Il convitato di pietra. Berlusconi potrebbe offrire i suoi voti al governo ma solo se risulteranno decisivi, e non solo sul Mes

Il convitato di pietra. Berlusconi potrebbe offrire i suoi voti al governo ma solo se risulteranno decisivi, e non solo sul Mes

18 Giugno 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Il convitato di pietra. Berlusconi potrebbe offrire i suoi voti al governo, ma solo se risulteranno decisivi, e non solo sul Mes. Intanto, Conte va in Parlamento a parlare del Consiglio europeo e le opposizioni escono dall’aula, ma Forza Italia resta. Brunetta lancia l’amo: “Facciamo insieme le riforme”.

don giovanni

Don Giovanni Mozart

Come sa chi ama l’opera lirica, Il Convitato di pietra  è un fantasma nascosto in una marmorea statua sepolcrale: fu la commedia El burlador de Sevilla y convidado de piedra (1630), attribuita allo scrittore spagnolo Tirso de Molina, che per prima ne divulgò l’immagine, ma fu il libretto di Lorenzo Da Ponte e la sublime composizione operistica del Don Giovanni di Mozart a rendere il convitato di pietra, ospite all’ultimo banchetto del ‘dongiovanni’ (espressione poi, come si sa, diventata proverbiale), immortale. L’espressione ‘il convitato di pietra’ venne poi ripresa in opere letterarie e musicali che a Mozart si rifanno, svanendo però via via l’originario spirito religioso-morale che costituiva l’essenza della commedia e che il convitato di pietra raffigurava. “Con uso figurativo, e molto banalizzato, nel linguaggio giornalistico – scrive l’enciclopedia on line della Treccani il ‘convitato di pietra’ indica una presenza incombente ma invisibile, muta, e perciò inquietante e imprevedibile, che tutti conoscono ma che nessuno nomina. Esempio: “i poteri occulti sono il c. di pietra della nostra democrazia”E Silvio Berlusconi, nei panni del ‘convitato di pietra’ del governo Conte e della sua maggioranza, chissà come mai (forse per i trascorsi ‘dongiovanneschi’ del Cavaliere), uno se lo vede e raffigura benissimo. 

renato brunetta

Brunetta (Forza Italia) lancia l’amo: “Facciamo insieme le riforme”

L’autunno sarà il tempo del ‘Conte ter’ col soccorso azzurro? Forse, se i 5Stelle si spaccheranno. In ogni caso, i voti dei berluscones potrebbero essere utili su vari altri fronti, a partire dalla riforma della legge elettorale (il Germanicum)

Riforma legge elettorale, il Germanicum

Germanicum

Insomma, il Cavaliere e i suoi ascari, cioè i suoi parlamentari (un deputato o un senatore azzurro che non fa quello che vuole il Cav non è dato in natura: Angelino Alfano e i suoi pulcini di Ncd prima, Denis Verdini e i suoi cavalieri di Ala dopo, ci provarono, a fare di testa loro, ma mal gliene incolse) potrebbero diventare decisivi e focali, nella seconda parte della legislatura. Quella che, a partire dalla fine dell’anno, deve traghettare il Paese dai fasti e nefasti dei primi due anni di governo Conte (governo gialloverde e governo giallorosso, Conte uno e Conte bis) a una fase ancor più complicata, causa sopravvenuta emergenza da Covid19: soldi dell’Europa da chiedere (Mes e non solo Mes), altra manovra economica da fare, legge elettorale nuova da scrivere, presidente della Repubblica (nuovo) da eleggere (2022), conclusione naturale e ‘ordinata’ della legislatura da portare a casa (2023). Impegni gravosi e irti di difficoltà che è abbastanza difficile immaginare che ‘questo’ governo Conte, con ‘questo’ assetto politico e con ‘questi’ ministri (la Catalfo al Lavoro, la Azzollina all’Istruzione….) possa reggere indenne per i prossimi tre anni, non foss’altro perché ‘questa’ maggioranza di governo fa acqua da tutte le parti, specie al Senato, dove i numeri del governo sono, dall’inizio, ‘ballerini’. Insomma, se il governo vuole ‘durare’ e sfangare i prossimi tre anni, c’è bisogno di un ‘aiutino’ esterno. Ed ecco che, all’uopo, entra in gioco quello che definiamo qui ‘il convitato di pietra’: il Cavaliere e FI.

Ma prima di raccontare il come e il perché di un possibile fidanzamento tra diseguali, prendiamo spunto dal racconto della giornata di ieri per trovare un filo rosso e rimettere insieme i pezzi. 

Conte parla in una Montecitorio assonnata e uggiosa

conte parlamento scaled

Conte parla a Montecitorio

Forza Italia dentro, ad ascoltare Conte, Lega e FdI fuori a inscenare verbale  – e banale – protesta. Esiste ancora una opposizione di centrodestra unita e compatta come una falange macedone? Ad occhio, si direbbe di no, non più, almeno. La scena, in effetti, ha una sua plasticità, come a teatro.

Giuseppe Conte si presenta, di buon mattino, alle 9.30, alla Camera dei Deputati, per l’informativa ‘informale’ sul Consiglio europeo informale di venerdì. Un trucco semantico  i Consigli della Ue sono tutti formali, formalissimi – che il presidente della Camera, Roberto Fico, come pure quello del Senato, Elisabetta Casellati, sono già due volte che concede – soi malgré, bon malgré – al premier: essendo il Consiglio europeo ‘informale’, non c’è bisogno che, in Parlamento, si tenga un voto, dopo l’informativa.

casellati fico

Casellati e Fico

Il presidente del consiglio si presenta, come da calendario, attorno alle 9 (replica intorno alle 11, al Senato, dove interverranno, poi, pure i big che tutti a palazzo Madama stanno: Salvini, Renzi, Bonino, Casini, etc.) e parla per circa venti minuti, in vista del Consiglio europeo di venerdì prossimo, appunto.

Non si tratta di una ‘comunicazione’, invece, come avrebbe gradito la coalizione di centrodestra e che avrebbe previsto il voto di una o più risoluzioni, ma di una informativa. Di conseguenza, non si vota un bel nulla. Il tutto succede con i banchi delle opposizioni semi-deserti, deputati per lo più distratti, il Transatlantico che è stato adibito – per l’emergenza Covid19 e per volontà del presidente Fico – a propaggine fisica dell’Aula praticamente vuoto, deserto, una tristezza e una pena infinita vederlo così.

il cortile d onore

Cortile d’onore di Montecitorio

Inoltre, fuori piove che Dio la manda, quindi i deputati neppure si sognano di sostare nel cortile d’onore, unico luogo, ormai, dove possono fumarsi in santa pace un sigaro o una sigaretta e, anche, unico luogo dove possono interloquire con i cronisti i quali solo qui possono stazionare, visto che il Transatlantico, essendo stato trasformato in un pezzo d’Aula, è interdetto a loro come a tutti gli altri frequentatori abituali del Palazzo che non hanno la fortuna/sventura di esser stati eletti alla Camera.

 

Conte chiede alle opposizioni “coesione nazionale”, FI recepisce al volo la richiesta, ma pone dure condizioni 

MES

MES-fondo salva Stati

Succo del discorso tenuto in aula dall’Avvocato del popolo: “Il Consiglio europeo sarà di natura consultiva. Speriamo che il prossimo sarà risolutivo”. Ed ecco che subito si leva un coro di urla e fischi dai banchi dell’opposizione. E ancora: “Già in questi giorni ho avviato un’ampia consultazione per elaborare un piano di rilancio da cui potrà essere preparato un più specifico Recovery Plan che l’Italia presenterà a settembre”. Quando il progetto sarà più definito, spiega Conte, “verrò doverosamente in Parlamento per riferire dei suoi contenuti pronto a raccogliere proposte e suggerimenti”. Ancora urla e brusii dai banchi dell’opposizione. I toni del premier, pero, sono di apertura alla parte centrale (FI) dell’emiciclo: “E’ il momento di agire con spirito di piena coesione anche sul piano nazionale”. Insomma, Conte è alla (disperata) ricerca di voti sul Mes, i pentastellati recalcitrano dubbiosi e paurosi anche solo all’idea di votarlo, il Mes, i numeri del Pd e dei gruppi minori della maggioranza non bastano, per farlo passare, quindi delle due l’una: o, quando mai si voterà la risoluzione parlamentare sul Mes (a settembre, pare, ma oltre è difficile che Conte possa davvero scavallare), i 5stelle si saranno miracolosamente compattati cosi che il Mes e gli ‘aiuti’ sanitari che la Ue ci offre passerà senza provocare scossoni nel governo, oppure i voti di Forza Italia, sul Mes, saranno decisivi, altrimenti il governo ‘va sotto’ e la maggioranza cade e la crisi di governo si apre.

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Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia

Solo che Berlusconi – l’uomo ha tanti difetti, ma il senso degli affari non gli è mai mancato, è innato – che pure è pronto, per senso di responsabilità, a dare il suo ‘contributo’ alla stabilità economica dell’Italia e al riconoscimento del buon nome del nostro Paese in Europa (“sono pur sempre uno dei fondatori del PPE e anche Orban, che sta nel PPE, chiederà il Mes”, ama ricordare) non pensa di ‘regalarli’, i voti di FI. Intende venderli, e a peso d’oro. Si chiama Politica, del resto: io do’ una cosa a te, tu dai una a me, principio basic delle relazioni umane, dai tempi antichi, condita e chiosata solo da un’altra massima, questa volta di origine berbera: ‘Prima vedere tappeto, poi vendere cammello‘. 

gianni letta silvio berlusconi

Silvio Berlusconi e Gianni Letta, il suo consigliere storico

La trattativa la sta conducendo, tanto per cambiare, il Gran Visir azzurro, ‘l’eminenza azzurrina’ Gianni Letta per conto del Cav, ma sarebbe ‘volgare’ parlare di posti di sottogoverno o strapuntini in qualche cda. O FI entra nel governo – un Conte ter, a quel punto – dalla porta principale o non se ne fa nulla. L’alternativa, in cui sperano – illusi! – i dem è che i 5stelle non si spacchino e che, per paura dell’arrivo del ‘Cavaliere Nero’ in maggioranza, votino il Mes senza fiatare e accettino da Conte l’inaccettabile.
In quel caso, gli azzurri resterebbe all’opposizione: dato che i loro voti sarebbero aggiuntivi e non sostitutivi di un pezzo della maggioranza di governo, non si capisce perché dovrebbero condividere, con un governo e un premier che il Cav di fatto detesta, solo gli oneri senza avere in cambio gli onori. 

Fuori che c’è Conte! Le opposizioni (Lega e FdI) escono dall’Aula ma non tutti la prendono bene. Giorgetti e Brunetta

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Il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari

Dopo l’intervento di Conte, tocca parlare ai capigruppo delle opposizioni. Il capogruppo della Lega, Riccardo Molinari – piemontese cortese, ma arcigno, gentile ma severo – ha da poco finito di pronunciare il suo intervento ed ecco che i suoi deputati, a un suo cenno, escono in massa dall’aula, in segno di protesta perché, appunto, sull’informativa per il Consiglio europeo ‘non’ è previsto il voto.

logo fdl

Fratelli d’Italia

Fratelli d’Italia, il partito della Meloni, ha però – e non è la prima volta che succede, di questi tempi – già battuto d’anticipo i leghisti. I meloniani sono assenti già dall’inizio della seduta e alla deputata di FdI Wanda Ferro tocca tenere il suo discorso in un emiciclo vuoto, almeno sui banchi della destra.

wanda Ferro

Wanda Ferro

Il capogruppo Molinari parte all’attacco: “Conte da avvocato è diventato il commissario liquidatore del Paese”. Stessi toni da parte di Wanda Ferro (“Il premier si sottrae dal confronto in aula e poi va a Villa Pamphilj”). Poi, però, parla Bruno Tabacci, contiano in versione pre-partito di Conte in fieri, sferza Salvini e Meloni: “Mi viene da sorridere che ormai i Paesi di Visegràd chiedano più Recovery Plan”.

bruno tabacci

Bruno Tabacci

Il guaio, però, visto con gli occhi del centrodestra che ormai ‘fu’ è che, dopo Molinari, tocca al berlusconiano Renato Brunetta prendere la parola per replicare al premier. E l’ex ministro, ex capogruppo, ex consigliere economico di Berlusconi, non la prende bene, la sortita dei leghisti: si dirige verso il microfono – ormai, causa disposizioni da Covid19, alla Camera di parla come nello speak corner del Central Park: in mezzo all’aula e alla gente, e non seduti al proprio banco – si guarda intorno e colpisce con una staffilata delle sue: “Un saluto ai colleghi presenti e a quelli non presenti”. Ecco, Brunetta s’è adirato, con i suoi colleghi di opposizione e l’ira di Brunetta è di quelle che è sempre meglio non provocare, come si sa e come sanno tutti i colleghi di partito e non dell’uomo. 

Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti

Ma anche Giancarlo Giorgetti, tessitore di una tela di unità nazionale e promotore di un’altra Lega, quella di Zaia più che quella di Salvini, esce dall’emiciclo, ubbidendo agli ordini, ma a testa bassa. Forse, mormorano quei pochi con cui si confida, “avrebbe preferito evitare questa buffonata”. Ma tant’è. Ed è proprio in questi istanti di tensione che dai banchi dei democratici si leva più di un sospiro che va in una sola direzione: “Oggi qui siamo presenti tutti quelli di noi che caldeggiano una legge elettorale proporzionale”. Ovvero, una coalizione arcobaleno che va da LeU (il cui capogruppo, Federico Fornaro, un giorno sì e l’altro pure, ormai ‘loda’ “lo statista Berlusconi…) fino a Forza Italia

 

Brunetta chiede al governo di ‘coinvolgere’ Forza Italia ma, intanto, i vecchi saggi berlusconiani tramano con i contiani

Stefano Caldoro

Stefano Caldoro

Ma non solo il responsabile economico degli azzurri – che tiene un intervento bello, intelligente, arguto, ricco – ha riservato più di una stoccata polemica ad alleati – quelli di Lega e FdI – con i quali, ormai, i distinguo degli azzurri sono più delle convergenze. Ma anche il quadro generale dentro il centrodestra si è vieppiù incanaglito. Prima le alleanze per le Regionali (La Lega vuol far saltare la candidatura di Stefano Caldoro in Campania e Berlusconi è furibondo, guai chi glielo tocca, Caldoro).

Antonio Tajani

Antonio Tajani

Poi il ‘come’ stare in piazza (il 2 giugno il Cav ha spedito il povero, e uso a obbedir tacendo, Tajani nella fossa dei Leoni di una manifestazione scollacciata e confusa, facendogli rimediare una figuraccia causa assembramenti, zero distanziamento sociale, zero mascherine, etc.). Infine, ovvio, il come rapportarsi alla Ue sui nodi cruciali che attendono l’Italia nei mesi futuri (Mes e non solo Mes). I ‘destini incrociati’ di Lega e FdI da una parte, FI dall’altra si van separando sempre più, ecco il punto.

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Silvio Berlusconi

Berlusconi, da giorni, anzi da settimane, avrebbe tracciato la linea e la linea sarebbe arrivata ai suoi. “Se Conte rompe con i 5Stelle e i nostri voti risulteranno decisivi, sul Mes – spiega l’europarlamentare, ex Dc di lungo corso, Giuseppe Gargani, a un altro ‘contiano’ che la sa lunga, l’ex dc Angelo Sanza, quando ormai, dentro Montecitorio, non c’è più nessuno e i due si ritrovano come due vecchi amici – potremmo appoggiare anche un nuovo governo, un Conte ter, per capirci, ma il premier si deve liberare di quei matti dei 5Stelle che sono contro l’Europa e contro la Nato, peggiori persino di Salvini”.

Giuseppe Gargani

Giuseppe Gargani

Se Conte lo fa – è il ragionamento Gargani e si tiene con sé un pezzo di M5s, quello ‘buono’, ed ‘europeista’, al prezzo di provocare una scissione nel Movimento, possiamo lasciarlo al governo, naturalmente dopo una crisi e un passaggio parlamentare che preveda il nostro ingresso nell’esecutivo e il pieno riconoscimento del nostro ruolo. Se Conte, invece, non lo fa e beh, allora, caro Angelo, se la deve vedere lui, coi ‘matti’. Noi non possiamo aiutarvi a costo zero. I nostri voti, sul Mes come su altri temi, saranno decisivi, non aggiuntivi. Altrimenti, coi 5Stelle, e col Pd, vedetevela  voi…”.

 

Il Pd spera che FI dia ‘un aiutino’ anche sulla legge elettorale

stefano ceccanti

Stefano Ceccanti

Insomma, il quadro è chiaro: Berlusconi arriva in soccorso se i suoi voti sono decisivi, non aggiuntivi, altrimenti resta all’opposizione. FI sarebbe pronta darlo, inoltre, il ‘soccorso azzurro’, non solo sul Mes, ma anche sulla legge elettorale, il Germanicum. Spiega il dem Stefano Ceccanti al suo collega di maggioranza, il radicale di +Europa, Riccardo Magi che lo ascolta scettico: Iv è contro la riforma della legge elettorale in senso proporzionale, è vero, e i suoi voti possono affossare, in Aula, la legge, ma se FI si smuove e si muove, e dei segnali interessanti ora arrivano, allora potremmo davvero tirare fuori la legge proporzionale dai cassetti della commissione e portarla in Aula. Anche senza i renziani, ma con i voti di FI, può passare ed essere approvata. Anche quello sarebbe un segnale interessante”. 

 

Brunetta chiedere di scrivere “insieme” (governo e azzurri) il “Piano nazionale per le riforme” e pure la legge di Bilancio

brunetta berlusconi

Brunetta chiedere di scrivere “insieme” il “Piano nazionale per le riforme”

Tornando alle parole di Brunetta, in Aula, anche lui – pur non potendo, ovviamente, lanciarsi in retroscena politici – è stato molto chiaro, limpido, nell’offerta lanciata al governo. “Non voglio fermarmi agli errori passati – rammenta – adesso è tempo del Piano nazionale delle riforme che deve diventare lo strumento per dialogare in Europa, settembre è troppo tardi. Facciamo insieme il piano nazionale delle riforme in Parlamento e non a Villa Pamphili. E il governo anticipi la legge di bilancio” chiude il suo invito Brunetta. Parole che appaiono di prammatica, ma che non lo sono affatto. 

villa Doria-Pamphilj

Villa Doria-Pamphili

Succo della interessante e fulminante ‘brunettata’ è uno solo: “Scriviamo insieme il “Piano nazionale per le Riforme” (nessuno sa bene cosa sia, di solito non è mai pervenuto, eppure si fa ogni anno come misura di ‘accompagno’ al Def, quindi va scritto entro la fine giugno: serve per presentare le misure economiche di ogni Paese membro alla Commissione Ue,ndr.), ragioniamo insieme sul Mes, che all’Italia serve, spingiamo il nostro Paese a ottenere di più, dalla Ue, spingiamo sul Recovery Found che sarà varato, coinvolgete le opposizioni sul Recovery Plan che l’Italia, Conte dice, andrà presentato a settembre, etc…”. Ma soprattutto, dice Brunetta, “scriviamo insieme la legge di Bilancio” (testuale). Ora, dato che la manovra economica è ‘la’ legge di tutte le leggi ogni anno che Dio manda in Terra, nel bilancio dello Stato come in quello del Parlamento, dire bisogna ‘scriverla insieme’ è più di un segnale di entende cordiale, è una richiesta di patto politico

Gli azzurri, insomma, si stanno muovendo, fanno politica, e il fatto che non si smuovano dai banchi dove sono seduti mentre Lega e FdI escono è un fattore indicativo del ‘nuovo’ clima che si è creato.

 

La stanca replica del Senato. Parlano Casini, Renzi, Salvini

matteo renzi

Matteo Renzi

Si tratterebbe, ora, di raccontare di Conte al Senato, dove si presenta alle 11 e 30, ma ripete le stesse parole pronunciate alla Camera. Anche qui FdI è assente. Il primo a replicare al premier è il decano ex Dc di lungo corso Pierferdinando Casini: “E’ inevitabile che l’Italia utilizzi il Mes” spiega, paterno, ai grillini. Al suo fianco c’è Matteo Renzi.

casini

Pierferdinando Casini

Il leader di Iv segue l’intervento di Casini, finge di mostrare interesse, poi parla e si lascia andare con le solite citazioni colte (sono sempre le stesse, in realtà: lo psicanalista Recalcati, due scrittori, etc.): utilizza toni concilianti nei confronti del premier, a tratti persino elogiativi: “Molti degli impegni presi da Conte stanno diventando realtà” (Renzi è fatto così: se il suo principale nemico attacca un suo nemico diventa amico del suo nemico…). Il tutto non senza riservare una stoccata a Lega e FdI: “Il sovranismo ha perso”. Il capogruppo democrat, Andrea Marcucci, plaude a Conte ed è una piccola notizia in sé, essendo Marcucci un coriaceo e combattivo, da dentro la maggioranza, ‘critico’ di Conte.

Andrea Marcucci

Il capogruppo dei dem al Senato, Andrea Marcucci

Annamaria Bernini, capogruppo dei senatori di Forza Italia, invece, rimbrotta Conte per un affronto ‘personale’ (“mi guardi quando parlo, o forse lei fa come gli alunni a scuola con le maestre”) e anche lei apre al Mes, pur mettendo in guardia il premier con toni da pasionaria stile Rosa Luxemburg: “Lei ha un approccio napoleonico: promette tutto e non mantiene nulla. Ascolti invece gli appelli disperati della gente che soffre”. Morale, la Bernini usa accenti assai diversi da quelli di Brunetta, anche perché lei è considerata assai ‘vicina’ alla Lega, a differenza del grosso degli azzurri, Berlusconi in testa.

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La capogruppo di Forza Italia al Senato, Anna Maria Bernini

Le ultime note di una seduta a tratti inutile, a tratti noiosa, sono quelle di Matteo Salvini. Il Capitano mette in fila la lista della spesa che ripete da giorni (stralcio delle cartelle esattoriali, modello Genova per i cantieri, revisione del decreto liquidità, sospensione dei trattati di libero scambio, etc. etc. etc.), ma il tono è guardingo e sospettoso. Insomma, Salvini sta mangiando la foglia: FI vuole rompere con noi e abbracciare la ‘causa’ di Conte con la scusa di far passare, in Parlamento, il Mes. Una vergogna, e uno schifo, si capisce, ma anche una sonora fregatura, per Salvini, cui resterebbe ‘solo’ la Meloni, cioè una con cui litiga dalla mattina alla sera e che cerca di fargli le scarpe (riuscendoci) ogni giorno. 

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Salvini, dunque, ha capito, sa e teme che FI possa ‘smottare’ verso il governo e che lui debba restare all’opposizione col cerino in mano, per di più in compagnia di una Meloni che, ormai, gli crea più concorrenza e fastidio che alleanza. “Fino alle Regionali di settembre non succede nulla – è la saggia e circospetta profezia di un dem che conosce i ‘polli’ azzurri – perché Berlusconi non si può permettere di perderle, e Salvini neppure, ma da ottobre può succedere di tutto…”. Compreso un ‘Conte ter’ retto da una maggioranza di governo che, a quel punto, andrà chiamata giallorosazzurra.


NB: Questo articolo è stato scritto e pubblicato per il sito di notizie Formiche.net il 17 giugno 2020