Conte vara il maxi-decreto ‘Cura Italia’ e si sente un novello Monti.  Quale Parlamento lo convertirà in legge?

Conte vara il maxi-decreto ‘Cura Italia’ e si sente un novello Monti. Quale Parlamento lo convertirà in legge?

16 Marzo 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Varato oggi il maxi-decreto ‘Cura Italia’. Per l’opposizione è “privo di coraggio”. Le principali misure di una manovra economica bis mentre Conte si sente già il nuovo Monti…

conte maxi decreto

Varato oggi il maxi-decreto ‘Cura Italia’

 

La maxi-manovra economica, sotto forma di un decreto legge formato ‘maxi’, che stamattina – dopo un consiglio dei ministri ‘lungo un giorno’, come il titolo di un film, e pure l’intera notte – il governo Conte ha varato gli spin di palazzo Chigi hanno voluto ribattezzarla decreto ‘Cura Italia’.

 

Mario Monti

Mario Monti

La memoria corre subito ai decreti che il governo Monti prese nel pieno della crisi finanziaria, economica e sociale che, fino a prima che scoppiasse la pandemia da Covid19, si riteneva la peggiore ‘catastrofe’ mai capitata all’Italia dal secondo dopoguerra in avanti, quella del 2011.

Ma prima di avventurarci in un parallelo tra Conte e Monti, magari finendo per dire che anche Conte vorrà anche lui, presto o tardi, fondare un partito e ‘salire’ nell’agone politico, meglio esaminare, in modo sommario, le maggiori misure e cercare di capire i problemi politici e legislativi susseguenti.

Gualtieri Roberto

Roberto Gualtieri

In ogni caso, il ‘bollino’ che certifica la natura straordinaria dell’intervento, Roberto Gualtieri lo mette alle dieci di domenica sera, in diretta tv. Il ministro è in collegamento video con Che tempo che fa, dietro la scrivania del suo ufficio, al Tesoro, che per una giornata intera ha assolto al ruolo delicato di cuore politico del governo chiamato a mettere nero su bianco il decreto economico contro il virus: “Probabilmente arriveremo a usare tutti i 25 miliardi”, annuncia. Dovevano essere 3,5, poi sono diventati 7.5, dopo ancora 11, poi 16-18, ed ecco che i miliardi che verranno impiegati diventano 25 e saranno spesi subito tutti e subito, i soldi a disposizione, fino all’ultimo euro. L’emergenza, con il sistema sanitario lombardo che rischia il collasso, impone l’all-in. Il decreto diventa una manovra ‘Cura Italia’, per l’importo certo, ma anche perché raggiunge tutte le articolazioni del Paese infettato: sanità, Protezione civile, forze dell’ordine, imprese, lavoratori, famiglie.

 

In arrivo un maxi-decreto legge da 22 miliardi, forse di più, ma basteranno? Il rapporto deficit/Pil vola verso il 3,3%…

decreto cura italia coronavirus

Decreto cura-Italia

Ma di cosa stiamo parlando, in termini economici generali, rispetto a questa manovra economica bis (come il Conte bis…) che il governo sta per varare? Si tratta di una manovra bis, appunto (quella ‘classica’, di autunno, dovrà lo stesso essere fatta…) che vale 25 miliardi, cioè tre punti di Pil oltre il rapporto – in teoria, fino a ieri, invalicabile, secondo i parametri Ue – deficit/Pil fissato al 3% e che, quindi, lo porterà al 3,3% (+0,3%). D’altra parte, le previsioni che girano al Mef, cioè al ministero del Tesoro, sono più nere della notte: la recessione, già tecnicamente in corso, prevede un deficit che viaggerà, a fine anno e poi nel 2021, sempre che non peggiori, al 4%, un debito che schizza al 135% e un Pil che crolla, come un termometro impazzito, in una forchetta tra il -1% e il -3%.

cura da cavallo zoccoli

Una cura da cavallo

Il decreto, perciò, raddoppia, passando da 12 a 25 miliardi. Per capirne la natura straordinaria provvedimento basta metterlo a confronto con la manovra del 2019 sul 2020. Al netto dello stop all’aumento dell’Iva, i miliardi spesi per le misure di sostegno all’economia sono stati nove. Ora sono il triplo. È cambiato tutto, il deficit viene portato oltre il tetto-tabù del 3%, il che dovrebbe produrre un “effetto leva” che il governo stima in 350 miliardi, cioè molto vicino ai 550 miliardi mobilitati dalla Germania. Il virus ha fatto saltare i confini misurati degli interventi e ha spalancato le porte al carattere dell’eccezionalità anche nella strategia economica del governo. Serviva, quindi, una cura da cavallo per cercare di risalire la china. Questa manovra bis lo è? In parte sì e in parte no. Se si considera che la manovra economica del 2019 sul 2020 era di 33 miliardi con un rapporto deficit/Pil all’1,9%, questa è una manovra importante che, al netto di quella ‘normale’ d’autunno, fa schizzare quel rapporto al 2,7%. Se, invece, si pensa che la Germania parla di 550 miliardi di manovra, l’Olanda di 90 e altri Paesi Ue andranno su quei numeri astronomici, beh, allora sì, è ancora poca cosa.

TITOLI DI STATO

Nasce la possibilità per il governo di emettere titoli di Stato

Ma se l’iniezione di sostegno all’economia comporta, da subito, una spesa da 22 miliardi e oltre, c’è – come corollario – la possibilità per il governo di emettere titoli di Stato, e quindi nuovo debito. La risposta del governo al sempre più probabile, e drammatico, crollo del Pil italiano vale dunque più di una manovra economica: infatti, al netto del disinnesco delle famose clausole di salvaguardia (Iva e accise), che valevano 19 miliardi, nell’ultima legge di bilancio c’erano misure per 9 miliardi.

angela merkel emmanuel macron

Merkel e Macron

Inoltre, Gualtieri ha già annunciato nuovi interventi per spingere i cantieri e dare ristoro a chi sarà danneggiato dall’emergenza (la ‘seconda’ fase). In ogni caso, se la manovra ‘vale’ ben l’1,1% nel famoso rapporto deficit/Pil da sola, solo una Ue un tempo rigorista e ‘austera’ (stile Lagarde e Bce), ma ormai ‘terrorizzata’ e contagiata dal virus (oggi si riunirà il Consiglio europeo, domani i ministri delle Finanze dell’Ecofin, in mezzo il G7) può assicurare, come hanno già fatto la Merkel e Macron, all’Italia, che “avrà tutta la flessibilità che ha chiesto”.

 

Il durissimo braccio di ferro tra il Mef e tutti gli altri dicasteri

Palazzo Chigi

Palazzo Chigi

Manovra “cura Italia”, la chiamano a palazzo Chigi, quella che prenderà forma concreta stamattina sotto la veste di un ‘maxi decreto’ monstre che, nelle limature finali, si aggira attorno ai 120 articoli, per tutta la giornata di ieri usciti, come anticipazioni, dal cdm, ma singulti e a singhiozzi, e che arriverà solo stamane perché i tecnici del Mef hanno dovuto lavorare tutta la notte alle coperture.

braccio di ferro

Braccio di ferro tra il titolare del Tesoro e quelli di tutti gli altri dicasteri.

La discussione sulle misure è andata avanti per tutta la giornata, sia nella maggioranza e con l’opposizione, sentita in teleconferenza, ma solo sabato notte. Ieri, slittava il Consiglio dei ministri di ora in ora e si protraeva per ore il pre-consiglio, la riunione tecnica preparatoria cui partecipa anche Gualtieri e altri ministri come Stefano Patuanelli (Mise) e la De Micheli (Mit), che si conclude solo dopo uno sfiancante braccio di ferro tra il titolare del Tesoro e quelli di tutti gli altri dicasteri.

ministero delleconomia MEF

E così, una scena che, di solito, si vede solo a ottobre, il ‘confronto’ tra il ministero che detiene i cordoni della borsa (il Mef) e i ministeri di spesa (tutti gli altri), è andato in onda in anticipo e, come sempre, è stato sfiancante e, a tratti, durissimo, tra recriminazioni e accuse, senza dire del ‘tira e molla’ tra Pd e M5S contro Iv che, a sua volta, voleva varare una manovra à la mode di Salvini: Italia viva, non a caso, già ora lamenta che c’è troppo poco per autonomi e professionisti. Iv chiedeva, di fatto, esenzioni, franchigie e no tax area, di fatto, per tutt’Italia, proprio come la Lega…

 

Le opposizioni già gridano contro norme “senza coraggio”

Sugar tax plastic

La Lega si vede respinta la proposta di rinviare plastic tax e sugar tax o di avere lo stralcio delle ‘cartelle’

Il governo vorrebbe – o almeno ci prova a chiederlo – il sostegno dell’opposizione alle misure, in uno spirito da unità nazionale. La Lega, in realtà, ottiene la sospensione generalizzata dell’Iva fino a 2 milioni di fatturato e cassa integrazione anche per aziende piccolissime ma si vede respinta la proposta di rinviare plastic tax e sugar tax o di avere lo stralcio delle ‘cartelle’ e tuona subito: “manovra senza coraggio”. “Su fisco, lavoro e famiglie non ci siamo”, dice FI, FdI è anche più dura.

Le opposizioni sparano subito contro il ‘maxi-decreto’ giudicandolo, di fatto, carente e insufficiente, “crea un’Italia di serie B” e via così fino al parossismo leghista che, con i suoi ‘esperti’ economici, dice che “servono migliaia di miliardi, non 25 e neppure 50, ma molti, moltissimi di più”.

 

Le principali voci di spesa della ‘manovrona’ puntano

a aiutare in primis medici, lavoratori, famiglie, imprese

Medici Coronavirus

Manovra a sostegno di medici, lavoratori, famiglie, imprese

Ma di cosa constano le principali voci della ‘manovra bis’? In contemporanea stereofonica con il massimo allarme per la tenuta stessa del sistema sanitario in Lombardia, ormai al collasso, il governo ha varato molte misure importanti per frenare i contraccolpi economici dell’emergenza Coronavirus, ma anche e soprattutto per sostenere medici, lavoratori, famiglie, imprese.

Innanzitutto, ovviamente la sanità: alberghi requisiti, cliniche private a disposizione degli ospedali pubblici, la creazione di fabbriche per produrre mascherine. “Nessuno sarà lasciato solo” assicura il ministro dell’Economia Roberto Gualtieri, e poi: “Stiamo facendo e faremo tutto ciò che è necessario per proteggere e sostenere il Paese”. Totale delle risorse per la sanità: 1,15 miliardi. 

 

La dura stilettata del ministro Boccia contro le Regioni

ministro boccia

Il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia

Conte mette in cima alle priorità proprio di “far lavorare in sicurezza medici, infermieri e tutto il personale sanitario. Siamo strenuamente impegnati” per questo, assicura, ed è “l‘unica cosa che conta. Non è il momento”, osserva il presidente del Consiglio, di polemiche come quella della Regione Lombardia contro la Protezione civile. Durissimo, contro il governatore Fontana ma anche contro quelli del Sud (ieri quello della Sicilia, Musumeci, invocava “l’intervento dell’Esercito!”, persino il duro Emiliano e la tosta Santelli, governatori di Puglia e Calabria, si sono dissociati dalle sue parole in diretta su Rai3), il ministro agli Affari regionali, Francesco Boccia: “Serve senso dello Stato e invece ci sono avvoltoi che intendono spargere altri virus in un momento così delicato”.

 

Il potenziamento del sistema sanitario è la priorità di Conte

Domenico Arcuri

Domenico Arcuri

Le misure per il potenziamento del sistema sanitario sono in cima al decreto. Arrivano 1,15 miliardi per la sanità e 1,5 miliardi per la Protezione civile. Ci sono fondi per gli straordinari di medici e infermieri, la possibilità per i prefetti di requisire ospedali e altre strutture per le persone in quarantena, il potere per la Protezione civile e per il nuovo commissario straordinario per l’emergenza sanitaria di requisire strutture e mezzi per potenziare i reparti degli ospedali. Il neo-commissario, Domenico Arcuri (Bertolaso è andato a ricoprire quel ruolo per la sola Lombardia, tra gli inni di gioia del centrodestra e il disappunto di Renzi che, proprio come Salvini, lo voleva ‘super-commissario’ d’Italia mentre Conte non lo voleva per evitare – dicono i maligni – gli facesse ‘ombra’), potrà fronteggiare la grande carenza di mascherine e di altri macchinari di terapia intensiva anche avviando intere nuove linee produttive.

 

I principali provvedimenti per imprese, lavoratori, famiglie

aiuti economici

I principali provvedimenti per imprese, lavoratori, famiglie

Poi ci sono i sostegni alle imprese, a quelle che si sono fermate e quelle che continuano a lavorare. Per gli autonomi, inclusi i lavoratori del turismo e dello spettacolo – un settore che sta letteralmente stramazzando al suolo, come i librai – arriva una una tantum da 500 euro più rimborsi degli spettacoli saltati e sostegno all’editoria, ma per il settore della Cultura sono solo pannicelli caldi. Per tutte le aziende c’è la possibilità di usufruire per nove settimane di cassa integrazione in deroga. Infine, come annunciato, vengono rinviate le scadenze fiscali e vengono sospesi i mutui, fino a 18 mesi, per tutti coloro che siano in difficoltà economica, inclusi gli autonomi. Nasce un fondo “di ultima istanza” da 200 milioni per aiutare chi nel 2019 aveva guadagnato meno di 10mila euro e ora a causa del virus si è dovuto fermare. Chi ha continuato ad andare al lavoro a marzo avrà un bonus di 100 euro. Per le famiglie con i figli a casa arrivano congedi speciali retribuiti al 50% fino a 15 giorni o in alternativa un bonus baby sitter da 600 euro che salgono a 1000 euro per medici e tecnici sanitari, misure per proteggere gli autisti, i taxisti, i postini, etc.

 

Il problema di convertire in legge la ‘manovrona bis’e tutti gli altri decreti con un Parlamento oggi contumace

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Il presidente della Camera dei Deputati, Roberto Fico

Un problema non di poco conto è quando e come il Parlamento – ad oggi è prevista una semplice comunicazione del presidente Fico mercoledì 18 marzo e una generica convocazione solo il prossimo 25 marzo – convertirà sia la manovra bis che i tanti, altri, decreti legge, anche perché gli ormai famosi ‘dpcm’ che sforna quasi ogni giorno il premier vanno fatti diventare decreti. Alcuni ministri avevano ipotizzato l’ipotesi di due decreti legge (uno con le misure sanitarie, l’altro con le misure economiche), poi alla fine si è optato per il ‘maxi-decreto’, su cui verrà ovviamente posta la fiducia sotto forma di maxi-emendamento, nelle Camere, al dl medesimo, ma resta il problema del sovraffollamento di decreti legge in un Parlamento che sta già lavorando a ritmi ridottissimo.

coronavirus

Emergenza coronavirus

A partire dallo scoppio dell’emergenza coronavirus il Governo ha già varato un decreto legge (n. 6/20) il 23 febbraio, già convertito il 5 marzo, quando le Camere funzionavano ancora regolarmente. Un secondo decreto legge con sospensione di vari termini (n. 9/20) è stato pubblicato il 2 marzo. Un terzo decreto legge sulle restrizioni delle attività dei tribunali (il numero 11/20) è stato pubblicato l’8 marzo. Un quarto decreto legge con le misure per lo svolgimento delle Olimpiadi Milano-Cortina 2026 (n. 16/20) è stato pubblicato venerdì 13 marzo. Quello di ieri sarà, dunque, il quinto decreto legge approvato durante la crisi coronavirus.

decreto legge

Decreto legge

E in previsione c’è n’è, a giorni, un altro, di decreto legge, stavolta tutto ‘politico’ (e siamo a sei…). Il Governo, infatti, sentirà in queste ore i leader di maggioranza e di opposizione, le Regioni, i Comitati per il ‘Sì’ e per il ‘No’ sul delicato tema del rinvio del referendum sul taglio dei parlamentari (previsto ab initio il 29 marzo), come delle elezioni regionali e comunali, che erano previste, in teoria, alla metà di maggio. Dovrebbe tenersi il primo, il referendum, il 22 novembre, e le seconde tra metà ottobre e metà novembre, ma servirà, appunto, un altro decreto legge, se non ben due diversi.

Ora, è vero che un governo può reiterare un decreto legge, anche se per un tempo massimo limitato (240 giorni), facendo decadere il primo e riscrivendo uguale il secondo o il terzo e così via a seguire, magari cambiando solo qualche piccolo, e inessenziale, particolare (ai tempi della Prima Repubblica succedeva anche questo), ma sarebbe possibile farlo oggi in una condizione di democrazia ‘malata’?

tampone faringeo coronavirus

Tampone faringeo

D’altra parte, un Parlamento colpito da malati e positivi al tampone (tre deputati, un questore, due viceministri, forse altri ancora) avrà mai il numero legale previsto in Costituzione all’art. 64 comma III (maggioranza dei componenti e maggioranza dei presenti, ove non ne sia espressamente richiesta un’altra, ‘assoluta’ o ‘qualificata’ che sia), per prendere convertire tutti questi decreti?

Il rischio, dunque, è duplice: sia che i lavori parlamentari – che già l’ultima volta hanno lavorato a ranghi ridotti (per accordo di tutti i gruppi si sono presentati solo la metà dei parlamentari: 332 deputati, 221 senatori i presenti) – si ingolfino fino a non essere più gestibili è concreto, reale. Inoltre, c’è appunto il problema del numero legale che la falcidia di malati dentro il Parlamento potrebbe causare.

Casellati e Fico

i presidenti delle Camere, Fico e Casellati, stanno opponendo un ferreo e deciso “no”

Solo che, a chi – come il Pd, la Lega, FdI, +Eu – propone il ‘voto a distanza’ (cioè da casa), i presidenti delle Camere, Fico e Casellati, stanno opponendo un ferreo e deciso ‘no’. Il problema, però, resta e non sarà di facile soluzione… Il costituzionalista dem Stefano Ceccanti, e altri come lui, da Francesco Clementi a Salvatore Curreri, ma anche altri esponenti politici, hanno deciso di ingaggiare una ‘battaglia culturale’ per ottenere che le Camere, in una condizione straordinaria come quella che vive il Paese, ‘innovino’, anche rispetto alla loro lunga e vetusta ‘tradizione’. Sarebbe forse, un segnale positivo o, forse, negativo? Chi può dirlo, a oggi, non si sa…

Conte si sente come Monti (e come lui fonderà un partito?)

conte monti

Conte si sente come Monti

Tornando a Conte e al nome del decreto, ‘Cura Italia’, va ricordato che si chiamavano, i decreti che assunse, nel 2011 e nel 2012, il governo Monti, ‘Salva Italia’ e ‘Cresci Italia’. Una maggioranza allora davvero bipartisan, che i cronisti politici chiamavano maggioranza ‘ABC’ dai nomi dei tre leader politici di allora (Alfano per il Pdl, dopo il temporaneo disarcionamento di Berlusconi dal governo, Bersani per il Pd e Casini per l’Udc) e che votò in un amen, senza fiatare, tutti i decreti e i provvedimenti che il governo ‘tecnico di allora presentava alle Camere, convertendoli con sempre con una maggioranza ‘bulgara’, tranne la Lega.

silvio berlusconi

La fine rovinosa dell’ultimo governo Berlusconi, il IV, crollato alla fine del 2011

Quel governo, nato dopo la fine rovinosa dell’ultimo governo Berlusconi, il IV, crollato alla fine del 2011, era guidato, appunto, da un tecnico, il ‘professor’ Mario Monti. L’ex docente della Bocconi, nominato senatore a vita dal Capo dello Stato che quel governo caparbiamente volle e ottenne, Giorgio Napolitano (i berlusconiani, a posteriori, hanno sempre definito, il suo, un ‘golpe’ istituzionale), tenne il Paese in ostaggio per due anni, dal 2011 al 2013, e propinò agli italiani una cura ‘da cavallo’ che, di fatto, semi-uccise il cavallo, che dopo anni ancora faticava a tornare a correre – prima del coronavirus, ovviamente – tra ‘legge Fornero’ (sulle pensioni) e tanti altri tagli.

 

Il precedente della ‘lista Monti’, però, non è dei migliori…

Ex presidente napolitano

L’ex Presidente Giorgio Napolitano

Poi, come si sa, Monti – nonostante l’espressa contrarietà di Napolitano – volle ‘salire’, non ‘scendere’, in politica, e si presentò alle elezioni del 2013 fondando Scelta civica. Una lista, non un partito, che andò malino (12%), almeno rispetto alle forti ambizioni che nutriva, e che prestò si sciolse come neve al sole, dissolvendosi in mille rivoli e tra mille litigi dei suoi troppo diversi partner.

Inno di mameli

Inno di Mameli

Venendo all’oggi, un premier che gode, ormai, del vasto consenso degli italiani (62% di consensi secondo Ipsos) e che i ‘giornaloni’, anche quelli di sinistra (la Repubblica), lodano, ormai, in modo aperto e sperticato, è diventato, oggettivamente, un punto di riferimento per tutti i cittadini, nel bel mezzo della peggiore crisi – sanitaria, umanitaria, politica, economica e sociale – che il nostro Paese sta vivendo dai tempi delle macerie della II guerra mondiale. Quindi, tra un messaggio di ringraziamento a chi canta l’Inno di Mameli dai balconi (“Gli inni rincuorano, uniti ce la faremo”) o, ovviamente, agli ‘eroi’ medici e infermieri; uno di rassicurazione verso le Regioni, Lombardia in testa, in rivolta per le mascherine arrivate che “fanno schifo” (“Siamo impegnati a procurarle per tutti e le troveremo, anzi le forniremo gratis a tutti i lavoratori”); uno di preoccupazione, fatto filtrare in modo accorto (“Non possiamo bloccare la produzione e le merci del Paese”) e uno da New Deal di stampo roosveltiano (“ammortizzatori sociali per tutti”); tra una mano che si protende verso le imprese, Confindustria in testa, e un’altra verso i sindacati, Cgil in testa, che litigano da giorni sulle misure sanitarie da adottare nelle fabbriche.

Moro e De Gasperi

De Gasperi e Moro

Tra un videomessaggio Facebook e una conferenza stampa convocata nella notte, o tarda sera, da palazzo Chigi, dove – come ai tempi della Buonanima – “le luci non si spengono mai”; tra un piglio, all’estero, alla De Gasperi (telefonate secche e dure alla Merkel come alla Von der Layern per chiedere che “la Ue faccia la sua parte” o che “gli altri Paesi non blocchino merci, specie sanitarie”) e un profilo, all’interno, più simile allo schivo Aldo Moro, che non amava farsi ritrarre in momenti di svago o festante – che poi proprio Moro e De Gasperi sono i suoi riferimenti ideali e politici – ecco che il nuovo ‘Professore’ (di diritto) prestato dagli studi alla Politica prende sempre più quota e sempre più consapevolezza di sé. Si sente, insomma, ‘pronto’.

renzi di maio

Renzi e Di Maio

E se pensava, o almeno accarezzava, già da prima, da mesi, l’idea di fondare un partito – ai tempi l’idea era di farlo sulle ceneri del povero Movimento 5 Stelle, sempre più esangue e debilitato in termini di consensi come di leader, magari in collegamento con mondi diversi come quello cattolico-sociale, prima di tutto, e poi anche quello liberale – tanto che suscitava, da tempo, le gelosie e i sospetti di Di Maio da una parte e di Renzi dall’altro, i quali ne temevano la capacità di toglier loro voti e appeal nello stesso ‘recinto’ politico e ‘mercato’ elettorale, chi lo fermerà mai domani?

 


 

NB: questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.it il 16 marzo 2021