L’arrocco del Cavaliere e il patto con Salvini. Forza Italia si scioglie, Toti se ne va, la Carfagna forse pure

L’arrocco del Cavaliere e il patto con Salvini. Forza Italia si scioglie, Toti se ne va, la Carfagna forse pure

2 Agosto 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Troppo nulla per tanto rumore” dice, parafrasando il titolo di una arcinota commedia di William Shakespeare (“Tanto rumore per nulla”) il portavoce azzurro, Giorgio Mulé, che – da buon palermitano, oltre che da ex giornalista di lungo corso – ha il gusto della battuta sapida e funerea.

Giorgio Mulè

Giorgio Mulè

Berlusconi lancia “L’Altra Italia”, trattasi di regalo a Salvini

"Lancio l'Altra Italia dei veri italiani Non sarà un partito ma la casa di chi salverà il Paese"

“Lancio l’Altra Italia dei veri italiani Non sarà un partito ma la casa di chi salverà il Paese”

Forza Italia è un partito, ormai, già liquefatto, neppure più in rapida dissoluzione e, tantomeno, in lenta agonia, come pure era sembrato fino a ieri. Silvio Berlusconi ha detto il suo ‘end’s game’ (fine dei giochi), o – amando la Francia e la sua cultura – il suo ‘rien va plus’. Le primarie, aperte o chiuse che avrebbero dovuto essere? Non si faranno mai. Forza Italia? Non serve più, nascerà “L’Altra Italia”, una ‘federazione di centro’ cui hanno già assicurato la loro presenza e la loro forza (sic) movimenti dello zero virgola come quelli di Maurizio Lupi, Gianfranco Rotondi (Nuova Dc), Lorenzo Cesa (Udc) e pure i Pensionati di Carlo Fatuzzo.

Carlo Fatuzzo

Carlo Fatuzzo

Insomma, ‘robetta’ inutile e improduttiva, ma che nasconde, forse, l’ultimo (disperato) disegno del Cavaliere: convincere Salvini a rompere con Di Maio, aprire la crisi di governo, portare il Paese a elezioni anticipate e creare, su nuove basi, un ‘nuovo’ centrodestra a trazione salviniani-meloniana. Un centrodestra in cui lo stesso Berlusconi, conscio di essere ormai ‘ingombrante’, farebbe un passo di lato per evitare imbarazzi agli alleati, ma che permetterebbe, a quel che resta di FI e soprattutto a lui, al Cavaliere, di rientrare nel ‘grande gioco’ di una destra-centro che, si spera, governerà e, dunque, potrebbe rientrare anche – seppur dalla finestra – nell’organigramma di un prossimo esecutivo, oltre che in scelte decisive, future ma prossime, come quella del nuovo Capo dello Stato, nel 2022. Insomma, si tratterebbe di fare, oggi, l’ultimo regalo del ‘Cavaliere stanco’ a Salvini, che Berlusconi considera, nonostante le intemperanze e le asperità che ne riscontra nel carattere, “il mio unico, vero, erede, per qualità, cattiveria, fiuto politico” come avrebbe detto, più volte, proprio Berlusconi al suo inner circle.

Licia Ronzulli ideologa di Berlusconi

Licia Ronzulli ideologa di Berlusconi

Quel ‘cerchio magico’ composto da Licia Ronzulli, l’avvocato Niccolò Ghedini e, in parte, Deborah Bergamini, che – insieme al solito Gianni Confalonieri, e ai figli (Marina e Piersilvio) – è, guarda caso, e da tempo, già ‘salviniano’ di suo e che, non a caso, ha fatto fuori da tempo il vecchio ‘cerchio magico’ (la ‘badante’ Mariarosaria Rossi, la fidanzata – ormai quasi ex – Francesca Pascale, una che Salvini lo detesta), e anche collaboratori storici e moderati come Gianni Letta.

Toti ha già fatto i bagagli, la Carfagna li prepara…

Silvio_Berlusconi_Forza_Italia_Fiuggi

Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia

Solo che, dell’ennesimo ‘predellino’ lanciato da Berlusconi, stavolta, non sapeva proprio niente nessuno, nel partito, dove, anzi, ci si arrovellava da mesi sul ‘tavolo delle regole’ per come fare le primarie, credendo di farle davvero. Una parola, ‘primarie’, che al Cav fa venire l’orticaria al solo sentirla, dato che presuppone la contendibilità e la scalabilità di un partito nato ‘padronale’.

Angelino Alfano

Angelino Alfano

Giovanni Toti, che fino all’ultimo ci ha sperato, nelle primarie (“E’ come Angelino Alfano, gli manca il ‘quid’ ha sentenziato, come in una sentenza delle sue, di quelle senza appello, il Cavaliere), ha già preso cilindro e cappello e se ne andrà via. Forse fondando un suo movimento, forse federandosi con Fratelli d’Italia, forse – più banalmente – entrando direttamente dentro la Lega. Con lui stanno almeno 25 parlamentari, tra Camera e Senato, tra cui l’ex capogruppo al Senato, Paolo Romani, Gaetano Quagliariello, Osvaldo Napoli, Luigi Vitali, Laura Ravetto, solo per citarne alcuni, e poi tanti amministratori locali: in Lazio tre consiglieri di FI su quattro, in Lombardia metà gruppo regionale. 

 

Pierferdinando_Casini

L’ex presidente della Camera Pierferdinando Casini

Ma anche Mara Carfagna, oggi vicepresidente della Camera, che ambiva a vincerle, contro Toti, le primarie azzurre, e che soprattutto puntava al ruolo di coordinatore unico nazionale, è infuriata e potrebbe, a sua volta, andarsene. Forse per restare al centro (ma non si capisce bene con chi), forse per andarsene con Matteo Renzi se questi uscirà dal Pd e fonderà un partito ‘moderato-riformista’, forse accontentandosi di Casini&co. e dei loro ‘centrini’ cattolici e moderati in via di incubazione.

Matteo Renzi

Matteo Renzi

Intanto, le ‘valchirie’ azzurre rimaste nel guscio vuoto che, ormai, è Forza Italia (le Bernini, le Gelmini, etc.) si fregano le mani tutte contente, convinte di aver ‘fatto fuori’ “Mara” (Carfagna, ndr.) e di poter ereditare, a loro volta, Forza Italia, che però, da oggi in poi, è come ereditare il nulla perché Berlusconi ha deciso, con un tratto di penna, di cancellare il partito-azienda che ha fondato nel ’94.

 

Primarie? Tavolo delle regole? Inutile, non si fa più nulla…

Forza Italia, Berlusconi Carfagna e Toti

Forza Italia, Berlusconi Carfagna e Toti

E così, come in un gioco dell’oca, Forza Italia si ritrova alla casello zero. I due coordinatori nazionali, il tandem “d’attacco” Toti-Carfagna, nominato appena due mesi fa per rivoluzionare il partito, è sconfessato dal loro leader a mezzo di comunicato stampa. Tutto accade in pochi minuti. Poco dopo le 16, una nota annuncia la proposta unitaria di modifica dello statuto azzurro, “approvata a maggioranza’” dal ‘tavolo delle regole’, che prevede primarie per i soli iscritti e pieni poteri al Cav sulle liste elettorali e l’indirizzo politico del partito, ovvero l’esatto contrario di quanto chiesto dai ‘totiani’, i seguaci del governatore ligure. A stretto giro di posta arriva, a sorpresa, anche un’altra nota, ‘firmata’ stavolta, da Silvio Berlusconi in persona: lancia un nuovo ‘coordinamento nazionale’, a cinque, senza Toti (al suo posto c’è il fidatissimo e ultra-discreto Sestino Giacomoni) per gestire la fase transitoria fino al Congresso nazionale, congresso che dovrebbe tenersi autunno. 

La Carfagna, quasi più furibonda di Toti, dice “non ci sto”

Toti e Carfagna

Toti e Carfagna

Una doppia mossa, un vero e proprio uno-due, sotto la regia di Arcore, per rivendicare la leadership del Cavaliere (della serie “il partito sono e resto io”), che di fatto, in un sol colpo, ‘esautora’ entrambi i pretendenti alla successione: il governatore ligure e la vicepresidente della Camera.

Solo che, mentre Toti se lo aspettava, lo ‘scherzo da prete’ del Cavaliere, Carfagna no e non la prende affatto bene, forse perché si era davvero convinta di poter diventare ‘coordinatore unico’ azzurro come gli aveva fatto credere l’ex premier in un colloquio telefonico, e così reagisce: “Apprendo dalla stampa di un superamento delle decisioni assunte dal presidente Berlusconi il 19 giugno innanzi ai gruppi parlamentari di Forza Italia e dell’insediamento di un coordinamento di presidenza. Coordinamento del quale nessuno mi ha chiesto di far parte e di cui non intendo far parte. È una scelta in direzione esattamente contraria alle intenzioni che mi ha manifestato Berlusconi. Credo – spiega la vice presidente della Camera – che questo sia il modo migliore per uccidere Forza Italia e io non farò parte del comitato di liquidazione”. Parole pesanti, quelle dell’ex ministro delle Pari Opportunità, e pronunciate con un comunicato scritto di suo pugno che trasuda sangue e vendetta, stupore e disamore.

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Mara Carfagna, vicepresidente della Camera per Forza Italia (FOTO AGN/INFOPHOTO)

 

Spiazzata e imbarazzata dalla scelta del suo (ex?) leader, Mara Carfagna usa parole di fuoco, mai sentite prima uscire dalla bocca di una berlusconiana doc, da sempre ritenuta una pupilla del Cavaliere. Non a caso, nel Transatlantico di Montecitorio ormai tutti parlano di resa dei conti interna e di guerra aperta tra correnti, per quel poco che ne è rimasto, tra gli azzurri. La Carfagna, raccontano, “non ci sta” e “ora studierà le contromosse per provare a uscire dall’angolo”. Lei, chiusa nel suo studio a Montecitorio, vede non solo i fedelissimi, i cosiddetti ‘sudisti’ (campani, pugliesi, molisani, siculi), ma anche tanti parlamentari che gli chiedono di non mollare. Si pensa a un documento, per ‘fare quadrato’ attorno a Mara e per rimarcare il proprio progetto di rilancio del partito, quello presentato all’ultima riunione del coordinamento nazionale.

 

Toti getta la spugna: “Altra Italia? No, altre poltrone”

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La capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini

Toti, invece, aveva capito da tempo, dove si andava a parare, aveva fiutato l’aria. Non si scompone quando Berlusconi, preso atto che il tavolo delle regole per il nuovo Statuto di Forza Italia ha terminato i suoi lavori, decide la nomina di un Coordinamento di presidenza che sarà costituito dalla senatrice Annamaria Bernini, dalla vicepresidente della Camera dei deputati onorevole Mara Carfagna, dagli onorevoli Mariastella Gelmini, Sestino Giacomoni e dal vicepresidente di Fi, Antonio Tajani. Il suo nome, quello di Toti, è stato, semplicemente, depennato, tirato via e amen.

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Silvio Berlusconi e Antonio Tajani (FI)

 “Mi pare – è la reazione a caldo del governatore ligure – che ci siano le condizioni per cui ognuno vada per conto suo, ma è Forza Italia che esce da se stessa. Buona fortuna a tutti” dice, rispondendo a chi gli chiede se lascia Forza Italia. “Mi pare non ci sia la volontà di cambiare alcunché” dentro Forza Italia, spiega ai giornalisti, “la tragedia sta diventando farsa”, aggiunge, riferendosi proprio alla proposta politica di Berlusconi di lanciare una ‘federazione di centro’.

 

Cosa succederà? Il patto luciferino tra Salvini e Berlusconi

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Giovanni Toti, governatore della Liguria

Toti, dunque, rilancerà il suo movimento, che andrà a fare da ‘terza gamba’ dell’alleanza Lega-FdI, in attesa, però, che Salvini si degni di annetterlo e, magari, di accettare anche il contributo della ‘quarta gamba’, l’Altra Italia di Berlusconi. Intanto, Fratelli d’Italia si mangia pezzi di azzurri ovunque: in Piemonte come in Veneto, in Puglia come in Emilia, nelle Marche come, persino, in Sicilia, i peones azzurri – ma, anche, e soprattutto i portatori di voti che sono ancora dentro FIbussano alle porte della Meloni. Non tanto per convinzione ideologica, ma banalmente perché quelle della Lega sono state sbarrate da Salvini in persona, il quale – a Berlusconi – l’ultimo torto di sfilargli parlamentari e consiglieri locali non vuole farlo perché così gli ha promesso e così farà.

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Luigi Di Maio, vicepremier e ministro dello Sviluppo economico

In fondo, il ‘patto’ luciferino tra il Cavaliere e il Capitano è ancora lì, anzi, forse è rinato proprio oggi. Salvini, a Berlusconi, deve fargli solo un ultimo ‘regalo’: portargli la testa di Di Maio in un cesto, rompere l’alleanza di governo, aprire la crisi e portare il Paese a elezioni. Il Cavaliere, stanco di anni e di lotte, vuole ritagliarsi il ruolo di ‘padre nobile’ e vedere il suo vero, unico, pupillo assiso a palazzo Chigi per governare, nella sua eredità, il Paese. Poi, certo, nel 2022, con un nuovo Parlamento che, se si voterà, sarà una marea verde-nera-azzurra, si vota anche per eleggere il nuovo Capo dello Stato. E, hai visto mai, che Salvini non voglia, in quella augusta e solenne, rendere il favore a Berlusconi

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 2 agosto 2019 sul sito di notizie Tiscali.it