“Trucco, trucco, ambiguità!”. Le mine regolamentari di M5S e Pd per impedire a Salvini di votare

“Trucco, trucco, ambiguità!”. Le mine regolamentari di M5S e Pd per impedire a Salvini di votare

12 Agosto 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Prima che Salvini ottenga il voto anticipato ce ne corre…

conte salvini

Crisi Salvini Conte

Prima che Salvini ottenga le elezioni anticipate ce ne corre. Conte si deve dimettere, sua sponte o subendo una sfiducia, e Mattarella, verificata l’impossibilità di formare un nuovo governo, deve sciogliere le Camere e indire le urne.

Sergio_Mattarella_Quirinale

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Ma se nascesse un ‘governissimo’ di ‘responsabilità nazionale’ o, banalmente, un altro governo (tecnico, elettorale, di scopo, del Presidente, istituzionale, etc.) – cosa non facile, ma non impossibile – , Salvini non otterrebbe le urne, almeno non subito, e un nuovo governo – di pochi o molti mesi che sia – potrebbe fare diverse cose.

aumento iva

Probabile aumento dell’IVA

Non solo disinnescare le clausole di salvaguardia (l’aumento di Iva e accise), ‘salvare’ i conti pubblici del Paese, fare la manovra economica e rispettare tutti gli impegni e le scadenze con la Ue (e con la Costituzione) per approvare la legge di Stabilità entro il 2019 (senza cioè dover ricorrere all’esercizio provvisorio), ma anche una serie di riforme istituzionali: il taglio del numero dei parlamentari e una nuova legge elettorale che sarebbe, ovviamente, a impianto proporzionale per cercare di contenere al massimo i ‘danni’ di una eventuale, e assia probabile, affermazione della Lega quando, prima o poi, si dovrà pur tornare a votare, in Italia. Ma, appunto, ‘quando’?

 

Il governissimo durerebbe anni, non mesi. Ecco perché

il governissimo

Il Governissimo

 

Più poi che prima. Un governo siffatto, infatti, avrebbe bisogno, una volta nato, e al netto della consultazioni di rito, della formazione di un programma, della lista dei ministri, del suo giuramento e della sua entrata in carica (diciamo che difficilmente sarebbe pronto a giurare nelle mani del Capo dello Stato prima di metà settembre…), di vari mesi di tempo, quelli che intercorrono tra settembre e dicembre, per accreditarsi in Europa, scrivere e approvare la manovra economica, portarla davanti alla commissione Ue, aprire la sessione di bilancio e chiuderla entro e non oltre il 31 dicembre.

gennaio

Gennaio 2020

 

Solo ‘dopo’, quindi da gennaio 2020, potrebbe dedicarsi, interloquendo con il Parlamento, a cambiare la legge elettorale – procedimento assai delicato e complesso che, di solito, nella navetta tra Camera e Senato, richiede vari mesi, tra Aula e commissione, prima di poter essere approvata. Poi, andrebbero ridisegnati i collegi e le circoscrizioni. Se ne parla, se tutto va bene fila liscio, a maggio-giugno 2020, quando si saranno consumati anche i tre mesi di attesa – da rispettare perché così vuole la Costituzione – per permettere a un terzo dei parlamentari o di 5 consigli regionali o a 500mila elettori di chiedere il referendum confermativo sulla Fraccaro. Più altri tre, sempre di mesi, per poterlo tenere, se verrà richiesto, il referendum medesimo.

 

fraccaro riforme

Fraccaro e la riforma

Referendum che dovrebbe tenersi, dunque se tutto va bene, entro sei mesi. E così se ne parla all’autunno del 2020, quando però c’è da scrivere la nuova manovra… A quel punto, dato che l’appetito vien mangiando, perché non attendere il 2022 ed eleggere, sulla base parlamentare del ‘governissimo’, il nuovo Capo dello Stato, isolando Salvini e ‘sgonfiandolo’ una volta per tutte?

salvini 1

Salvini e la crisi di governo

Ecco, una legislatura che dura fino alla sua scadenza naturale e Salvini che ne rimane prigioniero, pur strepitando e urlando è il sogno che agita le notti insonni di Di Maio, Renzi, etc. (ma anche Casini, mezza Forza Italia, i peones di tutti i partiti e i colori, persino di Grillo, che pare ci stia…).

 

Il governo Frankestein è quasi pronto, ma gli serve ancora tempo

Il governo Frankestein è quasi pronto, ma serve tempo

Il governo Frankestein è quasi pronto, ma serve tempo

 

Non si capisce perché dovrebbe riuscirci, a fare tutte queste importanti e gravose cose, oltre che in poco tempo, un governo trasversale che mette insieme soggetti diseguali, oltre che sorretto da un’armata Brancaleone di parlamentari il cui unico fine è salvare il proprio scranno, e farlo meglio di un governo che nascesse da un risultato nelle urne, legittimato da una maggioranza forte e stabile…

trappoloni

In arrivo dei Trappoloni

 

Certo è che se, politicamente, l’impresa di far nascere un nuovo ‘governone‘ è ardua, fermare Salvini che corre a precipizio verso la strada del voto è impresa altrettanto ardua. Ecco perchè gli ‘strateghi’ dei due principali imputati di voler dar vita al ‘governo Frankstein‘ (l’M5S e i renziani del Pd), le stanno studiando tutte, compresi una serie di ‘trappoloni‘ regolamentari alla Camera come al Senato per cercare di ritardare il più possibile la corsa verso le urne. I trappoloni regolamentari sono almeno tre. Vediamoli nel dettaglio uno per uno. 

 

Trucco n. 1
(M5S) Convocare la Camera per tagliare i parlamentari

politici poltrone

Le poltrone dei politici

Il primo ‘trucco’ regolamentare – sarebbe di certo quello più gravoso di conseguenze politiche, ma anche quello meno efficace sul piano regolamentare, come vedremo tra poco – è stato messo in atto, ormai da giorni, in pratica da quando si è aperta la crisi di governo, dai 5Stelle, a partire da tutti i suoi leader che lo chiedono a gran voce e tutti i giorni. Consiste nella volontà di far pesare a Salvini la sua scelta di non voler ‘tagliare le poltrone dei politici‘, andando subito a votare, ma di volersele ‘tenere strette‘ proprio per evitare il taglio del numero dei parlamentari. Si tratta di una riforma, il cd. ‘pacchetto Fraccaro’, che comporta un taglio lineare del numero dei parlamentari che scenderebbero da 945 a 600. Quindi -345 scranni per quanto rigurda la Camera, che scenderebbe a 400 deputati dagli attuali 630, e -115 per il Senato, che calerebbe dagli attuali 315 senatori, al netto dei sei senatori a vita, che non si possono toccare, a soli 200.

Riccardo_Fraccaro_M5S

Il ministro alle Riforme Istituzionali, Riccardo Fraccaro (M5S)

Il ddl Fraccaro era stato calendarizzato, prima delle ferie, alla Camera dei Deputati, a partire dal 12 settembre, per la sua ultima, e definitiva, IV lettura. Serve, per approvarlo, trattandosi di una riforma costituzionale, la maggioranza assoluta dell’assemblea, cioè il famoso quorum del plenum, 316 voti, finora sempre ottenuti dal ddl Fraccaro nelle tre letture precedenti.

Roberto_Fico_Camera_Codice_Rosso

Il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico

Ma ora che la crisi di governo si è di fatto aperta, i pentastellati chiedono, come arma di minaccia contro la Lega, di discutere il ddl Fraccaro molto prima, cioè subito, e premono su Fico per una convocazione dell’Aula ad horas.

M5S_logo

Il logo del Movimento 5Stelle

In effetti, l’M5S ha i numeri necessari (1/3 dei deputati, come prevede il Regolamento) per ottenere la convocazione rapida dell’Aula e il voto sul ddl, dopo che, ovviamente, la conferenza dei capigruppo della Camera, che si riunirà domani, martedì 13 agosto, avrà deciso – ci si immagina a maggioranza ‘nuova’, M5S-Pd – il cambio di ordine dei lavori e l’anticipazione del calendario.

Ma persino dalle parti del presidente della Camera, Fico, si dubita e si è scettici che un atto del genere possa compiersi ‘prima’ che si apra e si chiuda il dibattitto sulla fiducia al governo – il quale, invece, andrà in scena al Senato che calendarizzerà oggi la richiesta di ‘comunicazioni’ fatta da Conte nei confronti della presidente Casellati – e che, quindi, si sappia se in Italia abbiamo ancora un governo in carica o sfiduciato, nel pieno dei suoi poteri o meno.

Elisabetta_Casellati_Senato

Il presidente del Senato Elisabetta Maria Casellati

Il che non è indifferente, come notizia, anche per quanto accade e può accadere alla Camera perché, appunto, ove il governo fosse sfiduciato o Conte si dimettesse e, invece di trovare la maggioranza per formare un nuovo governo, si andasse a votare (con il governo Conte dimissionario o un altro governo di minoranza, ma comunque privo della fiducia), le Camere entrerebbero in un sostanziale stand by: non potrebbero più lavorare, di fatto, né fare un alcunché. Non fisicamente ‘chiuse’, le Camere non potrebbero approvare leggi e convertire decreti (se non in casi di estrema necessità e urgenza come quello delle catastrofi naturali), tantomeno riforme istituzionali, leggi elettorali, di bilancio. Il caso contrario non è contemplato: sarebbe un vero golpe.

giuseppe conte

Giuseppe Conte

Da qui la corsa contro il tempo dei pentastellati: se arriva ‘prima’ la sfiducia a Conte e ‘dopo’ il taglio dei parlamentari, quest’ultimo passa alle calende greche e si vota come si è sempre fatto, eleggendo 945 parlamentari e il Rosatellum, mentre se il governo Conte resta in carica o un altro governo ne prende il posto si può fare tutto, dalla riforma Fraccaro fino, ovviamente, a una nuova legge elettorale. Ma solo le decisioni di oggi della conferenza dei capigruppo del Senato e quella di domani della Camera sapranno dirci qualcosa in merito al ‘calendario’ di entrambe le Camere…

 

Tutti in attesa. Oggi la conferenza dei capigruppo del Senato

Aula del Senato

Aula del Senato

Mai conferenza dei capigruppo del Senato, quella che si aprirà oggi, alle ore 16, a palazzo Madama, nella sala Pannini (elegante ritrattista del Settecento italiano) fu attesa in maniera tanto spasmodica da un’intera classe politica.

La conferenza dei capogruppo funziona così: se c’è accordo (nemine contraddicente recita il brocardo latino) si può prendere qualsiasi decisione, se non c’è accordo si vota. Lo si fa a maggioranza (il voto è ‘ponderato’ in base ai gruppi) e il parere del presidente è importante, ma non vincolante. Se manca l’accordo tra i gruppi, tra maggioranze e opposizione, si passa, però, alla decisione dell’Aula, che viene chiamata a votare su un calendario ‘non condiviso’.

Dovrà decidere, la conferenza dei capigruppo del Senato (presieduta dal presidente del Senato, il cui parere è autorevole, ma non vincolante, al suo interno siedono i rappresentanti di tutti i diversi gruppi parlamentari, che ad oggi sono sette, ma anche i quattro vicepresidenti del Senato, inoltre vi è rappresentato il governo), diverse cose: la calendarizzazione della mozione con cui la Lega toglie la fiducia a Giuseppe Conte e al governo (atto che aprirebbe formalmente la crisi), ma prima ancora le ‘comunicazioni’ che lo stesso premier ha informato la presidente del Senato di voler dare nei giorni scorsi, quando si è aperta una crisi di governo ‘sostanziale’ ma non ‘formale’. Infatti, la Lega ‘non’ ha ritirato la sua delegazione di ministri al Governo (sono ancora tutti lì che ‘lavorano’, tranne Salvini, in tour perenne sulle spiagge italiane…), ma ha annunciato di voler ritirare la sua fiducia a Conte e ha depositato una mozione di sfiducia che, però, potrà essere discussa e calendarizzata soltanto oggi (il termine minimo per discuterla è di tre gioni, quello massimo di 20 giorni). Ma il ‘gesto di Conte‘, per una questione sia di galateo istituzionale che di sostanza politica avrà la preminenza rispetto a tutti gli altri, cioè le mozioni di sfiducia presentate contro il governo (vedi alla voce: mozione della Lega, per ora gli altri se ne guardano bene dal farlo) come le mozioni di sfiducia individuali (vedi alla voce: mozione di sfiducia del Pd al ministro Salvini).

Matteo_Salvini

Da oggi in poi sarà “Governo Salvini”?

Morale, quando sarà decisa la data della discussione sulle comunicazioni del presidente del Consiglio, la mozione di sfiducia della Lega, come pure quella di sfiducia a Salvini, ne verranno inglobate perché gerarchicamente inferiori.E questo a prescindere dal fatto che, dopo che Conte avrà parlato in aula del Senato, seguirà – oltre alll’ovvio dibattito – un voto sulla fiducia al governo o dimissioni immediate. Conte, infatti, per evitare di farsi battere in Parlamento (e, dicono i malizioni, per ‘preservarsi’ per un dopo in Politica), potrebbe, una volta ascoltato il dibattito in Aula, “prendere atto che non ha più la fiducia delle Camere e salire al Colle, di fatto senza cioè parlamentarizzare la crisi fino in fondo (il che, di solito, si fa con il voto), ma rendendola formale.

Presumibilmente oggi, all’interno della conferenza dei capigruppo, le comunicazioni di Conte verranno calendarizzate il 19/20 agosto e non prima di Ferragosto, il 13, come chiede la Lega (c’è di mezzo il ponte agostano).

 

Il Colle, per ora silente, è pronto a entrare in azione…

Presidente Mattarella

Visita del Presidente Mattarella alla casa Comunale di La Maddalena

Naturalmente, tutti guardano anche al Colle, il quale aprirà le consultazioni di rito subito dopo l’eventuale sfiducia a Conte, quindi non prima del 21/23 agosto e che dureranno, anche volendo essere rapidi, almeno tre giorni. Alla fine, il Capo dello Stato – in questi giorni in ferie alla Maddalena – deciderà se conferire un nuovo incarico per formare un nuovo governo (e di che tipo, a chi) o sciogliere le Camere. Il presidente ‘notaio’, per ora, non si sbilancia e attende, silenzioso, che tutto quello che deve compiersi si compia, ma in Parlamento, la sede propria per decidere delle sorti di un governo. Solo dopo, a crisi formalmente aperta, entrerà in gioco e lì sì che il suo ruolo e le sue scelte diventeranno fondamentali per decidere se la legislatura vivrà o morirà e, dunque, se si andrà a elezioni anticipate o nascere un nuovo governo oppure (paradosso dei paradossi) entrambe le cose.

 

Dalla capigruppo si va in Aula, dove può succedere di tutto…

senato_palazzo_madama

L’ingresso di palazzo Madama, sede del Senato

Ma, tornando a palazzo Madama, come dicevamo, tanti sono i ‘trucchi’ e le possibilità che il regolamento del Senato offre e che M5S, Pd e LeU sanno di poter sfruttare. Innanzitutto, va detto che la conferenza dei capigruppo decide, se possibile, all’unanimità e, se non è possibile, a maggioranza (il voto è ‘ponderato’ in base alla consistenza dei gruppi: chi rappresenta più senatori pesa di più di chi ne ha meno), ma se neppure si trova, il calendario ‘va’ in Aula: “Il calendario, se adottato all’unanimità dalla Conferenza dei Capigruppo, assume carattere definitivo. In caso contrario, sulle proposte di modifica decide l’Assemblea”, recita l’articolo 55, comma 3, del Regolamento del Senato. E qui può succedere davvero di tutto. Il centrodestra può votare compatto e sconfiggere M5S e Pd, se votano divisi. Questi, uniti, possono sconfiggere il centrodestra, il quale può, a sua volta, dividersi e non essere compatto nel voto.

 

Pd e M5S

Pd e M5S

 

Misto e Autonomie possono andare a dar man forte all’asse Pd-M5S oppure al centrodestra o dividersi al loro interno. Le assenze, infine, possono condizionare ogni scenario e, ricordiamolo, si vota a maggioranza semplice dei presenti. Lo scopriremo solo vivendo, cioè a partire dalle 16 di oggi.

 

Trucco numero 2 (LeU). Grasso propone di uscire dall’Aula

pietro_grasso_senato

L’ex presidente del Senato, Pietro Grasso

Ma anche a sinistra e nel Pd non ci si fa cogliere impreparati. Ieri, l’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, oggi senatore di LeU; ha spiegato a Zingaretti una serie di ‘trucchetti’ regolamentari, suscitando la sua attenzione.

Zingaretti se la ride

Zingaretti

Come quello di uscire dall’aula al momento del voto sulla sfiducia (o sulla fiducia) a Conte da parte delle opposizioni per “dare più tempo a Mattarella di gestire la crisi” e per “non consegnare a Salvini di dettare i tempi della stessa”.

Il capo dello Stato Sergio Mattarella

Il capo dello Stato Sergio Mattarella

Insomma, non si tratterebbe, per Grasso, di gettare le basi per un eventuale governo dei ‘responsabili’, quello che chiede apertamente Renzi (e Grillo…), ma di “mettere la crisi nelle mani sagge e prudenti di Mattarella, poi sarà lui a valutare cosa fare”.

Matteo_Renzi

Matteo Renzi “come back”

 

Grasso punta un governo istituzionale, anche con un Conte bis o presieduto da Tria, ma questo, precisa, non è il momento di suggerire “niente a nessuno”. “Guadagnare tempo”, dunque, è l’obiettivo, per chiudere la partita della nomina del commissario Ue e permettere a Conte, dimissionario ma non sfiduciato dal Parlamento, di partecipare il 24 agosto al G7 a Biarritz.

Giovanni_Tria_Mef

Il ministro all’Economia Giovanni Tria

L’idea di Grasso si basa sui numeri che la maggioranza, in crisi, ha al Senato: 58 senatori la Lega, contro i 107 dei 5Stelle. Pur con l’aiuto di FdI, la mozione di sfiducia avrebbe 76 sì, non sufficienti per farla approvare. Conte, quindi, non sarebbe sfiduciato. Uno schema che, però, può saltare, a seconda di cosa farà Forza Italia, in attesa di ‘garanzie’ da Salvini. Con Fi e Fdi il centrodestra ha 138 voti che bastano per battere l’M5S, anche se le altre opposizioni uscissero tutte dall’Aula. Il Pd dovrebbe, in sostanza, votare con l’M5S contro la sfiducia a Conte (107 +51 fa 158 più 4 ex M5S fa, addirittura, 162, quindi la maggioranza assoluta, anche se non serve averla), ma sarebbe davvero paradossale che il Pd ‘salvi’ Conte, non si capisce se per farlo sopravvivere a se stesso o per farlo poi dimettere da solo per ‘aprire la strada’ al governissimo. Il Pd può ‘bersi’ la fiducia a un governissimo, a Conte no.

Silvio_Berlusconi_Forza_Italia_Fiuggi

Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia

In ogni caso, dato che FI e FdI, alleati di Salvini, non faranno favori ai suoi avversari, basterebbe che i senatori di M5S (109) e Pd (51) uscissero dall’Aula per far mancare il numero legale: il voto sulla fiducia a Conte sarebbe… nullo.

 

Trucco n. 3 (Pd): vogliamo votare ‘prima’ la sfiducia a Salvini

Andrea_Marcucci_Pd_Senato

Andrea Marcucci, capogruppo del Pd al Senato

 

Il terzo ‘trappolone‘, invece, lo ha architettato Andrea Marcucci, capogruppo dem al Senato, insieme a Dario Parrini, due renzianissimi: “Vogliamo discutere ‘prima’ la nostra mozione di sfiducia individuale al ministro Salvini, che abbiamo già depositato, e ‘dopo’ la sfiducia a Conte”. Obiettivo non detto ma palese: sfiduciare Salvini, con i voti di M5S, e dopo ‘salvare’ Conte.

Marco Olivetti, ordinario di diritto costituzionale alla Lumsa di Roma

Marco Olivetti, ordinario di diritto costituzionale alla Lumsa di Roma

 

“Ma – spiega il costituzionalista Marco Olivetti, docente alla Lumsa di Roma – tra la richiesta di un premier sulla fiducia al suo governo, una mozione di sfiducia al governo e, a maggior ragione, una mozione di sfiducia individuale verso un ministro, il ‘prevalente’ è la richiesta del premier: si discute e, nel caso, si vota, prima quella, poi il resto. E, se passa la sfiducia, le altre mozioni di sfiducia decadono”.

 

Voto di fiducia a Conte: se mancano 161 presenti è nullo…

 

L’ultimo ‘trappolone‘ scatterebbe sulla mozione di sfiducia avanzata dalla Lega, cui si contrapporrà quella dei 5Stelle, ma qui il Pd dovrebbe votare con il M5S e dare la fiducia a Conte.

impossibile

Impossibile

Impossibile? Nella crisi più pazza d’Italia nulla lo è.

Conte_Salvini

Il premier, Giuseppe Conte, e il vicepremier, Matteo Salvini

Infatti, Conte annunciando di voler tenere “comunicazioni” all’Assemblea, cui seguirà dibattito ma, non per forza, un voto, che però potrebbe essere da lui stesso richiesto, mette Conte in una posizione di forza: “Dovete dirmi che non mi volete e dirmelo in facciasarà la sua sfida alla Lega. Basta, per sfiduciare Conte o per rinnovargli la fiducia, la maggioranza relativa (e, cioè, che i sì battano i no), e non, si badi bene, quella assoluta (161 voti su 321). In aula, però, devono essere presenti (tra votanti, astenuti o presenti non votanti) in 161 (si chiama quorum del plenum che è di 321).

Aula_Montecitorio

L’aula vuota di palazzo Montecitorio

 

Quindi, con Pd e M5S fuori dall’aula, il voto sarebbe ‘nullo’, o meglio mai subito, Conte sarebbe ancora premier e, certo, potrebbe/dovrebbe andare a dimettersi al Quirinale, ma senza essere stato sfiduciato e gestendo lui tutti i passaggi successivi della crisi, compresa la possibilità di restare in carica per il disbrigo degli affari correnti fino a che non nascerà (e ci potrebbero volere mesi…) un nuovo governo, il che vuol dire, tra l’altro, che andrebbe a rappresentare l’Italia in tutte le sedi istituzionali ed europee che contano. Misteri, glorie e misericordie dei regolamenti delle Camere. E’ la fatica della democrazia, bellezza…

 


 

NB: Questo articolo è stato scritto in forma originale per questo blog il 12 agosto 2018