“Non gioco più, me ne vado”. Berlusconi cambia idea: niente primarie, Toti verso l’addio

“Non gioco più, me ne vado”. Berlusconi cambia idea: niente primarie, Toti verso l’addio

24 Luglio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Mentre la Politica attende il suo ‘D Day’, FI implode…

Raffigurazione del giorno del Giudizio

Raffigurazione del giorno del Giudizio

Oggi, per le sorti del governo e della legislatura, sarà un vero e proprio ‘D Day’, un giorno del Giudizio ultimativoLa classe politica e giornalistica italiana attende, infatti, con il fiato sospeso una giornata clou: discorso al Senato di Conte sul Russiangate, forse discorso di Salvini, ma dai banchi della Lega, di sicuro intervento del senatore Renzi. Questo al Senato. Alla Camera, voto di fiducia sul decreto legge Sicurezza bis e, a palazzo Chigi cdm sulle Autonomie, con i governatori del Nord già sul piede di guerra contro il governo (e, in parte, Salvini). Insomma, due giorni in cui si saprà se la legislatura andrà avanti (cosa probabile, ormai, al 99%) oppure se, forse figlio del picco di caldo e di temperature fino ai 40 gradi, si scatenerà un impazzimento collettivo e si aprirà la crisi.

Forza_Italia_Pd

Forza Italia e Pd  (fotomontaggio)

Ecco, mentre succede tutto questo, nei due principali partiti dell’opposizione, Pd e Forza Italia, succede di tutto. Con una differenza sostanziale, però: dei ‘casini’ interni del Pd si sa praticamente ogni cosa perché, come è noto, i democrat amano lavare i loro panni sporchi in pubblica piazza.

Un mega manifesto di Forza Italia nel 1994

Un mega manifesto di Forza Italia nel 1994

Di Forza Italia, invece, si sa poco o nulla, anzi: tutto tace. Eppure, pure in quel partito, sta per succedere l’irreparabile. In sintesi, Berlusconi sta per ‘scaricare’, definitivamente, il governatore ligure, Giovanni Toti, mandandogli a carte quarantotto l’unico motivo per cui Toti aveva deciso, un mese fa, di non rompere in via definitiva con il Cavaliere, e cioè in cambio della garanzia che, a ottobre, si sarebbero tenute, per la prima volta nella storia degli azzurri, le primarie e che un partito nato monocratico e modellato (anzi, forgiato) sulla fisionomia del suo Fondatore, Silvio Berlusconi, sarebbe diventato ‘democratico’ con tanto di meccanismo di elezione diretta dei suoi organismi, dal basso verso l’alto. Una vera e propria ‘eresia’, per un monarca come il Cav, il quale, però, sembrava essersi, dopo decenni, acconciato alla bisogna. Bene, non è vero. “Tutto sbagliato, tutto da rifare”.  

 

Berlusconi negherà le primarie a Toti. Toti presto se ne andrà

Berlusconi e Toti

Berlusconi e Toti

Toti, a quel punto, cioè non appena si vedrà negare la principale richiesta che aveva avanzato per non andarsene, la contendibilità di Forza Italia attraverso le primarie, romperà in via definitiva con il Cav e inizierà a navigare in mare aperto, ma con un approdo sicuro: l’alleanza con Salvini e Meloni.

Angelino Alfano

Angelino Alfano

Forza Italia subirà l’ennesima scissione (dopo quelle di Fini e Fli nell’allora Pdl, quella di Alfano che diede vita a Ncd-Ap e quella di Verdini che diede ali ad Ala) e i pochi che resteranno a guardia del ‘bidone’ azzurro dovranno farsi una ragione del fatto che Berlusconi, fin quando avrà fiato e forze, non mollerà mai la sua ferrea presa sulla sua ‘creatura’.

berlusconi_tajani_FI

Silvio Berlusconi e Antonio Tajani (FI)

Di conseguenza, anche chi – come l’attuale vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, ha coltivato la velleità di correre alle primarie (e, probabilmente, di vincerle) per imporsi come il nuovo ‘delfino’ del Cavaliere – delfini che Berlusconi consuma come Crono mangiava i suoi figli –ma legittimata e rafforzata da un voto popolare dovrà scegliere. O acconciarsi all’ennesima giravolta su di Berlusconi, accettando il ruolo di comprimaria (magari attraverso il contentino della nomina a coordinatore nazionale, carica che peraltro già ricopre Antonio Tajani) oppure se, a sua volta, dover e voler rompere con il suo partito per dare vita a quella ‘cosa di Centro’ di cui tanto si favoleggia.

 

Berlusconi tace o parla d’altro, Toti pronto alla rottura

silvio_berlusconi_FI

Il fondatore e leader di FI, Silvio Berlusconi

All’apparenza, in realtà, dentro FI, tutto tace. Berlusconi si è fatto vedere, l’ultima volta, in pubblico, per parlare di politica, a Strasburgo, da europarlamentare neo-eletto, il giorno della prima seduta del Parlamento europeo. Ha detto che avrebbe votato “con convinzione” la neo-presidente della Commissione Ue, che ha “lavorato nel PPE a questo fine” e, già che c’era, ha difeso Salvini dal Russiangate, arrivando a dire “ho sentito Putin, sono tutte falsità”. Fine, stop.

san siro

San Siro, lo Stadio dei milanesi

Tranne qualche sparuta dichiarazione su un “governo terribile”, cui “bisogna staccare la spina”, il Cavaliere, in queste ultime settimane, ha parlato solo di Milan e San Siro (nel senso dello stadio di Milano). Anche Toti – di solito loquace, e che pure è intervenuto, ma nelle sue vesti di governatore ligure, per appoggiare le rivendicazioni dei suoi colleghi ‘padani’, Zaia e Fontana, a favore dell’Autonomia regionale, contro il premier Conte – tace sulla questione che più dovrebbe premergli.

Il governatore del Veneto Luca Zaia e della Lombardia Attilio Fontana

Il governatore del Veneto Luca Zaia e della Lombardia Attilio Fontana

Le primarie dentro FI, appunto. Si rintracciano, sulle agenzie, da parte sua, solo poche, ma eloquenti, parole, pronunciate nella sua Genova, lo scorso 22 luglio: “il partito deve cambiare pelle, faccia, programmi e organizzazione. Deve diventare qualcosa di nuovo e utile, nella Terza Repubblica. Io ho presentato delle regole in 16 punti e ne ho discusso con Mara (Carfagna, ndr.) e sono disponibile a discuterne. Ma non sono disponibile ad aspettare ancora. Se c’è voglia di fare questo ci sono, altrimenti ho di meglio da fare”. Un nuovo partito e/o movimento politico, appunto.

Mara_Carfagna_Forza_Italia

La vicepresidente della Camera, Mara Carfagna (Forza Italia)

Il problema è che Berlusconi ha ricambiato idea, anche perché ha capito che di tempo ce n’è, non si vota. Fonti interne di FI dicono a Tiscali.it che “Berlusconi sta per comunicare a tutti noi che le primarie non si faranno più, che sono lo strumento sbagliato per cambiare il partito e, al massimo, si farà un nuovo organo collegiale interno cui potrà partecipare, se vuole, anche Toti, ma Giovanni romperà di sicuro e noi finiremo a ramengo. Il nostro, ormai, è un partito in liquefazione. Dai territori scappano verso la Lega e verso Fratelli d’Italia per cercarsi un posto al caldo perché sanno che con FI non verranno rieletti mentre qualcuno (leggi: Romani, ndr.) è tentato dal costruire una nuova cosa di centro se Renzi uscirà dal Pd”.

Forza Italia nel panico: è partito il fuggi-fuggi verso altrove

Berlusconi_Forza_Italia

Silvio Berlusconi e la guerra dentro Forza Italia

Lo sfogo della nostra fonte azzurra è, forse, apocalittico e senza speranza, ma la situazione, in effetti, non è rosea. Già se si andasse a urne anticipate con il sistema elettorale in vigore, il Rosatellum, Forza Italia ne uscirebbe con le ossa rotte: pur se in coalizione con il centrodestra, ma senza Berlusconi a far da traino come capolista (il Cav, in Italia, è ancora incandidabile) anche l’8% preso alle Europee sarebbe un miraggio. In più, se la legislatura non cade, a settembre verrà votata, in via definitiva, la riforma Fraccaro, che non porta con sé solo il taglio del numero dei parlamentari (da 630 a 400 alla Camera e da 320 a 200 al Senato), ma anche – vigente, sempre, il Rosatellum, cioè a meno che il Parlamento non cambi la legge elettorale – delle soglie di sbarramento implicite altissime. Anche con il 10% dei voti, FI verrebbe di fatto cancellata in tutte le regioni, tranne nelle più popolose, dove conserverebbe un piccolo e limitato diritto di tribuna. In totale, una manciata di parlamentari, ergo un fuggi-fuggi generale, in vista di elezioni che, prima o poi, arriveranno. Quindi, per cercare di sopravvivere, i parlamentari azzurri stanno, spasmodicamente, già ‘cercando casa’.

Meloni_Salvini_fotomontaggio

La “nuova coppia” Meloni-Salvini (fotomontaggio)

Ma se, per ora, le porte della Lega sono sbarrate, perché Salvini si guarda bene dal voler fare un torto a Berlusconi accogliendone i transfughi e i fuggiaschi, la Meloni ha spalancato ai forzisti porte e portoni del suo partito. Dal Veneto alla Sicilia, dalle Marche all’Abruzzo, praticamente non c’è regione italiana dove i parlamentari azzurri non bussino alle porte di FdI cercando vitto e alloggio, conforto e ristoro, aiuto e sollievo, oltre che, si capisce, una mezza promessa per seggi futuri.

 

Cosa resterà di Forza Italia, dunque? Ben poco…

 

Se queste sono le premesse e se è vero – come è vero, giura la nostra fonte – che “Berlusconi ormai ha deciso: non può accettare non solo l’idea che Toti provi a sfilargli il partito, ma anche l’idea stessa delle primarie e della contendibilità della sua leadership”, il destino di FI è di fatto segnato.

Giovanni_Toti_FI_Liguria

Giovanni Toti , governatore della Liguria, è pronto a dire addio a Forza Italia?

Toti se ne andrà, trasformando in partito vero e proprio il movimento che ha presentato, un mese fa, al teatro Brancaccio di Roma (la manifestazione s’intitolava “L’Italia in crescita”), portandosi dietro un pezzettino di classe dirigente azzurra (Quagliariello, Ravetto, Napoli, i fratelli calabresi Gentile, i coordinatori Biasotti, ligure, e Fazzone, laziale, pochi altri) per allearsi con Lega e Fratelli d’Italia, dando vita a quella ‘terza gamba’  di un polo di destra-centro tutto schiacciato sul fronte sovranista.

Niccolò_Ghedini_Berlusconi

Niccolò Ghedini, lo storico avvocato di Silvio Berlusconi

Dentro Forza Italia resteranno, ovviamente, i fedelissimi (l’avvocato Ghedini, la Ronzulli, l’eterno Gianni Letta), una manciata di parlamentari, specialmente donne (Santelli, Polverini, Calabria, Prestigiacomo, Biancofiore, etc.), ma anche uomini (Mulé, Occhiuto, ovviamente Brunetta), che daranno vita all’ultima ridotta dei berluscones al quadrato.

Renzi Matteo comitati 1 1

Matteo Renzi

Ma ove dovesse davvero precipitare il quadro politico e, soprattutto, se Renzi dovesse dividere i suoi destini dal Pd, un drappello di azzurri (si dice anche della Carfagna, ma la cosa appare davvero improbabile) potrebbe dare vita e linfa a una ‘cosa’ centrista e liberal-moderata fuori dai blocchi (destra-centro, sinistra-centro, M5S) per tentare una corsa ‘in solitaria’ destinata, però, a naufragare.

niente primarie per FI

Niente primarie per FI

E le primarie? E il tavolo delle regole? “Giovanni, ma non capisci che anche solo la parola primarie porta sfiga?!” sarebbe sbottato, qualche settimana fa, il Cavaliere proprio con Toti. Non c’è niente da fare, le primarie non fanno parte – forse giustamente – del vocabolario e del dna di Berlusconi. “Al massimo, se proprio devo farle, mi candido io così vediamo chi le vince. La nostra gente vuole sempre e solo me” disse, sempre in quell’occasione, il Cavaliere. Discorso chiarissimo, ineccepibile.

Carfagna_Berlusconi_FI

Mara Carfagna e Silvio Berlusconi

E se Toti, ai suoi, continua a ripetere “mi auguro di essere cacciato così almeno sarà chiaro perché Forza Italia muore” il Cav non gli dirà neppure quest’ultima soddisfazione. Cancellerà con un tratto di penna le primarie e buonanotte. Alle ‘donne’ oggi in posizioni di comando dentro il partito (la Carfagna, appunto, ma anche le due capigruppo di Camera e Senato, Gelmini e Bernini) non resterà che dover gestire le macerie di una lenta, sfibrante, auto-eutanasia.

bernini_gelmini_FI

Mariastella Gelmini e Annamaria Bernini, le due capogruppo di FI

Infine, una cattiveria finale arriva sempre dalla nostra fonte: “Alla fine, per Berlusconi, il suo unico vero erede è Salvini.

Matteo_Salvini_Lega

Il leader leghista, Matteo Salvini, si auto-definisce “l’uomo meno litigioso del mondo”

In lui vede la forza e la sfrontatezza di combattere i nemici, i nuovi ‘comunisti’, cioè i grillini, che lui non ha più. Provocare, di fatto, la morte di Forza Italia, è un regalo che Silvio vuole fare a Matteo: così potrà vincere le prossime elezioni da solo senza ‘patrigni’ ingombranti”.

Animule vagule blandule

Animule vagule blandule

E gli azzurri, poveretti? Animule vagule blandule, avrebbe detto di loro l’imperatore-filosofo romano Marco Aurelio.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 25 luglio 2019 sulle pagine del sito di notizie Tiscali.it