Il ‘combinato disposto’. Legge elettorale e alleanze alle Regionali. Pd e M5s provano a forzare. Centrodestra e Iv sulle barricate

Il ‘combinato disposto’. Legge elettorale e alleanze alle Regionali. Pd e M5s provano a forzare. Centrodestra e Iv sulle barricate

17 Luglio 2020 0 Di Ettore Maria Colombo

Il ‘combinato disposto’. Legge elettorale proporzionale e alleanze alle Regionali. Pd e M5s stringono i bulloni di un ‘patto organico’, ma le opposizioni interne alla maggioranza (Iv e LeU) ed esterne (il centrodestra) li aspettano al varco, pronti a seppellirli a colpi di ostruzionismo in aula e provando a fargli perdere le elezioni regionali….

Il Filo Rosso

Un filo rosso speciale e particolare che lega il tentativo di ‘forzare’, sulla riforma della legge elettorale

C’è un ‘combinato disposto‘, o meglio un filo rosso speciale e particolare che lega il tentativo di ‘forzare’, sulla riforma della legge elettorale, da parte di Pd e M5s, a dispetto di tutti gli altri partiti, sia di maggioranza (Iv e LeU) che di opposizione (il centrodestra) e le nuove alleanze, più o meno ‘strategiche’, che Pd e M5s stanno cercando di mettere in piedi in vista delle prossime Regionali.

Un ‘filo rosso’ lega la forzatura di Pd e M5s sul sistema elettorale e l’alleanza organica dei due alle Regionali

Ferruccio Sansa

Ferruccio Sansa

Il ‘filo rosso’ è, appunto, il senso di un’alleanza, quella tra Pd e M5s, che i due partiti – specialmente il Pd, ma ormai anche i 5Stelle – considerano ‘strategica’. Il ragionamento, dunque, è che se si riesce a comporre un quadro ‘unitario’, nelle regioni al voto (l’intesa è stata appena stretta in Liguria, dopo mesi di passione, sul nome del giornalista del Fatto quotidiano, Ferruccio Sansa, e potrebbe arrivare, presto, anche nelle Marche, mentre è ben lontana dal concretizzarsi in Puglia), allora – è il ragionamento del Nazareno come dei vertici grillini – ‘tanto vale’ cercare di forzare la mano su un sistema tutto proporzionale che, anche in vista delle prossime elezioni politiche, quando mai saranno, porti in modo ‘naturale’ i due ‘grandi’ (si fa per dire) partiti a stringere ‘patti’ comuni.

Roma palazzo del bufalo 03 largo del nazareno

Largo del Nazareno, ove ha sede il PD

Un sistema che, nella ‘logica’ del Nazareno (ideologo Bettini, esecutori Zingaretti-Franceschini, Delrio e Marcucci, i due capigruppo dem, normalmente recalcitranti ma sostanzialmente d’accordo) come in quella dei 5Stelle (ideologo Grillo, esecutore Di Maio, i capigruppo stellati meri firmatari, le truppe pentastellate confuse e divise), indica una sola strada possibile e accettabile per entrambi: stringere i bulloni di una alleanza, quella oggi ‘regnante’, cioè governante, che deve diventare, appunto, sempre più ‘strategica’. Nelle intenzioni del Pd, a dire il vero, più che del M5s, ma tant’è.

Il risultato? Schiacciare FI sulla linea di tutto il centrodestra

Forza Italia

Bandiera di Forza Italia

E di farla, questa operazione, anche ‘a dispetto dei santi’, cioè ottenendo il ‘bel’ risultato, almeno sulla riforma della legge elettorale, di schiacciare FI sulle posizioni di Lega e FdI, pronti a dare battaglia contro il colpo di mano che sta per materializzarsi in commissione prima e in Aula poi.
Ma pure a dispetto degli alleati ‘minori’ della coalizione di governo (Iv e LeU), tutti pronti a far le ‘barricate’ sull’accelerazione che Pd e M5s vogliono imprimere sull’adozione del testo base della riforma della legge elettorale. Un proporzionale con soglia di sbarramento nazionale al 5% troppo alta per Iv (e pure per LeU), che vorrebbero strappare uno sbarramento quantomeno al 4%, se non al 3%, e un sistema, di tipo saldamente proporzionale, troppo lontano dai desiderata del centrodestra.

sistemi elettorali italia

Sistemi elettorali italiani

Il quale centrodestra ha sì presentato tre sistemi elettorali parzialmente diversi (il Mattarellum la Lega, un Rosatellum rovesciato FdI, un altro Rosatellum rovesciato, e appena più attenuato, per FI), ma che sostanzialmente difendono l’impianto ‘storico’ del sistema maggioritario all’italiana andato in onda per tutta la vita della Seconda Repubblica, cioè dal 1994 in poi. Un sistema maggioritario che, seppur bislacco (cioè con una forte dose di innesti proporzionali) ha bene o male funzionato.

Qui un articolo che tratta nello specifico le varie pdl di riforma della legge elettorale presentate finora dai vari gruppi e partiti:

Il Germanicum si squaglia: legge elettorale rinviata a settembre

Il colpo di mano del Pd in commissione Affari costituzionali

Commissione affari costituzionali

Il colpo di mano del Pd in commissione Affari costituzionali

Il ‘colpo di mano’, – del Pd, più che dei 5Stelle, sulla legge elettorale, in commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati, in realtà, si doveva materializzare ieri, ma è stato rimandato a lunedì prossimo. Infatti, Pd e M5s, su esplicita richiesta dei loro ‘capi’ (Zingaretti e soprattutto il capodelegazione al governo, Dario Franceschini, hanno dato un’indicazione secca e netta, da questo punto di vista) volevano forzare la mano al presidente della Prima, Giuseppe Brescia, e far adottare, subito, il Germanicum (o Brescellum) già in commissione. Un’accelerazione secca e improvvisa che ha sconcertato, a dirla tutta, persino i grillini, teorici destinatari del ‘dono’ (ai grillini bisognerebbe ricordare, se sapessero il latino, la massima ‘timeo Danaos et dona ferentes‘).

brescia

Giuseppe Brescia

Ma qui subito è scattata la rivolta delle opposizioni e, in particolare, di Forza Italia, teorica destinataria di diversi tentativi di approccio e di corteggiamento, di questi tempi, dal governo. Francesco Paolo Sisto (FI) ha spiegato, con una veemente lettera indirizzata al presidente della Camera, Roberto Fico, che era inaccettabile e ingiusto votare sul testo base (cioè il Germanicum) prima ancora che FI presentasse la sua proposta di legge in tema di riforma elettorale.

francesco paolo sisto

Francesco Paolo Sisto

Va detto che FI, divisa fino all’ultimo tra proporzionalisti (area Carfagna, detti ‘carfagnei’: tra loro c’è pure Brunetta) e maggioritaristi (tutti gli altri, da Sisto medesimo ai filo-leghisti) ce ne ha messo di tempo, per avanzare, con la capogruppo di FI alla Camera, Mariastella Gelmini, una sua proposta, ma alla fine lo ha fatto. E la richiesta di ‘abbinamento’ con le altre Pdl andava rispettato perché così vuole il galateo parlamentare. Fico (e Brescia), abbastanza imbarazzanti, hanno chiesto, dunque, a Pd e M5s di soprassedere e così il voto sul testo base da adottare, che doveva tenersi ieri, è slittato a lunedì prossimo.

La volontà ferra di Zingaretti e Franceschini come del M5s, i dubbi tra i deputati dem (Ceccanti, Raciti, Fiano, etc.)

zingaretti franceschini

Zingaretti Franceschini

Ma lunedì, non ci sono santi, si vota e gli animi, in attesa, sono già accesi. La volontà di Pd e M5s di andare avanti, ‘a tutti i costi’, sull’adozione del Germanicum, è stata messa, nero su bianco, da Zingaretti e da Franceschini, e poi passata, come un diktat da ‘prendere’, ai gruppi parlamentari. Delrio ha accettato, senza fiatare, e anche i dem, solitamente critici, di ‘Base riformista’ (il senatore Dario Parrini, nel gioco a incastro del rinnovo delle commissioni parlamentari, sta per diventare presidente della ‘Prima’ commissione in quel del Senato), non hanno proferito verbo o eccezione.

ceccanti

Il professore e deputato del Pd Stefano Ceccanti

Certo, il professor Stefano Ceccanti, capogruppo dem in commissione Affari costituzionali, si è trincerato in un per lui insolito silenzio e riserbo, in quanto evidentemente non convinto della scelta di ‘forzare’ la mano alla commissione e alle opposizioni. Perplesso risulta essere anche il dem in Prima commissione, Emanuele Fiano, che peraltro sarà pure relatore, in aula, del testo base che adotterà la commissione (il Germanicum). Decisamente furibondo, invece, era il dem Fausto Raciti (area Giovani Turchi): ritiene che, in questo modo, il Germanicum verrà affossato, quando arriverà in aula (Raciti è un proporzionalista doc).

Le opposizioni interne ed esterne alla maggioranza Pd-M5s seppelliranno il Germanicum a colpi di ostruzionismo

Germanicum

Sulla base dei sondaggi di dicembre, YouTrend ha immaginato come sarebbe composto il nuovo parlamento con la nuova legge proporzionale voluta dalla maggioranza

E, in effetti, il rischio proprio quello è, e cioè di vedere finire la riforma della legge elettorale in un cul de sac. La tattica delle opposizioni, come pure delle ‘opposizioni’ dentro la maggioranza (Iv e LeU) sarà quella di ‘caricare’, sul testo base che Pd e M5s si approveranno in ‘splendido isolamento’ (con il solo appoggio esterno dell’Svp) una marea mugghiante di emendamenti: saranno ben 1200 per il centrodestra (400 a testa per Lega, FdI e FI), 80 circa di Iv, non meno della metà per LeU. Morale, considerato che il termine per gli emendamenti, dopo il voto in commissione che si terrà lunedì, verrà spostato ai giorni subito seguenti, sarà impossibile, causa l’ostruzionismo degli ‘altri’, portare e iniziare a votare il testo in Aula per il 27 luglio, la data in cui era già stato calendarizzato.

electionday 900x675 1
Vuol dire che, per discutere ed, eventualmente, approvare, il Germanicum se ne riparlerà da metà settembre in avanti: in mezzo c’è il ‘generale Agosto’, le agognate ferie dei parlamentari e, poi, la lenta ripresa dei lavori. Molto probabilmente se ne riparlerà ‘dopo’ le elezioni regionali e l’election day del 20 settembre quando si vedrà chi ha più filo e lana da tessere, tra governo e opposizione.
Il pronostico più facile da fare, allo stato, è che, in Aula, con i voti segreti (sempre possibili quando si tratta di leggi elettorali) il testo base del Germanicum finisca impallinato e quindi archiviato. Ma questa è un’altra storia e, quando arriverà, si vedrà. Ciò che sarà decisivo sarà, appunto, il voto alle Regionali, sia nel computo delle sfide vinte o perse dalle due coalizioni (centrodestra da un lato, centrosinistra+M5s dall’altro) sia, anche e soprattutto, nei voti che arrideranno alle varie liste.

Le Regionali. Alleanza ‘strategica’ in Liguria e, forse, Marche, ‘desistenza’ in Puglia. Il patto Pd-M5s alla prova del voto

Andrea Orlando

Andrea Orlando

E qui si arriva, appunto, all’altro corno del dilemma o faccia della medaglia. Dopo un pressing asfissiante, Zingaretti e, soprattutto, il vicesegretario dem, il ligure Andrea Orlando, hanno chiuso il cerchio della (presunta) alleanza con M5s in Liguria sul nome che girava dall’inizio, quello di Sansa.

recovery fund
Dopo aver blindato il governo sul caso (e caos) Autostrade e sulla posizione negoziale italiana sul Recovery Fund, facendo slittare a settembre, come se non esistesse più, il ‘piccolo’ problemino del voto parlamentare sul Mes, il Nazareno ha deciso, davanti a un centrodestra arrembante, che doveva giocarsi il tutto per tutto, alle prossime elezioni. Il rischio di perdere le Regionali, come minimo, 4 a 2 (Veneto, già sicuro per Zaia, Liguria a Toti, Marche ad Acquaroli e Puglia per Fitto contro appena due vittorie date per certe, Campania a De Luca e Toscana a Giani) ha messo le ali ai vertici dem. E, come dice la canzone di Ron, “la paura dà il coraggio di arrivare fino al bosco”….

paita raffaella

Raffaella Paita

Il ‘bosco’, nella fattispecie, era la dirigenza ligure dei dem che di ‘bere’ il nome di Sansa – amico personale di Grillo, giornalista di inchieste che hanno menato anni contro il Pd, figlio dell’ex sindaco di Genova – non ne voleva proprio sapere e che ha fatto ostruzionismo per mesi. L’alleanza, alla fine, si è fatta, anche al costo e al prezzo di rompere con Italia Viva che, guidata dalla battagliera deputata Raffaella Paita, annuncia che il polo dei centristi e moderati schiererà un suo candidato.

Aristide Massardo

Aristide Massardo

Candidato che dovrebbe essere quello del professore Aristide Massardo, cioè uno dei nomi più forti che girava, per conto del centrosinistra, in alternativa proprio a Sansa, e che, oltre a Iv, godrebbe già del sostegno di altre liste minori locali (Italia in comune, Psi, Centro democratico, Alleanza Civica).

Matteo renzi

Matteo Renzi

La stessa scelta, quella di presentare un candidato ‘contro’ quello del Pd, che Iv ha già fatto in Puglia contro Emiliano, ma che Iv non ha fatto, per quieto vivere, in Toscana, dove Renzi pensa che la sua lista possa fare il botto, e in Campania, dove la corsa contro De Luca sarebbe un suicidio. Ma l’obiettivo del Nazareno (e anche di Grillo…) è ‘fermare le destre’, anche al prezzo e al costo di perdere un pezzo degli alleati ‘naturali’ (i centristi, LeU invece ci sta) ed ecco il via libera a Sansa.

Francesco Acquaroli

Francesco Acquaroli

Ma dato che l’appetito vien mangiando, Zingaretti, ora, non si accontenta dell’intesa stretta in Liguria e, da giorni, batte e ribatte sulla necessità di “fermare i fascisti” (sic), cioè il candidato di FdI nelle Marche, Acquaroli (che è di FdI), stringendo anche lì un patto con l’M5s, che dovrebbe, però, in questo caso, cedere sul nome avanzato dal centrosinistra, Mangialardi, quieto sindaco di Senigallia e profilo non proprio appealing e nomecui i pentastellati oppongono un loro uomo, tale Marcorelli.

antonella laricchia

Antonella Laricchia

In Puglia, invece, dove la candidata del M5s è già in corsa (tale Laricchia), il Pd spera che accada come in Emilia: davanti al ‘rischio’ che ‘le destre’ (cioè il povero Fitto, una vita da democristiano doc) espugnino la regione, i 5Stelle dovrebbero mettere in atto una desistenza ‘mascherata’: votare la lista M5s, se vogliono, ma Emiliano governatore, anche se occorrerebbe che qualcuno spiegasse ai militanti e simpatizzanti M5s, assai digiuni di sistemi elettorali, come funziona il voto disgiunto...

Il Pd ci crede e spera, per l’M5s si rischia di “perdere uniti”…

M5S PD

Pd e M5S

L’altro guaio è che i pentastellati, divisi come una mela un po’ ovunque, nelle Regioni al voto, tra cui vuole scendere a patti con il Pd e chi invece non ci pensa neppure, ove mai decidano di convergere sui candidati dem dovranno passare, come al solito, per una votazione sulla piattaforma Rousseau, voto dagli esiti, ad oggi, sempre imprevedibili.

piattaforma_Rousseau_M5S

La Piattaforma Rousseau, il sistema operativo del M5S

Senza dire che alcuni assennati parlamentari grillini pensano che, in Liguria come nelle Marche, “mettersi insieme non vuol dire vincere insieme, ma perdere uniti”. Decisiva, come sempre, sarà la ‘voce’ di Beppe Grillo che, dopo quella di Conte, che ha chiesto di stringere “alleanze comuni nei territori”, parlerà presto a favore del patto con il Pd.

grillo conte

Decisiva la ‘voce’ di Beppe Grillo che, dopo Conte, che ha chiesto di stringere “alleanze comuni nei territori”

Per i dem, in ogni Cao, sarebbe già un buon risultato se si arrivasse a correre insieme, con i 5Stelle, in due Regioni su sei: Liguria e Marche. Vorrebbe dire provare a ‘pareggiare’ i conti col centrodestra: 3 regioni alla coalizione ‘nero-verde-azzurra’ (Veneto, Puglia e Liguria) e tre a quella giallorossa (Toscana, Campania e Puglia o Liguria o Marche). Un pareggio ‘onorevole’ che non metterebbe in pericolo la sedia di Zingaretti, che teme anche di dover tornare al voto presto anche nel suo Lazio.

michele emiliano

Michele Emiliano

Il segretario dem spera anche nella vittoria in Puglia, ma i 5 stelle escludono categoricamente la possibilità di sostenere Michele Emiliano, così come non vogliono sentir parlare di Vincenzo De Luca in Campania.Come siamo uniti contro la destra al governo, così dobbiamo esserlo nelle Regioni”, ripete come un disco Zingaretti, ma per adesso i suoi appelli sono caduti nel vuoto.

legge elettorale scaled

‘Forzare’ sulla riforma della legge elettorale, potrebbe essere, per il Pd, a settembre, un altro suicidio assistito

Si attendono, però, notizie, e parole definitive, da parte dell’Elevato, cioè da parte di Beppe Grillo. Il rischio, come si sa, è quello di ripetere l’infausto esperimento umbro, quando l’alleanza ‘organica’ tra Pd e M5s, più altri, si risolse in un imbarazzante fallimento e il centrodestra vinse a mani basse.
Così pure, allo stesso modo, ‘forzare’ sulla riforma della legge elettorale, potrebbe essere, per il Pd, a settembre, un altro suicidio assistito. Ma il Signore, come si sa, spesso acceca chi vuol perdere.


NB: questo articolo è stato pubblicato sul sito di Tiscali.it il 17 luglio 2020