“Piove governo ladro!”. Sì, il dibattito sì: i contenuti della presentazione del mio libro alla Camera

“Piove governo ladro!”. Sì, il dibattito sì: i contenuti della presentazione del mio libro alla Camera

12 Dicembre 2019 1 Di Ettore Maria Colombo

La presentazione ufficiale del libro Piove governo ladro. Dizionario della Terza Repubblica, senza dimenticare le altre (edizioni All Around, 348 pagine, prezzo 18 euro) si è tenuta il 10 dicembre 2019, dalle ore 16 alle ore 18, presso la prestigiosa (e bellissima) sala del Refettorio di palazzo San Macuto, sede di diverse commissioni bicamerali e palazzo di proprietà della Camera dei Deputati.

san macuto

Sala del Refettorio di palazzo San Macuto

Il pubblico era folto e scelto, la sala piena, per la mia grande gioia e soddisfazione, l’uditorio attento e affettuoso. Oltre ad amici e amiche di lunga data, colleghi e non, segnalo in particolare e ringrazio per la presenza gli ex parlamentari Elisa Simoni, Piero Martino, Lucio D’Ubaldo, Gigi Meduri.

Il sottosegretario alla Difesa on. Raffaele Volpi

Il sottosegretario alla Difesa on. Raffaele Volpi

Dal palco si è entrati subito nel vivo: da lì sono intervenuti i relatori chiamati a discutere e commentare il mio libro. Si è trattato di Raffaele Volpi, presidente del Copasir e deputato della Lega, di Ettore Rosato, vicepresidente della Camera e deputato di Italia Viva, di Wanda Ferro, deputata di Fratelli d’Italia e di Stefano Ceccanti, deputato del Pd.

 

La provocazione della Meli. “La nostra è una democrazia fragile”

Maria Teresa Meli, giornalista del Corriere della Sera

Maria Teresa Meli, giornalista del Corriere della Sera

Sono stati moderati da Maria Teresa Meli, firma di punta del Corriere della Sera. Proprio la Meli ha introdotto il dibattito parlando di “un libro interessante grazie al quale si apprendono o riscoprono fatti della nostra storia politica che si sono persi nel tempo” e di un “abecedario della politica che ti fa rendere conto di quanto la politica e la democrazia siano fragili, nel nostro Paese”. Citando le tante definizioni di “governo” presenti nel dizionario, la Meli ha messo sotto accusa “una democrazia, la nostra, in cui non c’è un sistema elettorale per cui si possa dire che qualcuno ha vinto e governa e qualcun altro ha perso e sta all’opposizione”, criticando una politica, quella italiana, che gioca al ‘famolo strano’ anche con le parole.

 

Gli interventi di Volpi e Rosato: “Il nostro è un Paese vivace…”

Sala del Refettorio Rosato

Sala del Refettorio

Volpi ha ribattuto che “non si tratta di una democrazia debole, ma di un Paese vivace”, criticando casomai un difetto della sua “collocazione internazionale”. Poi ha definito il libro “un manuale utile che si può leggere ma anche solo consultare” e ha ricordato un antesignano del mio libro, il Dizionario della Politica di Gino Pallotta (1978), giudicandoli “libri da tenere sempre sul comodino”. Ha criticato l’assenza di termini come “gregari, sherpa e pontieri”, cioè di quei politici “che fanno un lavoro oscuro e da dietro le quinte, ma utile al raggiungimento degli accordi di cui è fatta la politica”.

presentazione piove governo ladro

Rosato ha ribattuto alla Meli che la nostra è “una democrazia fantasiosa e vivace” e ha definito la mia presenza (quella dell’autore del libro e di questa nota) come “una presenza silenziosa e fattiva che, ogni giorno, nel Transatlantico di Montecitorio, scandaglia i fatti politici”. Rispetto all’epoca in cui Pallotta ha scritto il suo Vocabolario, Rosato registra che “la qualità del dibattito e degli oratori si è abbassata notevolmente” e ha definito il mio libro “un dizionario di parole che aiutano, in modo semplice, a capire la politica dei nostri tempi”.

Il problema del linguaggio della politica: Meli, Volpi e Rosato

maria teresa meli

Maria Teresa Meli

La Meli, riprendendo la parola, ha indicato un altro problema della politica attuale, quello di “un linguaggio sempre più semplice e semplicistico, rozzo e cattivo, di cui bisognerebbe scandalizzarsi e invece passa come normale”. Volpi ha ribattuto che “oggi si parla come si parla a casa, nel linguaggio della politica, e questo aiuta di più a capire cosa diciamo”, poi ha voluto definire l’autore del libro come “un pezzo del Parlamento vivente, seduto sui divani, che fuma e scrive e a cui manca solo un gin tonic per completare il quadretto…”.

ettore rosato

Ettore Rosato

Rosato ha sottolineato che “a cambiare è stata la stessa comunicazione politica che si è sempre più adeguata al linguaggio comune, in una pericolosa corsa al ribasso e verso il basso che guarda alla pancia e non alle menti degli elettori”. Poi ha lamentato il fatto che, “una volta, in Aula, si stava in silenzio ad ascoltare gli oratori altri mentre oggi si è persa l’attenzione all’ascolto di alleati e avversari. Gli interventi in Aula si tengono per parlare fuori, ai propri sostenitori, e non per cercare di convincere gli avversari”.

Anche Volpi ha lamentato la scarsa attenzione verso l’Aula parlamentare, definendola “una Bestia, una cosa viva che si muove e che va scrutata e monitorata altrimenti non si capisce niente di cosa vi succede” e ha esortato tutti a “divertirsi e impegnarsi di più a fare il parlamentare”.

Gli stimolanti contributi arrivati da Fedeli, D’Alessandro e Sanza

fedeli

Valeria Fedeli e altri illustri ospiti

Sono poi intervenuti alcuni prestigiosi ospiti politici presenti in sala nell’uditorio. La senatrice del Pd, ed ex ministra, Valeria Fedeli, ha detto che il libro in questione “mi ha fatto rivivere cose e fatti importanti della politica da cui esce la storia di una democrazia parlamentare con tutti i cambiamenti che abbiamo vissuto nel corso degli anni” e di “una democrazia in costante modificazione che a volte non riesce a fare la necessaria stabilità alle politiche di governo”. La Fedeli si è detta anche colpita dal risvolto di copertina: “parole, modi di dire, frasi ad effetto e tormentoni che restano in mente e valgono più dei programmi di governo. Ecco un tema su cui meditare”.

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Il fondatore e leader di FI, Silvio Berlusconi

E’ poi intervenuto Luca D’Alessandro, ex deputato di FI e poi di Ala, ma soprattutto ex capo ufficio stampa di Berlusconi, che ha ricordato come sia stato proprio il Cavaliere a “stravolgere la comunicazione politica, il primo che ha saputo parlare alla pancia del Paese”. Ha ricordato episodi caratteristici come lo stesso Berlusconi che, a un confronto tv con Prodi, ha detto ai suoi: “Datemi due concetti da ricordare che il terzo le persone che ci ascoltano se lo sono già scordato”. Poi ha sottolineato il passaggio, in negativo, al “linguaggio dei social, ancora più semplificato e brutale di quello televisivo, troppo scadente e violento”. Infine, ha ricordato frasi profetiche, contenute nel libro, e profferite da leader politici come Nenni, Fanfani, Spadolini.

presentazione

Angelo Sanza

E’ intervenuto poi Angelo Sanza, ex parlamentare di lungo corso della Dc per molte legislature, che ha parlato di un “lavoro molto utile, un libro che regalerei per Natale a tutti i parlamentari”. Ha ricordato il modo di parlare di leader che ha conosciuto bene, come Ciriaco de Mita, che “parlavano per ore e tutti applaudivano senza aver capito esattamente cosa volevano dire, ma che paragonati con gli attuali, che sbagliano pure i congiuntivi, vanno rivalutati”.

Tornando ai relatori, sono poi intervenuti la deputata di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro, e il deputato del Pd, Stefano Ceccanti.

 

L’intervento di Wanda Ferro: “Un libro incredibilmente attuale”

pubblico

La Ferro ha detto che “Il libro di Ettore Colombo mi ha colpito sotto diversi aspetti. Il più curioso è la sua “freschezza”. Onestamente fatico a comprendere come un libro stampato possa essere così aggiornato: non manca davvero nulla anche delle vicende politiche più recenti. Devo fargli i complimenti perché questo dà la misura dell’intenso lavoro che ha consentito di portare in tipografia un volume che oltre a essere quasi antologico è piacevole e divertente, scorre via in un fiato perché all’approccio ironico unisce l’assoluta attualità degli argomenti. E poi trovo geniale l’idea di mettere a sistema un enorme insieme di espressioni, di frasi, che per chi si interessa di politica sono dei punti fermi, un lessico acquisito. Potrei dire che siamo dei madrelingua, ma ho sempre provato ad immaginare come potesse leggere la nostra politica qualcuno piombato in Italia all’improvviso da chissà dove. Vai a spiegare l’agibilità politica, l’inciucio, le cabine di regia, il buonismo. Vai a spiegare a un non italiano perché qualcuno a cui viene detto di stare sereno fa bene ad agitarsi! Ecco che il libro di Ettore Colombo è un vero e proprio prontuario, chiaro e completo”.

wanda Ferro

Wanda Ferro

Il linguaggio della politica – sottolinea la Ferro – è cambiato: dalla retorica forbita della prima Repubblica si è passati alle espressioni dirette, sciatte, spesso volgari, ma sempre e comunque ricche di immagini, di messaggi tra le righe, di significati che potremmo dire esoterici quando, più che alla gente, si parla tra politici stessi, sottintendendo meccanismi e liturgie che hanno forse perso sacralità ma non sono certo spariti”.

“Il dizionario – ha detto ancora la Ferro – accuratamente confezionato da Ettore non è utile solo a chi ha poca dimestichezza con la politica, ma è uno strumento di consapevolezza e di riflessione per chi la politica la pratica ogni giorno, per ruolo, per professione o per semplice interesse civico. Ed aè nche un pizzicotto per chi, in questo mondo, tende a prendere troppo sul serio se stesso, più che il proprio compito istituzionale. In fondo sfogliando le pagine di “Piove governo ladro” si comprende come, per quanto bistrattata, la Prima Repubblica – con i suoi simboli, i suoi personaggi, con le sue contrapposizioni ideologiche, ma anche con il suo stile – ha contribuito a iniettare la passione per la politica nel sangue degli italiani, trasferendo quel gergo elitario nel linguaggio comune. Peccato che oggi questo sia degenerato nella tendenza alla tuttologia, nello straparlare di cose che non si conoscono, complici prima la superficialità dell’info-intrattenimento televisivo, poi l’oclocrazia dei social network, quel governo alla mercé delle masse di cui era preoccupato Polibio, poiché trasforma la libertà nella superficiale bandiera della propaganda. E’ l’epoca – ricorda Ettore, usando le parole di Ennio Flaiano – in cui anche il cretino si è specializzato.

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Lo scrittore Ennio Flaiano

“E ciò non deve essere inteso come una forma di disprezzo verso il cittadino comune, ma come una critica verso la politica che si rivolge ad esso come una spugna da ingrossare passivamente di slogan e pregiudizi. Io credo che il dibattito politico della prima Repubblica abbia contribuito ad accrescere il livello culturale degli italiani, ma anche la consapevolezza del ruolo di ciascuno nel sistema sociale, nel mondo del lavoro, e quindi una identità collettiva e, di conseguenza, un senso di responsabilità verso la comunità”.

“Oggi – ha concluso la Ferro – si cerca il risultato più immediato: non c’è tempo di elevare culturalmente il cittadino, di accrescere la sua consapevolezza rispetto alle questioni in gioco, e il linguaggio si adegua di conseguenza. Le espressioni sono semplici, immediate, dirette alla pancia. C’è poco interesse per l’approfondimento e spesso persino per la verità. La battaglia si gioca non sul merito delle questioni ma sulla capacità di comunicare, il politico di successo è quello che vince sui social network. Fin dai tempi di Bossi la Lega è cresciuta con una strategia comunicativa vincente, quella di acquisire il linguaggio dei cittadini del nord, degli anziani ai mercatini rionali, dei lavoratori, dei piccoli imprenditori.

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Il leader della Lega, Matteo Salvini

Oggi la “Bestia” di Salvini è il modello di riferimento. Anche io, che ho sempre creduto nell’importanza della comunicazione, sono preoccupata per questo modello che privilegia l’interazione attraverso i social network. Il rischio è quello che si scelga non la strada faticosa della qualità della proposta politica, bensì la scorciatoia della profilazione dei potenziali elettori e del loro condizionamento con l’invio di messaggi mirati tramite la rete. Per l’Italia si può citare anche la condensazione e trasformazione in movimento del sentimento di antipolitica, alimentato da campagne di odio contro la ‘casta’ e spesso dall’utilizzo spregiudicato delle fake news. E’ la nostalgia il sentimento che mi ha lasciato la lettura del libro”.

 

L’intervento di Ceccanti: quattro spigolature trovate nel libro

Stefano Ceccanti

Stefano Ceccanti

Infine, il professor Ceccanti, si è chiesto: “Cosa potete trovare, tra l’altro, nel libro brillante di Ettore Maria Colombo “Piove Governo ladro. Un dizionario della Terza Repubblica senza dimenticare le altre”, editore All Around? Scelgo qua e là qualche spigolatura per mettervi curiosità… La prima mi serve a dire che spesso alcune categorie che sembrano solo nostre in realtà seguono o prevengono quelle altrui. Ne è un esempio (pag. 56) il “maanchismo” attribuito a Veltroni nella fase iniziale del Pd per lo più in negativo come segno di indecisione che sarebbe stato sanzionato nella sconfitta (peraltro molto onorevole del 2008).

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Il premier francese Emanuel Macron

Eppure quando Emmanuel Macron ha vinto le Presidenziali ha adottato “en même temps” che è esattamente la stessa cosa, ossia una logica inclusiva e non settaria, che non rinuncia ad avere un proprio punto di vista, ma che non rinuncia a parlare a tutti. E’ un punto di vista aperto, realmente dialogico che è tipico delle forze che vogliono esprimere una vocazione maggioritaria. Si può vincere o perdere, ma per un grande partito non esercitarla equivale a perdersi.

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Aldo Moro, statista della Dc, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse nel 1978

La seconda è, connessa alla prima, il senso che diamo all’avere un punto di vista, un’autonomia della politica, dialogica rispetto alla società ma che non la rispecchia passivamente. Colombo (pag. 107) ce ne parla a proposito di Aldo Moro e del ruolo di vocazione maggioritaria della Dc nel primo sistema dei partiti rispetto alla Chiesa e ricorda le celebri frasi del Congresso di Napoli del 1962. Accanto alle frasi in pubblico c’era anche, come ha ricostruito lo storico Augusto D’Angelo, l’iniziativa riservata che consistette nel mandare suoi inviati ai vescovi per convincerlo uno ad uno sulla positività dell’apertura a sinistra, capovolgendo l’orientamento sin lì dominante.

romano prodi

Romano Prodi

La terza è la lezione sulla complessità della politica, che molto raramente si lascia ridurre a complotti orditi da poche persone e pochi gruppi. Per bloccare una decisione è necessario sommare vari poteri di veto, magari in partenza confliggenti tra di loro. Ce lo spiega bene a pag. 128 a partire dalla ricostruzione di Fabio Martini sulla bocciatura di Prodi per il Quirinale coi famosi 101 franchi tiratori.
La quarta, sulla scia della precedente, è che i nessi causali a volte sono più complessi di quanto non possa apparire a prima vista: siamo ad esempio così sicuri della teoria ampiamente condivisa (Autore compreso) (p. 198) che la rottura del Patto del Nazareno sulle riforme che determinò il successo del No nel referendum costituzionale sia avvenuta a causa della rottura sull’elezione di Mattarella al Quirinale?

Mattarella

Il presidente della Repubblica Mattarella Sergio

O quell’episodio fu in realtà la scusa per sottrarsi a un accordo che sembrava elettoralmente negativo? Peraltro il risultato fu disastroso e segnò invece l’egemonia stabile della Lega nel centrodestra, esattamente ciò che Berlusconi si prefiggeva di evitare, rompendo per non sembrare subalterno al Pd.
Queste sono quattro spigolature minime, per il resto vi conviene comprarlo e leggerlo…” ha chiuso Ceccanti.

Una parziale conclusione: leggete il libro, scrivetemi e criticatelo!

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Il libro di Ettore Maria Colombo

E questo è anche l’invito che faccio ai miei ‘venticinque lettori’: andate in libreria o ordinate in rete, su Amazon, il libro, compratelo, leggetelo e inviatemi la vostra opinione via mail o con un post sui social. Sarò felice di rispondere a tutti, anche alle critiche, che spero argomentate e serrate, perché ho scritto un libro per discutere e per dibattere, non per lasciarlo impolverare sugli scaffali. Per me, i libri – proprio come la Politica – sono carne viva, passione e miti, sangue e merda (per citare Formica), parole e pensieri che meritano di vivere e di essere discussi, non lasciati morire!

 


 

NB: questo articolo è stato scritto in forma originale per questo blog l’11 dicembre 2019