Le richieste al Conte 2 dei ‘nanetti’ in Parlamento, i piccoli partiti con la tosse

Le richieste al Conte 2 dei ‘nanetti’ in Parlamento, i piccoli partiti con la tosse

4 Settembre 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Più Europa” si spacca come una mela tra favorevoli e contrari. Il Psi dà “mandato a trattare” al suo giovane segretario, Enzo Maraio. Il gruppo Autonomie del Senato è diviso, e arrovellato, tra favorevoli (i valdostani), astenuti tiepidi (gli altoatesini) e favorevoli entusiasti (i trentini). Il sottogruppo del Maie (gli italiani all’estero) valuta il da farsi, pensieroso. I piccoli cespugli del centrosinistra annuiscono soddisfatti. Solo la Sinistra-Sinistra, solitamente divisa nelle sue mille, e tormentate, anime (tre, allo stato, ma possono aumentare), per una volta è tutta unita, come un sol uomo. Quella parlamentare, almeno, che già i Verdi, che però stanno fuori dal Parlamento, si dicono contrari, come pure alcuni partitini neo-comunisti variamente assortiti 

 

I voti dei piccoli, specialmente in Senato, valgono oro

Monete oro

I voti dei piccoli, specie in Senato, valgono oro

L’ora è grave e le decisioni che vengono prese sono, di conseguenza, irrevocabili. Del resto, quando si tratta di dire di ‘sì’ o di ‘no’ a un governo, ci si divide e ci si accapiglia sempre. Peraltro, se abbiamo assistito alla gestazione, alla nascita e al lavoro di un governo ‘bipartito’, quello gialloverde, dal I giugno del 2018 al 7 agosto del 2019, stavolta, il governo Conte due che sta per venire alla luce, è uno strano animale. Diciamo un ircocervo che, causa i numeri ‘ballerini’ e le difficoltà che potrebbe incontrare, specie al Senato, ha bisogno di nuovi innesti. A tal punto che potrebbe nascere, in realtà, come un governo ‘tripartito’, forse ‘quadripartito’ o anche ‘pentapartito’.

 

ircocervo

Ircocervo

Eh sì, perché a causa del rischio che una serie di senatori pentastellati si sfilino, al momento di votare la fiducia – come già raccontato in un precedente articolo su questo blog: Il Senato, si sa, è ‘ballerino’ di suo. La compravendita della Lega e i conti della serva sui numeri– urge trovare voti per assicurare al governo Conte una maggioranza quantomeno solida, al Senato.

 

Il governo Conte sarà, forse, un governo ‘pentapartito’

aula del senato

L’aula di palazzo Madama, sede del Senato della Repubblica

Insomma, se è pur vero che il governo Conte due si regge lungo l’asse M5S-Pd non è e non sarà un governo ‘bipartito’ come il precedente, ma come minimo un governo ‘tripartito’ (ci sarà LeU, con tanto di dignità ministeriale), forse ‘quadripartito’ (contando i vari cespugli del centrosinistra) e, forse ancora, ‘pentapartito’, ove mai, alla fine, il gruppo Autonomie del Senato dirà un sofferto sì. Altro che asse Pd-M5S, servono anche i ‘piccoli’, questo è il concetto, se il Conte due vuole durare.

 

Il paragone con i ‘nanetti’ della Prima e della Seconda Repubblica

nanetti da giardino

I nanetti della I e II Repubblica

Un mondo, quello dei partiti ‘piccoli’, che durante la Prima Repubblica facevano il bello e il cattivo tempo (chi non ricorda le bizze e le risse tra liberali, repubblicani e socialdemocratici che, a volte, i governi erano capaci di farli saltare?), ma che anche durante la Seconda Repubblica ha dato splendida (si fa per dire…) prova di sé.

Romano_Prodi

Romano Prodi (Italy Photo Press World Copyright)

Certo, i ‘piccoli’ partiti erano una specialità della casa del centrosinistra, ma anche il centrodestra aveva i suoi. L’Ulivo aveva una serie di piccoli partiti, al suo interno (socialisti, poi laburisti, poi ancora socialisti; Rinnovamento italiano; repubblicani), mentre sia il PPI che il Prc avevano dignità (e aspirazioni) maggiori, che metteva a dura prova i nervi dei leader, Romano Prodi in testa.

Fausto_Bertinotti_Prc

Fausto Bertinotti, segretario del Prc

L’Unione – che andava dal Prc di Bertinotti all’Udeur di Mastella – ne fu l’evoluzione, in peius, e la nemesi: il governo Prodi II cadde proprio perché i partiti seduti al tavolo del governo erano troppi.

Casini e Follini

Casini e Follini

Anche Berlusconi ebbe il suo bel da fare, tra Udc di Casini e Follini da un lato, piccole formazioni di destra o di centro, ex socialisti, ex liberali ed ex missini sparsi un po’ ovunque nella sua coalizione. Eppure, con l’avvento della Terza Repubblica, si pensava che il quadro politico si sarebbe ‘semplificato’ e invece mai errore fu più grande.

rosatellum

Rosatellum at all

Complice il Rosatellum (e, cioè, la legge elettorale, un proporzionale con sbarramento e una quota di maggioritario) tracce di ex partitini o di partitini ex novo sono ancora presenti in mezzo a noi e, in occasione di crisi di governo complicate come questa, fanno sentire la loro voce anche perché contano per quanto pesano, cioè per quanti deputati e senatori annoverano. Esaminiamo, dunque, le loro posizioni una a una.

 

Più Europa ha già il segno meno, quello della scissione…

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Il logo elettorale di + Europa

Prendiamo, per dire, il movimento “Più Europa”. L’altro ieri sera (era, in realtà, tarda notte…) il movimento politico di ‘Più Europa’ (somma, costruita in laboratorio, degli ex radicali di Emma Bonino e Benedetto Della Vedova e degli ex democristiani di Bruno Tabacci raccolti, per anni, sotto le insegne di ‘Centro democratico’) hanno discusso e, a lungo, dibattuto sul tema dirimente: deve, Più Europa, appoggiare il governo Conte 2?

no

La risposta è stata ‘no’ e il voto della Direzione del partito è finito 19 (i contrari) a 14 (i favorevoli) con il presidente (Tabacci) favorevole e il segretario (Della Vedova) contrario. Insomma, un partito (-ino) nato da poco (il primo congresso fondativo risale solo a pochi mesi fa) si è già squagliato. E si è spaccato anche il gruppo parlamentare: i tre deputati (Tabacci, Magi e Fusacchia) sono per il ‘sì’ – e, dunque, voteranno la fiducia a Conte dove meno serve, alla Camera – mentre l’unico senatore (la Bonino) voterà ‘no’ dove più serve, almeno in teoria, cioè al Senato. Curioso, a dirla tutta, che un governo che nasce nel segno – e sotto il beneplacito – dell’europeismo (e, anche, di tutte le cancellerie europee come della commissione Ue) non ottenga la ‘fiducia’ di un partito che, di nome e di fatto, vuole “Più Europa”.

Bonino e Della Vedova

Bonino e Della Vedova

Naturalmente, le polemiche impazzano all’interno di un partito mai nato: gli ex diccì (meglio noti come i ‘tabaccini’, da Tabacci) accusano gli ex radicali di “aver preteso posti per Bonino e Della Vedova che non hanno avuto” ma anche gli ex radicali accusano, a loro volta, i post-diccì di “poltronismo acuto”. Formalmente, invece, il duo Bonino-Della Vedova ritiene che “Conte non ci ha fornito garanzie sulla discontinuità reale dal governo precedente in quanto a temi e programmi” mentre Tabacci e i suoi (tra i quali primeggia una vecchia volpe della Dc della Prima repubblica, Angelo Sanza) ribattono che “bisogna fermare Salvini”.

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Motivazione politicamente nobile, ma che nasconde, tanto per cambiare, un non detto che riguarda, appunto, sempre l’eterna lotta per i ‘posti’, volgarmente dette ‘le poltrone’.

Bruno_Tabacci

Bruno Tabacci, un uomo politico dalle mille vite

Probabile che Tabacci (ex esponente della sinistra diccì, poi dell’Udc, poi ancora vicino al Pd, infine sostenitore del – fallito – esperimento che voleva lanciare, come leader del centrosinistra, Pisapia) possa agguantare un posto di sottogoverno per sé (o per uno dei suoi fedelissimi) mentre, ovviamente, la componente ex radicale di Bonino e Della Vedova, votando no, resti a secco. Come è pure molto probabile che i destini dei due tronconi della ormai ex “Più Europa” si dividano: i tabaccini da un lato (con Fusacchia e Magi, ex radicali a loro volta), i radical- ‘boniniani’ dall’altro.

 

La Sinistra-Sinistra, per una volta, è unita e voterà il Conte due

barbari

Fermiamo i barbari

Curiosamente, il grido “fermiamo Salvini!” (Beppe Grillo direbbe “fermiamo i Barbari!) è anche l’identico leit motiv che spinge la Sinistra-sinistra parlamentare ad appoggiare il nascente governo giallorosso.

Vasco Errani

Vasco Errani

Parliamo di LeU: otterrà un ministro, nella persona di Vasco Errani, agli Affari regionali, e soprattutto vede le sue tre ‘anime’, ormai divise, convergere tutte insieme appassionatamente nell’appoggio al governo Conte. Anime, fino a ieri, divise e litigiose.

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Il logo elettorale di LeU (Liberi ed Uguali)

Trattasi di Articolo 1, cioè l’ex Mdp, cioè i fuoriusciti dal Pd di Renzi (segretario Roberto Speranza, presidente Pierluigi Bersani, dietro le quinte Massimo D’Alema), Sinistra italiana (segretario Nicola Fratoianni) e l’area di ‘E’ Viva’ che fa capo, di fatto, all’ex presidente del Senato, Pietro Grasso, ed è tenuta ‘viva’ dal deputato ex prodiano La Forgia.

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Il logo elettorale di Mdp-Articolo 1

 

Tre anime che, nel silenzio dei media e pur mantenendo insieme, per pura comodità, il gruppo parlamentare unitario, sotto la sigla LeU (quella con cui si erano presentati alle elezioni), si erano profondamente divise e litigate da mesi. Divisioni e litigi che si perdono in una lunga serie di personalismi e rancori che è inutile narrare, ma che sostanzialmente vedevano Mdp-Articolo 1 sperare nella ‘ricongiunzione’ con il nuovo Pd di Zingaretti, Sinistra italiana restare collocata a sinistra, lontana dal Pd, e la ‘terza componente’ (quella di Grasso) che non si capiva cosa voleva.

Come il sole all'improvviso

Come il sole all’improvviso

Grazie ai ‘miracoli’ che, però, fa un governo, quando nasce, e soprattutto grazie allo scampato pericolo dell’interruzione prematura della legislatura e, quindi, di elezioni anticipate che avrebbero visto queste varie componenti divise arrivare probabilmente, esangui, alle urne, ecco che, come il sole all’improvviso, è tornato il sereno e, ora, Speranza, Fratoianni e Grasso sono tornati a parlare la stessa lingua (sì al governo ‘del cambiamento’), e persino in modo comprensibile.

Stefano Fassina

Stefano Fassina

 

Persino Stefano Fassina, che aveva fondato un suo personalissimo movimento, ‘Patria e costituzione’, sulla scia di un presunto ‘sovranismo di sinistra’, voterà ‘sì’ – così pare – al Conte due. Governo che, per la prima volta nella storia repubblicana, non conterà, a sinistra, nessuna opposizione di alcun tipo, almeno in Parlamento. Cosa e particolare curioso. Infatti, sempre, anche quando il Pci appoggiò i governi di solidarietà nazionale del 1976-1979, è esistita una sinistra (a quei tempi rappresentata dal Pdup e da Dp) che, in Parlamento, faceva opposizione ‘da sinistra’.

Insomma, in questo Parlamento, l’intera sinistra-sinistra è a favore e voterà il governo Conte due. Un fatto ‘storico’ se si pensa che, nel 1996-’98, Rifondazione comunista appoggiava il governo Prodi solo dall’esterno (e poi, presto, lo fece cadere) e che, anche nel 2006-2008, quando il Prc andò al governo con un ministro (Paolo Ferrero) e faceva parte della coalizione dell’Unione, subito – alla sua sinistra – si staccarono i trotzkisti (Rossi e Turigliatto) che, a loro volta, contribuirono presto a farlo cadere. Fuori dal Parlamento, invece, in posizione critica restano i Verdi di Angelo Bonelli e il piccolo Prc di Maurizio Acerbo, mentre all’opposizione ‘di sistema’ restano solo il Pc di Marco Rizzo e piccole, infinitesimali, formazioni trotzkiste o anti-sistema come il movimento ‘Potere al Popolo’

 

Anche i ‘cespugli’ del centrosinistra tornano in gioco e ‘chiedono’

cespugli

I cespugli del centrosinistra

Tornano in campo, e in gioco, anche altri tre ‘nanetti’ del centrosinistra che si presentarono, alle ultime elezioni politiche, in alleanza col Pd alle ultime elezioni politiche. Trattasi di ‘Civica e Popolare’, lista di centristi moderati capitanata dall’ex ministro Beatrice Lorenzin (tre deputati e un senatore, Pierferdinando Casini), ‘Insieme’ (ex prodiani guidati da Serse Soverini, deputato) e il Psi, oggi guidato dal giovane Enzo Maraio, fuori dal Parlamento, ma che può contare su due parlamentare, un deputato e il senatore Riccardo Nencini, a lungo segretario proprio del Psi.

treno fermo in stazione

Un treno fermo in stazione

Piccoli esperimenti, in vitro, di un centrosinistra che, ormai, di fatto, non esiste più, quello di era Renzi, anche loro sperano – giustamente, si capisce – in qualche posto di sottogoverno, ma anche e soprattutto di poter tornare ‘strategici’ in una scomposizione/ricomposizione di un centro moderato, liberale e democratico che, prima o poi, come un treno che è ancora fermo in stazione ma già sbuffa, tornerà a correre, nel nostro Paese, specie se verrà varata una legge elettorale nuova e, soprattutto, di chiaro impianto proporzionale.

 

I ‘Responsabili’ outsider. Le Autonomie e gli Italiani all’Estero

Simbolo Union Valdotaine

Simbolo Union Valdotaine

A completare il quadro, ecco il gruppo Autonomie che raccoglie le autonomie linguistiche (Svp e Union Valdotaine) e altri senatori sparsi (tra cui due senatori a vita), ma che al Senato pesa e conta, in quanto si costituisce sempre come gruppo autonomo (alla Camera, invece, le minoranze, 4 deputati, fanno parte del gruppo Misto).

Svp

Svp ovvero Südtiroler Volkspartei

La Svp, che alle ultime elezioni nelle Province di Trento e Bolzano, si è schierata con la Lega, portandola al governo, si limiterà all’astensione, invece l’Uv voterà a favore del nuovo governo e identico comportamento terrà alla Camera. Voti ‘minimali’, ma che è sempre meglio avere in tasca, piuttosto che non averli, per la buona navigazione del Conte due.

MAIE

Maie, cioè gli italiani eletti all’estero

 

Infine, ecco il Maie, cioè gli italiani eletti all’estero. Trattasi di due senatori e tre deputati, oggi membri del gruppo Misto sia al Senato che alla Camera, che hanno appoggiato il governo gialloverde (ottenendone, in cambio, un sottosegretario) e che, ora, sono pronti – in nome, si capisce, del ‘supremo interesse degli italiani nel Mondo’ – di appoggiare anche quello giallorosso, magari in cambio dello stesso sottosegretario che, guarda caso, avevano nel precedente governo. E’ finita qui? No, perché, andando a scavare, si potrebbe parlare dei tre ex transfughi di M5S e FI che hanno dato vita alla sottocomponente, nel gruppo Misto della Camera, ‘Dieci volte meglio’, nome di un curioso movimento che si presentò, senza alcuna fortuna, alle scorse elezioni politiche. Anche loro stanno ‘seriamente’ riflettendo se appoggiare o meno il Conte due. Non ‘a gratis’, si capisce.

totò

Il grande Totò

Per Conte, sono voti come la ‘serva’ di cui parlava il grande Totò: “la serva, a volte, serve”.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.it il 4 settembre 2019