Suicidi assistiti. Il proporzionale è morto prima di nascere. La strategia ‘suicida’ del Pd e un retro-pensiero: nascerà forse lo spagnolo?

Suicidi assistiti. Il proporzionale è morto prima di nascere. La strategia ‘suicida’ del Pd e un retro-pensiero: nascerà forse lo spagnolo?

24 Luglio 2020 1 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

Suicidi assistiti. Il sistema elettorale proporzionale è morto prima ancora di nascere. La strategia del Pd è suicida perché insistere a portarlo avanti equivale ad affossarlo ma, forse, nasconde un retro-pensiero: cambiare schema di gioco, uccidere il Germanicum e accordarsi con la Lega sul sistema elettorale spagnolo, che alla Lega può convenire assai, per costringere M5s all’alleanza e, già che c’è, ‘ammazzare’ Italia viva e centrini vari…

suicidi assistiti

Simulazione del Germanicum

Il Germanicum, o Brescellum, che dir si voglia, cioè la ‘nuova’ legge elettorale che il Parlamento doveva varare, di fatto è morto, solo che ancora non lo sa, o almeno non lo sanno i suoi proponenti. Le esequie non sono state ancora fissate, ma lo saranno presto, pochi piangeranno, per la dipartita del caro estinto, e molti si consoleranno e baloccheranno con nuovi sistemi elettorali. Anzi, c’è già chi si porta avanti, come il segretario del Pd, Nicola Zingaretti, che ieri sera, alla fine di una lunga giornata di batti&ribatti, sulla legge elettorale che non c’è (o meglio, che non c’è più, il proporzionale) sbotta, dagli schermi della tv: “Abbiamo una pessima legge elettorale (il Rosatellum, si chiama così dal nome dell’allora capogruppo del Pd, Ettore Rosato, quindi una legge fatta e voluta dal Pd, ndr.), forse la peggiore della storia della Repubblica italiana… La maggioranza ad agosto di un anno fa aveva detto: tagliamo i parlamentari e facciamo la legge elettorale. Italia Viva ha chiesto la soglia del 5%, da dieci giorni è cambiato tutto”.

Stasera Italia news Zingaretti


Zingaretti ospite di ‘Stasera Italia news’ su Rete 4

Poi, ospite di ‘Stasera Italia news‘ su Rete 4 (tv del Biscione) Zingaretti aggiunge, non solo che Iv, ha rimarcato il leader dem, “ha tradito un patto”, ma anche che ora “Discuteremo con tutti per cambiare questa pessima legge elettorale”. Con ‘tutti’ vuole dire con ‘tutti’, ma – tradotto in italiano dal politichese – vuol dire con la Lega, la maggior forza di opposizione (da ricordare, peraltro, che anche il tanto disprezzato Rosatellum fu fatto e nacque proprio sull’asse tra Pd e Lega, all’epoca…).

Il Germanicum ormai è morto, solo che ancora non lo sa…

roberto fico

Roberto Fico

Cosa succede? Succede che, mentre nell’aula della Camera un giorno viene il premier Conte a mostrare il petto in fuori (mercoledì) e a dire quanto è bravo lui e quanto ha vinto, l’Italia, con il Recovery Fund, e il giorno dopo (giovedì) Roberto Fico tiene la consueta cerimonia del Ventaglio (l’incontro annuale con l’Asp, l’associazione della stampa parlamentare che regala, ogni anno, il prezioso oggetto al presidente della Camera di turno a ricordare il caldo che faceva nell’Ottocento), il quale fa capire che, sul punto, non c’è accordo e che, dunque, l’accordo parce sepulto, sulla legge elettorale proporzionale si combatte, tra ufficio di presidenza della Prima commissione Affari costituzionali, quella dove la legge elettorale giace da mesi, e conferenza dei capigruppo della Camera che deve decidere, come sempre fa, ogni settimana, il calendario dei lavori dell’Aula, una battaglia senza esclusione di colpi. Una battaglia che potrebbe nascondere, nei desiderata dei dem, la volontà – per ora nascosta, ma forse presto esposta – di cambiare ‘schema di gioco’ e di farlo in due tempi.

Matteo Renzi

Foto LaPresse – addossare, pubblicamente, la ‘colpa’ dell’affossamento del Germanicum a Renzi e Iv

Primo tempo: addossare, pubblicamente, la ‘colpa’ dell’affossamento del Germanicum a Renzi e Iv, che hanno cambiato idea (vero) e che sono pronti a votare con il centrodestra (vero) pur di stoppare il tentativo di forzare la mano al Parlamento, sulla legge elettorale, da parte del Pd. Secondo tempo: il Pd potrebbe, in modo repentino, cambiare partner e matrimonio, sulla legge elettorale, puntando a dare vita con l’odiata Lega a un sistema elettorale di tipo ‘spagnolo’ che, di fatto, uccide tutti i partiti ‘medi’ (dunque Iv in primis) e bipolarizza la competizione elettorale.

Colpo di scena. Il Pd cambia ‘schema di gioco’ e si accorda con la Lega per dar vita a un altro sistema, lo ‘spagnolo’?

Pistola su tavolo

Una pistola puntata sul tavolo’ verso Iv, Lega e Conte

Ma, il cambio di schema di gioco serve, anche, a tenere una ‘pistola puntata sul tavoloverso Iv, ma anche verso M5s e verso lo stesso Conte: lo spauracchio, o il rischio, di correre, una volta che la legge elettorale è stata fatta, e varata, a elezioni è sempre uno spauracchio che fa presa, su truppe parlamentari di ogni partito che un amaro calice vogliono allontanare da sé, le elezioni anticipate. Elezioni politiche anticipate, magari, da tenere a primavera 2021, l’ultima finestra elettorale aperta prima del ‘semestre bianco’. Una suggestione, certo, per ora, ma anche una possibilità concreta. Una pistola puntata sul tavolo, appunto.
La battaglia parlamentare si combatte in punta di diritto e di regolamento, ma prima di spiegarla, e raccontarne gli astrusi tecnicismi, meglio ricostruire il senso politico di quello che sta succedendo.

Quando è nato il Germanicum e perché. L’asse Pd-M5s

brescia

Giuseppe Brescia

Come si sa – o, meglio, come sanno almeno i lettori di questo blog – la maggioranza di governo (Pd-M5s-LeU-Iv) a gennaio scorso aveva scritto e firmato, in commissione Affari costituzionali, con tutti i suoi capigruppo, un ‘patto’, controfirmato da tutti i partiti che reggono l’esecutivo, per un ‘evergreen’, o meglio un ‘grande ritorno’, in fatto di leggi elettorali, il sistema proporzionale. Denominato Germanicum, perché scopiazza, male, il sistema elettorale in vigore in Germania, o Brescellum (dal nome del presidente della I commissione, Giuseppe Brescia), è un sistema semplice, ‘basico’: un proporzionale puro, con collegi medio-grandi, liste bloccate e soglia di sbarramento nazionale fissata al 5%. Il proporzionale, come si sa, ‘disincentiva’ le coalizioni e incentiva la logica del ‘ognuno per sé e Dio per tutti’. Aiuterebbe FI a uscire, in modo indolore, dalla gabbia del centrodestra. Aiuterebbe FdI a vincere la ‘gara’ per il primo partito di centrodestra sulla Lega. ‘NON’ aiuterebbe il Pd a stringere alleanza con l’M5s, che potrebbe correre serenamente da solo. Ma la legge piace, e molto, sia al Pd che al M5s. Il centrodestra, per mesi, fa orecchi da mercante e finge di non aver visto né sentito nulla. LeU, con il capogruppo Federico Fornaro, formalmente, non firma il patto, perché ritiene la soglia molto alta (preferiva il 4%, se non il 3%), ma ottiene il ‘diritto di tribuna’ (eleggi deputati se superi circa il 3% dei voti in più circoscrizioni vicine), e non protesta più di tanto.

marco di maio

Marco Di Maio

Italia Viva firma, con Marco Di Maio, e tutti – soprattutto Pd e M5s, appaiono molto contenti per il ‘ritorno all’antico’: dopo trent’anni di sistemi maggioritari – puri, semi-puri, bastardi, corretti, etc – si torna, in buona sostanza, alla Prima Repubblica che era proporzionale. Poi, però, arriva il Covid e di legge elettorale, giustamente, non si parla più. Le emergenze diventano altre e la proposta di legge, formalizzata in commissione dalla maggioranza, finisce in un cassetto. Certo, si fanno le audizioni di rito, ma lì giace, nei cassetti in commissione.

Finita l’emergenza, si torna a parlare di legge elettorale

coronavirus

Emergenza coronavirus

Finita – si fa per dire – l’emergenza Covid19 e tornata in grande spolvero la politica, con relativi ‘scossoni’ a una maggioranza di governo sempre più periclitante e boccheggiante, specie al Senato, ecco che ci si ricorda della proposta (relatori, in commissione, Fiano per il Pd e Forciniti per i 5Stelle). Insomma, la Pdl sul sistema elettorale proporzionale (c’è una bozza di intesa tra i partiti e una Pdl depositata in commissione, ma non si riesce a tenere un voto e fino a oggi non si è tenuto) rispunta come per magia e se ne torna a discutere. La questione torna a fare capolino pure sui giornali, di solito poco entusiasti di ammansire i lettori con patinate su temi coì ostici e noiosi.

anna macina

Anna Macina e l’election day

Inoltre, l’onorevole Macina (M5s) propone e impone, nella veste di relatrice di un dl chiamato ‘elettorale’ l’election day per il 20 settembre. Giorno in cui si voterà per le elezioni regionali (7 regioni), le amministrative (mille comuni) e un referendum costituzionale, quello sul taglio dei parlamentari. Una legge fortemente voluta dal Movimento cui il Pd, poco convinto, si accoda e che fa passare, nonostante le perplessità di molti dem (ma anche di molti azzurri, ex radicali, etc.) che ritengono sbagliato perché – dicono, e giustamente – l’abbinamento porta a ‘confondere le acque’, e cioè a mischiare consultazioni politiche parziali in tot comuni e tot regioni con un referendum costituzionale nazionale, il quale, per essere valido, non abbisogna neppure del quorum di votanti. Insomma, un pateracchio, che è però ora, cioè da un mese, è legge. Election day il 20 settembre.

Gli squilibri costituzionali derivanti dal ‘combinato disposto’…

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Un simbolo del referendum

Il referendum, in sostanza, comporta il taglio di 345 parlamentari che diventerebbero 400 deputati (-230) e 200 senatori (-115), il che crea, evidentemente, squilibri forti, ai limiti della costituzionalità. La legge elettorale attualmente in vigore, infatti, il Rosatellum, è un sistema proporzionale per il 64% dei seggi e maggioritario per il restante 36%: il ‘combinato disposto’ di una legge con torsione maggioritaria agganciata al taglio del numero dei parlamentari comporta la sotto-rappresentazione di intere regioni e fette di popolazione, specie al Senato. Urgerebbero, appunto, tanti forti ‘correttivi’, come il Pd ha chiesto e promesso. Peraltro, ne aveva chiesti e promessi pure tanti, il Pd, di ‘correttivi’: parificazione dell’elettorato attivo e passivo di Camera e Senato, ridefinizione dei collegi elettorali, modifica dei regolamenti parlamentari. Tutto passato in cavalleria. Non se ne farà nulla.

I ‘correttivi’ promessi dal Pd: promesse non mantenute

tedeschellum legge elettorale scaled

Almeno di un ‘correttivo’, però, non si può fare a meno. La legge elettorale, appunto, che va fatta nuova nuova per adattarla meglio che si può, evitando scompensi, al taglio del numero dei parlamentari e all’ormai pressoché inevitabile vittoria a valanga dei ‘sì che il referendum comporterà

germanicum


Il Germanicum: numero di seggi e soglie di sbarramento alla Camera e al Senato della nuova legge elettorale proposta dal deputato Giuseppe Brescia

Ci si ricorda, a questo punto, che giace un bel sistema pronto, volendo, all’uso, il Germanicum. E qui la forma diventa sostanza. Pd e M5s intignano e insistono: vogliono andare avanti come treni e portare in Aula, al più presto, la loro legge elettorale per farla approvare, almeno in prima lettura, dalla Camera dei Deputati. Servirebbe, poi, il secondo voto del Senato e una assai probabile terza lettura finale della Camera, quindi di tempo ne passerebbe ancora parecchio, prima di licenziarla (mesi e mesi, diciamo fino a ottobre, quando inizia la sessione di bilancio e tutto il resto si ferma), e soprattutto servirebbe una maggioranza compatta e coesa. “Con Iv contraria e molti dem pure – notano deputati di lungo corso – in Aula il Germanicum finisce impallinato al primo voto segreto”.

Roma palazzo del bufalo 03 largo del nazareno


Largo del Nazareno, ove ha sede il PD

Ma la logica – specie quella in voga al Nazareno (Zingaretti, Orlando, Franceschini) – è di ‘andare avanti tutta’ e a tutti i costi. Senza cedimenti e senza transigere. Zingaretti ne fa un punto d’onore. La logica sottesa al ragionamento dei dem – partito più che gruppo, dove i dubbi e le perplessità allignano e aumentano (Raciti, Ceccanti, capogruppo in commissione, lo stesso relatore Fiano) – è quella della ‘pistola puntata sul tavolo’. Storia, senso comune e tradizione parlamentare vuole che se una legge elettorale viene discussa, se non già licenziata dalle Camere, prima o poi la usi.

La logica dem è quella della ‘pistola puntata sul tavolo’

Dario Franceschini

Dario Franceschini

La logica della ‘pistola puntata sul tavolo’ – un classico del Franceschini pensiero – vuol dire, appunto, che tu, come Pd, stai mandando un messaggio: ho una pistola carica (la legge elettorale) e se ‘voi’ (voi M5s renitenti alla leva del Mes, voi M5s dissidenti, voi Iv che spaccate ogni volta il capello in quattro e remate contro il governo, persino ‘voi’ Conte che si allarga e si gonfia, ormai, ogni giorno di più) mi fate perdere la pazienza, attenti, ‘io’ (Pd) vi porto al voto. Di fatto, un ricatto.

stefano ceccanti

Stefano Ceccanti

Tanto che, come dicevamo, mentre Ceccanti si limita a portare avanti la ‘bandierina’ piantata dal suo partito, e Fiano tace, Fausto Raciti, da ‘vero’ e sincero proporzionalista dice: “Il mio Pd, non so dove lo abbia deciso, ma sta scientemente facendo di tutto per affossare il proporzionale. Non vedo altre ragioni di un atteggiamento che, altrimenti, definirei solo suicida. Insistere a voler votare quella legge, senza avere i numeri per farlo, è un suicidio, quindi devo presumere che ci sia dietro un dolo”.

Il Pd intigna: la legge nuova si deve fare, e a tutti i costi

logo pd grande

Logo Pd

Il Pd, dunque, intigna: chiede e ottiene che la legge elettorale venga calendarizzata al più presto e la prima calendarizzazione utile la fissa, come sempre, la conferenza dei capigruppo: prevede l’arrivo in Aula della legge elettorale il 27 luglio.
Solo che il testo, paradossalmente, non è ancora stato licenziato dalla commissione. Insomma, non c’è. Si chiama, tecnicamente, ‘testo base’: la commissione competente per materia ne adotta uno ed è quello che va in aula per essere discusso ed, eventualmente, come spesso o sempre succede, emendato. Se non c’è un testo base, in buona sostanza, o se il testo prodotto dalla commissione viene bocciato, in Aula non ci va un fico secco e in commissione bisogna ricominciare tutto da capo.

Il primo siluro, un colpo secco: Italia Viva cambia posizione

renzi italia viva

Renzi Leader di IV

Dunque, il punto critico è e resta la commissione, Affari costituzionali, dove la discussione riprende e dove, subito, ci si accalora assai. Solo che, ecco la prima novità, Italia Viva cambia, in modo repentino, posizione. Renzi stesso, con diverse dichiarazioni pubbliche, e i suoi dopo spiegano che, innanzitutto, “ci si deve preoccupare dei ‘veri’ problemi del Paese (la ripartenza economica, etc.) e non di legge elettorale”, poi che – se proprio bisogna occuparsene – loro prediligono, ora, il modello del sindaco d’Italia (maggioritario secco a doppio turno), come quello in uso, dal 1993, nei comuni sopra i 15 mila abitanti. La verità è che lo sbarramento, per Iv, è troppo alto: tutti i sondaggi dicono che il 5% il partito di Renzi non lo vede manco col binocolo, quindi per Renzi&co. non se ne fa nulla. Prima cercano di prendere tempo, poi boicottano i lavori in commissione, poi minacciano di votare contro il testo base, prima in commissione e, se mai ci arriverà, in aula. Nel Pd schiumano di rabbia.

Il secondo siluro: fioccano le proposte di marca centrodestra

il secondo siluro

Il secondo siluro

Il Pd minaccia, allude, preme, blandisce, ma Iv tiene il punto, al punto di annunciare di voler boicottare la legge e anche di essere pronta a votare insieme alle opposizioni di centrodestra. Le quali, a loro volta, si ‘ricordano’ che loro un sistema elettorale alternativo al proporzionale non lo hanno ancora presentato e che, insomma, non basta solo dire ‘no’, devi pure dire tu cosa vuoi fare.
Ed ecco che, a quel punto, cioè nelle ultime due settimane, fioccano proposte di legge alternative al Germanicum firmate dai tre partiti di centrodestra. I quali, però, ormai non sono più d’accordo su (quasi) nulla e quindi le proposte sono, appunto, ben tre. La Lega rispolvera il Mattarellum (75% di maggioritario, 25% di proporzionale), Fratelli d’Italia un Rosatellum rovesciato (65% di maggioritario, 35% di proporzionale); Forza Italia ci pensa su parecchio, pare ondeggiare tra maggioritaristi e proporzionalisti un po’ troppo a lungo, ma alla fine si decide: non può accettare, anche se la tentazione ci sarebbe, di rompere definitivamente con il centrodestra e avanza, con Sisto, una proposta più simile a quella di FdI che a quella della Lega: la Pdl azzurra assegna un premio di maggioranza del 55% dei seggi a chi prende il 40% dei voti. Un proporzionai-maggioritario.
In teoria, Pd e M5s potrebbero bastare a sé stessi, o almeno così pensano, in un primo momento, per far passare la legge elettorale che hanno ideato e voluto (l’ha ideata il Pd, in realtà, e non l’M5s, ma non importa) perché, in teoria, la maggioranza ‘è’ maggioranza, ma in commissione è il patatrac.

In commissione la maggioranza scopre che ‘non ha i numeri’

patatrac

A patatrac, poi, si aggiunge patatrac

Con gli esponenti di Italia Viva pronti a votare con l’opposizione, compatta almeno nel dire ‘no’ sia all’accelerazione sui tempi che la maggioranza vuole dare al Germanicum, la proposta della maggioranza balla, in teoria, sul filo dei voti (23 a 23) e, dato che LeU annuncia di astenersi, è sicuro che andrà sotto: infatti, una proposta di legge che finisce ‘pari’ vuol dire che finisce bocciata.
A patatrac, poi, si aggiunge patatrac. Si scopre che, nella commissione di Brescia, l’M5s, che nell’ultimo anno ha perso molti deputati, è sovra-rappresentato e il gruppo Misto, che ora ne conta 42, perché è cresciuto a dismisura, è sotto-rappresentato. Ergo, urge un riequilibrio. Sisto (FI) scrive una lettera di fuoco a Fico prima per sollevare il tema della mancata discussione, in commissione, degli altri disegni di legge in materia, presentati dalle opposizioni e che vanno ‘abbinati’ al testo base, e poi pone proprio la questione dello ‘squilibrio’ nella rappresentanza dei singoli gruppi.

maurizio lupi

Maurizio Lupi

Solo che il Misto vede la predominanza della componente di Noi con l’Italia-Cambiamo (il gruppo dell’ex azzurro Maurizio Lupi, molto vicino alla Lega) sul gruppo degli ex grillini di sinistra: Lupi, di suoi, ne conta ben nove, quindi impone che nella Prima ci vada un suo rappresentante (Colucci), pronto a votare contro il proporzionale. Dunque, la votazione finirebbe 24 a 23 e anche se LeU passasse dall’astensione al voto favorevole, per aiutare maggioranza, questa andrebbe sotto.

Infatti, da oggi, la composizione aggiornata della commissione è la seguente: favorevoli al testo 23 (M5S 15, Pd 7, Misto-Svp 1), contrari 24 (Fi 7, Lega 9, Fdi 3, Iv 3, Misto-contrari 2), 1 astenuto (Leu). Come si vede, dai numeri, come la giri e la volti, la maggioranza di governo ‘non’ è più maggioranza. 

La commissione non vota, ma s’incarta. Un testo non c’è

strategia suicida

Quella del Pd è una strategia ‘suicida’

Il paradosso nel paradosso è che, in commissione, fino a ieri, almeno, non si è tenuto neppure un voto. Brescia ha ‘preso atto’ che una maggioranza, sul suo Brescellum non c’è. Fico ha preso atto, in conferenza dei capigruppo, che non si può calendarizzare per l’Aula un testo che non c’è e, dunque, la parola ora torna alla commissione, Dove si riunisce, da due giorni, come un Consiglio Ue qualunque, l’ufficio di presidenza, in pratica in sessione permanente, roba da Cobas autoconvocati, ma dove, del busillis, non si riesce a venire a capo. La nuova, prossima, riunione è stata fissata per martedì 27 luglio quando si riunirà pure, nuovamente, la conferenza dei capigruppo, secondo luogo istituzionale dove il Pd cercherà di forzare la mano per andare in Aula ma se manca – come mancherà – un testo base da adottare, non si può andare in aula, neppure forzando i tempi previsti.
Insomma, apparentemente, quella del Pd è una strategia ‘suicida’, per dirla con Raciti. Zingaretti sa troppo bene, pur vivendo lontano dalle aule parlamentari, che il testo base, quello del Germanicum, non verrà mai adottato e che, anche quando e se, si arrivasse a un voto, dentro la commissione, il proporzionale finirebbe ‘sotto’: vorrebbe dire che quel ‘testo base’ nascerebbe bruciato, già morto.

La maggioranza di governo non c’è neppure per il calendario

calendario

La maggioranza non c’è neanche per calendarizzare la legge elettorale in commissione alla Camera

La maggioranza non c’è neanche per calendarizzare la legge elettorale in commissione alla Camera. Il Partito democratico è tornato all’attacco e, in commissione Affari costituzionali ha chiesto tempi certi sull‘iter del Brescellum, ma raccogliendo ancora un nulla di fatto. Il tutto si è consumato nel caldo pomeriggio romano nella sala Mappamondo di Montecitorio, con Italia viva che, insieme alle opposizioni, ha posto il suo veto sulla richiesta del capogruppo dem, Stefano Ceccanti, di votare il testo base lunedì 27 luglio.La motivazione del ‘niet’ è squisitamente tecnica. La riunione della conferenza dei capigruppo, svoltasi prima dell’ufficio di presidenza, non ha infatti trattato il tema, cancellando dal calendario dei lavori di Aula – almeno per luglio – la proposta di legge elettorale.

Cronaca di una giornata di ordinaria follia (da: La Presse)

Una fumata nera, anzi nerissima, visto che dal Pd si alza un coro di accuse contro i renziani, rei di aver “tradito il patto” con gli alleati di governo. “Mi dispiace ma Iv ha tradito un patto” tuona Zinga. Lo stesso ex renziano Ceccanti non è tenero e prende i panni del fido scudiero della linea del Nazareno: “Riteniamo grave che un gruppo di maggioranza abbia ritenuto di sottrarsi all’attuazione di un patto che aveva liberamente sottoscritto facendo così abdicare la Commissione alla propria responsabilità con l’effetto di non garantire adeguata rappresentanza ai cittadini“. Da Italia Viva – sempre più convinta che nel Nazareno si stia consumando una spaccatura interna e che i dem intendano insabbiare con un “quanto sono cattivi i renziani” – la replica alle accuse è sempre la stessa: “Noi vogliamo pensare alle cittadine e ai cittadini che sono in affanno, spiace invece che di fronte a una crisi senza precedenti ci sia chi pensa ai seggi e arrivi a mettere in discussione governo e maggioranza in nome di indecifrabili alchimie politiche“, dice Roberto Giachetti.

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Roberto Giachetti

Ora si attende la nuova riunione della capigruppo, fissata per martedì alle 20.30, nella quale, probabilmente, stilando il calendario di agosto, si deciderà di calendarizzare anche la legge elettorale. Qualora fosse così nell’ufficio di presidenza della commissione di mercoledì dovrebbe essere avanzata la stessa proposta di oggi. Dovrebbe, perché soprattutto qui il condizionale è d’obbligo. Assodato che sul tema i giallorosso-viola non hanno una linea comune e quindi non hanno i numeri per poter incardinare neanche il testo base, alla Camera in molti si chiedono quale sarà la prossima mossa del Pd. Avendo stanato Italia viva e messo in evidenza da che parte sta – rilevano alcune fonti dem -di certo non si può correre il rischio di ritrovarsi in minoranza con i soli gruppi di M5S e Leu (che sul Brescellum non metterebbe la mano sul fuoco). La strategia è ancora tutta da definire e i dubbi sono molti. Le voci che si rincorrono a palazzo vorrebbero Zingaretti pronto ad affossare il proporzionale – facendo bocciare il testo base – per poi trovare una soluzione che possa essere condivisa anche col centrodestra e non aver quindi più bisogno di Iv. Si rumoreggia su un sistema spagnolo, che potrebbe piacere alle Lega e creare – ne sono convinti i renziani – l’incidente per farli fuori. Una strada indolore, che porterebbe alla stesura di un nuovo testo onorando quel “discuteremo con tutti” annunciato dal segretario Dem.

salvini meloni berlusconi


Salvini Meloni Berlusconi

Fantapolitica, commentano dal Nazareno, “il proporzionale resta la strada maestra, è una questione di accordi e vanno rispettati” insistono. Intanto i leader del centrodestra Salvini, Meloni e Berlusconi stanno ragionando su una proposta comune a tutti e tre e – spiegano fonti della coalizione – a breve verrà presentata. Sul tavolo ci sono due ipotesi: una, quella di Fratelli d’Italia, tutta orientata sul maggioritario, l’altra è una correzione del Rosatellum. Entrambe favoriscono la coalizione con il premio di maggioranza, con sbarramento al 5 per cento per chi viaggia da solo e il 2 per chi invece sceglie di allearsi. Proposta che gli smaliziati già hanno denominato ‘salva-Renzi’. (Nota: questa parte di articolo viene dal riepilogo di Donatella Di Nitto per l’agenzia La Presse)

La strategia alternativa sarebbe cambiare il testo base…

strategia alternativa

Cercare una strategia alternativa

Morale, tornando al ragionamento iniziale che stavamo facendo prima di raccontare la giornata di eiri, se sul proporzionale non ci sono i numeri, non resta – o, meglio, non resterebbe – che ‘cambiare’ testo base da adottare. L’importante è che non sia identico a quello precedente. Per dire, si può avanzare un nuovo testo base con lo sbarramento al 4% e non al 5%, o con le preferenze in luogo dei listini bloccati (ipotesi di scuola) e vedere se, sul nuovo testo, una maggioranza c’è.
Fioccano, ovviamente, le polemiche, furibonde e tutti si rinfacciano tutto, ma qui torna all’uopo il ‘retropensiero’ che si agita, da giorni, nelle sopraffine menti dei dem. Sembra che Zingaretti e i suoi abbiano capito, dopo attenti studi (ci hanno messo mesi…) che il proporzionale non conviene mica a chi, come il Pd, sogna una ‘alleanza organica’ con i 5Stelle e un eventuale partito di Conte da un lato e un polo ‘liberale’ dall’altro: molto meglio sarebbe un sistema che incentiva, almeno a livello di collegi elettorali, le coalizioni per arrivare a ottenere il prezioso, nella mente del Nazareno, obiettivo.

Le virtù ‘nascoste’ del sistema elettorale spagnolo

Lo spagnolo

Le virtù nascoste del sistema elettorale spagnolo

E quale sistema migliore del Germanicum è, da anni, su piazza? C’è e viene chiamato lo ‘spagnolo’: di base proporzionale (così non sembra che ‘molli’ un sistema in cui dicevi di credere fino a ieri…), con uno sbarramento nazionale al 3% (così i ‘piccoli’ non possono dirti che li vuoi ammazzare con soglie più alte), ma con collegi molto piccoli e territorialmente molto concentrati dove prevalgono i partiti maggiori, tranne in zone molto caratterizzate per etnia o radicamento sociale (come, appunto, sono in Spagna i collegi insediati nei Paesi Baschi o Catalogna, vinti sempre dai partiti nazionalisti). Il sistema elettorale spagnolo ‘non’ si basa sul principio coalizionale (non incentiva la nascita di coalizioni) e favorisce i partiti geograficamente concentrati, ma ha una forte torsione maggioritaria: uccide nella culla partiti piccoli e medi (tranne diritto di tribuna) e favorisce i grandi partiti nazionali. 

Un sistema che, da questo punto di vista, può ‘adescare’ la Lega, che ne trarrebbe vantaggio, politico e tattico: costringerebbe FdI e FI a convergere su candidati unitari del centrodestra per agguantare più collegi e vincerli in modo sicuro, superando – se non doppiando – il centrosinistra. Anche se, per la Lega, lo spagnolo nasconde anche delle insidie. Come spiega un esperto di sistemi elettorali che frequenta le aule del Parlamento, “non capisco come e perché lo spagnolo favorirebbe il bipolarismo. In realtà, con lo spagnolo non fai alleanze, ognuno va per sé. Magari mi sbaglio, però la Lega dovrebbe pensarci bene prima di dare il suo via libera. È vero che è un sistema sulla carta buono per loro (e che invece rischia di fare molto male alla Meloni, per non dire di FI), ma favorendo i partiti più grandi rischia di creare un tripolarismo Pd-M5S-Lega. Quindi o c’è uno stallo come fu nel 2018 oppure, se Pd e M5s si mettono d’accordo, rischiano di avere i numeri per far fuori Salvini”.

Insomma, sono molti i dubbi di chi non pensa che lo spagnolo sia conveniente per partiti come la Lega. Come fanno notare diversi deputati dem esperti della materia, lo spagnolo “è propaganda” e non conviene alla Lega: eleggerebbe meno parlamentari rispetto quanti ne elegge con il Rosatellum e sarebbe meno centrale negli scacchieri politici futuri. Infatti, spiega l’esperto di sistemi elettorali dem, “per una forza che ha il voto concentrato in alcune zone, il migliore dei mondi posssibili è l’uninominale maggioritario, non lo spagnolo. Li eleggi porprio tutti: o sono tuoi o chi è eletto si considera comunque tuo eletto perché i voti con cui è stato eletto sono stati soprattutto i tuoi...”. 

lega salvini

Un sistema che, da questo punto di vista, può ‘adescare’ la Lega

Ma l’amo che il Pd avanza alla Lega resta, ed è pure doppio, in fatto di esca, una doppia esca: offrire al principale partito di opposizione un sistema elettorale che può piacerle e allettarla facendole intravedere la possibilità di andare al voto, dato che, come ripete da giorni Salvini,a me va bene qualsiasi sistema elettorale purché poi si voti subito”. Il corollario del teorema sarebbe quello di ‘ammazzare’ nella culla ogni ipotesi di rassemblement neocentrista, sia nascente, ove mai, tra Renzi-Forza Italia-partiti liberali minori di centro, sia un eventuale, ben più grosso, partito di Conte.

giuseppe conte

Il premier Conte

Con lo spagnolo, i piccoli li ammazzi: tranne un residuale diritto di tribuna, la fetta grossa dei seggi se la dividono i due schieramenti principali, centrodestra e centrosinistra, o i primi tre partiti (Pd-M5s-Lega) come succede in Spagna (PPE-PSE-Ciudadanos) e la competizione elettorale da centrifuga, come è nel proporzionale, torna centripeta: lo spagnolo bipolarizza e, dunque, costringerebbe anche i 5Stelle – assai perplessi e scettici di fronte alla volontà del Pd di andare al suicidio – a ‘scegliere’ in quale ‘campo’ stare. Campo che, per il PD, non può che essere solo il suo.

Il retropensiero di Zingaretti e, forse, quello di Salvini

zingaretti salvini

Zingaretti e Salvini

Cosa succederà, davvero, ancora non si sa, ma certo è che, dietro la battaglia sul sistema elettorale, si giocano molte altre partite. Non è che Zingaretti, oltre a bastonare Italia Viva, sta ‘minacciando’ il voto anticipato, cioè voglia davvero andare a elezioni? Non è che Salvini, per evitare di finire dissanguato e logorato da anni di sterile opposizione in Parlamento, finirà per abboccare all’amo?

Berlusconi Renzi

Berlusconi Renzi

E Renzi e Berlusconi cosa faranno? Si limiteranno a strillare? Quali saranno le loro contromosse? E i 5Stelle avranno capito dove il Pd li sta realmente portando, cioè a sbattere? Dipende, dipende, da tanti fattori, ad oggi imprevedibili, ma lo stato dell’arte è questo. Il resto è ‘rumore di fondo’…


NB: Questo articolo è stato pubblicato in forma originale per questo sito il 24 luglio 2020