Un cdm lungo un giorno. E’ la giustizia il nuovo terreno di scontro tra Salvini e Di Maio

Un cdm lungo un giorno. E’ la giustizia il nuovo terreno di scontro tra Salvini e Di Maio

1 Agosto 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Non c’è nessuna questione di merito, sulla riforma della giustizia. Lega e M5S si stanno scornando su una questione di puro potere interno alla maggioranza: chi comanda, Bonafede (e, quindi, Di Maio) o Salvini?”. Il giudizio del Democrat Carmelo Miceli, membro della commissione Giustizia della Camera, nonché fine giurista palermitano, non è poi troppo lontano dal vero.

 

Carmelo Miceli

Carmelo Miceli

 

La ‘guerra’ Trenta-Salvini e lo scoop di Tiscali sul ‘caso Volpi’

 

Sfida all'Ok Corral

Sfida all’Ok Corral

 

Ieri si è tenuta la solita, quotidiana, sfida all’Ok Korral (ormai un loop spazio-temporale: come se, nella sfida all’ultima revolverata del vecchio West, si continuasse ancora a sparare, in quel di Tombstone…) tra Lega e M5S, sull’intero scibile umano, nonché di governo, sfida che si è conclusa con un cdm infinito quanto inutile che, sulla riforma della giustizia, non ha prodotto risultati concreti, ma solo l’ennesimo scontro tra i due partiti. Anche se – alla fine di un cdm lungo un giorno intero – gli ‘alleati’ Lega e M5S trovano un mezzo accordo – un accordicchio, in realtà – che si compone così: ok alla riforma del processo civile e alla riforma del Csm, rinvio della riforma del processo penale perché, su quest’ultimo tema, il filo di un’intesa proprio non è stato trovato.

 

Raffaele Volpi

Raffaele Volpi

 

Ma la giornata era iniziata già male, con uno scoop di Tiscali.it. Si scopre, infatti, che la ministra alla Difesa, Elisabetta Trenta, ha “cacciato” dal tavolo interministeriale sulla Libia (dove la situazione è, peraltro, assai critica) il suo sottosegretario, Raffaele Volpi, ‘colpevole’ di essere leghista e anche – o, forse, soprattutto – più in sintonia di lei con le alte stellette militari.

 

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Il ministro alla Difesa, Elisabetta Trenta (M5S)

In realtà, al vertice, convocato alle ore 14 a palazzo Chigi, doveva andarci Salvini, che però delega Volpi (e Molteni, sottosegretario Interni), ma la Trenta, appena riceve comunicazione del cambio di programma, s’infuria, prende carta e penna e scrive a Conte: “Non ci provi neppure (Salvini, ndr.), a farsi sostituire, ci sono io, basto e avanzo, non serve che venga lui (Volpi, in questo caso, ndr.)”.

 

Ursula Von der Layen

Ursula Von der Layen

 

In realtà, Salvini – perfido e sospettoso com’è – vuole stoppare la Trenta, accusata di ‘brigare’ con il nuovo presidente della commissione Ue, Ursula Von der Layen (ex ministro della Difesa tedesca con cui Trenta ha stretto buoni rapporti), per farsi nominare come commissario Ue in quota Italia e scippare alla Lega una nomina che, in teoria, spetta fare proprio a Salvini.Un altro nome che si fa, per la nomina a commissario Ue, è quello di Tria: dopo che, a lungo, è girato Moavero, è sempre più evidente che la Lega o sta pensando a rinunciare al commissario Ue o a far saltare il governo

 

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Il leader della Lega, Matteo Salvini

 

A finirci di mezzo è il povero Volpi che, nel pomeriggio, si presenta – sereno e serafico – in quel di Montecitorio: “A me non importa, la Trenta faccia come crede, ma la penso come i miei colleghi: siamo sottosegretari che non tengono alla poltrona su cui siamo seduti e così non si va avanti…”, dice a un collega di partito che gli chiede lumi sulla crisi (incipiente) di governo. La quale si avvicina a grandi passi, nonostante il ‘generale Agosto’ porterà, così si pensa, almeno una tregua.

 

Intanto, alla Camera, il blitz sulla riforma Fraccaro non passa

 

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Il ministro alle Riforme Istituzionali Riccardo Fraccaro (M5S)

 

Alla Camera dei Deputati, intanto, il Pd riesce a far rinviare in via formale e definitiva fino almeno a metà settembre, quando le Camere riprenderanno a lavorare, la riforma Fraccaro (il taglio netto dei parlamentari: da 630 a 400 alla Camera e da 320 a 200 al Senato): con un blitz in commissione Affari costituzionali, la maggioranza voleva farlo discutere e trasmettere all’aula in fretta e furia, cioè prima della pausa estiva. I dem occupano i banchi della commissione e riescono a rinviare il pacchetto Fraccaro alla ripresa autunnale, cioè a metà settembre, mentre passa – a larga maggioranza, ma stavolta in aula – un altro fiore all’occhiello del Pd e, in particolare del relatore, il professor Stefano Ceccanti, l’allargamento al voto ai diciottenni per il Senato (ma solo la parte che riguarda l’elettorato attivo e non l’elettorato passivo: per essere eletti senatori bisognerà, anche con la riforma, aver compiuto 40 anni, anche se, per eleggere i suddetti, ne basteranno solo 18…).

 

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Stefano Ceccanti, deputato del Pd e costituzionalista

 

E c’è chi scommette che la Lega aprirà la crisi proprio allora, cioè a metà settembre: “quella riforma l’hanno votata, ma non la vogliono neppure loro”, dicon i democrat e, sotto sotto, dicono pure i leghisti. Infatti, se è vero che “vinciamo comunque, anzi: vinciamo meglio, con la riforma Fraccaro”, nota un colonnello leghista, è anche vero che la Lega eleggerebbe meno parlamentari e soprattutto che, se passa la riforma Fraccaro,i grillini mettono i sacchetti di sabbia e la legislatura va avanti fino a scadenza naturale perché, con il taglio dei parlamentari, loro andrebbero quasi tutti a casa…”.

 

L’infinito cdm sulla ‘non’ riforma della Giustizia…

 

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Alfonso Bonafede (M5S), ministro alla Giustizia

 

Poi, a metà pomeriggio, inizia il cdm più faticoso degli ultimi mesi, quello che dovrebbe dare il via libera alla riforma della Giustizia secondo lo schema di decreto legge preparato dal guardasigilli Alfonso Bonafede. Ma è un nulla di fatto, la riunione viene sconvocata e poi riconvocata ‘verso sera’ e, mentre scriviamo, cioè alle 22 e rotti, il cdm è ancora in corso. Salvini, della riforma Bonafede, critica tutto, supportato dal parere della sua ‘tecnica’ per eccellenza, la ministra alla Pa Bongiorno. La tensione, tra Lega e M5S, è alle stelle. Di Maio dice che “non possiamo perdere questa occasione epocale” (boom). Salvini non ne vuole sapere: “Questa riforma è acqua. E’ il momento delle grandi riforme, non delle riformine”. Bonafede risponde duro: “Ci vediamo in cdm, non su Fb”.

 

Il premier Giuseppe Conte

Il premier Giuseppe Conte

 

E così, per tutto il pomeriggio, a Palazzo Chigi va in scena una lunghissima trattativa e un braccio di ferro dall’esito fino alla fine incerto. Il premier Giuseppe Conte tratta: si cerca l’intesa sul testo, ma per la prima volta la spaccatura stava per essere messa a verbale all’interno di un cdm del governo.

 

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Il ministro alla Pa, Giulia Bongiorno (Lega)

 

Salvini di prima mattina incontra il ministro Giulia Bongiorno e fa il punto su una bozza che scontenta in più parti la Lega: troppo lunghi sei anni per la durata dei processi e soprattutto niente riforma delle intercettazioni né separazione delle carriere. In diretta su Facebook, appunto, che tiene dal Viminale, il leader leghista è durissimo: Bonafedeci mette pure la buona volontà” ma la sua “cosiddetta riforma non c’è, è acqua”, dovrebbe essere “imponente, storica”, come quella che la Lega ha “pronta” e che separa le carriere, “dimezza i tempi dei processi, premia chi merita e punisce chi sbaglia”. Non si fa attendere la replica di Di Maio, che pubblica una foto con il ‘suo’ Guardasigilli, nel tentativo di blindare il suo ministro: “La sua riforma è epocale, sanziona i magistrati che perdono tempo e riduce drasticamente i tempi dei processi. Basta con le spartizioni di potere al Csm. Mi auguro nessuno pensi di bloccarla, sarebbe un grave danno al Paese”, dice a Salvini.

 

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Il premier Conte tra Salvini e Di Maio

E’ in questo clima che si apre, nel pomeriggio, a Palazzo Chigi una girandola di riunioni, per provare a evitare una spaccatura netta e dolorosa, dentro il governo. Conte, Di Maio e Salvini si vedono per la prima volta dopo il grande gelo nato dal caso Russia e danno il via libera a una girandola di riunioni politiche e tecniche per capire se un’intesa è possibile, ma non sembra proprio sia possibile.

 

Conte e Bonafede allertano la sala stampa, poi se ne vanno

Conte e Bonafede

Conte e Bonafede

 

Il testo, già modificato da Bonafede, riducendo ad esempio da nove a sei anni i tempi dei processi, viene limato per tutto il pomeriggio. Il Consiglio dei ministri inizia comunque perché bisogna prorogare con urgenza lo scioglimento di otto comuni e impugnare alcune leggi regionali, ma dopo cinque minuti si interrompe, per far posto a infinite riunioni politiche. Intanto, nella Sala dei Galeoni di Palazzo Chigi allestiscono i podi per una conferenza stampa sulla riforma: saranno due (Conte e Bonafede) o tre (con loro ci sarà la Bongiorno?), a seconda di come finirà il cdm, “ma si farà in ogni caso” – spiegano gli uomini di Conte in assetto di guerra – “che la Lega ci sia o meno“… Poi, però, arriva la notizia – e arriva a notte ormai fonda – che l’annunciata conferenza stampa ‘non’ ci sarà. Insomma, è l’ennesimo nulla di fatto: della giustizia se ne riparlerà in altra sede, e tanti saluti. 

 

riforma giustizia

Riforma della giustizia

 

Certo, fonti della Lega parlano di “toni pacati” e di “civile confronto”, “vogliamo solo fare le cose per bene”, ma fino a notte fonda dalla riunione del cdm non esce nessuno se non per una rapida cena. Il nodo è il capitolo della giustizia penale, all’interno della riforma della giustizia, dove alcuni punti – specie quelli che riguardano le indagini preliminari – non convincono per nulla Bongiorno e Salvini. 

Per i 5Stelle, però, il ‘no’ della Lega è “del tutto immotivato”: è una legge delega, quindi può essere cambiata in Parlamento, spiegano fonti pentastellate, e bloccando il capitolo della giustizia penale si rischia di bloccare anche quella della giustizia civile, “che riguarda gran parte dei concittadini”.

 

Carmelo Miceli (PD)

Carmelo Miceli (PD)

 

Come spiega sempre il dem Miceli, “gli aspetti tecnici, e quindi critici, a volerli trovare, che mi fanno dire che la riforma Bonafede è una cattiva riforma, pur senza aver studiato il testo, sono tre: la progressiva riduzione degli arresti domiciliari a favore della permanenza in carcere, come se i domiciliari non fossero già una pena detentiva effettiva; l‘aumento del termine delle indagini preliminari; l’aumento drastico dei tempi della prescrizione: vuol dire sottoporre un cittadino a un eterno giudizio quando, invece, dice la Costituzione, i cittadini hanno diritto a un giusto processo”. 

 

Salvini si riunisce in disparte con Bongiorno

Salvini si riunisce in disparte con Bongiorno

 

I Cinque stelle riconducono lo scontro alla voglia di Salvini di prendersi la scena. Il clima è sospeso, la tensione tra alleati alle stelle, la rottura a un passo. Quando due ore dopo la prima sospensione il Consiglio dei ministri riprende, Salvini si riunisce in disparte con Bongiorno e i sottosegretari agli Interni Morrone e Molteni per definire la linea da tenere al tavolo del Cdm. Viene vagliata l’ipotesi di rinviare la battaglia sul testo della riforma della giustizia alle Aule parlamentari, ma il risultato delle infinite mediazioni non sembra soddisfare la pattuglia salviniana e così, fino a notte, si va avanti senza soluzione di continuità ma anche senza trovare una ‘soluzione’ politica concreta. Infatti, alla fine, dopo essere iniziato alle 15 del pomeriggio, il cdm termina ‘solo’ a mezzanotte

 

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Il capo dello Stato, Sergio Mattarella

 

Alla fine, appunto, ecco l’accordicchio che spunta fuori di notte, per la precisione alle 24 pm: accordo sul processo civile (l’M5S ci teneva molto), riforma del Csm (ci teneva molto Mattarella) e rinvio dell’accordo sulla ‘ciccia’ della riforma, il processo penale. La Lega fa dire alle sue fonti ufficiose che “la distanza è tanta. Vogliamo i manager nei tribunali, tempi certi per i processi, nuove regole per le intercettazioni e la separazione delle carriere”. Sembra il programma di Forza Italia … Ovvio che l’M5S non ci sta e, dunque, arrivederci e grazie. Oggi se ne riparlerà, ma inutilmente. 

 

Pil giù, e Salvini ‘ri-convoca’ le parti sociali al Viminale

 

Calo del PIL

Calo del PIL

 

Mentre il cdm prosegue, però, nelle fila leghiste in molti tornano a evocare la parola “crisi”. Sullo sfondo ci sono dati economici che impressionano: il Pil è fermo a zero nel secondo trimestre, la manovra economica d’autunno si annuncia un passaggio sempre più difficile e stretto, impraticabile.

 

Maurizio Landini, sfida il leader leghista

Maurizio Landini, sfida il leader leghista

 

Salvini lancia, intanto, un tour dal sapore elettorale al Sud che terrà in pieno agosto e, intanto, già che c’è, ri-convoca per martedì 6 agosto le parti sociali al Viminale: vuole proporre loro una riforma fiscale “coraggiosa”, cioè sempre la stessa cosa, la flat tax. Le disponibilità dei sindacati arrivano, il tavolo dovrebbe svolgersi, ma il leader della Cgil, Maurizio Landini, sfida il leader leghista a presentarsi, piuttosto, al tavolo convocato per lunedì 5 da Conte con le parti sociali a Palazzo Chigi.

Insomma, siamo alle solite: Salvini vuole fare ‘anche’ il ministro dell’Economia, Conte prova a fare il premier, ma – va detto onestamente – la cosa proprio non gli riesce. Infine, in commissione Bilancio, i leghisti, alla Camera, ‘assaltano’ Tria, messo sotto accusa, neanche ci fossero loro all’opposizione. 

 

La prossima settimana è l’ultima ‘politica’, ma sarà da brividi

 

E’ un inizio di settimana da brividi

E’ un inizio di settimana da brividi

 

E’ un inizio di settimana da brividi, dunque, quello che si annuncia, compresa tra il 5 e l’8 agosto. Alla scena dei due – e politicamente distinti e distanti – tavoli di governo sulla manovra economica con le parti sociali, molto probabilmente corrisponderà, al Senato, uguale scena di due maggioranze ‘trasversali’ che nascono e si scontrano sulla Tav (anche Forza Italia, dopo il Pd e i centristi, annuncia una mozione, stessa cosa farà Fratelli d’Italia, alla Lega non resta che l’imbarazzo della scelta).

La Lega non ne presenterà una propria, ma voterà contro quella ‘No-Tav’ dei suoi alleati di governo, si asterrà su quella del Pd e, molto probabilmente, voterà a favore delle due mozioni del centrodestra.

 

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La facciata principale di Palazzo Madama, a Roma, sede del Senato

 

Ma è soprattutto all’iter in Aula del Senato del decreto sicurezza bis, che si voterà (con fiducia o meno) il 6 agosto, che il leader leghista guarda con attenzione mista a preoccupazione: a Palazzo Madama, dove da oggi è in arrivo una nuova senatrice pentastellata (eletta in Umbria anche se il seggio che spettava all’M5S è della Sicilia, il che viola il principio del Senato eletto su base regionale, ma che, in ogni caso, rappresenta un voto in più per i 5Stelle, mentre anche FI ne guadagna uno, di senatore in più, scippato al Pd), sulla carta la maggioranza ora è a 166 voti.

Ma la Lega tiene alta la guardia: una folta pattuglia (al momento se ne contano 4 o 5, ma potrebbero arrivare a dieci) di dissidenti M5s sono pronti a votare contro o astenersi sul dl Sicurezza bis. Morale, se il dissenso pentastellato si allargasse e la maggioranza tracollasse sotto la quota di 161 voti (il quorum del plenum, 320 senatori, cioè la maggioranza assoluta), il governo rischierebbe davvero la crisi, non per un fatto numerico (basta che i sì battano i no), ma per un fatto politico.

 

7agosto

7 Agosto

 

Il giorno dopo, poi, quando si voterà, il 7 agosto, sulle mozioni sulla Tav, la rottura tra Lega e M5S sarà plastica e, forse, anche definitiva. “Approviamo il dl sicurezza, poi tana libera tutti”, ghignano i leghisti. La crisi più pazza del mondo potrebbe aprirsi, dunque, in pieno agosto o al massimo ai primi di settembre. Per chi fa politica e chi se ne occupa, saranno ferie assai corte e tormentate.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.it il 31 luglio 2019