Stare all’opposizione paga. Lega e Italia Viva crescono nei sondaggi, Pd e M5S calano e il governo rischia

Stare all’opposizione paga. Lega e Italia Viva crescono nei sondaggi, Pd e M5S calano e il governo rischia

6 Novembre 2019 0 Di Ettore Maria Colombo

Stare all’opposizione paga, in termini di consensi elettorali

Bella forza, si potrebbe dire, nel senso che è sempre così. Insomma, potrebbe essere uno di quei luoghi comuni di cui si facevano forti le nostre nonne, della serie “una volta qui era tutta campagna”… Ma le cose non stanno così, in politica, o almeno non sempre.

governo berlusconi iv

Governo Berlusconi IV (AP Photo/Luca Bruno)

I governi Berlusconi, quando governavano (soprattutto se lo facevano a lungo), riempivano le vele, nei sondaggi e gli indici di popolarità del Cavaliere facevano schizzare in su tutti gli indicatori.

Governo renzi

Governo Renzi

Anche il governo Renzi, quando ha governato, faceva impennare i sondaggi e portava anche voti veri e reali (quelli delle Europee del 2014, per dire). E, per ultimo, il governo gialloverde, per l’anno e rotti mesi che è stato in piedi, vedeva i consensi crescere.

 

Le uniche forze che crescono sono Lega e Italia Viva

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Il logo storico del Carroccio

Oggi, invece, per la maggioranza giallorossa, il governo si sta trasformando in un bagno di sangue, una via crucis. La Lega fa il pieno dei consensi, ma anche Italia Viva – che sta al governo e “al tempo stesso” sta anche all’opposizione e del governo contesta le misure – mentre Pd e M5S portano la croce di indici di gradimento sempre più bassi.

ITALIA VIVA

Il simbolo di Italia Viva

Ovvio che, mentre Lega e Iv attirano sempre più truppe e parlamentari, come vedremo dopo, soprattutto nel Pd aumenta la tentazione di ‘staccare la spina’ al governo, anche se non prima delle elezioni Regionali in Emilia-Romagna e, soprattutto, ovviamente, se dovessero andare male, cioè se Bonaccini (e Zingaretti) l’ultimo bastione rosso dovessero perderlo. Ma è davvero possibile andare al voto anticipato in primavera? Difficile, forse, ma non impossibile. In ogni caso, meglio andare con ordine.

 

Pd e M5S perdono parecchi consensi in tutte le rilevazioni 

Pd e M5S

Pd e M5S

Tutte le rilevazioni degli ultimi giorni, raccolte dai più disparati istituti di sondaggi dopo le elezioni in Umbria (27 ottobre, sconfitta impietosa della coalizione giallorossa e trionfo del centrodestra), dicono la stessa cosa: nel centrodestra la Lega si gonfia, Fratelli d’Italia mantiene percentuali ormai alte, persino Forza Italia non perde. Nel centrosinistra – o meglio nel governo quadripartito formato da Pd-M5S-LeU-Iv – Pd e M5S perdono litri di sangue, LeU in pratica non esiste più, solo Italia Viva cresce. Non a caso, cioè, cresce l’unico partito che cannoneggia il governo dall’interno, dicendo a Conte tanti ‘no’ e pochi ‘sì’. Ma vediamoli nello specifico.

swg

Logo SWG

Per Swg (sondaggio pubblicato dal Tg la 7 del 4 novembre), la Lega consolida la propria prima posizione, passando dal 33,6% al 34,1%: un balzo di mezzo punto che riporta il partito di Salvini quasi al livello delle Europee, dove era arrivato al 34,3%. Fratelli d’Italia, invece – dopo una lunga scia positiva – è in flessione, ma solo dello 0,1%: dal 9 all’8,9%, comunque percentuali fino a oggi insperate per il partito della Meloni.

Logo Forza Italia

Logo FI

Al contrario Forza Italia, che sembrava avviata a un inesorabile arretramento, registra un segno più: lo 0,7%, arrivando al 6,2%. Balsamo per le ferite politiche di Berlusconi che in queste ore ha lanciato l’operazione dell’Altra Italia, una sorta di versione giovanile del suo partito.

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Largo del Nazareno, ove ha sede il PD

Il Pd torna primo partito della coalizione di governo, ma è un triste primato: arretra di mezzo punto (dal 18% di una settimana fa al 17,5%) ma solo perché va ancora peggio ai 5Stelle: perdono l’1,4%, crollando dal 18,2% al 16,8%. A festeggiare è solo Italia Viva, che infatti twitta la schermata del sondaggio: sale dal 5,2 al 6% (+ 0,8) e chiosa così: “L’impegno sulla legge di bilancio paga”. Impegno vuol dire, di fatto, dire ‘no’ a molte delle misure adottate e dirsi anche “pronti a cambiarle in Parlamento”. Un segnale non incoraggiante per il premier Conte e per il governo: le fibrillazioni sulla manovra, se questa è l’aria, aumenteranno.

cambiamo con toti logo

Il nuovo movimento fondato da Giovanni Toti, “Cambiamo”, non decolla

Tralasciamo i piccoli (LeU/SI perde comunque lo 0,1% e ora è al 3,3%), ma segnaliamo che il nuovo movimento fondato da Giovanni Toti, “Cambiamo”, non decolla (1,1%) si può pensare che un sondaggio è solo un sondaggio. Il problema sono tutti gli altri.

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Ipsos Logo

Anche per Ipsos, la società di Nando Pagnoncelli, che pubblica sondaggi per il Corriere della Sera (l’ultimo è del 31 ottobre), la Lega si conferma il primo partito con il 34,3%, in crescita addirittura del 3,5%, seguito dal M5s con il 17,9%, in calo di ben 2,9%, e dal Pd che arretra di ben 2,3%, attestandosi al 17,2%. Segue Fratelli d’Italia (9,8%) che da fine agosto nei sondaggi ha sorpassato Forza Italia, oggi al 6,2% alla pari di Italia viva che fa segnare un aumento dell’1,4% mentre la sinistra di LeU crolla dal 2,8% all’1,7% e crescono solo i Verdi (dall’1,2% al 2,2%).

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Il logo di LeU (Liberi ed Uguali)

Insomma, anche per Ipsos, il governo e le forze della maggioranza pagano pegno, con l’eccezione di Italia viva che fanno segnare un miglioramento; nel centrodestra la Lega ritorna ai valori ottenuti alle europee, Salvini aumenta il proprio consenso come pure FdI, mentre Forza Italia e il suo leader continuano a perderli.

Index Research

Index-Research Logo

Indexr, che fa sondaggi per la trasmissione Piazza Pulita (la 7) dà la Lega al 33,5% (+0,3%), l’M5S al 17,8% (-1%), il Pd al 19,2% (-0,3%), FdI al 8,6% (+0,4%), FI al 6,3% (+0,1%), Italia Viva al 5,1% (-0,2%). Insomma, il trend è sempre quello: boom della Lega, coalizione di centrodestra in ottima salute, Pd e M5S che vanno giù a picco, Italia Viva che cresce.

governo conte completo

Il Governo Conte Bis al completo

Anche il gradimento sul governo in termini generali non è per niente buono: rispetto a tre settimane prima, secondo i dati di Ipsos, il 36% esprime un giudizio positivo sull’operato dell’esecutivo (-7 punti) e il 50% un operato negativo. Si salva solo Conte: il 48% esprime apprezzamento per lui contro il 43% di giudizi negativi.

 

Governo e Pd vissuti dagli elettori come “quelli delle tasse”

nuove tasse

Micro tasse a gogo

Le microtasse imposte dal governo in rapida successione (sugar tax, tassa sulle macchine aziendali a noleggio, plastic tax) fanno percepire agli elettori la maggioranza giallorossa come il “governo delle tasse” e, in particolare, il Pd come “il partito delle tasse” mentre solo Italia Viva, opponendosi alla maggioranza di queste microtasse, si ‘salva’, promettendo battaglia per abolirle o riconsiderarne l’importo, anche se alla fine la decisione eventuale in merito la prenderà il titolare del Mef Gualtieri, cioè un esponente del Pd.

Roberto Gualtieri

Roberto Gualtieri

E anche dall’Emilia-Romagna arrivano dolori: il centrodestra sarebbe davanti di 5-7 punti sul centrosinistra in un sondaggio commissionato proprio dal Pd, il che non fa ben sperare per elezioni regionali che vedono a rischio anche la sopravvivenza del governo.

 

La Carfagna non si muove, Iv conquista parlamentari

Mara Carfagna

Mara Carfagna

Intanto, mentre nel centrodestra Mara Carfagna non molla gli ormeggi da Forza Italia per creare un gruppo autonomo (potrebbe convergere con il movimento di Toti o limitarsi a formare un’associazione di dissidenti dentro Forza Italia), uscite di singoli parlamentari azzurri verso Italia Viva sono dati per certi. Potrebbero essere interessati parlamentari come Bergamini, Cattaneo e Polverini, stufi di ‘aspettare’ che Mara si decida a capire cosa “vuole fare da grande”.

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Gregorio De Falco

Inoltre, si parla di altri innesti ancora: l’ex senatore pentastellato Gregorio De Falco è entrato già nell’orbita renziana ed è “in trattativa” per un suo passaggio in Iv dal gruppo Misto.

pier carlo padoan

L’ex ministro Pier Carlo Padoan

L’ex ministro Pier Carlo Padoan, oggi deputato dem, dice di essere “molto attratto dalla posizioni di Italia Viva”, ma poi precisa che, “per ora” non esce dal Pd. Per ora, appunto.

Il Pd è una pentola che bolle: “Governo, così non si va avanti”

Il pd una pentola che bolle

Il Pd è una pentola che bolle

Nel Pd, intanto, le tensioni e le fibrillazioni si sprecano anche a livello di ‘tenuta’ del partito rispetto al ‘modo’ e anche al ‘se’ restare in maggioranza o provare a uscirne.

zingaretti nicola

Nicola Zingaretti

Zingaretti, ormai, pensa sempre di più che “così (cioè con una conflittualità neppure latente, ma scoperta, nel governo, ndr.) non si riesce a governare”. La tassa sulla plastica, le tasse sulle auto aziendali, Italia Viva e anche i Cinque stelle che si comportano come se stessero all’opposizione hanno fatto perdere la pazienza ai dem.

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L’Ilva, altro pasticcio targato Cinque stelle

Ci mancava solo l’Ilva, altro pasticcio targato Cinque stelle. Il Pd si impicca sempre all’albero della ragion di Stato, ma non ne cava un ragno dal buco ed è in caduta libera, nei sondaggi, percepito sempre di più come “il partito delle tasse” dentro “il governo delle tasse”.

Dario Franceschini 1

Dario Franceschini

Persino un ‘governista’ della prima ora come il ministro Franceschini ormai ripete solo “Se andiamo avanti così, si va a sbattere”. Non sarà certo il segretario del Pd a farlo cadere, il governo, ma certo non sarà colto dalla disperazione se dovesse accadere.

Paola De Micheli

Paola De Micheli

La ministra Paola De Micheli, nel corso di una riunione a Fincantieri, esasperata dice: “Se l’andazzo è questo, ogni giorno che passa è un voto in più a Salvini”, poi parla di “leggerezza del governo sulla manovra”. Insomma – spiegano al Nazareno dallo staff del segretario – “se la logica è ‘ognuno fa come diavolo gli pare’, facciamo capire che pure noi ci siamo stufati”. Fino alla crisi di un governo che, quando è nato, doveva durare “almeno tre anni”?

 

Gli ostacoli concreti per poter andare al voto anticipato

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Gli ostacoli concreti per poter andare al voto anticipato

Certo, andare a votare in via anticipata non sarebbe cosa semplice. C’è il taglio dei parlamentari da attuare, per ora ‘sospeso’ in attesa che si capisca se ci sarà un referendum confermativo, e la finestra elettorale per votare si riduce a fine gennaio. Poi, tra ridisegno dei collegi in attuazione alla riforma del numero dei parlamentari ed eventuale referendum confermativo, si scavalla facilmente la finestra elettorale di maggio-giugno, quando si terrà un’altra importante tornata di elezioni amministrative.

riforme costituzionali

Le riforme costituzionali

E ci sono diverse – e altre – riforme costituzionali da fare (minori, ma importanti), già incardinate a Camera e Senato, per non dire di una legge elettorale ancora in mente dei e ancora tutta da scrivere. Per non dire della pensione dei parlamentari: quelli di prima legislatura, che sono tanti, la maturano solo dopo quattro anni e sei mesi di mandato, quindi sono spinti dal desiderio di ‘durare’ il più possibile per maturare dei contributi che, altrimenti, andrebbero persi.

Parlamentari 5 stelle e Di Maio

Parlamentari 5 stelle e Di Maio

Calcoli meschini, ma concreti, che riguardano soprattutto molti parlamentari dei 5Stelle. Un partito che non riesce ad eleggere il proprio capogruppo alla Camera da mesi, che al Senato ha causato il pasticcio Ilva per una ‘guerra tra bande’ interne (le ex ministre Lezzi e Grillo contro Di Maio), che vede almeno 50 tra senatori e deputati pronti a formare gruppi autonomi anti-Di Maio ma pro-Conte.

 

Le regionali in Emilia-Romagna restano la svolta decisiva

sergio mattarella

Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica

Eppure, Mattarella ha fatto capire che, se andasse in crisi il governo Conte, non cercherebbe nuove maggioranze e scioglierebbe le Camere. Forse neppure la richiesta della discesa in campo di Mario Draghi (della serie ‘Mario, salvaci tu!’) per formare un altro governo – con non si capisce, però, quale altra maggioranza – potrebbe evitare il ricorso a urne anticipate.

Mario draghi

Mario Draghi

Certo, un incidente, durante l’esame della manovra economica, metterebbe il governo in uno stato di pre-crisi, ma la crisi vera si aprirà solo se, il 26 gennaio 2020, quando si voterà in Emilia-Romagna e – da ieri è ufficiale – in Calabria, il centrodestra farà filotto in entrambe le regioni. In caso di sconfitta, sarà complicato andare avanti e sarà anche complicato anche che possa reggere il gruppo dirigente del Pd che potrebbe essere ‘tentato’ dalla voglia di ‘ripartire’, sì, ma dall’opposizione, con un governo che, indubitabilmente, finirebbe nelle mani del centrodestra a trazione salviniana. Questo, almeno, dicono tutti i sondaggi.

 


 

NB: Questo articolo è stato pubblicato sulle pagine del sito di notizie Tiscali.it il 6 novembre 2019