretti. Su cento, circa, parlamentari renziani, se ne ricandiderà 10 è grasso che cola.

I renziani lo sanno e – tranne qualche big, assai sfrontato, e al netto dei, pochissimi, pasdaran del renzismo oggi rimasti – vivono ore di tormenti, dubbi, angosce esistenziali. “No, figurati, a me non mi ricandida” dice uno, assai sconsolato. “Guarda, ha messo Provenzano, uno che vuole ripristinare l’art. 18 e smantellare il Jobs Act al Welfare e Giorgis – che votò contro la riforma costituzionale di Renzi nel 2014 – alle Riforme, dentro la Segreteria. Il messaggio che ci ha mandato è inequivocabile: ‘la signoria Vostra è pregata di togliersi dai coglioni, al prossimo giro. Io lo so, non so gli altri”.

 

Tanto è grande, il disordine, sotto il cielo (citazione del comandante cinese Mao-Tse-Dong)

Tanto è grande, il disordine, sotto il cielo (citazione del comandante cinese Mao-Tse-Dong)

 

Tanto è grande, il disordine, sotto il cielo (copyright, stavolta, il comandante cinese Mao-Tse-Dong) che, in una riunione di “Base riformista”, la componente che raggruppa il grosso degli ex renziani, Antonello Giacomelli (toscano, una vita in politica, peraltro ex giornalista, un fiuto comprovato) avrebbe ‘aperto’ a una prospettiva politica del tutto inedita, per un (ex) renziano. Un bel ‘governo pro-Ue’, magari ‘anche’ guidato da Conte, che ‘salvi il Paese’ ed eviti la iattura massima, le elezioni.

 

Antonello_Giacomelli_Pd

Antonello Giacomelli, deputato del Pd

 

Giacomelli, interpellato, nega, smussa, argomenta: “Parlavo del futuro, del fatto che il Pd, persa la vocazione maggioritaria, non può pensare di andare da solo, perché non ha alleati. Quindi, o finiamo come il Pci, congelati per sempre a stare all’opposizione, oppure bisogna aprire un ragionamento, un dialogo, con tutti”. Anche con i 5Stelle? Sì, anche con loro”. Ecco, se un renziano abbandona la strategia “dei popcorn” di Renzi, quella del ‘stiamo alla finestra e godiamo come ricci mentre loro portano a sbattere l’intero Paese”, vuol dire che, per davvero, il mondo si è capovolto, è sottosopra.

 

Matteo Renzi - "se un renziano abbandona la strategia “dei popcorn” di Renzi"

Matteo Renzi – “se un renziano abbandona la strategia “dei popcorn” di Renzi”

 

E anche se fosse vero che Giacomelli ha detto ‘costì’, cioè come da noi riportato, e non ‘così’, come hanno scritto altri giornali e altri colleghi, resta il punto. Nel Pd, come dentro Forza Italia, a casa non ci vuole andare proprio nessuno. Sanno troppo bene che elezioni anticipate sarebbero come affrontare i panzer tedeschi (Salvini) con la cavalleria polacca (tutti gli altri). I pentastellati pure lo sanno, ergo gemono, si contorcono, e soprattutto sono pronti a concedere a Salvini proprio ‘tutto’. Ma, in caso contrario, sarebbero disposti – come dentro il Pd e dentro FI – ad appoggiare un ‘governo istituzionale’ o ‘governo del Presidente’ o ‘governo salva-Europa’. Tutto, pur di non andare a casa…

 

I parlamentari, angosciati, chiedono lumi ai giornalisti…

 

Minzolini e Verderami - photo credit EMColombo

Minzolini e Verderami – photo credit EMColombo

 

Inoltre, Salvini è una brutta bestia, da affrontare, e che i pentastellati vedono e vivono ‘complotti’ ovunque, la paura si diffonde. Fino al punto che sono i deputati che cercano i giornalisti, almeno quelli più esperti mentre, di solito, oggettivamente, dovrebbe succedere il contrario, dovrebbero, cioè, essere i cronisti a compulsare i politici. L’obiettivo è farsi dare brandelli di verità, spezzoni di retroscena, anticipazioni di interviste. Augusto Minzolini – storica firma della Stampa, oggi retroscenista de Il Giornale – e Francesco Verderami, cronista politico principe del Corriere della Sera, sono i più compulsati, ricercati, interrogati. Solo che i due – Minzolini e Verderami – la pensano all’opposto: il primo scommette sul fatto che il governo tiene e non si andrà presto alle urne, il secondo scommette sull’esatto contrario, e cioè sul fatto che il governo stia per cadere, con urne in vista.

Ecco, se neppure i due principali retroscenisti italiani vanno d’accordo, il deputato semplice – il famoso ‘peone’ – sbanda, suda (del resto, fuori dalla Camera, dove l’aria condizionata va a manetta, per fortuna, fa un caldo infernale, anticamera di un possibile Inferno), non sa che pesci pigliare.

 

Il dilemma resta e la soluzione, per ora, non è semplice

 

Umberto Del Basso De Caro

Umberto Del Basso De Caro

In teoria, la soluzione sarebbe semplice e a illustrarla al cronista ci pensa Umberto Del Basso De Caro, ex sottosegretario ai Trasporti, verve ed eleganza napoletana, una lunga esperienza politica e parlamentare, una lunga trafila nel Psi-Margherita-Pd: “Vedi, caro, questi, pur di non andare a casa, farebbero di tutto. I cinquestelle si ingoiano tutto quello che gli dice di fare Salvini e i leghisti, che pure loro c’hanno famiglia, si acconciano a far passare i provvedimenti cari ai 5Stelle. Andremo avanti così, tranquillamente. e, ti assicuro, per molti anni. Quando gli ricapita un’occasione così?”.

Giusto, vero. La ‘filosofia’ di Umberto Del Basso De Caro è saggezza antica e raffinata di chi ne ha viste molte passare, forse pure troppe. Ma se, invece, la situazione precipitasse per davvero e Salvini aprisse la crisi di governo e si andasse a urne anticipate? Addio mutuo, addio Louboutin, addio ‘monti sorgenti dall’acque’ e, soprattutto, addio vacanze, in famiglia e non. Bisognerebbe fare la campagna elettorale, peraltro sotto l’ombrellone – “con questo caldo, poi, una follia!” dice uno – e sperare che il proprio leader di riferimento ti ricandidi. In quel caso, lo stipendio da parlamentare se ne andrebbe, oltre che per pagarsi una nuova, faticosa, campagna di ‘santini’, volantini e cartelloni, anche in psicanalisti. Perché – come dice un altro deputato – “a mia moglie, poi, chi glielo dice?”.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 22 giugno 2019 sul sito di notizie Tiscali.it