Il gioco dei quattro cantoni tra Pd-M5s-Iv. Le mosse dei leader mentre il governo ‘balla’

Il gioco dei quattro cantoni tra Pd-M5s-Iv. Le mosse dei leader mentre il governo ‘balla’

19 Luglio 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Il gioco dei ‘quattro cantoni’. Le mosse centrifughe di Di Maio, Grillo, Conte, Zingaretti (che vuole sanare la scissione di Mdp riaccogliendoli nel Pd) e Renzi dentro la maggioranza in vista dell’autunno. Il governo non cade, ma ‘balla’. Decisiva sarà la partita delle Regionali il 20 settembre

Il governo balla

Il governo non cade, ma ‘balla’

Mentre in Europa si litiga in modo furibondo sul Mes, in Italia va in scena il gioco dei ‘quattro cantoni’ tra i leader della maggioranza

il gioco dei 4 cantoni scaled

In Italia va in scena il gioco dei ‘quattro cantoni’ tra i leader della maggioranza…

Mentre l’Italia che conta – e non solo l’Italia ‘di Conte’ – attende con il fiato sospeso cosa sta accadendo a Bruxelles, in merito alla trattativa – meglio sarebbe chiamarlo un vero e proprio ‘braccio di ferro’ sempre più difficile e faticoso – sul destino del Recovery Fund, di come verrà erogato, di quanto spetterà all’Italia e quali saranno le sue ‘condizionalità’ – in Italia, in uno scenario politico decisamente angusto, ‘piccolo’, va in onda una sorta di gioco dei ‘quattro cantoni’ in cui i principali protagonisti (Conte stesso, Di Maio, Grillo, Zingaretti, Orlando, Renzi) dell’attuale maggioranza che regge il governo Conte bis si sono messi Maioa fare un pericoloso gioco di ‘vedo/non vedo’ che potrebbe avere, anche se non subito, ma a settembre, conseguenze devastanti per la maggioranza e il governo.

vedo non vedo

Di Maio, Grillo, Zingaretti, Orlando, Renzi si sono messi a fare un pericoloso gioco di ‘vedo/non vedo’

Un gioco che s’intreccia con tutta un’altra serie di passaggi: innanzitutto, le elezioni regionali del prossimo 20 settembre (stesso giorno in cui si voterà anche per il referendum confermativo sul taglio dei parlamentari e in mille comuni), ma poi, anche, il voto sui fondi europei del Mes (voto che, prima o poi, dovrà pur arrivare) la terza (dopo quella da 25 miliardi e la seconda da 55 miliardi), in ordine temporale, manovra economica straordinaria (di circa 20 miliardi), che si porterà dietro il necessario voto sullo ‘scostamento’ dal pareggio di bilancio (ma non arriverà prima di agosto, il varo della manovra, quindi il voto sullo scostamento finirà, a sua volta, a settembre), voto che – come anche per il Mes – va approvato dal Parlamento a maggioranza assoluta. E, infine, dulcis in fundo, ecco che a settembre tornerà d’attualita anche l’approvazione della legge elettorale (il Germanicum), riforma su cui Pd e M5s spingono in modo forsennato, nonostante l’ostilità delle ‘opposizioni’ interne (Iv-LeU) ed esterne (centrodestra) alla maggioranza.

Solo le posizioni del centrodestra sono lineari e chiare…

salvini meloni berlusconi

Salvini Meloni Berlusconi

Un gioco, quello dei ‘quattro cantoni’, che esula dalle mosse dell’opposizione, le cui posizioni di partenza (e di arrivo) sono, invece, abbastanza chiare e ben definite. Salvini, se vuole restare alla guida della Lega, deve cercare di dare la definitiva ‘spallata’ al governo il prima possibile e cercare elezioni politiche anticipate oggi assai improbabili (l’unica finestra elettorale aperta è quella degli inizi 2021), mentre, se nascesse, difficilmente potrebbe dire di ‘no’ a un governissimo a guida Draghi che alcuni dei suoi (il plenipotenziario Giorgetti, il governatore Zaia) sperano nasca.

Mario draghi

Mario Draghi

La Meloni, che pure avrebbe convenienza, dati i sondaggi, ad andare a urne anticipate, in realtà non le vuole, perché i suoi numeri e la sua posizione di forza, nel centrodestra, si rafforzano ogni giorno di più e, inoltre, davanti alla nascita di un governissimo, come di un Conte ter, resterebbe molto serenamente all’opposizione, rafforzando i suoi consensi. Forza Italia, invece, è divisa. Berlusconi, pronto a dare i suoi voti sul Mes, potrebbe anche limitarsi a logorare, da fuori, l’attuale governo, ma potrebbe anche aiutarlo a darsi nuova veste e nuova linfa in cambio di significative contropartite (sulle tv e non solo). Gli azzurri, invece, sono divisi in tre: filo-leghisti (Gelmini e Bernini), filo-meloniani (che pure ci sono) e filo-contiani (area Carfagna), pronti a dare sostegno al governo in cambio di posti e altro. Di certo, FI tutta, in nessun modo, vuole andare a votare, quindi appoggerebbe ogni ‘governissimo’, Draghi e non.

branduardi alla fiera dellest

Una sorta di cantilena stile ‘Alla fiera dell’Est’ del mai troppo dimenticato Angelo Branduardi

Diverse, e molto più complicate, sono, invece, le posizioni e le rispettive scelte – o, a volte, ‘non scelte’ – dei leader che compongono l’attuale maggioranza di governo. Una sorta di cantilena stile ‘Alla fiera dell’Est’ del mai troppo dimenticato Angelo Branduardi, quello che cantava “alla fine, al mercato, un topolino mio padre comprò…”.

I giochi incrociati e opposti di Di Maio e Grillo dentro i 5Stelle

Conte di maio

Di Maio vuole boicottare (e, probabilmente, disarcionare) Conte

Di Maio vuole boicottare (e, probabilmente, disarcionare) Conte, quindi cerca di boicottare il candidato di Grillo in Liguria (Sansa), che però non è il candidato di Grillo (anzi, Grillo lo detesta propio Sansa, suo vicino di villa, e per poco nobili motivi) . Ma Grillo sostiene, meglio che può, Conte e il patto di governo con il Pd, quindi se lo fa andare bene, Sansa, perché teme che, se l’asse Pd-M5s perdesse le Regionali, Di Maio proverebbe a fare un nuovo governo senza Conte e insieme a tutti i suoi oppositori, sia nel Pd sia fuori dal Pd (Renzi), persino con il centrodestra e, di certo, con FI.

diplomazia

Di Maio diplomatico

Inoltre, Di Maio, di recente, ha dato prova di un notevole attivismo ‘diplomatico’, ma non nella sua veste di ministro degli Esteri, bensì di (ex?) capo politico del Movimento: ha incontrato Mario Draghi, si è intrattenuto con Gianni Letta, storico ‘ambasciator cortese’ del Cavaliere, ha cercato di ristabilire contatti e rapporti con il mondo del centrodestra (Giorgetti e non solo) e ha persino sondato quello che, fino a ieri e in teoria ancora oggi, è il suo ‘arci-nemico’, Renzi.

fare le scarpe

L’idea è, appunto, quella di ‘fare le scarpe’ a Conte

L’idea è, appunto, quella di ‘fare le scarpe’ a Conte: il niet di Di Maio, che già voleva boicottare l’alleanza con il Pd in Liguria, all’alleanza con il Pd di Emiliano in terra di Puglia è stato netto. Di Maio vuole mantenere i 5Stelle nel ruolo di ‘ago della bilancia’ della politica italiana, tra due poli tipici (centrodestra e centrosinistra) e appoggiarsi, di volta in volta, proprio come il Psi di Craxi, a questo o a quello, per formare i prossimi governi.

Beppe grillo

Grillo, il comico genovese

Speculare e opposta la scelta di Grillo: ha deciso di farsi andare bene un ‘vicino di casa’ (nel senso letterale del termine di due ville confinanti) come Sansa in Liguria pur di rinsaldare l’asse con il Pd, credendo come pochi, dentro i 5Stelle (di certo l’ala in capo a Fico, ma anche ad alcuni ministri: Spadafora, Fraccaro, D’Incà), all’alleanza strategica con i dem e a Conte come futuro leader di un movimento che si colloca, stabilmente, dentro un centrosinistra ‘del futuro’ fino al punto da immaginare una ‘fusione’, cioè un ‘mega-partito’ dalle ceneri Pd-M5s.

I ‘castelli incrociati’ dentro il Pd: Zinga, Orlando, Franceschini

castello dai destini incrociati Calvino

Come in una sorta di ‘castello dai destini incrociati’ Zingaretti ha puntato tutto sull’alleanza con i 5Stelle

Ma se i 5Stelle sono un guazzabuglio di posizioni, non è che, nel Pd, le cose vadano meglio. Come in una sorta di ‘castello dai destini incrociati‘ (copyright dello scrittore Italo Calvino), Zingaretti ha puntato tutto sull’alleanza con i 5Stelle, quindi difende la scelta di candidare Sansa, anche se ha provocato la auto-sospensione (e, forse, la scissione) di mezzo partito ligure, ma ha dovuto anche ‘bersi’ una candidatura (sempre quella di Sansa) che piu di tanto non voleva (Zinga aveva in mente altri profili). Gliela ha imposta il suo vicesegretario Andrea Orlando, che è ligure (spezzino), e che qualcuno – tipo il Foglio – vede già impegnato in un doppio salto carpiato: incassare la vittoria di Sansa, come se fosse la sua, se va bene, e addebitare la sconfitta al ‘suo’ segretario (Zingaretti), se va male, per detronizzarlo subito dopo la sconfitta alle Regionali.

Zingaretti Nicola

Zingaretti Nicola

Zingaretti – che sta cercando, anche se vanamente, da giorni, di ottenere identica alleanza di quella ligure anche nelle Marche e in Puglia – ha anche puntato tutto su l’alleanza con i 5Stelle in una prospettiva molto ‘strategica’ perché crede davvero, sulla scorta del pensiero di Bettini, che, in vista delle future politiche, quando mai ci saranno, la sola possibilità concreta di ‘battere le destre’ è quella data da un alleanza ‘organica’ con i 5Stelle, molto meglio se guidati da Conte e non con un partito autonomo di Conte (che toglierebbe consensi a entrambi i partiti dell’alleanza), più una serie di alleati ‘minori’. Tra questi, non va contata Iv di Renzi, che il Nazareno vuole spingere fuori dal patto del centrosinistra del futuro per farla diventare residuale, ma possono esserlo non meglio indicati ‘liberaldemocratici’ (Calenda? La Bonino? Altri?) per un attacco a ‘tre punte’ col fine di contendere al centrodestra il governo del Paese.

Il nuovo Statuto
Da questo punto di vista, Zingaretti – come ha fatto capire ieri – pensa anche a un’operazione di ‘riassorbimento’ della scissione che diede vita, tagliando i ponti col Pd di Renzi, a Mdp-Articolo 1.Speranza, Bersani, ma anche D’Alema, non ha alcun senso che restino fuori da un ‘grande’ Pd” è il mantra che viene ripetuto, ormai in modo pedissequo, dalle parti di Zingaretti. Un modo utile, inoltre, l’ingresso della ex sinistra Pd, a ‘marginalizzare’ il ruolo degli ex renziani oggi rimasti nel Pd, quelli di Base riformista (Guerini-Lotti&co.), ma anche per ridurre lo spazio sempre maggiore che, stando al governo, si è preso un ministro come Dario Franceschini.

franceschini

Dario Franceschini

Il quale, al netto delle ambizioni (mai nascoste) di correre per il Colle, nel 2022, è entrato, ormai, sempre più in rotta di collisione con Zingaretti, su molte scelte di governo e molti dossier, e potrebbe ambire a ricoprire nuovi, importanti, incarichi anche in un eventuale Conte ter o in un ‘governissimo’ (premier? Vicepremier?) che, invece, Zingaretti vede, al pari di Salvini, come la peste, preferendogli di gran lunga, a quel punto, le urne anticipate.

Chi vuole davvero affossare la nuova legge elettorale?

E qui si viene alla riforma della legge elettorale: nel gioco dei quattro cantoni in atto c’è chi pensa che la forzatura voluta dal Nazareno (in pieno accordo con l’M5s) per imporre e far votare il Germanicum, entro settembre, almeno dalla Camera dei Deputati, sia un un modo in realtà non per farlo passare, il proporzionale, ma per affossarlo, in modo da andare a votare con l’attuale legge elettorale, il Rosatellum, che incentiva le coalizioni e si basa sui collegi uninominali almeno per il 37%. Un sistema che piace a Salvini e Meloni quanto a Zingaretti e a Renzi (la soglia di sbarramento e’ fissata al 3%, non al 5%…) mentre non piace affatto a Berlusconi, ai renziani nel Pd e a tutti i piccoli partiti e gruppi minori.

conte ter

Il Conte Ter

Ma se Zingaretti deve guardarsi dai ‘giochi’ di Franceschini come pure da quelli del suo vice Orlando e degli ex renziani, scalpita, a bordo campo, nel Pd, il governatore emiliano Bonaccini. Se le Regionali dovessero andare male (4 a 2), per il Pd, o addirittura molto male (5 a 1) e non in sostanziale parità (3 a 3, che vuol dire vincere in Toscana, Campania e Marche), Bonaccini, e altri con lui, potrebbero chiedere l’indizione di un congresso straordinario per rendere ancora contendibile la leadership del Pd e, dunque, per ‘scalzare’ Zingaretti.

Le mosse del cavallo (matto) di Renzi sono indecifrabili

Renzi Matteo

Il leader di Iv Matteo Renzi

Infine, ci sarebbe Renzi, che schiera candidati suoi in diverse regioni (Massardo in Liguria, Scalfarotto in Puglia, Sbrollini in Veneto) mentre in altre va a rimorchio del centrosinistra (Marche, Campania e soprattutto Toscana, dove spera che alla sua lista arrida almeno un 10% secco), ma che – da prima del Covid, persino durante il Covid, figurarsi ora – vuole ‘fare le scarpe’ a Conte, ma non certo per andare a votare ma per inventarsi l’ennesimo nuovo governo, magari questa volta ‘di tutti’, dentro cui contare.

covid19
Solo che, Renzi, esattamente come l’estate scorsa, quando ‘scartò di lato’ e diede vita, in modo del tutto imprevisto, all’alleanza che poi portò alla nascita del governo Conte II, è sempre indecifrabile e insondabile nelle sue mosse future. Potrebbe ‘accontentarsi’ di un maggior ruolo per sé e i suoi, in un rimpasto di governo, sfasciare il governo Conte e dare vita a un nuovo governo ‘di tutti’ (cioè un governissimo) oppure giocare di sponda con Di Maio (o con Salvini…) per rimescolare tutte le carte in tavola e far saltare il banco, specialmente se Pd e M5s volessero davvero forzare la mano e scrivere una legge elettorale proporzionale con una soglia di sbarramento alta (5%) che lo taglierebbe fuori.

il matto

‘Matto’, come veniva chiamato, dai cronisti, il leader di Italia Viva

Del resto, ormai anche le ‘mosse’ degli altri attori in campo (Di Maio, soprattutto, ma anche Zingaretti, Grillo, Conte) sono difficili da prevedere, al pari di quelle del ‘Matto’, come veniva chiamato, dai cronisti, quando era premier, il leader di Italia Viva. La legislatura, probabilmente, durerà fino alla sua scadenza naturale (il 2023) ma con quali assetti politici e di governo ci si arriverà è un film ancora tutto da scrivere, prima ancora che da vedere. La sola cosa certa, allo stato, è che, per una volta, nel mese di agosto, tutti andranno in vacanza, parlamentari in testa.


NB: Questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.it il 19 luglio 2020