Sulla via Emilia c’è la Lega in corsia di sorpasso. L’assalto di Salvini nelle otto regioni al voto

Sulla via Emilia c’è la Lega in corsia di sorpasso. L’assalto di Salvini nelle otto regioni al voto

31 Ottobre 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

E adesso Matteo Salvini è pronto a spostarsi (anzi, a piazzare le tende) in Emilia-Romagna

Salvini

Il leader della Lega Matteo Salvini

 “Vinciamo in tutte le nove regioni che vanno a voto entro il 2020 e mandiamo a casa il governo” aveva detto il leader della Lega alla manifestazione nazionale del centrodestra di Roma. Nella prima regione andata al voto il 27 ottobre, l’Umbria, l’obiettivo del leader della Lega è stato raggiunto con la netta vittoria della sua candidata, la neo-governatrice Donatella Tesei.

donatella tesei

Donatella Tesei

Nel 2020 le prime regioni dove i cittadini sono chiamati ad andare alle urne saranno l’Emilia-Romagna (26 gennaio) e la Calabria (sempre a gennaio, ma con data da stabilire: potrebbe coincidere con l’Emilia). Seguiranno, tra maggio e giugno, altre sei regioni: Toscana, Liguria, Campania, Puglia, Veneto e Marche. Esaminiamole una per una, dando ovviamente più attenzione e peso alla sfida in Emilia-Romagna.

 

Salvini ha già ‘piantato le tende’ nell’Emilia rossa

Salvini borgonzoni

Salvini e la candidata Borgonzoni

E così, dopo aver trascorso gli ultimi mesi in Umbria per strappare l’ex regione rossa al ‘nuovo’ centrosinistra (nell’inedita versione del ‘patto civico’ tra il Pd e i 5Stelle) il leader leghista ha già organizzato il suo tour nella regione guidata dal dem Stefano Bonaccini, in vista del voto del 26 gennaio. In attesa della grande convention al Paladozza di Bologna, il 14 novembre, il leader leghista sarà già il 31 ottobre accanto alla candidata Lucia Borgonzoni, in un tour che oggi lo vedrà impegnato a Parma e Piacenza per due feste locali della Lega e il 10 e 11 novembre in Romagna.

Luigi Dimaio

Di Maio ha deciso di stoppare le alleanze locali con il Pd

Ma L’Emilia è, appunto, solo la prima di una lunga serie di regioni chiamate alle urne. Con una complicazione politica in più per gli avversari della destra. Dopo l’Umbria, Di Maio ha deciso di stoppare le alleanze locali con il Pd, a partire da Emilia e Calabria. E anche nel Pd crescono le perplessità per un’alleanza, quella con i 5Stelle, che – come dimostra il caso umbro – non funziona.

Ma la battaglia di tutte le battaglie si gioca in Emilia-Romagna, per l’importanza politica che porta con sé quel voto. Si dice, infatti, che una sconfitta del Pd nella regione ‘rossa’ per eccellenza potrebbe mettere a serio rischio le sorti del governo e provocare elezioni politiche anticipate.

Mattarella

Sergio Mattarella

Infatti, Mattarella sarebbe del tutto contrario a formare nuovi governi e, davanti al collasso dell’attuale maggioranza giallorossa, scioglierebbe le Camere, anche a costo di mandare il Paese al voto senza il taglio dei parlamentari. Infatti, se nessuno chiede il referendum confermativo o se non si riescono a raggiungere le firme necessarie per ottenerlo, il Colle sfrutterebbe la vacatio di 60 giorni fissata dalla legge (serve per ridisegnare i collegi sulla base del nuovo numero dei parlamentari) per sciogliere le Camere entro gennaio e votare a marzo con i parlamentari odierni.

 

Emilia-Romagna. Bonaccini prova a resistere, la Lega incalza

Bonaccini e Zingaretti

Bonaccini e Zingaretti

Qui si parte da un dato. Il Pd non vuole rinunciare alla candidatura del governatore uscente, Stefano Bonaccini. “L’Emilia non cade. Si vince con Bonaccini” assicura Zingaretti che promette anche, ‘modello Salvini’, “dalla prossima settimana sarò in Emilia-Romagna al fianco di Stefano, strada per strada, come si dovrebbe fare”. Il via libera dei 5Stelle all’alleanza non è mai arrivato, ma Massimo Bugani, consigliere comunale bolognese e membro dell’associazione Rousseau, aveva proposto di non presentare la lista M5S, in Emilia.

Massimo Bugani

Massimo Bugani

Scelta, quella del ritiro della lista, che avrebbe oggettivamente favorito il centrosinistra. Ma, dopo l’Umbria, Di Maio ha messo il timbro ufficiale alla ‘nuova’ linea: “Quanto è stato deciso in Umbria è stata la soluzione che ci ha fatto capire che non è quella la strada. In Emilia-Romagna e in Calabria ci prepariamo a una campagna difficilissima, ma abbiamo deciso che andremo da soli. Questo non significa non mettersi insieme a liste civiche e trovare candidati oltre il Movimento, ma nell’ambito di una terza via”. E così, con il M5S che correrà in splendida solitudine, al massimo alleato con liste civiche, per il centrosinistra la gara si fa in salita.

stefano bonaccini

Stefano Bonaccini

Bonaccini, invece, ancora ci spera e lascia aperti spiragli: “Penso che sarebbe un’opportunità anche per loro, per questo non demordo. Oggi che insieme al Pd governano il Paese, potrebbero legittimarsi ancora di più come forza responsabile. E l’appello lo faccio anche ai loro elettori”. Insomma, il governatore spera che l’M5S “rifletta ancora”, poi indica la vera strada da battere: “Noi stiamo lavorando per un centrosinistra sempre più aperto, più largo a forze nuove, soprattutto al civismo”. Bonaccini rivendica anche la sua ‘emilianità’: “Io mi sono speso per cinque anni su questa regione e chiedo agli elettori di poterlo fare per i prossimi cinque. E pazienza se Salvini verrà qui ogni giorno a dire che si vuole prendere l’Emilia-Romagna. Dica che idee ha per governarla, semmai”. Il Pd nazionale, anche per cercare di ‘dare una mano’, ha deciso di organizzare a Bologna, una iniziativa di tre giorni, dal 15 al 17 novembre, sul futuro del partito, la “Convenzione nazionale”.

 

I renziani, stavolta, ci saranno, ma la Borgonzoni morde

I renziani

I renziani ci saranno

Sempre nel campo del centrosinistra, quelli di Italia Viva, cioè i renziani, stavolta, a differenza dell’Umbria, vogliono esserci, ma non con una lista propria, bensì confluendo nella lista del governatore (ipotesi sgradita al Pd). Un’altra novità ancora – sempre per cercare di recuperare i voti grillini in uscita – potrebbe essere quella di correre senza simboli di partito, a partire da quello del Pd, ma solo con l’appoggio di liste civiche e di area centrosinistra, tutte con il nome di Bonaccini.

Virginio Merola

Virginio Merola

Il centrodestra, come si sa, punta sulla senatrice leghista Lucia Borgonzoni: 43 anni, già sottosegretario di Stato al ministero per i Beni e le attività culturali nel governo Conte I, Borgonzoni nel 2016 si candidò a sindaco a Bologna, sconfitta da Virginio Merola. La candidatura della senatrice della Lega attende ancora il via libera di Fratelli d’Italia, che non ha mai davvero digerito l’imposizione da parte della Lega della Borgonzoni, ma la Meloni verrà ‘compensata’ altrove.

Di recente l’agenzia Dire ha citato un sondaggio commissionato dal Pd che vedrebbe di poco avanti il centrosinistra (44,5%) rispetto al centrodestra (43,6%), con il Movimento 5 Stelle (8,5%) molto più distante e vicino a percentuali ‘umbre’ da tregenda, cioè molto sotto il 10%.

Un ruolo determinante lo avrà, ovviamente, il risultato del Pd che però ha già perso il primo posto nel 2018 alle ultime elezioni europee (31,24%), superato dalla Lega (33,77%), seppure in misura contenuta. I 5 Stelle sono in caduta libera (detenevano ancora un più che dignitoso 12,9% che però oggi è virtualmente già perso); la destra, a parti rovesciate tra Fratelli d’Italia (4,66%) e Forza Italia (5,87%), sarà in funzione ancillare alleata della Lega. Un ruolo diverso potrà giocarlo la variegata costellazione di partitini e movimenti alla sinistra del Pd che idealmente può raggiungere un potenziale 7/8% tanto da rappresentare un alleato decisivo per una possibile tenuta del centrosinistra. Ci sta lavorando Elly Schlein, ex parlamentare europea, apprezzata ambientalista, paladina dei diritti sociali e civili.

Elly Schlein

Elly Schlein

Certo è che le regionali in Emilia-Romagna faranno da spartiacque per tante cose: la tenuta del governo nazionale, la possibilità di andare a elezioni anticipate, la stessa forza della leadership di Zingaretti, i sogni di gloria di Salvini.

 

Calabria. Pd paralizzato, centrodestra alla ricerca di un nome

pippo callipo

Pippo Callipo

Nell’alchimia giallo-rossa qui, in caso di alleanza, la scelta del candidato doveva spettare al Movimento ed era stato individuato anche il nome, l’imprenditore Pippo Callipo, noto come il “re del tonno”. Ma l’intesa anche qui è saltata. Incerta anche la data del voto su cui la decisione spetta al governatore uscente, Mario Oliverio. Il presidente, che è indagato, vorrebbe ricandidarsi, ma dal Nazareno hanno opposto il loro niet.

Mario Oliverio

Mario Oliverio

Anticipando il voto a dicembre (l’alternativa è gennaio, probabilmente il 26, lo stesso giorno dell’Emilia), Oliverio punta a ricandidarsi con una lista autonoma che può dare fastidio a un centrosinistra molto debole e già rassegnato alla sconfitta.

mario occhiuto

Mario Occhiuto

Ma anche sul fronte del centrodestra c’è agitazione. Perché il candidato proposto dai forzisti, Mario Occhiuto – rinviato a giudizio insieme a Oliverio – non è gradito alla Lega. Occhiuto, 55 anni, architetto, è stato presidente della Provincia di Cosenza e dal 2016 (secondo mandato) è sindaco della città. Occhiuto aveva ufficializzato la sua candidatura a governatore da mesi, ricevendo il sostegno di Forza Italia e di numerose liste civiche, ma il suo nome è stato bocciato senza appello dal Carroccio, a causa dei suoi problemi giudiziari. La scelta di un nuovo nome spetta comunque a Forza Italia, data la partizione del tavolo nazionale delle candidature e dato il fatto che, almeno in Calabria, il partito azzurro vale ancora il 18% dei consensi.

sergio abramo

Sergio Abramo

Negli ultimi giorni è spuntato il nome di Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, mentre sembrano definitivamente tramontate le chanches della deputata di Fratelli d’Italia Wanda Ferro, ma la Calabria andrà, a prescindere dal candidato, al centrodestra. Si profila una candidatura di bandiera per l’M5S, la deputata calabrese Danila Nesci.

 

Toscana. Il centrosinistra resiste, ma Renzi vuol dire la sua

ITALIA VIVA

Il simbolo di Italia Viva

In quella che è diventata la ‘vera’ regione rossa d’Italia, ben più dell’Emilia, il Pd deve ancora ufficializzare il suo candidato. La data delle elezioni non è stata fissata (come in tutte le altre regioni, esclusa l’Emilia). Qui la certezza è che Italia Viva vuole essere della partita. Renzi gioca in casa, punta a presentare una propria lista e ad ottenere un risultato a due cifre, cioè superiore al 10%.

Eugenio Giani

Eugenio Giani

A un’eventuale alleanza con i 5Stelle è sempre stato contrario Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale, il candidato che ha più chanches di spuntarla anche sull’altro nome che circola, quello dell’assessore alla Sanità Stefania Saccardi: Giani è gradito sia a Zingaretti che a Renzi.

giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Sul fronte della destra, la Meloni ha provato a rivendicare la candidatura, ma la Lega ha molte aspettative: trai i nomi più forti c’è l’eurodeputata Susanna Ceccardi e quello del giornalista Paolo Del Debbio (che però ha sempre smentito interesse).

Susanna Ceccardi

Susanna Ceccardi

La Ceccardi (32 anni, eurodeputata dal 2019, sindaca di Cascina, Pisa, nello staff di Matteo Salvini quando questi era ministro dell’Interno) è sicura di farcela: “Io ci sono, per abbattere il fortino rosso”. Perdere la Toscana, ipotesi ad oggi impensabile, sarebbe, per il Pd, la catastrofe definitiva. M5S a ora non pervenuti, in regione.

 
Liguria. Toti c’è, il centrosinistra non è pervenuto

giovanni toti in piazza

Giovanni Toti in piazza

Il governatore uscente, Giovanni Toti, vuole ricandidarsi, ma potrebbe incontrare qualche difficoltà con Forza Italia. Berlusconi non ha perdonato al suo ex pupillo la scissione e la nascita di “Cambiamo”. Ma la Lega è stata categorica e, con Edoardo Rixi, segretario ligure del Carroccio, ha detto: “squadra che vince non si cambia”.

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Edoardo Rixi

Sul fronte del centrosinistra, circolano solo alcune ipotesi: Federico Romeo, giovane presidente del Municipio Valpolcevera, e il professore di diritto Lorenzo Cuocolo.

Lorenzo Cuocolo

Lorenzo Cuocolo

Anche in Liguria l’alleanza con i 5Stelle si è fatta impossibile dopo il risultato umbro. Quando si parlava di una alleanza strutturale tra Movimento 5 Stelle e Pd, la scelta del candidato sarebbe toccata ai grillini, ma la gelata arrivata da Roma è stata subito recepita: “Niente alleanze con il Pd, noi andiamo da soli” ha detto la capogruppo in consiglio Alice Salvatore.

Alice Salvatore

Alice Salvatore

In Liguria, di fatto, non c’è partita: resterà in mano alla destra.

 

Campania. De Luca ci riprova, ma Forza Italia può farcela

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Il governatore della Campania, Vincenzo De Luca (Fabio Cimaglia / LaPresse)

Qui i 5Stelle avevano posto un veto sulla ricandidatura del governatore uscente, Vincenzo De Luca che si vuole ripresentare ma che non ha più la forza di un tempo. A destra, l’indicazione dell’aspirante governatore spetta a Forza Italia con un possibile derby Caldoro-Carfagna.

Stefano Caldoro

Stefano Caldoro

Stefano Caldoro, già presidente della Campania dal 2010 al 2015 oltre che ex ministro, è il più accreditato, mentre Mara Carfagna, attuale vicepresidente della Camera dei deputati ed ex ministra per le Pari opportunità, ha smentito più volte un suo interesse alla candidatura.

mara carfagna forza italia

Mara Carfagna

Un ruolo – a danno del centrosinistra – potrebbe svolgerlo anche il sindaco di Napoli, Luigi De Magistris, che, contro il ‘ritorno’ di De Luca, vuole ispirare, come a Napoli, una lista tutta di sinistra.

Luigi De Magistris

Luigi De Magistris

Anche, in Campania, il centrodestra è dato in vantaggio e non sarebbe neanche la prima volta, peraltro, che lo conquista.

 

Puglia. Ora è Emiliano a non volere i grillini, Fitto si fa sotto

michele emiliano

Michele Emiliano

Il governatore uscente, Michele Emiliano, ha già lanciato la sua candidatura, non senza perplessità nel suo schieramento, Pd in testa. Per anni sostenitore di un accordo con i 5Stelle, Emiliano ora dice che “nelle Regioni questa alleanza non funziona” e si prepara a dare vita a una coalizione di sinistra zeppa di liste civiche e sindaci. Con i 5Stelle che correranno da soli, il centrodestra si sente di nuovo in grado di prendersi la regione. In pole position nel centrodestra c’è Raffaele Fitto, in virtù di un accordo nazionale con Fratelli d’Italia maturato a metà ottobre.

fitto raffaele

Raffaele Fitto

Fitto, 50 anni, è stato presidente con Forza Italia della Regione Puglia tra il 2000 e il 2005 ed ex ministro nei governi Berlusconi. Ora è co-presidente dei Conservatori e riformisti europei ed ha stretto un patto di unità d’azione con la Meloni con il suo movimento “Direzione Italia”. I 5Stelle, bruciati dal caso Tap e dal caso Ilva, in crisi nei consensi e nella credibilità, non hanno deciso cosa fare, ma sono di fatto fuori dai giochi. Per il centrodestra, riprendersi la Puglia è diventata un’operazione fattibile.

 

Veneto. Il regno di Zaia non tramonta, Pd senza speranze

Luca Zaia

Il governatore Luca Zaia

L’unica certezza è che il governatore uscente – il leghista Luca Zaia – sarà in campo. Una specie di monarchia ‘putiniana’ la sua, ora legittimata anche dalla legge. Lo scorso maggio il Consiglio regionale del Veneto ha infatti approvato a maggioranza una legge che modifica le regole per l’elezione del presidente della regione. Tra le altre cose, è stato tolto il limite dei due mandati per i consiglieri e il presidente, quindi nel 2020 Zaia si potrà ricandidare per un terzo mandato. Sul fronte del centrosinistra, che viene da 25 anni di sconfitte, nella regione, ancora nessuna candidatura. I 5Stelle, orgogliosi, dicono: “Torniamo al vecchio M5S”. Non vi sono dubbi che il centrodestra vincerà la partita a prescindere dal nome che schiererà il centrosinistra. 

 

Marche. Il centrosinistra resiste, il centrodestra cresce

Luca Ceriscioli

Luca Ceriscioli

Il presidente uscente Luca Ceriscioli (Pd) punta alla ricandidatura. I dem locali continuano a spingere per un accordo con il M5S, che aveva aperto all’intesa, e le speranze non sono ancora esaurite. Potrebbe essere l’unica regione, le Marche, in cui Pd e M5S indicano un candidato comune. Inoltre, per la gioia del centrosinistra, Lega, Fdi e FdI non marciano compatti: il candidato del centrodestra non è stato ancora espresso, ma Giorgia Meloni ha già detto che sarà di Fratelli d’Italia.

Castelli Guido

Guido Castelli

La scelta finale cadrebbe nel nome dell’ex sindaco di Ascoli Guido Castelli, fresco di passaggio da Forza Italia al partito di Giorgia Meloni. Le Marche, dunque, sono contendibili, ma qui il centrosinistra potrebbe farcela, a resistere. 

 

Il saldo definitivo delle regioni e di chi le controlla

italia regioni

Le regioni italiane

Ad oggi, il centrodestra guida già 12 regioni italiane: Lombardia, Veneto, Piemonte, Friuli-Venezia Giulia, Sardegna, Molise, Abruzzo, Basilicata, Sicilia e Sardegna, le province autonome del Trentino e dell’Alto-Adige. Se il centrosinistra – che al momento ne controlla sette (Emilia, Toscana, Marche, Lazio, Campania, Puglia, Calabria) e che ne ha perse, in un solo anno, ben sette (Friuli, Piemonte, Sardegna, Abruzzo, Molise, Basilicata, Umbria) – dovesse perdere, dopo l’Umbria, altre roccaforti, a partire dalla più centrale, l’Emilia-Romagna, anche il governo giallorosso potrebbe non sopravvivere.

 


 

NB: questo articolo è stato pubblicato il 31 ottobre 2019 sul sito di notizie Tiscalinews.it