Gente che va, gente che viene. I cambi di casacca in Parlamento

Gente che va, gente che viene. I cambi di casacca in Parlamento

20 Settembre 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Pronti via per i nuovi gruppi e nuovi movimenti politici: renziani, azzurri della Carfagna, totiani, neo-centristi..

 

Il Logo di Italia Viva

Italia Viva

 

Italia Viva di Renzi. Cambiamo di Toti. I centristi dell’Udc. E i molti malpancisti dentro Forza Italia. Neppure è nato, il governo giallorosso guidato da Conte, ed ecco che, in Parlamento, succede di tutto. Cambi casacca e scissioni come se piovessero e una geografia politica che, di giorno in giorno, cambia negli assetti, nei nomi e nei volti. Urge, evidentemente, fare un po’ d’ordine. 

 

Di nuovo i cambi di casacca? Sì, e come se piovessero…

cambi casacca

Cambi casacca e scissioni

 

Innanzitutto, va detto che è la nuova formazione politica lanciata da Matteo Renzi, che assume subito una sua vera e propria conformazione parlamentare (i gruppi di Italia Viva, appunto) a trascinarsi dietro di sé un primo cambiamento radicale della fisionomia delle Camere uscite dalle elezioni politiche dello scorso 4 marzo 2018. Non che, prima, non vi siano stati cambi di casacca di ogni tipo (soprattutto sul lato delle fuoriuscite dei 5Stelle), ma erano stati modifiche che avevano, sostanzialmente, influito sulla conformazione dei due gruppi Misto di Camera e Senato.

Salvini Conte discussione

Salvini molto espressivo si rivolge a Conte, dopo le dimissioni

Fino alle dimissioni di Conte, lo scorso 20 agosto, i cambi di gruppo erano stati solamente 28, ma nelle ultime settimane il numero è salito fino a 35 con 7 cambi repentini (6 alla Camera e uno al Senato) fino alla nascita del governo mentre, in totale, ad oggi, siamo già a quasi 50 cambi. Cifre lontane da quelle registrate nelle legislature precedenti, ma il cambio di passo appare evidente.

 

Il saldo del dare e dell’avere di Camera e Senato

saldo dare e avere

Il saldo del dare e dell’avere di Camera e Senato

 

Partiamo dai primi ‘cambi di casacca’ in ordine temporale. Alla Camera, l’onorevole Bignami ha lasciato Forza Italia per entrare in Fratelli d’Italia. FI ha anche subito le perdite degli onorevoli Benigni, Gagliardi, Pedrazzini ed Sorte, passati nel movimento “Cambiamo!” di Giovanni Toti, iscrivendosi, per ora, al gruppo Misto, come sotto-componente, ma collegati a un’altra sottocomponente, quella di ’10 volte meglio!’ (Vitiello, Silli, Gagliardi) che ora, dunque, conta 7 deputati. Per Forza Italia, dunque, il saldo negativo, per ora, è di -5 deputati.

 

simbolo cambiamo toti

Simbolo Cambiamo di Toti

 

Il deputato siciliano Lo Monaco ha invece lasciato la Lega per entrare nel gruppo Misto. Stessa destinazione del senatore Matteo Richetti, che dopo la nascita dell’alleanza 5stelle-Pd ha deciso di lasciare il Pd e di seguire Calenda nell’avventura di Siamo Europei, andando nel gruppo Misto. 

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Carlo Calenda durante la presentazione del simbolo per le elezioni europee del Pd sulla terrazza del Nazareno (ANSA/MASSIMO PERCOSSI)

Infatti, al Senato, in sede di dichiarazioni di voto sulla fiducia al nuovo governo, i senatori Gianluigi Paragone (M5s) e Matteo Richetti (Pd) hanno dichiarato che avrebbero votato in dissenso con i gruppi di appartenenza, trovandosi in forte disaccordo con il nuovo accordo di governo.

matteo richetti

Matteo Richetti

Entramb si sono astenuti sul voto di fiducia a Palazzo Madama e non hanno seguito la linea dettata da Movimento 5 stelle e Partito democratico, ma per ora solo Richetti ha ufficializzato il suo passaggio al gruppo Misto, mentre Paragone, almeno formalmente, resta un senatore dell’M5S

Carlo_Calenda

Carlo Calenda, leader di “Siamo Europei”, europarlamentare del Pd

 

Un’azione, quella del senatore Richetti, che segue anche la rottura, per i medesimi motivi, dell’europarlamentare Carlo Calenda. Ma subito dopo, in questa settimana, sia a Camera che Senato, è arrivata la nascita di ‘Italia Viva’, 41 parlamentari passati quasi tutti dal Pd con Renzi.

 

La nuova ‘geografia politica’ dei gruppi parlamentari

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Palazzo Montecitorio, sede della Camera dei Deputati

Al momento, dunque, la geografia politica dei gruppi parlamentari è diventata la seguente.

Alla Camera dei Deputati (630 membri, 316 il quorum per avere la maggioranza), restano, all’opposizione, i 124 deputati della Lega, i 34 di FdI e i 99 di Forza Italia (-5 il saldo negativo, finora, a causa dei -4 totiani e di un altro). Trenta sono, al momento, i componenti del Misto, di cui sette appartengono alla componente “Cambiamo!” – Dieci volte meglio, tre a Più Europa (Tabacci, Magi e Fusacchia), tre a Civica e Popolare-Psi-Ap-Area civica (Lorenzin, Soverini e Longo, eletto all’estero), capitanata da Beatrice Lorenzin, che però ha annunciato il suo ingresso nel Pd, tre al Maie (Borghesi, Cacconi e Tasso), quattro alle minoranze linguistiche, quattro a Noi con l’Italia (Lupi, Sangregorio, Tondo, Colucci), vicini al centrodestra, sette non iscritti ad alcuna componente.

Invece, nell’ambito della maggioranza di governo, stanno i 216 deputati dell’M5S, che resta il gruppo più numeroso, gli 86 del Pd (che sale a 87 con l’ingresso di Beatrice Lorenzin, ma che ne aveva 111, di deputato, e che ne perde, dunque, ben 25), i 14 di LeU e, da pochi giorni, i 26 deputati di Italia Viva (25 arrivati dal Pd e uno dal Misto, Gabriele Toccafondi).

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L’aula del Senato della Repubblica

Passando al Senato, la situazione è questa. Al netto dei sei senatori a vita, che portano il plenum del Senato a 321 (quindi il quorum della maggioranza è di 161 voti), 58 sono i senatori della Lega, 18 quelli di FdI, 61 quelli di FI, i tre gruppi che stanno, formalmente, all’opposizione. Ma dal partito azzurro sono annunciate altre quattro uscite: Berruti, Quagliariello, Vitali e Romani, che, a loro volta, come i quattro deputati azzurri già passati al Misto della Camera, hanno aderito a “Cambiamo!” di Giovanni Toti, ma che però non potranno formare un gruppo autonomo al Senato. Se verranno confermate queste altre uscite Forza Italia resterà con 57 senatori, uno in meno della Lega (58) che diventerebbe così il secondo partito più numeroso in Aula, dopo i Cinque Stelle, mentre il gruppo Misto salirebbe così a ben 19 componenti.

Con la maggioranza di governo stanno invece i 107 senatori dell’M5S (compreso ancora, al momento, Paragone), i 37 del Pd (erano 51, quindi -13, compreso il senatore Richetti, ora al Misto, e 13 passati a Italia Viva), 15 i senatori di Italia Viva-Psi (che, oltre ai 13 senatori dem, ne pesca uno dal gruppo Misto, Nencini del Psi, e uno da Forza Italia, Conzatti).

complicazione

 

A complicare le cose, al Senato, ci sono due gruppi ‘speciali’. Il gruppo delle Autonomie, composto da otto senatori (quattro delle minoranze linguistiche, due senatori a vita, Cattaneo e Napolitano, due eletti ‘speciali’: Casini e Bressa, che votano a favore del governo), e il gruppo Misto (15), composto da 5 senatori di LeU (De Petris, Grasso, Errani, Laforgia e Nugnes, entrata da poco, ex M5S) che votano a favore del governo, due del Maie (Merlo e Cairo), che pure votano sempre con il governo, due senatori a vita (Segre e Monti), un ex dem (Richetti), quattro non iscritti ad alcuna componente (Bucarella, De Bonis, De Falco e Martelli, tutti ex del gruppo M5S) e, infine, un senatore di +Europa (Bonino), mentre Nencini ne è da poco uscito per andare con Renzi. Infine, vi sono due senatori a vita (Piano e Rubbia) non iscritti ad alcun gruppo parlamentare.

 

Nasce ‘Italia Viva’. Terremoto nel Pd, ma non solo…

matteo renzi

Matteo Renzi

I 41 parlamentari che già sono passati con l’ex premier Matteo Renzi potrebbero presto salire a quota 50. Oggi la Boschi ha annunciato l’arrivo di “altri dieci parlamentari” entro ottobre, cioè entro il battesimo ufficiale del movimento che si terrà alla Leopolda dal 18 al 20 ottobre e dove sarà presentato, oltre al nome, anche il simbolo – che ancora manca – e l’organigramma interno del nuovo partito, di cui il senatore Francesco Bonifazi, che già ricopriva tale incarico dentro il Pd di Renzi, potrebbe diventarne il tesoriere.

Francesco Bonifazi

Francesco Bonifazi, ex tesoriere dem

Intanto la pattuglia dei 41 ‘transfughi’ renziani (in 38 arrivano dal Pd, una da Forza Italia, uno dal Psi e uno da Civica Popolare) ha già una loro casa in Parlamento e due responsabili politici: Teresa Bellanova sarà capodelegazione nel governo, Ettore Rosato si occuperà del movimento, mentre i due capigruppo dovrebbero essere Luigi Marattin (o Maria Elena Boschi, in nome della parità di genere negli incarichi) alla Camera e il siciliano Davide Faraone al Senato.

 

Renzi fa ‘gruppo’ al Senato grazie all’aiuto ‘tecnico’ di Nencini

nencini riccardo

Riccardo Nencini

 

Io non parteciperò a nessun tavolo perché non avrò alcun ruolo” afferma Matteo Renzi che è riuscito nel colpo gobbo, non scontare, di costituire un gruppo autonomo anche al Senato grazie all’aiuto dei socialisti. A Palazzo Madama, infatti, per regolamento è impossibile costituire un gruppo, a meno che non sia dotato di un simbolo che è stato presentato alle ultime elezioni. Requisito soddisfatto dalla presenza del socialista Nencini che, alle ultime Politiche, si era presentato con i prodiani di ‘Area civica’ di Giulio Santagata e con i Verdi di Angelo Bonelli in un ‘triciclo’ elettorale (la lista ‘Insieme’) allora collegato al centrosinistra, ma che ora si riprende la sua libertà e concede l’uso del suo simbolo a Italia Viva. E così al Senato sono 15 i parlamentari che si staccano dai rispettivi gruppi (tutti ex Pd tranne l’azzurra Donatella Conzatti e, appunto, il socialista Riccardo Nencini) e che hanno dato vita al nuovo gruppo Psi-Italia Viva proprio grazie al Psi.

Donatella Conzatti

Donatella Conzatti

La scissione renziana ridimensiona numericamente e di molto il Pd in Senato che, dopo l’addio di Matteo Richetti, contava 50 scranni, ma che ora, con l’uscita dei 13 di Italia-viva, ne conta solo 37.

 

La scelta controcorrente della Lorenzin che entra nel Pd

beatrice lorenzin

Beatrice Lorenzin

Ma il giorno in cui nasce il gruppo di Italia Viva è anche il giorno in cui l’ex ministro della sanità Beatrice Lorenzin annuncia il suo contestuale passaggio nel Pd. Proveniente da Ncd-Alternativa Popolare e con un passato in Forza Italia, la Lorenzin si era presentata, ed era stata eletta, all’interno della lista di centrosinistra ‘Civica e Popolare’ (contraltare di ‘Insieme’ alla Camera e milieu di ex prodiani, come Serse Soverini, che la seguirà nel Pd, e di ex centristi ed ex-FI come Toccafondi, ora però andato con Renzi), in quel di Modena, in un collegio uninominale.

Un percorso lineare, il suo, anche se politicamente ha fatto scalpore e che ha suscitato ingiuste critiche, critiche a cui la Lorenzin, ottimo ex ministro della Salute, replica così: “Bisogna rafforzare i dem ma anche di allargare il campo dei moderati e costruire una grande casa comune politica per combattere alla pari con il vero avversario di tutti, Salvini”.

Tutti i nomi dei deputati e senatori di ‘Italia Viva’

lucia annibali premiata a palermo

Lucia Annibali

Per quanto riguarda i nomi di Italia Viva, questo conta la presenza di 26 deputati: oltre ai 25 ex Pd, figura anche Gabriele Toccafondi, proveniente dal Gruppo Misto. Ecco i componenti della nuova formazione: Lucia Annibali, Michele Anzaldi, Maria Elena Boschi, Nicola Caré, Matteo Colaninno, Camillo D’Alessandro, Vito De Filippo, Mauro Del Barba, Marco Di Maio, Cosimo Ferri, Silvia Fregolent, Maria Chiara Gadda, Roberto Giachetti, Gianfranco Librandi, Luigi Marattin, Gennaro Migliore, Mattia Mor, Sara Moretto, Luciano Nobili, Lisa Noja, Raffaella Paita, Giacomo Portas (leader di una piccola formazione, ‘I Moderati’, radicata in Piemonte e collegata al centrosinistra da diverse tornate elettorali), Ettore Rosato, Ivan Scalfarotto, Gabriele Toccafondi e Massimo Ungaro.

 

paita raffaella

Raffaella Paita

 

Invece, il gruppo di Italia Viva al Senato conta 15 senatori: oltre a Riccardo Nencini (Psi) e alla ex senatrice di Forza Italia, Donatella Conzatti, ci sono Matteo Renzi, Davide Faraone, Giuseppe Luigi Cucca, Laura Garavini, Eugenio Comincini, Leonardo Grimani, Mauro Marini, Daniela Sbrollini, Ernesto Magorno, Francesco Bonifazi, Teresa Bellanova, Valeria Sudano, Nadia Ginetti.

Una scissione nella scissione. Italia viva versus Base riformista…

renzi italia viva

Renzi Italia Viva

Una curiosità riguarda una sorta di ‘scissione nella scissione’. Sul totale dei nuovi gruppi parlamentari renziani (41 membri), solo una parte, sono renziani di stretta osservanza (quelli, cioè, dell’area Giachetti-Ascani: dieci alla Camera e tre al Senato) mentre la maggioranza erano aderenti alla componente guidata da Luca Lotti e Lorenzo Guerini, “Base riformista”, che già si era distaccata, prendendo le distanze, dal ‘Renzi-pensiero’, impegnandosi a restare nel Pd.

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La corrente di Lotti e Guerini nel Pd si chiama Base Riformista

 

Di fatto, dall’area renziana più largamente intesa, ben 15 parlamentari su 41 sono passati dall’area Lotti-Guerini ai gruppi di Italia Viva, ma, nonostante abbia perso 15 parlamentari, Base Riformista ha al momento più parlamentari di Italia Viva. L’area del Pd che fa capo a Lotti e Guerini vanta, infatti, 34 deputati e 19 senatori contro i 41 (26 deputati e 15 senatori) di Italia Viva. In totale, dei (quasi) 100 renziani eletti alle Politiche, 53 sono restati nel Pd contro i 39 andati con Renzi.

 

“Eppur si muove!”. Anche dentro Forza Italia ‘todo cambia’…

 

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Silvio Berlusconi e la guerra dentro Forza Italia

 

La scissione promossa da Renzi ha scosso, di rimando, ma profondamente anche Forza Italia, dilaniata ormai da tempo tra chi guarda alla Lega e chi lavora a un rafforzamento del centro. E la mossa dell’ex premier rischia di avere conseguenze immediate anche sulla tenuta dei gruppi azzurri: da giorni girano, in Transatlantico, voci di abbandoni di diversi parlamentari berlusconiani pronti ad aderire ai nuovi gruppi renziani. Al Senato i ‘malpancisti’, dentro Forza Italia, secondo le indiscrezioni, sarebbero almeno cinque.

Gli azzurri ‘sospettati’ di volersene andare con Renzi

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Mallegni pronto ad andarsene?

Oltre a Donatella Conzatti, astenutasi sul governo Conte 2 e che ora ha formalmente aderito a Italia Viva, ci sarebbe Massimo Mallegni, senatore toscano e amico personale di Renzi, e anche colui il quale lo ha avvicinato a Berlusconi. Mallegni pare non abbia digerito il no di Salvini a una sua candidatura alle regionali in Toscana.

Andrea Causin

Andrea Causin

Poi, a essere interessati al progetto renziano, ci sarebbe il veneto Andrea Causin, da tempo in sofferenza dentro il gruppo azzurro, la senatrice Maria Virginia Tiraboschi, imprenditrice, che tuttavia smentisce ogni interessamento, e la trentina Elena Testor, ma anche la ex teodem (nel Pd) Paola Binetti. Un altro nome che circola è quello dell’ex capogruppo azzurro, Paolo Romani.

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Paolo Romani

 

L’ex capogruppo di Forza Italia, da tempo in rotta di collisione con il suo partito, aveva annunciato la sua adesione al movimento di Giovanni Toti, “Cambiamo”. La componente doveva essere presentata anche al Senato ma il ritardo, secondo gli azzurri, è dovuto proprio alla novità di Renzi.

“Né con Renzi né con Salvini”: la mossa della Carfagna

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“Né con Renzi né con Salvini”: la mossa della Carfagna

 

Intanto, la vicepresidente della Camera, Mara Carfagna, da sempre ostile all’abbraccio ‘mortale’ di FI con la Lega, l’altra sera, ha riunito a cena un consistente gruppo di parlamentari azzurri. “Una cena di amici, non di corrente”, assicura la Carfagna, che – assicurano anche i suoi – “non ha assolutamente intenzione di lasciare FI, ma anzi di diventarne sempre di più il punto di riferimento”.

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Mariastella Gelmini e Annamaria Bernini, le due capogruppo di FI

Secondo questa impostazione, Renzi, invece di essere un potenziale alleato, è un chiaro competitor: Senza una forte ripresa d’iniziativa, senza segnali di vitalità e rinnovamento, all’Opa ostile portata avanti per mesi da Lega e FdI – spiega la vicepresidente della Camera – potrebbero aggiungersi gli effetti della ‘scalata’ renziana”. Una cena che non è piaciuta, però, a molti altri maggiorenti del partito, a partire dalle due capogruppo azzurre, Bernini al Senato e Gelmini alla Camera.

 

La cena ‘conviviale’: un partito nel partito dentro FI

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Ristorante Gina

 

La cena della Carfagna, che si è tenuta mercoledì sera al ristorante ‘Gina’, nel quartiere Parioli di Roma, è stata – assicurano i commensali – una serata conviviale, a base di ‘pizzette’ e pomodori e mozzarelle fresche campane, e non una cena carbonara per preparare una scissione.

Né salviniani né renziani ma per sempre berlusconiani”, ha detto ieri la vicepresidente della Camera, che ha organizzato l’incontro. Circa 50 i presenti, tra cui figurano anche nomi che erano stati indicati come pronti per andare nel partito di Matteo Renzi, e che invece, per ora, restano attaccati a FI come Massimo Mallegni e Andrea Causin

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Renato Brunetta in compagnia della moglie Titti

 

A sorpresa, arriva anche Renato Brunetta in compagnia della moglie Titti, ma erano presenti i tre vicepresidenti del gruppo alla Camera (Gianfranco Rotondi, Roberto Occhiuto e Stefano Mugnai). Prevalente, come prevedibile, la presenza dell’area sudista: cinque calabresi (oltre allo stesso Occhiuto) Francesco Cannizzaro, Felice Maurizio D’Ettore, Jole Santelli, Fulvia Caligiuri; gli otto campani Paolo Russo, Marzia Ferrajoli, Enzo Fasano, Gigi Casciello, Luigi Cesaro, Cosimo Sibilia, Antonio Pentangelo, Carlo Sarro, Domenico De Siano, coordinatore del partito in Campania.

Tra i commensali anche i deputati Renata Polverini; Alessandro Cattaneo; Matteo Perego; Michela Biancofiore; Matilde Siracusano; Dario Bond; Osvaldo Napoli, Marcello Fiori, Michele Casino, Daniela Ruffino, Roberto Novelli, Elisabetta Ripani, Antonio Martino, Erika Mazzetti, Andrea Ruggieri.

Tra i senatori, c’erano l’ex tesoriere del partito, Maria Rosaria Rossi, Urania Papatheu; Massimo Mallegni; Andrea Cangini, Franco Dal Mas; Laura Stabile; Barbara Masini, Andrea Causin, e Raffaele Fantetti. Da notare il nome della Rossi, ex badante – molto amica della fidanzata di Berlusconi, Francesca Pascale, ostile ormai da tempo alla politica di Salvini – di Berlusconi.

 

Il ‘patto della pizzella’ agita Berlusconi che telefona a Mara

berlusconi al telefono

Berlusconi al Telefono

 

E se c’è già chi ha già ribattezzato la cena organizzata dalla Carfagna, il ‘patto della pizzella‘, molti scommettono che presto i 40 parlamentari azzurri potrebbero dare vita a un’associazione e, quasi sicuramente, a una nuova ‘componente’ di Forza Italia. Silvio Berlusconi, da Strasburgo prova a minimizzare: “Da quel che mi risulta, non esiste che nostri parlamentari possano andare con Renzi”. Sempre il Cav è intervenuto con varie telefonate dirette fatte ad alcuni partecipanti per capire il senso dell’iniziativa e, magari, per frenarla: “Non c’è nessuno che mi abbia detto che la partecipazione a quella cena avesse un valore diverso dallo stare insieme e dal sentirsi amici”. Parole suonate come una sorta di legittimazione. E se l’attuale direttorio del partito (Tajani, Gelmini, Bernini, Giacomoni) resta contrario a iniziative come quelle prese dalla Carfagna, lo storico ‘diplomatico’ di Berlusconi, Gianni Letta, vuol allontanare FI dall’orbita leghista e avvicinarla a Conte. 

 

Il drappello di parlamentari in uscita da FI per Toti

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Toti

 

Intanto, sull’altro lato dello schieramento politico, quello del centrodestra, nei giorni scorsi, a Roma, è stato firmato l’atto costitutivo di “Cambiamo!”, il nuovo soggetto politico lanciato dal governatore ligure Giovanni Toti. Con lui andranno i quattro senatori Massimo Berutti, Gaetano Quagliariello, Gino Vitali, Paolo Romani (incerto), che però devono ancora formalizzare l’adesione (dunque, per ora, non possono essere contati come 4 senatori in meno per FI) e i quattro deputati che, già la scorsa settimana, hanno invece già formato la nuova componente del gruppo Misto: Stefano Benigni, Manuela Gagliardi, Claudio Pedrazzini e Alessandro Sorte, che hanno lasciato Forza Italia.

 

Si muove, infine, anche l’area centrista e cattolica

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Lorenzo Cesa, segretario dell’Udc

Si mette in moto anche quel poco che resta della vecchia ‘Balena Bianca’. L’iniziativa la prende il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, che dopo la convention del suo partito a Fiuggi annuncia: “Abbiamo deciso di mettere in piedi un cantiere di area democristiana e di centro. Un patto federativo per dare forza ad un’area popolare – democratico – cristiana – riformista – liberale che argini la sinistra ed i sovranisti. Vogliamo riaggregare quel settore che militava nella Democrazia Cristiana. Il sogno e l’obiettivo è una Dc proiettata nel futuro”, cioè una nuova Balena Bianca.

Balena bianca

Balena Bianca

 

E lo scudo crociato? Per Cesa, “naturalmente sarà il nostro simbolo perché senza memoria non c’è avvenire. Io credo ci debba essere, ma sarà oggetto di discussione tra noi”. Presenti all’incontro “una quarantina di persone”. Tra i partecipanti, rappresentanti di Dc, Cdu, Mir, Popolari per l’Italia, Popolari per la Puglia, ma anche repubblicani e liberali di area democristiana, e i movimenti Politica Insieme e Movimento per la Vita.

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Gianfranco Rotondi, presidente della Nuova Dc

Gianfranco Rotondi, vicepresidente del gruppo di FI alla Camera e presidente della Fondazione Dc, sull’eventuale uso dello scudo crociato afferma: “Lo scudo crociato può essere sempre riutilizzato unitariamente in forma non confondibile con la grafica di altri partiti presenti in Parlamento. Lo scudo crociato è già presente sulla scena politica: è il simbolo della mia fondazione ‘Democrazia Cristiana’, protagonista attiva nel dibattito politico e in parte è il simbolo dell’Udc”.

Al Senato, sarebbero pronti a cercare di ‘allargarsi’, per costituirsi in gruppo autonomo, tre senatori (De Poli, Binetti e Saccone) che vorrebbero offrirsi come sponda proprio al movimento neo-centrista di cui l’Udc è il perno, mentre alla Camera sono pronti i tre di Noi con l’Italia, anche loro, per ora, dentro il gruppo Misto, pronti a dare vita a una nuova sotto-componente se arriveranno altri.

 

Ma i cattolici di ‘Politica insieme’ guardano a Conte…

giuseppe conte

Giuseppe Conte

 

Intanto, però, una parte degli ‘invitati’ al tavolo neocentrista da Cesa e dall’Udc prende subito le distanze. “L’altro giorno Matteo Renzi che cerca di occupare un fantomatico centro ed una rappresentanza che non gli spetta, oggi Lorenzo Cesa che mette in circolazione la notizia di un fantomatico incontro per rifare la Balena Bianca, con lui logicamente alla testa. In realtà Cesa ha chiesto di incontrarci e noi lo abbiamo semplicemente ricevuto, nella nostra sede. Nulla di più. Abbiamo l’impressione che ci siano in giro troppi Brancaleone in cerca di un’armata. A loro rispondiamo, per l’appunto, con le parole di Brancaleone: ‘Ite pure’. Anche noi ‘imo, ma de un’altra parte‘’…” afferma in una nota l’associazione Politica Insieme, nata per ridare unità alla presenza dei cattolici in politica, in relazione alle ‘consultazioni’ promosse dal segretario dell’Udc per una neo Dc.

L’obiettivo dell’associazione ‘Politica insieme’ è, infatti, come pure quello di una serie di mondi, associazioni e sigle del mondo cattolico che è tornato ad ‘affacciarsi’ sulla scena politica, soprattutto attraverso convegni e scuole di formazione che nascono nel Paese nel nome e sotto il segno di don Luigi Sturzo e di un neo-popolarismo cattolico che affonda le sue radici in quello del primo Novecento, di dare vita a un contenitore politico-sociale ben più ampio e molto meno asfittico di un semplice ritorno in campo della sigla ‘Dc’. Mondi cattolici che, col tempo, puntano al coinvolgimento dello stesso premier, Giuseppe Conte, dai solidi rapporti con le gerarchie vaticane, cui affidare un ruolo di ‘guida’. Sempre che, ovviamente, torni una legge elettorale proporzionale, condizione necessitata per tutti i movimenti e le sigle di cui abbiamo parlato, a partire da Italia Viva

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscalinews.it il 20 settembre 2019