“Sea Watch 3”. La ‘pirata’ Racketa diventa l’idolo della Sinistra, il Pd (come al solito) si divide

“Sea Watch 3”. La ‘pirata’ Racketa diventa l’idolo della Sinistra, il Pd (come al solito) si divide

30 Giugno 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Pubblico qui due articoli usciti sul Quotidiano Nazionale del 30 giugno 2019 e sul sito di notizie Tiscali.it il 29 giugno 2019. Argomento, il caso “Sea Watch 3”, il Pd e i migranti. 

 

La dura vita del parlamentare dem, tra esaltazione del ‘modello Racketa’ e prese di distanza all’interno del partito

 

Carola Rackete la capitana della Sea Watch 3

Carola Rackete la capitana della Sea Watch 3

 

E sali sulla nave, e scendi dalla nave. E dormi all’addiaccio e ti prendi gli insulti. E solidarizzi con Carola Rackete, nuova eroina della sinistra, ma in Parlamento voti per la linea Minniti – la quale ritiene i porti libici “porti sicuri” – contro la “linea Carola” (e, anche, “linea Gino Strada” o “linea Roberto Saviano”). I quali – a differenza di Minniti (e di Salvini) – giudicano la Libia un “non Stato” (vero, oggi, ma due anni fa non era così) e i suoi campi di detenzione dei “lager” (sempre stati così).

 

Laura Boldrini 

Foto Vincenzo Livieri – LaPresse – Laura Boldrini

 

La vita del parlamentare di sinistra, soprattutto se di fede democrat, è durissima, in questi giorni. Certo, se si è Nicola Fratoianni, leader di Sinistra Italiana, o Laura Boldrini, o persino Riccardo Magi (che è di +Europa, ma nell’animo è rimasto ‘radicale’) è tutto più facile: stati con Carola, lotti per lei, ti prendi gli insulti dei leghisti, social compresi, fai una battaglia di civiltà e se, poi, alle elezioni, prendi lo zero, virgola, poco importa: importava fare e dare ‘testimonianza’. Come il Papa o una Ong.

O come la Cgil che, per bocca del suo segretario generale, Maurizio Landini, sposa la linea Racketa, definendola una “attivista per i diritti umani” che sacrifica se stessa “proprio come fece Rosa Parks” (la giovane nera che diede vita alla protesta di massa degli afroamericani contro la segregazione razziale negli Usa degli anni Sessanta). Per non dire, ovviamente, della sinistra radicale (LeU, SI, Mdp, etc.) che, con il ‘caso Racketa’ sembra aver trovato nuova vita, linfa e motivo di stare al mondo. 

 

Migranti Sea Watch, l'appello del Papa: "Leader Ue mostrino solidarietà "

Migranti Sea Watch, l’appello del Papa: “Leader Ue mostrino solidarietà “

 

Ma se sei del Pd, e aspiri – prima o poi – a tornare al governo del Paese, ecco, tutto si fa complicato. Si fa presto a proclamare principi universali e di buon senso, come fa il segretario del Pd, Nicola Zingaretti (“un governo democratico dovrebbe tenere insieme i principi di umanità, sicurezza e legalità”). Il problema è riuscire, insieme, nello stesso, identico, take d’agenzia, a esprimere ‘vicinanza’ sia alla nuova eroina della Sinistra-Sinistra, la ‘pirata’ Carola, arrestata in flagranza di reato, che alla motovedetta della Guardia di Finanza speronata dalla ‘Capitana’ Carola medesima come se i finanzieri italiani fossero dei ‘pirati’ che vogliono abbordare la sua nave. Un vero ‘inferno’.

 

Matteo_Renzi_Pd

L’ex leader del Pd Matteo Renzi

 

Ecco, fare politica nel Pd formato 2019 è ‘un inferno’. I principi del diritto si intersecano e confondono con quelle della politique politicienne. Renzi, che ha sposato la linea Minniti (dura) sulla Libia, per contenere il più possibile i flussi migratori, ora fomenta il ‘fuoco amico’ dei Giovani Turchi di Matteo Orfini contro Minniti stesso perché Minniti, oggi, nei giochi interni al Pd appoggia Zingaretti, il quale ha sposato la linea (dura, ma gentile, essendo lui Zingaretti) di Minniti, appunto.

 

Zingaretti_Pd_simbolo

Momento difficile per il PD di Zingaretti

 

Delrio, che con Minniti litigava un giorno sì e l’altro pure, da ministro dei Trasporti contro il ministro dell’Interno, sul tema dei migranti, sale e dorme sulla “Sea Watch 3” in compagnia del ‘rebelde’ Nicola Fratoianni, che con la sua Sinistra italiana finanzia un’altra nave Ong, Mediterranea, ma in Parlamento, quando si tratta di votare le mozioni che rifinanziano le missioni italiane in Libia, Delrio fa ‘sposare’ al gruppo la linea Minniti a costo di perdere diversi voti di parlamentari dem che finiscono per votare contro la mozione del loro partito e a favore di quella di opposta di LeU e Mdp.

Tra questi voti in dissenso c’è, appunto, Matteo Orfini, che era dalemiano, poi è stato renziano, ma oggi è solo orfiniano, e che, con tutti i suoi, vota contro la risoluzione del Pd sulla Libia perché, appunto, questa sposa la linea Minniti, contro il quale Minniti, va detto, Orfini si è sempre scagliato.

 

Enzo Amendola, nuovo responsabile Esteri

Enzo Amendola, nuovo responsabile Esteri

 

E così, martedì prossimo, alla Camera, il povero Enzo Amendola, nuovo responsabile Esteri della Segreteria, ci dovrà mettere del bello e del buono per trovare un filo rosso comune, dentro il suo partito a partire dai gruppi parlamentari dem, e per impedire che i giornali titolino “Migranti, il Pd si spacca”. Si replica, peraltro, mercoledì, il giorno dopo, al Senato, dove le mozioni di rifinanziamento della missione italiana in Libia devono ancora arrivare e dove i ‘soliti’ renziani (più gli orfiniani, ca va sans dire), pure lì, vogliono votare contro la mozione del loro stesso partito e fare un torto al Pd di Zingaretti, a costo di apparire come la longa manus del senatore Renzi che, intanto, se la ride. 

Un guazzabuglio, insomma. E così, un deputato dem, area Zingaretti, sbotta: “E’ stato un grave errore salire su quella nave. La gente, purtroppo, odia i profughi e Salvini cresce nei consensi”.

 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2019 a pagina 5 del Quotidiano Nazionale.

 


 

Sea Watch 3 e caso Libia. Il Pd, tanto per cambiare, si spacca. Stavolta tra “linea Minniti” e “linea Orfini”…

 

Migranti sulla Sea Watch

Migranti sulla Sea Watch

 

Anche se il caso della nave “Sea Watch 3” domina l’attenzione dell’opinione pubblica italiana e, anche, internazionale (se ne è parlato persino in seno al G8 in corso ad Osaka…), la questione dei migranti e, anche, della situazione di aperta crisi politica in corso, da mesi, in Libia, è riuscita a spaccare, tanto per cambiare, il Pd e la sinistra. Stavolta tra la linea ‘dura’ dell’ex ministro degli Interni, Minniti, e quella ‘umanitaria’ dell’ex presidente dem, Matteo Orfini. Ma prima di entrare nel cuore della questione, meglio fare il punto sui fatti accaduti, a bordo della nave olandese, con particolare riferimento ai politici saliti a bordo, e non ancora scesi, tutti esponenti dell’opposizione.

 

Salvini i politici saliti sulla nave li voleva “arrestare”…

 

Salvini i politici saliti sulla nave li vuole “arrestare”

Salvini i politici saliti sulla nave li vuole “arrestare”

 

Il ministro degli Interni, Matteo Salvini, i politici che sono saliti sulla nave olandese “Sea Watch 3” li vorrebbe, addirittura, “arrestare”. – questo prima che la nave stessa abbia attraccato e tutti siano scesi. Poi rettifica, e sfotte (“Buona gita”). Il deputato di +Europa, Riccardo Magi, la prende male, malissimo e – sempre via Twitter – reagisce così: “Siamo ormai alla follia. Mi denunci pure, se vuole. Io al processo ci vado, mica scappo come lui”. Cosa succede? Facile e complicato insieme.

Di fronte al blocco navale, imposto alla nave olandese “Sea Watch 3”, che solo dopo tre giorni è riuscita a sbarcare il suo carico di 42 migranti a Lampedusa, ma con il conseguente arresto “in flagranza di reato” della capitana della nave, Carola Rackete, ora ai domiciliari a Lampedusa, una delegazione di parlamentari dell’opposizione (del Pd, di LeU, di +Europa) è salita, dall’altra notte in poi, sulla nave e, dopo aver denunciato le condizioni (pessime) dei migranti che si trovano a bordo e portato la loro solidarietà alla ‘capitana’ (della nave), Carola Rackete – ora indagata per favoreggiamento all’immigrazione clandestina e per non aver rispettato il blocco navale militare da parte della procura di Agrigento – non è più scesa, dalla nave fin quando questa non è attraccata.

 

I parlamentari dell’opposizione saliti sulla Sea Watch 3

 

I parlamentari dell’opposizione saliti sulla Sea Watch 3

I parlamentari dell’opposizione saliti sulla Sea Watch 3

 

Tra i parlamentari saliti a bordo della nave c’erano Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera, Matteo Orfini, ex presidente del Pd, e Davide Faraone, segretario regionale del Pd siciliano, ma anche Riccardo Magi (+Europa) e Nicola Fratoianni (Sinistra italiana). Orfini denuncia: “Come a Siracusa, una volta saliti a bordo ci hanno chiesto i nomi. Siamo abituati: allora ci hanno denunciato e noi abbiamo contro-denunciato, perché è nostro diritto ed è nostra prerogativa essere qui”.

In effetti, ogni parlamentare della Repubblica ha pieno potere ‘ispettivo’ in ogni luogo del Paese, compresi quelli ‘limitati’ per definizione (carceri, ospedali, tribunali, etc). Quindi, Salvini sbaglia. 

 

Il ruolo ambiguo di Delrio e i nuovi equilibri dentro il Pd

 

Renzi e Gentiloni

Renzi e Gentiloni

 

Ma la cosa davvero curiosa è che lo stesso Delrio, salito e poi sceso dalla nave olandese insieme a Orfini, la pensa in modo assai diverso dallo stesso Orfini, sul tema dei migranti e, soprattutto, sul tema, assai controverso, degli accordi italiani con la Libia. Sposa, cioè, Delrio, la linea Minniti. Eppure, proprio Delrio, da ministro ai Trasporti nei governi Renzi e Gentiloni, aveva duramente polemizzato proprio con Marco Minniti, allora ministro dell’Interno, su come affrontare il problema degli sbarchi (all’epoca molto più numerosi di adesso) e della conseguente “emergenza umanitaria” che si verifica, da molti anni, ormai, nel territorio della Libia, uno ‘Stato’ che ‘stato’ ormai più non è. 

 

Andrea Orlando

Andrea Orlando

 

Solo che, oggi, Delrio è capogruppo dem alla Camera ed è tenuto sotto ‘stretta osservazione’ da parte di Zingaretti che già voleva, tempo fa, farlo saltare per mettere, al suo posto, Andrea Orlando, leader dell’ala sinistra del partito, sponsor di Zingaretti, nonché, all’epoca, ministro alla Giustizia. Poi, di recente, Zingaretti ha rimproverato Delrio di non sapere ‘tenere’ il gruppo, in occasione della fiducia sul dl Crescita, gruppo che, all’atto del voto, ha registrato vistose assenze.

 

Graziano Delrio, a bordo della Sea Watch 3

Graziano Delrio, a bordo della Sea Watch 3

 

E così, Delrio – che fino a ieri, sul punto, la pensavo come Orfini – prova a recitare due parti in commedia: da un lato, salendo a bordo della “Sea Watch 3”, mostra il suo volto di ‘cattolico-sociale’ civile, democratico, impegnato, solidale; dall’altro, sposa la linea dura, quella di Minniti, che – dopo essersi ritirato dalla corsa alla segreteria proprio contro Zingaretti, ne è diventato uno dei più fervidi sostenitori – sugli ‘accordi con la Libiadetta lui la linea al Pd. Linea duramente contestata da Orfini e dai suoi Giovani turchi ma anche da molti renziani (Gennaro Migliore in testa) e, ovviamente, dalla sinistra (Mdp, Sinistra italiana, LeU) che, contro la ‘linea Minniti’, hanno sempre sparato mentre, invece, gli ex renziani oggi in “Base riformista” (area Guerini-Lotti) la appoggiano. 

 

La Libia brucia, ma brucia anche il Pd che “si spacca”

 

USMIL Missione di supporto dell'ONU in Libia

USMIL Missione di supporto dell’ONU in Libia

 

Ma cosa è successo, esattamente? L’altro giorno, alla Camera, sono state presentate, per essere votate, una serie di mozioni parlamentari che servono per prorogare la presenza italiana in Libia. Sono, per la precisione, quattro e sono di grado e complessità diverse. Due sono multilaterali: 1) la missione Unsmil, sotto la direzione del rappresentante speciale del Segretario generale dell’Onu, è finalizzata a sostenere il processo di pace politico in Libia; 2) “Eubam Lybia” è la missione della Ue di assistenza ai confini libici. Altre due sono missioni bilaterali: 3) la missione di assistenza e supporto in Libia che include, soprattutto, la gestione dell’ospedale da campo di Misurata che impegna, ad oggi, 400 soldati italiani e assorbe gran parte delle risorse; 4) la missione a sostegno della Guardia costiera libica, con 25 uomini impegnati soprattutto nell’addestramento del personale e nella manutenzione delle motovedette donate dall’Italia alla Libia, per la precisione al governo di Tripoli, quello di Al Serraj, dato che l’Italia non riconosce alcuna legittimità al governo di Bengasi del generale Haftar, il quale, però, da molti mesi si sta ‘mangiando’ la Libia pezzo per pezzo.

 

Eubam Lybia

“Eubam Lybia” è la missione della Ue di assistenza ai confini libici

 

Ora, al momento del voto, anche se dal Pd ridimensionano visto che il voto, per ora, c’è stato ‘solo’ in commissione Esteri e non ancora in Aula, dove si terrà la prossima settimana, il gruppo parlamentare dem si è spaccato: sei deputati (su 111, a dirla tutta, cioè pochi), tra cui Migliore, Orfini, Raciti, Pini (Giovani Turchi) e la Bruno Bossio votano contro la mozione del loro stesso gruppo, presentano una risoluzione ‘alternativa’ insieme ai deputati di sinistra Fratoianni e Palazzotto (SI), Boldrini e Speranza (Mdp), ma anche Riccardo Magi (+Europa) che mira a “sospendere tutti gli accordi con la Libia in materia di controllo dei flussi migratori” e che si rifiuta di firmare il rinnovo di tali accordi.

 

Il Pd deve scegliere: con Minniti o con Orfini? Intanto Renzi…

 

Marco Minniti

Marco Minniti

 

Minniti, che sulla politica del ‘contenimento’ dei flussi migratori e degli accordi con la Libia ha costruito una linea politica – seguita in modo pedissequo sia dal governo Renzi che da quello Gentiloni e riconfermata di fatto anche dal governo Conte – e anche una certa fortuna mediatica (Minniti va spesso in tv a fare la faccia del ‘truce’ sì, ma ‘truce’ ragionevole, per capirsi), si arrabbia di brutto e chiede a Delrio di sconfessare i reprobi. La vicenda sembra finita qui, come un interna corporis nei gruppi dem, che, appunto, tanto per cambiare, ‘si spacca’, almeno in commissione, e che rischia vieppiù di spaccarsi, la prossima settimana, anche in Aula. Inoltre, al Senato, altrettanti senatori (Verducci, D’Arienzo, Valente, Cirinnà, Nannicini, Bellanova) vuole fare lo stesso, in Aula, cioè votare ‘contro’ la linea del partito, quella Minniti. Martedì e mercoledì prossimi il responsabile Esteri della Segreteria dem, Enzo Amendola, vedrà i gruppi parlamentari di Camera e Senato per cercare di risolvere la questione e raffreddare la ‘patata bollente’, ma non è detto che ci riesca.

 

Matteo Orfini

Matteo Orfini

 

Oggi, certo, la ‘notizia’ è che deputati del Pd come di LeU sono saliti a bordo della “Sea Watch 3” e ne sono scesi solo alla fine, con la comandante della nave, Carola Racketa, poi arrestata e ora ai domiciliari, con Orfini che ‘dorme’ sul ponte accanto a Delrio, ma presto, il problema, dentro il Pd, riesploderà e farà male. Zingaretti, e la sua nuova segreteria, devono prendere, prima o poi, una decisione: sposare la linea dura di Minniti o quella umanitaria di Orfini? Sotto sotto, poi, i maligni sostengono che ci sia anche, dati i nomi dei ‘ribelli’, sia tra i deputati che i senatori, lo ‘zampino’ di Renzi: ieri, quando governava, aveva sposato in toto la ‘linea Minniti’, oggi – che, dentro il Pd, sta all’opposizione – sobilla Orfini&co. Cosa non si fa, del resto, per dare fastidio al manovratore…

 

NB: Questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.it il 29 giugno 2019.