“Il terzo incomodo”. Salvini e Di Maio si accordano tra loro, Conte ‘tagliato fuori’ passeggia da solo

“Il terzo incomodo”. Salvini e Di Maio si accordano tra loro, Conte ‘tagliato fuori’ passeggia da solo

26 Luglio 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Salvini e Di Maio si mettono d’accordo per ‘tirare a campare’. Conte resta alla finestra e già non conta più

tirare a campare

Tirare a campare

 

Salvini e Di Maio si vedono, dopo tante liti e dopo tante incomprensioni, a palazzo Chigi, a ora di pranzo (ma cosa abbiano mangiato resterà un oscuro mistero) per decidere non più ‘se’ (questo lo hanno già deciso) ma ‘come’ il governo deve restare in piedi e, soprattutto, per fare ‘cosa’.

 

Salvini e Di Maio si vedono a Chigi, Conte ci resta male

salvini non rompe con di maio

Salvini non rompe con Di Maio

 

A partire da quella manovra economica d’autunno su cui ci sarà, di certo, da litigare, tra Lega – che vuole una flat tax vera – e M5S, che invece la vuole ‘mini’, per non dire del rapporto con la Ue: problematico per Salvini, molto migliore, da quando l’M5S ha votato per la Van der Layen, per Di Maio, che è riuscito a rientrare nel ‘grande gioco’. Il povero premier, Giuseppe Conte, invece, resta solo e, non sapendo bene cosa fare, è costretto a improvvisare, su consiglio del suo staff, un pranzo ‘all’aperto’, a base di sushi, per far vedere e notare che “ohi, esisto pure io, eh?”. “Sono o non sono io, il presidente del Consiglio?” la domanda neanche troppo sottesa. “No” la duplice risposta.

 

Per Conte, pranzo ‘all'aperto’, a base di sushi

Per Conte, pranzo ‘all’aperto’, a base di sushi

 

Ecco, va così nelle pazze giornate politiche dell’esecutivo e della maggioranza gialloverde: i due vicepremier testimoniano, ove mai ce ne fosse stato bisogno, anche plasticamente, che contano assai più del premier (trattavasi, nella Prima Repubblica, di cariche puramente onorifiche, riguardo i vicepremier) e il premier cerca, disperatamente, di ritagliarsi un ruolo suo.

 

Il patto: Di Maio cede sulla Tav, Salvini rimanda le Autonomie

salvini di maio tav

Di Maio cede sulla Tav, Salvini sulle autonomie

 

Certo è che, seppellite le istanze ‘no-Tav’ del Movimento sull’altare della realpolitik (i quali No Tav manifestano domani, cioè sabato,  in val di Susa, a Chiomonte, e se lo faranno ‘pacificamente’ bene, ma se diventeranno preda di frange ‘violente’ Salvini ha già dato ordine alla Polizia, in qualità di titolare del Viminale, di reprimere i tafferugli con la massima durezza) e rinviato, sine die, il nodo della legge quadro sulle Autonomie con le regioni del Nord (i governatori leghisti dovranno ingoiare il rospo perché Di Maio è irremovibile: prima bisogna sottoporre le intese al voto del Parlamento), Salvini e Di Maio, i due Dioscuri del governo gialloverde, i ‘gemelli diversi’ della maggioranza (diversi in quasi tutto, gemelli in molto poco), hanno deciso di spartirsi ‘quel che resta del giorno’ (cioè il Potere, fino a quando, almeno, il governo non cadrà) da buoni amici ritrovati, in precaria sintonia. Conte, in questa partita, ha ’piccola parte’ e, come visto, non ha preso bene la cosa. Ma prima di vederne la reazione, bisogna capire cosa si sono detti, esattamente, i due leader.

 

Venditti: “Gli amori fanno grandi giri e poi ritornano”

Gli amori fanno grandi giri e poi ritornano

Gli amori fanno grandi giri e poi ritornano

 

Gli amori fanno grandi giri e poi ritornano” cantava il cantautore romano Antonello Venditti, uno che la sapeva lunga, sull’argomento. E così Di Maio e Salvini, dopo tanti bronci, piatti tirati in testa, recriminazioni e sospetti (“Tu vuoi andare al voto!” urlava la ‘moglie’ grillina. “Tu mi tradisci con il Pd!” inveiva il ‘marito’ leghista) hanno deciso che, almeno per ora, era meglio ‘salvare’ il matrimonio (di convenienza), abbozzare e ‘tirare a campare’ che, come diceva il divo Giulio, alias Giulio Andreotti, “è sempre meglio che tirare le cuoia”.

Matteo Salvini e Luigi Di Maio

Matteo Salvini e Luigi Di Maio

 

E così, i due vicepremier decidono, come il sole all’improvviso, di incontrarsi a palazzo Chigi, a ora di pranzo, manco il tempo di mangiare un panino, solo quello di bere un caffè. Un colloquio, durato circa un’ora, in cui i due Dioscuri hanno fatto il “punto della situazione politica” alla luce degli avvenimenti dell’ultima settimana. Un modo gentile per dire che hanno smesso di sospettare l’uno dell’altro e cercare ‘la quadra’. Del resto, si è trattato del primo incontro intercorso de visu dopo un lungo periodo di polemiche a mezzo stampa: infatti, i due non si vedevano di persona dall’11 luglio.

 

Salvini: “Oggi per me è stata una giornata di festa”

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Matteo Salvini, ministro dell’Interno e vicepremier

 

Il primo ad allontanarsi da Chigi, finito il vertice, è stato il leader leghista: “L’incontro è andato bene”, commenta Salvini a margine, escludendo, però, di aver incontrato, subito dopo, anche il premier Conte: “No, non l’ho visto”, precisa. E a chi gli chiede cosa risponde al presidente del consiglio sul fatto che bisogna lavorare e non far polemiche, risponde: “Bene, perfetto, sono d’accordo”. 

 

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Il ministro alle Infrastrutture Danilo Toninelli manda un chiaro finale di STOP, ma è per lui…

 

Del resto, quella di oggi, per Salvini, “è stato un giorno di festa”: il decreto Sicurezza bis è stato licenziato dalla Camera dei Deputati, e senza scossoni (è atteso, però, ora, al Senato, e lì dentro i mal di pancia dei 5Stelle sono tanti), la Tav è stato deciso (da Conte, spiazzando Di Maio) che si farà e il leader leghista punta – dato che l’appetito, come si sa, viene mangiando – alla realizzazione di una lunga serie di Grandi Opere, tutte cose per cui Toninelli si dovrebbe dimettere (e, pare, che, molto presto, o lo farà sua sponte o verrà dimissionato, ennesima tegola interna per i 5Stelle), ma sulla cui ‘messa in cantiere’ Salvini proprio non transige.

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NO TAV, NO GRONDA, è tutto un NO

 

Quando parlavo dei partiti dei No e dei No che bloccano l’Italia – è la sfida di Salvini – pensavo ai No Tav, ai No Pedemontana, ai No Gronda, ai No alle ferrovie al Sud. Nell’arco di 24 ore sono arrivati Sì per quasi 60 miliardi. M5S ha detto che voterà il Parlamento? Benissimo voterà e vorrà dire che il Tav passerà con l′80% dei voti a favore”. Eh sì perché è chiaro che, quando pure si riuscirà a ficcare dentro un calendario già molto fitto e con la pausa estiva ormai alle porte (le Camere lavoreranno fino al 9 agosto, poi tutti in ferie, parlamentari, commessi e giornalisti…), la mozione di impegno del governo sulla Tav, sarà chiaro che una nuova maggioranza si è formata (quella ‘trasversale’ composta da Lega-Pd-FI-FdI, anche se solo avente per oggetto la Tav) con l’M5S all’opposizione.

Secondo Salvini questi ‘progressi’, in ogni caso, allontanano la crisi di governo, anche se “la convenienza della Lega sarebbe di andare a votare domani mattina e raddoppiare il numero dei parlamentari”, dice. Il vice-premier, del resto, non fa nulla per nascondere le frizioni con Conte.

 

Arriva lo sfregio a Conte: “Di lui mi importa meno di zero”

Salvini alla Radio

Salvini alla Radio

 

Tutto bene, dunque? Mica tanto. Salvini aveva iniziato la giornata nel solo modo che conosce, quello rutilante. “Si offende se dico che mi interessano meno che zero?” (soggetto della domanda erano le parole del premier nell’Aula del Senato di ieri), sbotta SalviniRadio anch’io su Radio1 Rai.

Ogni giorno — aggiunge — mi alzo con l’obiettivo di andare al ministero dell’Interno. Mi pagano per fare cose e provare a risolvere problemi. Ho trovato strano che il presidente del Consiglio sia andato in aula dicendo ‘se mi toglieranno fiducia tornerò in quest’aula a cercarla’, come se ci fosse la necessità di cercare lo Scilipoti di turno per non andare a casa”.

domenico scilipoti

Domenico Scilipoti

Parole, come si vede, dure e affilate come un coltello. Traduzione: Salvini non vuole una ‘parlamentarizzazione’ della crisi e cioè la mossa che, se il governo dovesse davvero cadere, ha prospettato, su suggerimento – pare – del Capo dello Stato.

 

Sergio_Mattarella

Il “padrone di casa” del Quirinale, Sergio Mattarella

 

Il premier ha replicato così: “Che io possa andare in Parlamento a cercare una maggioranza alternativa quando invece, com’è ben chiaro a leggere, andrei in Parlamento per trasparenza nei confronti dei cittadini e rispetto delle istituzioni, è una cosa assolutamente fantasiosa”. Conte ha definito l’incontro tra i vicepremier “cosa buona e giusta”, ma il sospetto, dentro Salvini, resta.

Il fatto che Conte insista nel dire che, se il governo andasse in crisi, andrebbe in Parlamento per farsi sfiduciare – e, passo successivo, magari per cercarsi una maggioranza ‘diversa’ dall’attuale – manda il leader leghista letteralmente fuori dai gangheri.

 

Matteo Salvini e Gianluca Savoini

Matteo Salvini e Gianluca Savoini – Russiangate

Per non dire del fatto che Conte, nella solennità dell’Aula del Senato, ha di fatto scaricato Salvini, sul Russiangate, dicendo, in buona sostanza, “Savoini era lì a seguito di Salvini e altri suoi pure, mai autorizzati da me, a Mosca”.  Un punto su cui anche Di Maio ha chiesto ‘chiarimenti’ all’alleato, durante il vertice a Palazzo Chigi di ieri: “Mi devi dire se mi posso fidare di te e se uscirà dell’altro…“. Muta la risposta di Salvini

 

tav Torino Lione

Tracciato Tav Torino Lione

 

Insomma, è con Conte che entrambi i vicepremier hanno il dente avvelenato: Salvini perché non si è sentito ‘coperto’, nella massima sede istituzionale, sul caso fondi russi alla Lega, e Di Maio perché Conte, senza avvertirlo, ha dato il suo via libera ed imprimatur alla realizzazione della Tav Torino-Lione, provocando uno scompenso emotivo dentro l’M5S, con tanto di fuoriuscita di gran parte dei senatori stellati mentre parlava, l’altro giorno. Una scena che, se fosse avvenuta in altre epoche storiche, avrebbe voluto dire una cosa sola: il governo è arrivato al capolinea, il premier non gode più della nostra fiducia, bisogna aprire la crisi, etc.

 

Le proteste dei ‘no-Tav’ preoccupano entrambi i vicepremier

proteste no tav

Proteste NO TAV

Ecco, la Tav. In vista delle proteste no Tav organizzate nei pressi del cantiere di Chiomonte e previste per domani, sabato, Salvini dice: “Sono in contatto con il prefetto di Torino e lo sarò costantemente fino a sabato. Speriamo non ci siano episodi di violenza. Se ci fossero verranno perseguiti come la legge prevede. Non ammetteremo violenze nei confronti di poliziotti e carabinieri, ce ne sono già state abbastanza. Se qualche cretino all’ascolto pensa di incendiare o lanciare oggetti, sappia che niente resterà impunito. I no o i sì possono essere espressi pacificamente, non saranno tollerati atti di violenza”. Parole dure e che promettono tempesta, non certo cielo sereno. 

 

NO TAV logo

NO TAV

 

Manifestanti avvertiti, mezzi salvati, per Salvini, ma certo è che se, nel popolo no-Tav in piazza, la polizia caricherà bandiere e manifestanti grillini, oltre che No-Tav, scoppierà l’ennesimo grosso guaio dentro la maggioranza di governo. E, anche qui, la ‘colpa’ è di Conte che, sempre ieri, ha detto che, sulla realizzazione della Tav, “in attesa di un eventuale pronunciamento del Parlamento il governo non potrà sottrarsi agli adempimenti necessari al proseguimento dell’iter”.

 

Roberto Fico e Alessandro Di Battista

Roberto Fico e Alessandro Di Battista

 

Con Grillo e Casaleggio furibondi, causa il ‘tradimento’ di Di Maio su un’opera strategica (a contrario…) per il Movimento e mentre Fico e Di Battista mordono il freno in silenzio, e una buona parte dei gruppi parlamentari in rivolta, Di Maio si è sentito mettere, da Conte, un dito nell’occhio

 

La inascoltata preghiera di Di Maio: “Non alimentiamo i litigi”

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Luigi Di Maio, vicepremier del governo Conte e capo politico dell’M5S

 

Chiedo da una e dall’altra parte di non litigare e di non alimentare litigi. Prego tutti, da una parte e dall’altra, il presidente Conte e dall’altra Salvini: mettiamoci tutti al lavoro per questo Paese” è stata l’accorata, e forse scorata, replica di Di Maio, incontrando la stampa al ministero del Lavoro. “Io credo che il presidente del Consiglio – aggiunge Di Maiosia stato più che generoso a venire in Parlamento e a riferire su un caso che ovviamente non lo coinvolge. Lì ci doveva essere un’altra persona, il ministro dell’Interno, ed è per questo che ieri lo abbiamo fatto notare. Detto questo – conclude l’appello – lavoriamo su cose concrete”. 

 

Il problema resta Conte: la sua ‘passeggiata’ sotto il sole

conte giuseppe

Giuseppe Conte

 

Il problema, però, resta sempre quello: il Conte ‘dimezzato’ che, davanti ai due vicepremier, stenta a trovare una ragione e una speranza di ‘vita’. Ieri, il premier ha incontrato le parti sociali e Salvini – che lo aveva bruciato sul tempo, facendolo assai arrabbiare per aver convocato, in modo del tutto irrituale i sindacati al Viminale – fa sapere che non ci sarà perché impegnato al Viminale, come è.

 

Cybersecurity

Cybersecurity

Ho una giornata piena, e un’iniziativa sulla cybersecurity. Sicuramente ci andranno gli esponenti economici della Lega”, chiosa il leader leghista, ma poi avverte: “Non voglio arrivare con la manovra tra Natale e Capodanno, come l’anno scorso, con l’Europa che rimanda, rivedere e ritarda” 

Un modo per contrapporsi, anche su questo, a Conte che, invece, sulla manovra vuole ‘comprare’ tempo per cercare di vararla nel modo meno impattante possibile verso la commissione Ue. 

piazza colonna

Piazza Colonna in Roma

E così, mentre il sole arroventa piazza Colonna, Giuseppe Conte ne esce impeccabile, accanto a lui la squadra della comunicazione, l’assistente particolare, il capo di gabinetto, per dare una dimostrazione e segnale di esistenza in vita. “Dove andiamo? A pranzo”: il premier solca la folla di cronisti, che non si aspettavano di ritrovarselo di fronte proprio mentre, a Palazzo Chigi, è in corso il faccia a faccia tra i suoi due vice.

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Il vicepremier e leader della Lega, Matteo Salvini (Photo by Ivan Romano/Getty Images)

 

Ma c’è movimento all’ingresso, i reporter scattano: “Oh, daje, sta a uscì Salvini”, dicono, e invece si materializza Conte. “Dobbiamo lavorare, non chiacchierare”, spiega, tagliando corto, il premier e solcando a passo svelto i sampietrini arroventati in direzione di un ristorante di sushi che si trova a pochi passi dalla Camera, dove si rifugia con i suoi in una bolla di aria condizionata.

Conte, Di Maio e Salvini

Conte, Di Maio e Salvini

 

Ma i cellulari non smettono mai di vibrare, durante il pranzo: “Sembra che l’incontro sia andato bene”, dicono gli sms. Certo è che, nelle pieghe della giornata, si annidano ancora le scorie di un mercoledì denso di nubi elettriche che hanno visto Conte, Salvini e Di Maio schierati su fronti opposti e, all’apparenza, inconciliabili, e la crisi di governo restare a mulinare nell’aria.  

Così quando Conte esce dal ristorante marca, nei fatti, una distanza puntuta e irritata nei confronti dei suoi vice perché il capo politico dell’M5s e il segretario della Lega si stavano incontrando a dieci metri dall’ufficio del premier senza che lui fosse partecipe, forse a malapena informato della cosa. “Tutto normale – spiegano fonti del M5s – era un incontro tra i due leader a capo delle forze che sostengono la maggioranza”. “Non era un vertice – concorda una fonte interna a Palazzo Chigima un incontro politico”.Seee.

 

Conte prova a ritagliarsi un ruolo, ma è rimasto da solo

giuseppe conte

Giuseppe Conte

Ma che l’incontro tra i due vicepremier non sia stato tanto ‘normale’ lo si capisce quando il capo del governo, rientrando sempre a piedi, si ferma a parlare con i giornalisti che lo aspettano, mettendo molti pesanti puntini sulle i: “Che io possa andare in Parlamento a cercare una maggioranza alternativa quando invece andrei in Parlamento per trasparenza nei confronti dei cittadini e rispetto delle istituzioni, è una cosa assolutamente fantasiosa”, spiega in risposta a Salvini, aggiungendo che non ha alcuna intenzione di fare un suo partito e chiosando sulla necessità di “volare alto”. Una risposta stizzita alle continue polemiche degli ultimi giorni sia da parte di Salvini che di Di Maio. 

Tria

Il ministro alle Finanze, Giovanni Tria

 

L’avvocato del popolo italiano si infila di nuovo nella sede dell’esecutivo, dove presiede, appunto, il vertice con i sindacati insieme a Giovanni Tria, e allo stesso Di Maio, particolare molto sottolineato dalla comunicazione dell’M5s per tentare di dissipare il gelo che, ormai, regna sovrano.

Gli stessi spin doctor che rimarcano anche come la presenza del ministro dell’Economia indichi che quello di oggi è “il” vero tavolo di concertazione sulla manovra, in contrapposizione con quello gestito in modo autonomo, e irrituale, dal Viminale. Intanto, Salvini spara bordate su Ue e manovra.

Il caos regna ancora sovrano e il caldo lo peggiora, tra un pranzo, un sushi e l’ennesima polemica di giornata, quando arriva un colonnello del Movimento e fotografa così la situazione incrociata dei vari vertici e incontri: “Alla fine, Conte, per come si è costituito questo governo, è una figura istituzionale. Politicamente è espressione di sé stesso”. Che è un modo come dire: non ha un partito e non lo avrà mai, se si presentasse alle elezioni da solo prenderebbe il 2%.

la foglia di fico

La foglia di fico

Ora, non resta che spiegarlo a lui, Conte, che non conta nulla e che deve tornar a fare quello cui all’inizio dell’avventura gialloverde era – ed è – stato chiamato a fare: la foglia di fico gialloverde.

 


 

NB: Questo articolo è stato scritto per il sito di notizie Tiscali.it il 26 luglio 2019