Il Senato, si sa, è ‘ballerino’ di suo. La compravendita della Lega e i conti della serva sui numeri

Il Senato, si sa, è ‘ballerino’ di suo. La compravendita della Lega e i conti della serva sui numeri

3 Settembre 2019 1 Di Ettore Maria Colombo

Su quante ‘divisioni’, cioè su quanti senatori, può contare il governo Conte due al Senato, allatto del voto di fiducia? Molte e quadrate, come legioni romane, o poche e sfilacciate, come un esercito in rotta?

Lega_Nord_logo

Il logo storico della Lega il Carroccio

La risposta è esiziale e la domanda per nulla peregrina, ma prima di rispondere bisogna dare conto della polemica del giorno che proprio su sul punto si è attorcigliata. E così la memoria corre subito alla famosa ‘compravendita’ di senatori by Berlusconi

 

Un precedente doloroso:
La caduta del Prodi II (2008)

La caduta del governo prodi

La caduta del governo Prodi

Correva l’anno 2008 ed era in carica il governo Prodi II: vinte le elezioni, sul centrodestra, per un pugno di voti, appoggiato da una maggioranza fin troppo eterogenea, che andava dal Prc all’Udeur, il governo dell’Unione (così si chiamava la coalizione scesa in campo contro il Pdl) si reggeva su pochissimi voti.

SergioDeGregorio

Sergio De Gregorio

Quasi ogni giorno, Berlusconi gliene sfilava qualcuno, con mezzi leciti e a volte non leciti (il famoso caso del senatore eletto all’Estero Sergio De Gregorio che gli comportò relativa inchiesta e condanna).

berlusconi prodi

Berlusconi e Prodi

Del resto, la maggioranza ‘unionista’ era nata traballante: il governo Prodi si reggeva, oltre che sui senatori eletti all’Estero come l’argentino Pallaro, che veniva assai poco, sulle ubbie del trtozkista, coltivatore di rose, Turigliatto e sui patemi dei senatori di Mastella, da Cusumano in giù.

clemente mastella

Clemente Mastella

Quel governo, come si sa, cadde perché Prodi, davanti all’ennesimo contrasto interno (in quel caso, però, la colpa fu di Mastella, allora guardasigilli, colpito negli affetti perché si ritrovò con la moglie, lady Mastella, indagata), volle sfidare il Senato, chiedendo un voto di fiducia, proprio come aveva fatto nel 1996 su suggerimento del ‘professore del professore’, Arturo Parisi, il quale ricorda: “Nel 1996 credevamo di farcela, e sbagliammo di conto, ma nel 2008 sapevamo che saremmo andati a casa”. Certo è che non fu un bel vedere, con l’opposizione di centrodestra che festeggiò la caduta di Prodi a mortadella e champagne.

arturo parisi

Arturo Parisi

Si rischia, oggi, un bis di quella traumatica esperienza che, tra l’altro, comportò la caduta della legislatura, la quale – ancora oggi – conserva il primato della più breve nella lunga storia delle legislature della Repubblica? Vediamo.

 

Salvini dixit: “Le porte della Lega sono sempre aperte”

verdini salvini

Denis Verdini e Matteo Salvini

Prima di tutto va detto che, da giorni, gira – nei Palazzi – una voce, quella che presuppone che Salvini – tramite i buoni uffici dell’ex senatore azzurro, poi fondatore di Ala, Denis Verdini – abbia in serbo il classico ‘colpo gobbo’. Non a caso, domenica scorsa, le parole di Matteo Salvini (La Leganon chiude le porte a nessuno” e “le nostre porte sono sempre aperte” il messaggio) hanno fatto suonare, in molti, al Nazareno e nel M5S, il campanello d’allarme.

Salvini_Di_Maio_Mattarella

M5S e Lega, Salvini e Di Maio

I rumors di Palazzo dicono che l’operazione scouting messa in piedi dai leghisti sarebbe quotidiana, con uomini di primo piano di entrambe le parti che starebbero facendo da trait d’union  tra Lega e M5S. Incoraggiati anche, appunto, dal serrato corteggiamento lanciato da Salvini:Le porte della Lega sono e saranno sempre più aperte“, è la sirena che fa girare in questi giorni il leader del Carroccio. Riservatamente, apprende l’agenzia di stampa AdnKronos, proprio ieri sera il leader della Lega avrebbe prospettato ai suoi possibili sorprese, nelle prossime ore, tali da impedire addirittura la nascita del nuovo governo. Che l’operazione possa andare in porto non lo può prevedere nessuno.

il treno del governo è in corsa

Il treno del governo è in corsa ed è difficile fermarlo ora

Il treno del governo è in corsa ed è difficile fermarlo ora: “Non mi pare che ci sia tutta questa voglia di mettersi di traverso, al massimo saranno in tre, tra i 5 stelle, che diranno no“, dice invece, scettico, un big del Carroccio. Ma di sicuro la Lega non resterà a guardare: dopo il voto di domani sulla piattaforma Rousseau, se si risveglierà prima forza dell’opposizione ‘certificata’, romperà gli indugi.

 

La profezia di Crippa: “Nove grillini voteranno no”

AndreaCrippa Lega

Andrea Crippa, vicesegretario della Lega

Poi, soprattutto, ecco arrivare, ieri, le parole di Andrea Crippa, vicesegretario della Lega. Il quale Crippa, papale papale, rivela che “Sono nove i senatori del M5S che mi hanno contattato dicendomi che loro e altri parlamentari non vogliono votare la fiducia al governo Conte e sono pronti a dirgli di ‘no’ se gli garantiamo un seggio”. 

La Lega non chiude le porte a nessuno

La Lega “non chiude le porte a nessuno”

Crippa anche ricorda che la Leganon chiude le porte a nessuno” e poi avverte: “quelli che ho sentito mi hanno fatto capire che non parlano solo per loro stessi, ma che ci sono altri pronti a seguirli“. “Insomma, saremmo all’apertura ufficiale di quel ‘mercato delle vacche’ che, da qualche anno, nei Palazzi, si chiama ‘scilipotisimo’.

Domenico Scilipoti e Antonio Razzi

Domenico Scilipoti e Antonio Razzi

Il nome deriva dal mitico Mimmo Scilipoti che cambiava casacca (e partito) come un abito pret a porter a seconda delle convenienze del (suo) momento, Ma, in questo caso, con la memoria bisogna risalire ancora più indietro nel tempo e cioè a quando, nel 2011-2012, alcuni deputati un giorno stavano con l’Idv di Di Pietro e il giorno dopo con il Pdl (indimenticabile, oltre a Scilipoti, anche Antonio Razzi).

 

Già pronto il nome dei M5S filo-Lega: “Liberi cittadini”

cittadini liberi

Liberi cittadini

Certo, che il governo giallorosso stava provocando più di una crepa e di un malumore, nel Movimento, era noto, ma che i pentastellati ‘scontenti’ fossero pronti a farsi candidare con il Carroccio pur di mantenere il seggio va oltre ogni più rosea previsione (di Salvini).

giuseppe conte

Giuseppe Conte

E così, il giorno della fiducia al governo Conte, tra mal di pancia, assenze e voti contrari i neo-transfughi potrebbero scompaginare tutti i giochi, sia alla Camera che in Senato. Gli Scilipoti ‘gialli’ avrebbero anche già pronto, nel cassetto, un nome, “Liberi Cittadini” con il quale costituirsi come sotto-componente del gruppo Misto e schierarsi al fianco della Lega in vista di elezioni che, a quel punto, ove il governo Conte cadesse nel suo atto fondativo, la fiducia, diventerebbero inevitabili.

Crippa assicura: “Valuteremo caso per caso i parlamentari che hanno mostrato ampia condivisione su temi per noi portanti come tasse, autonomia, immigrazione, legittima difesa”, ma poi fa anche un identikit, del naufrago: “provengono per la maggior parte dal Sud, ma anche dal centro e dal Nord”.

 

Calderoli minaccia: “Nelle commissioni sarà l’inferno”

calderoli

Roberto Calderoli

Un passaggio, quello dei grillini ‘dissidenti’, che potrebbe precludere a un ingresso organico nella Lega, con tanto di prospettiva di una candidatura alle prossime politiche. L’operazione servirebbe anche a rafforzare, dopo la nascita del Conte bis, la strategia dell’ostruzionismo parlamentare. La Lega, infatti, non nasconde di voler sfruttare tutte le ‘armi’ che avrà a disposizione. Come ha messo in chiaro Roberto Calderoli – uno che di ostruzionismo se ne intende, e da molti anni, per averlo praticato con grande costrutto – le ben 11 presidenze di commissione in capo al Carroccio saranno decisive sui tempi di esame dei provvedimenti, a partire dalla prossima ventura manovra economica. Una forza d’urto con cui la nuova maggioranza M5S-Pd dovrà fare i conti tutti i giorni.

 

La reazione dei 5Stelle: “Noi non siamo in vendita”

NON siamo in vendita

La reazione dei 5Stelle: “Noi non siamo in vendita”

Naturalmente, in casa pentastellata si reagisce sdegnati e si etichettano le parole di Crippa come un modo per creare confusione e insinuare il sospetto all’interno del gruppo. “Crippa si lancia in annunci fantapolitici – tuona la vicepresidente del Senato, Paola TavernaStiano tranquilli, l’M5S è compatto e non è in vendita”.

Paola Taverna

La vicepresidente del Senato, Paola Taverna

Il capogruppo alla Camera, Francesco D’Uva, bolla come “inquietanti” le parole di Crippa, definisce i leghisti “traditori seriali” e conclude che “noi siamo e saremo compatti, sempre”.

Francesco D’Uva

Francesco D’Uva

Anche i senatori M5S, in quanto tali, reagiscono male e respingono sdegnati le voci su una possibile compravendita come pure quelle che riguardano una “pattuglia” di venti di loro, fedelissimi di Di Maio, pronti a staccare la spina al governo se le richieste del loro leader non fossero accolte. Ne ha parlato, di quest’ultima fattispecie, ieri il Giornale e trattasi, in realtà, di una variazione sul tema ‘scilipotismo’: si tratterebbe di una pattuglia di dimaiani di ferro che, ove il loro leader non sia soddisfatto del governo in via di nascita, o anche del suo evolversi, sarebbero pronti a staccargli la spina. Né più né meno dei venti (o trenta) senatori dem renziani che, si dice, rispondono solo alla volontà del loro Capo (Renzi) e che, prima o poi, sono pronti a fare altrettanto.  

 

I conti della serva. 1/ I numeri del Conte due alla Camera

i conti della serva

I conti della serva

E qui, però, tocca far di conto. Va premesso che il premier incaricato, Giuseppe Conte, dovrebbe salire al Quirinale mercoledì per sciogliere la riserva, far giurare il suo governo, sempre al Colle, giovedì, nelle mani del Capo dello Stato, e, dopo le foto di rito, entro il fine di questa settimana, andare in Parlamento per la fiducia. Inizierà alla Camera, forse venerdì, ma è il Senato il ramo hard.

Giuseppe_Conte

Giuseppe Conte

Il percorso, dunque, inizierà alla Camera, dove il governo giallorosso conta su numeri solidi, almeno sulla carta: 215 deputati M5S (sarebbero 216, in teoria, ma il presidente Fico, per prassi, non vota), 111 Pd, 14 di LeU, 7 di vari cespugli di centrosinistra (i 2 Insieme dei propinai, i 3 Civica e Poplare della Lorenzin, i 2 Più Europa di Bonino e della Vedova) presenti nel gruppo Misto fa, in totale, 347 voti, +31 sul quorum (fissato a 316 deputati, 315 più uno del plenum della Camera, 630). Inoltre, volendo, la maggioranza giallorossa potrebbe arrivare, tra minoranze linguistiche (4), eletti all’estero (3) e altre sottocomponenti del Misto (3) fino a 357 voti. Insomma, anche se una decina di grillini ‘dissidenti’ (cioè filo-leghisti) venissero meno, la navigazione sarebbe tranquilla, anche con 347 voti circa di scarto sulle opposizioni, sarebbe comunque assicurata.

 

I conti della serva. 2/ I numeri del Conte due al Senato

conti della serva

I conti della serva
(Dipinto di Pieter de Hooch – Woman hands over money to her servant)

Ma è il Senato il ramo più pericoloso e più attenzionato, croce e delizia di ogni legislatura. I numeri, qui , sono risicati: la somma di M5S (107) e Pd (51) fa appena 158 senatori, meno tre rispetto al quorum di 161 (uno in più della metà dei 321 componenti, 315 elettivi più sei senatori a vita) ma il grillino ex leghista Gianluigi Paragone (ottimo amico di Di Battista) ha già annunciato che non voterà la fiducia, quindi i grillini già perdono, in partenza, un’unità e la somma ‘nuda’, con il Pd, fa appena 157 senatori, meno quattro rispetto al quorum.

GianluigGianluigi Paragonei Paragone

Gianluigi Paragone

Senza dire, appunto, che pesa l’incognita dei nove grillini forse pronti a dire ‘no’ e ‘segnalati’ da Crippa. Ne consegue che l’apporto di Leu (4 senatori) e di molti altri senatori del Misto (i 5 ex fuoriusciti dall’M5S, che però in realtà sarebbero quattro perché uno è vicino a Forza Italia, i due del Maie, il socialista Nencini, la Bonino, in totale al gruppo Misto del Senato sono in 15) è fondamentale perché solo con.i loro voti si porterebbe, la maggioranza a quota di sicurezza (170 voti).

Emma_Bonino_Radicali

Emma Bonino, storica leader del Partito radicale

Ma anche il gruppo Autonomie – che raccoglie tutte le minoranze linguistiche  due senatori eletti con il centrosinistra e due senatori a vita (gli altri stanno nel Misto o non sono iscritti ad alcuna componente) – vale oro. Sono in otto, nelle Autonomie  tre (Bressa, Casini e Laniece, valdostano) voteranno di sicuro la fiducia mentre i tre dell’Svp si asterranno. Con loro si vola a 173 voti, sempre che tutti i grillini reggano.

romano prodi

Romano Prodi

Altrimenti i sei senatori a vita potrebbero diventare, di volta in volta, determinanti. Esattamente come lo furono, per un breve periodo, per reggere le sorti del governo Prodi II. Che poi, appunto, finì come finì.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato il 3 settembre 2019 sul sito di notizie Tiscalinews.it