L’ordinanza di Speranza crea l’Italy lockdown! Il morbo infuria e la libertà, come nel film di Ridley Scott, ‘la stiamo perdendo’

L’ordinanza di Speranza crea l’Italy lockdown! Il morbo infuria e la libertà, come nel film di Ridley Scott, ‘la stiamo perdendo’

21 Marzo 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Da oggi l’Italia è un Paese ‘lockdown’, di fatto chiuso, ma, come nel film “Black Hawk Down” di Ridley Scott, ‘lo stiamo perdendo’. Infatti, se “il morbo infuria” la ‘libertà’ manca. Eppure, alle opposizioni (Lega in testa), governatori del Nord e sindaci non basta…

 

ridley scott

Ridley Scott

 

L’Italia va in lockdown. Per ora è ‘temporaneo’, ma…

Lock Down in Italia

Lock Down in Italia

L’Italia chiude tutto quello che può. Il governo vara, di fatto, il primo vero, onnicomprensivo, lockdown del Paese. Il dado è stato tratto nel lungo briefing mattutino, diventato ormai una triste consuetudine, per il governo. Con il premier, oltre al ministro alla Salute Speranza, c’erano anche i ministri Francesco Boccia (Autonomie), Lorenzo Guerini (Difesa) e i due commissari speciali Domenico Arcuri e Angelo Borrelli, nonché gli staff dei vari ministeri e della Protezione civile, davanti a numeri, quelli del contagio e quelli dei deceduti, impietosi e drammatici, e a una previsione, quella sul ‘picco’ della pandemia da Covid19 che potrebbe ritardare non di qualche giorno, come si pensava fino all’altro ieri, ma di qualche settimana, forse anche di più di 15 giorni.

Si tratta, per ora, di un provvedimento – emanato ieri sera dal ministro della Salute, Roberto Speranza sotto forma di una semplice ‘ordinanza’, (la puoi scaricare come sempre cliccando ) quindi né un dl né un dpcm, anche perché un ministro quello può emanare, ordinanze – temporaneo, cioè limitato al prossimo week-end, dal 21 al 25 marzo. Ma presto – si può ben dirlo già da ora – tutte le misure previste diventeranno ‘definitive’. Nel senso che dureranno ben oltre il 4 aprile – giorno in cui il Paese, in teoria, sarebbe dovuto ripartire e riaprire – forse copriranno ‘solo’ l’intero mese di aprile, forse verranno estese fino a maggio (dipenderà molto , ovviamente, dall’andamento della pandemia Covid19) e, nella più malaugurata delle ipotesi,  fino a giugno.

La data ‘vera’ che per ora circola è quella di una chiusura dell’Italia (il lockdown, appunto) prorogata almeno di un mese, dal 3 aprile al 3 maggio, poi Dio vedrà e provvederà.

Qui l’articolo seguente a questo che racconta della decisione presa alla fine da Conte: Inizia “l’ora più buia”. Lockdown totale in tutt’Italia fino al 3 aprile. Il pressing di Governatori e sindacati:”chiudere tutto”

Insomma, l’intera Nazione rischia di fare la fine delle scuole e delle università di ogni ordine e grado: anno perso e tutto chiuso, per esami e altro se ne riparla a settembre.

 

La tattica è quella dello step by step per far digerire la medicina

medicina amara

La medicina buona è amara

Ma può un intero Paese restare chiuso fino a piena estate, quando la ‘Bella Italia’, quello dello ‘Stellone’ (sic), dovrebbe accogliere turisti e visitatori? No, non può. O, meglio, non potrebbe, perché i tempi e i modi della ‘rinascita’ saranno anche loro dettati dall’andamento della pandemia, dai vaccini utili a sconfiggerlo, dal numero delle guarigioni, se salirà, e dei contagiati, se diminuirà.

Italia turistica

Italia turistica

Anche per questo motivo e  soprattutto perché agli italiani la ‘medicina’ amara va fatta ingoiare (ops, bere…) con un po’ di zucchero, la strategia è quella dello ‘step by step, da parte del governo. Una tecnica e strategia già adottata in precedenza e usata per non spaventare i cittadini, ma anche per farli sentire in gabbia (e, dunque, a rischio di ammattimento collettivo) solo un po’ alla volta.

 

Il “giorno più nero”: il Covid19 dilaga in Italia più che in Cina

Winston Churcill

Sir Winston Churcill

Le decisioni del governo, peraltro, sono state prese nel ‘giorno più nero’ – espressione che ormai hanno imparato tutti, mutuata dal celebre discorso di Winston Churchill, all’epoca primo ministro della Gran Bretagna, quando parlò in Parlamento dopo la rovinosa ritirata di Dunkerque – dell’epidemia diventata pandemia, della malattia che, fino a ieri, sembrava riguardare ‘solo’ Cina, Corea del Sud, Iran e appunto Italia, ma che è diventata globale.

la falce della morte

La falce della morte

La falcidia che, come la falce della Morte, il coronavirus sta causando all’intera Italia, del resto, è impressionante: 33.190 casi positivi e 3.405 morti in un mese (+627 morti e 4.670 contagiati in più in un solo giorno, rispetto a ieri), cioè più che nella stessa Cina, dove sono stati ‘solo’ 3.245.

In Lombardia (+381 morti in un giorno), poi, e in particolare a Bergamo, dove i deceduti si contano a centinaia con i camion dell’Esercito che se li portano via, il Covid19 sta diventando un dramma sociale e umano che, come paragone storico, ha la ‘peste nera’ del Trecento a Firenze o quella del Seicento a Milano narrata da Manzoni con tanto di ‘untori’, medici improvvisati e ‘lazzareti’.

Insomma, il governo non poteva che prendere nuovi e più drastici provvedimenti, anche se l’insieme di tutti questi restringe sempre di più il campo, lo spettro, delle libertà individuali, personali come collettive, che in teoria sarebbero garantite dalla Costituzione, oltre che dalle leggi. Un tema che, però, appassiona solo i Radicali e pochi altri, persino la ‘Sinistra-sinistra’ è del tutto muta, sul punto, mentre la ‘Destra-Destra’, ovviamente, non vedeva l’ora di poter invocare un ‘vero’ “Stato di Polizia”.

 

La pressione dei sindaci e dei governatori per le nuove misure

giorgio gori

Il sindaco di Bergamo Giorgio Gori

Morale, c’è ben poco da stupirsi, se è arrivata, e solo ora, quella ‘stretta’ che molti – le opposizioni di centrodestra, i governatori del Nord, tutti leghisti, ma anche quelli di altre Regioni, Emilia, Puglia e Campania (Pd), Calabria, Sicilia, per non parlare dei sindaci, a partire dal dem Giorgio Gori, che ha la sventura di essere primo cittadino a Bergamo – invocavano già da giorni e che volevano ancora più dura. Bisognava – e bisogna – procedere per gradi, step by step, ma non si poteva attendere oltre perché mezza classe politica, sia di centrodestra che dem, invocava e invoca ormai da giorni il ‘pugno di ferro’ contro cittadini che appaiono ancora ‘indisciplinati’ (a noi, tranne qualche raro e isolato caso di furberia come di menefreghismo, gli italiani appaiono disciplinati come non sono mai stati nella loro storia, tanti bei ‘tedeschi’, ma si tratta di punti di vista) e un contagio che, purtroppo, per ora non si ferma, anzi: sembra diventare sempre più letale.

I governatori leghisti (Zaia, Fontana, Fedriga, Cirio), ma anche i sindaci dem (Gori, Decaro) invocano un blackout totale, compreso lo schieramento dell’esercito nelle strade.

 

La stretta sullo sport, i giochi all’aperto, i parchi e i giardini

conte speranza

Il premier Conte e il Ministro Speranza

Tra le misure principali prese nell’ordinanza di Speranza, per ora valida ‘solo’ dal 21 al 25 marzo, c’è una (dura) stretta sullo sport e i giochi all’aperto, la chiusura di tutti i parchi e i giardini pubblici, il divieto di raggiungere le seconde case nel weekend.

I dati drammatici del Covid19 che imperversa più che mai, negli ultimi giorni, le fughe in avanti delle Regioni, nonché il pressing dei partiti, hanno spinto il premier Giuseppe Conte a dare il via libera a un ulteriore giro di vite. Si tratta di misure pensate per evitare “fughe all’aperto”, specie durante quello che si preannuncia come il primo – e bello, dal punto di vista atmosferico – weekend di una Primavera che è arrivata ufficialmente e che potrebbe invogliare la gente a uscire dall’autoreclusione o dai loro ‘arresti domiciliari’, come li chiamano alcuni.

 

Il ‘giro di vite’ arriva tramite una ‘ordinanza’ del ministro Speranza

Speranza ministro salute

Il Ministro della Salute Speranza Roberto

Le nuove misure, e il nuovo ‘giro di vite’ sulle abitudini – oltre che sui diritti e le stesse libertà dei cittadini – arrivano non con un nuovo dpcm (l’ormai famoso decreto della Presidenza del Consiglio), ma con un‘ordinanza, firmata dal ministro della Salute Roberto Speranza (Mdp), cognome mai più infausto, di questi tempi, ma indice di un ministro che sta dimostrando capacità e forza di carattere non comuni, oltre che un mai troppo lodato low profile non usuale, nonché titolare, appunto, Speranza, solo e soltanto di ordinanze, non di leggi, come prescrive la legge e la Costituzione.

giro di vite

Giro di vite

Girava voce di un giro di vite ancora più duro, in realtà, ma l’esecutivo ha scelto di lasciare aperti i supermercati e non limitare ulteriormente l’attività degli uffici, in attesa delle nuove decisioni che dovranno essere prese, non si scappa, già la prossima settimana. Il 25 marzo scade, infatti, il primo decreto del presidente del Consiglio che aveva imposto il giro di vite più pesante con un dpcm che aveva per oggetto misure sanitarie ed economiche sul coronavirus.

Le nuove misure, che si sommano a quale già esistenti, sono valide dal 21 marzo al 25 marzo, quando scade il dpcm che aveva imposto la stretta agli spostamenti, chiusura di bar e negozi (dpcm che, a sua volta, andrà rinnovato o fatto decadere): le decisioni dell’ordinanza di Speranza potranno essere prese a seconda delle esigenze dei territori, nel senso che le Regioni avranno voce in capitolo per poter ‘modulare’ l’ordinanza governativa con le misure regionali.

 

Il problema dell’uso (e abuso) dei dpcm e il ruolo di ‘omesso controllo’ da parte delle Camere ‘contumaci’

coronavirus

Il contagio da Coronavirus

Ma se un’ordinanza è ‘meno’, sul piano legislativo, non solo di una legge, ma anche di un decreto legge e persino di un dpcm, il fatto che, a colpi di decreti del presidente del Consiglio, il governo stia cercando di arginare il contagio da Coronavirus, il massiccio ricorso a questi ultimi, i Dpcm, solleva la questione del ruolo del Parlamento come supremo organo legislativo, delle sue prerogative e dei rischi connessi all’accentramento di questo potere di intervento nelle mani del solo presidente del Consiglio, per non dire della ‘fatica’ che le Camere stanno facendo e faranno nel riunirsi in modo ‘normale’ per esaminare la grande mole di decreti legge (5) sfornati in soli 2 mesi.

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L’ex presidente della Consulta, Cesare Mirabelli

Un tema – quello dell’uso dei dpcm come dei decreti legge e sul ruolo del Parlamento in questa fase emergenziale – su cui si interroga la politica (in parte, non tutta…) ma anche i costituzionalisti. Agli stress test sanitari ed economici, infatti, il Coronavirus potrebbe imporne un terzo, riguardante le istituzioni e il sistema democratico. Sul ricorso ai Dpcm, il costituzionalista Cesare Mirabelli, presidente della Corte Costituzionale nel 2000, spiega all‘AGI che “l’esigenza forte è di esercitare il potere di controllo e di indirizzo del Parlamento, e che le Camere non immaginino di non riunirsi: non esiste una quarantena delle istituzioni”. Anzi, è proprio il Parlamento che deve esercitare con più forza e attenzione il suo ruolo di controllo:Il ruolo di controllo del Parlamento – ma anche del Presidente della Repubblica – in un momento come questo deve essere ancor più forte”.

A Mirabelli non preoccupa tanto il fatto che ci siano delle limitazioni alla libertà di circolazione per esigenze di sicurezza o sanitarie, casi previsti dalla Costituzione, ma che il ricorso a tali limitazioni possano diventare abitudine: “La nostra Carta prevede anche che queste limitazioni siano previste per legge e tempo determinato”, ma “occorre valutare se questi provvedimenti sono adeguati, se è legittima la fonte, Decreto del Presidente del Consiglio o legge che comunque lo autorizzi, e bisogna che si tratti di provvedimenti che prevedano tempi determinati di applicazione”.

clementi

Il Prof. Clementi

Francesco Clementi, docente di diritto pubblico comparato all’università di Perugia, richiama l’attenzione sul fatto che in emergenza anche la forma è sostanza: “Considero la scelta di affidarsi al Dpcm, pur coperti dai primi decreti legge, un punto di debolezza, non di forza”, afferma Clementi, che ne indica – sempre nell’intervista all’AGI –  in tre le ragioni: “In primo luogo, perché, in una disciplina dell’emergenza diffusa, elastica e non costituzionalizzata come l’abbiamo noi, usare i Dpcm rende incerti i nostri diritti costituzionali, posto che è un tipo di fonte di rango secondario che non passa né il vaglio del Parlamento né quello del Capo dello Stato. In secondo luogo, perché favorisce e alimenta nei fatti, in assenza di disposizioni precise e puntuali coperte dal rango ordinario, più regimi di emergenza sul territorio, con tutti i disallineamenti e le interpretazioni che ogni Presidente di Regione si sente in dovere, oltre che in diritto, di adottare: determina così, il dpcm, un’ulteriore forte marginalizzazione del Parlamento. Infine, per ultimo, perché i decreti legge consentono, in sede di conversione, di recuperare anche i problemi rimasti aperti coi dpcm”. Insomma, conclude Clementi “in emergenza, i decreti-legge – da adottare, se necessario, anche in un numero straordinario – sono la soluzione, non il problema. Perché in emergenza, la forma è due volte sostanza”.

 

Ma le Camere continueranno a riunirsi in modo del tutto ‘normale’

casellati fico

Casellati e Fico i due Presidenti

Intanto, il Parlamento si prepara a lavorare ‘in sicurezza’, certo, e con le necessarie ‘bonifiche’ operate nelle Aule, nelle stanze e nei corridoi, e con tutte le precauzioni del caso, ma non intende – per scelta precisa dei suoi due Presidenti (Fico e Casellati) – lavorare in modo ‘innovativo’ e nuovo come stanno facendo, sempre per ragioni emergenziali, i Parlamenti di Spagna, Francia, Brasile che stanno sperimentando inedite forme di ‘voto a distanza’ (il conto preciso di quali sono lo tiene il professor Stefano Ceccanti sul suo bel blog, sempre puntuale, stefanoceccanti.it). Formule nuove e sperimentali ma che, se ci fosse il coraggio di adottarle, potrebbero garantire il corretto funzionamento delle Camere senza rischi per garantire il quorum dei presenti (la metà più uno dei componenti di ogni assemblea) e senza rischiare brutte figure alle Camere per le troppe assenze.

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La facciata principale di Palazzo Montecitorio, a Roma, sede della Camera dei Deputati

A Montecitorio, dunque, purtroppo, si procederà in maniera ordinaria per l’esame dei decreti, a cominciare dal ‘Cura-Italia’ (come deciso ieri dalla capigruppo): il Palazzo metterà a disposizione spazi più ampi per “tutelare la salute di deputati e dipendenti’” spiega il suo presidente, Roberto Fico. Ad esempio, martedì prossimo, la conferenza dei capigruppo convocata per stabilire i lavori, si riunirà nella Sala della Regina, mentre la commissione Bilancio dovrebbe tenersi nella sala del Mappamondo, molto grandi e di solito in grado di ospitare due commissioni in sede ‘congiunta’.

francesco d uva m5s lega

Francesco D’Uva, questore pentastellato della Camera

Francesco D’Uva, questore pentastellato della Camera, è convinto che – in piena emergenza Covid-19 – il ‘Palazzo’ deve restare aperto e continuare a lavorare in sicurezza, ma senza ‘innovazioni’, per approvare provvedimenti urgenti per il Paese come il dl ‘Cura-Italia’: ‘”E’ nostro preciso dovere, oltre che volontà, portare avanti i lavori parlamentari. Non è niente di eccezionale, è il compito per cui siamo stati eletti. Continueremo – assicura all’Adnkronos D’Uva – ad adottare tutte le misure di prevenzione e protezione per deputati, provenienti da Nord come da Sud, e per i dipendenti”.

Mi riferisco – continua D’Uva – sia alle regole stabilite a livello nazionale che a quelle specifiche già adottate a Montecitorio grazie alle delibere del Collegio dei Questori. Da una parte salvaguardiamo la salute, dall’altra proseguiamo con i lavori parlamentari”, spiega D’Uva che rinvia alla capigruppo di martedì la decisione finale sulla scelta delle modalità di svolgimento dei lavori in Aula. ‘”Non è questo il momento per aprire un dibattito sulla possibile modifica dei meccanismi regolamentari delle Camere, che comunque richiederebbero tempo e procedure parlamentari complesse, poco attuabili in queste circostanze” ripete in queste ore anche il questore di FI, Gregorio Fontana.

gregorio fontana

Il questore di FI, Gregorio Fontana

Per  l’azzurro Fontana bisogna cercare di trovare soluzioni, a regolamento vigente, che tengano conto delle necessarie precauzioni sanitarie che sono un punto di riferimento per i parlamentari come per tutti coloro che svolgono un servizio pubblico essenziale. “I lavori parlamentari proseguono, dunque, ribadisce Fontana, seguendo scrupolosamente le indicazioni delle autorità sanitarie e degli esperti del settore”. Già, ‘andrà tutto bene’…

 

Le misure costringeranno l’Italia a rimanere ‘chiusa per malattia’

 

In ogni caso, rispetto al decreto, ormai di fatto ampiamente ‘superato’ del 25 marzo, arriverà dunque una proroga, ben oltre il 3 aprile, in termini temporali. Forse varrà per tutto il mese di aprile, ma potremmo andare avanti così, di ordinanza in ordinanza e di dpcm in dpcm (strumento legislativo assai ‘debole’ e privo di garanzie che suscita il disappunto di molti giuristi), fino a maggio, se non a giugno. Fino all’estate. E’ la strategia e la tattica, dicevamo, dello step by step e serve per non ‘gravare’ troppo sugli animi e la psiche di cittadini che, ormai, si sentono come animali in gabbia.

cittadini che ormai si sentono come animali in gabbia

Cittadini che, ormai, si sentono come animali in gabbia

Sulla durata e l’entità delle nuove misure deciderà il governo, in ogni caso, nei prossimi giorni e ovviamente in base ai nuovi dati sul contagio. Non è escluso neppure un nuovo decreto con dentro quelle “sanzioni più efficaci” invocate dal capo della Polizia Franco Gabrielli, magari anche per autorizzare controlli attraverso gli spostamenti dei cellulari, tema che lede il diritto alla privacy.

 

capo dellapolizia Gabrielli

Il capo della Polizia Franco Gabrielli

Come a Whuan, saremmo davanti a uno ‘spionaggio di Stato’ con tutti i problemi – etici, politici, sociali – che comporta un fatto del genere, con la differenza che la Cina è una dittatura...

 

Fonti di palazzo Chigi: in campo c’è anche l’Esercito…

Coronavirus arriva l’esercito per intensificare i controlli nelle città

Esercito in azione per i controlli

E sempre in merito al tema delle libertà costituzionali, ecco che si palese anche in dirittura di definitivo arrivo l’impiego dell’Esercito, un tema di cui pure si parla da giorni e che suscita un certo grado di inquietudine in molti, non solo tra i raffinati costituzionalisti o gli esigenti esegeti del diritto. “E’ stato di fatto deciso – spiega una fonte altolocata di palazzo Chigi – di utilizzare i militari che ci sono, rimodulandone l’impiego”. “I Prefetti ci faranno sapere come è in quale numero intendono impiegarli e il governo effettuerà la rimodulazione, informando il ministero della Difesa. Nello specifico si aggiungeranno pattuglie per controllare il rispetto delle disposizioni” spiegano le fonti.

Le stesse fonti, però, avvertono che “ci sono, in merito, due criticità: 1) la sovrapposizione di disposizioni regionali che stanno creando confusione (su tutte quella della Campania e della Calabria che, ad esempio, prescrivono come sanzione a chi di trova a girare senza motivo una cd. ‘quarantena’); 2) la mancanza di una sanzione realmente efficace come può essere una salata pena pecuniaria senza carattere penale”. Rilievi e problemi, come si vede, non da poco conto.

Certo è che se l’Esercito sta per scendere in campo, come ha già fatto con strutture per ospedali da campo, medici, militari nelle strade per l’operazione ‘Strade sicure’ – quanto peserà la sua presenza, sempre più invasiva, nel controllo dei cittadini, magari usato come sostituto di operazioni che normalmente vengono affidate alle Forze di Polizia (Polizia, in senso stretto, Carabinieri, Guardia di Finanza, nuclei operativi) e che, forse — ma ci limitiamo a dire ‘forse’ – , i soldati italiani non hanno la ‘sensibilità’ o l’addestramento utile per affrontare?

 

Le nuove misure prese dal governo punto per punto

 

Ma vediamo di cosa tratta, pur se solo per sommi capi, la nuova ordinanza del ministro alla Salute Roberto Speranza.

 

PARCHI E GIARDINI. E’ vietato l’accesso del pubblico ai parchi, alle ville, alle aree gioco e ai giardini pubblici. La misura, adottata già nelle grandi città, vale per tutta Italia.

 

PASSEGGIATE E CORSA. Troppe persone a spasso: arriva perciò il divieto di svolgere attività ludica o ricreativa all’aperto. Resta consentito fare, purché da soli, attività motoria nei pressi di casa, purché comunque nel rispetto della distanza di almeno un metro da ogni altra persona.

 

BAR DI STAZIONI E AUTOGRILL. Vengono chiusi gli esercizi di somministrazione di alimenti e bevande all’interno delle stazioni ferroviarie e lacustri, nonché nelle aree di servizio e rifornimento di benzina. Possono restare aperti gli autogrill lungo le autostrade, ma potranno vendere solo prodotti da asporto. Restano aperti i bar di ospedali e aeroporti, ma con l’obbligo di assicurare il rispetto della distanza di almeno un metro tra una persona e l’altra.

 

STOP ALL’ESODO NEL WEEKEND. Per frenare i rischi di esodo nel weekend verso case vacanza e seconde case, il governo ha disposto, dal venerdì al lunedì, il divieto di spostamento verso abitazioni diverse dalla residenza.

 

SALTA LA STRETTA SU NEGOZI E UFFICI. Il nuovo giro di vite è arrivato dopo lunghe discussioni e una riflessione personale del premier che voleva evitare di imporre nuove misure draconiane, se dall’effetto dubbio. Il ministro Speranza, il Pd e i Cinque Stelle, invece, spingevano per una stretta ancora più dura, modello Lega.

 

Il retroscena. Pd e M5S ‘modello Lega’, ma Conte frena

Il premier conte

Conte in conferenza stampa a palazzo Chigi

Conte ha ascoltato gli esperti – i comitati tecnici di palazzo Chigi, del ministero della Salute, etc. – poi ne ha parlato con i capi delegazione di tutti i partiti di maggioranza (Pd, M5S, LeU, Iv), prima di dare il suo via libera finale all’ordinanza di Speranza.

Fino alla mattinata di ieri era in discussione, inoltre, anche la possibilità di chiudere o limitare gli orari dei supermercati nel weekend, almeno nei centri commerciali. Ad esempio, nel fine settimana in arrivo, c’è già la chiusura parziale o totale di moltI. vale in Regioni come il Lazio (con la chiusura alle 15) e il Veneto (serrata totale). Ma il premier nutre ancora adesso forti dubbi sull’efficacia di una misura come quella di ‘serrare’ i supermercati e anche una parte del governo era contraria. Sarebbe “un errore” metteva le mani avanti il leader di Iv, Matteo Renzi. Per una volta, dunque, Conte e Renzi erano d’accordo e il loro ‘inedito’ asse ha fatto aggio sul resto degli altri partiti.

 

Il rischio delle ‘scene di panico’ davanti ai supermercati

file supermercati

Il rischio delle ‘scene di panico’ davanti ai supermercati

Palazzo Chigi fa filtrare che è esclusa la chiusura dei supermercati nei weekend, tema su cui è stato superato a destra dal governatore del Veneto, Luca Zaia, che invece ha disposto lo stop. Ma è sul contingentamento degli orari dei supermercati che la riflessione si fa complicata, dentro la compagine di governo. Alcuni tecnici del Ministero della Salute spingevano in questa direzione, così come le Regioni, ma proprio dalla intransigente Lombardia arrivavano i dubbi più pesanti: una restrizione degli orari da un lato tutelerebbe maggiormente i lavoratori, ma dall’altro avrebbe l’effetto boomerang di aumentare file e contatti tra le persone, aumentandone anche il panico-. 

Insomma, il premier ha valutato e soppesato a lungo il rischio di scatenare nuove corse ai rifornimenti e di affollamento negli orari di punta dei supermercati che, già oggi, registrano ovunque lunghe file e scaffali semivuoti. Insomma, per evitare scene ‘da panico di massa’, stile film catastrofista americano, Conte ha convinto Pd e M5S a scegliere di non imporre nuove limitazioni generalizzate. Stesso discorso, agli occhi di Conte, è valso per gli uffici e i negozi diversi dagli alimentari: il governo, nonostante il pressing delle Regioni, per ora si è limitato a confermare le norme esistenti e ha affidato a Speranza un’ordinanza più soft del previsto. Ma già all’inizio della prossima settimana, dalle scuole ai negozi, fino alle fabbriche, sarà il momento di nuove decisioni. Tutto dipenderà, ovviamente, da come andrà la curva sinusoidale della pandemia: morti e contagi.

 

L’Italia, se va bene, riapre il 3 maggio, non certo il 3 aprile…

maggio

Riapriremo i battenti il 3 Maggio?

La sola cosa certa resta, anche se l’ufficialità non arriverà oggi, l’estensione del lockdown ben oltre il 25 marzo e con una data che scavallerà con tutta probabilità anche il termine del 3 aprile fissato per la chiusura di scuole e università. Queste ultime, nel miglior scenario possibile, non riapriranno i battenti fino dopo Pasqua, ma già circola come data possibile quella del 3 maggio. La stessa data che, a Dio piacendo, potrebbe vedere anche per l’intero Paese il giorno dell’uscita dal ‘tunnel’ del panico da lockdown che, ormai, fa pari e patta con il panico da pandemia Covid19.

 


 

NB: questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.it il 21 marzo 2020