I ‘cocci’ di Letta si chiamano correnti del Pd. Oggi il voto ‘bulgaro’ in Assemblea, da domani iniziano i guai. Il segretario e la sua ‘squadra’

I ‘cocci’ di Letta si chiamano correnti del Pd. Oggi il voto ‘bulgaro’ in Assemblea, da domani iniziano i guai. Il segretario e la sua ‘squadra’

14 Marzo 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Letta alle prese coi ‘cocci’ del Pd, cioè le sue correnti interne. Oggi l’incoronazione in seno all’Assemblea nazionale con un voto che sarà ‘bulgaro’, ma le aree sono già entrate in piena fibrillazione. La squadra di Letta? Sono gli amici di sempre…

Enrico Letta propaganda Live

Enrico Letta ospite a Propaganda Live su La7, la trasmissione molto ‘radical’ e poco ‘chic’

 

Venerdì sera, intervenendo in diretta a Propaganda Live su La7, la trasmissione molto ‘radical’ e poco ‘chic’ guidata da Diego Bianchi, in arte ‘Zoro’, Letta aveva scherzato sui motivi della sua candidatura: “C’erano dei cocci… Noi ‘vasi’ che si fa? Ci occupiamo dei nostri confratelli cocci”.

“Daje, Enrì, ripiamose sti’ cocci!”. L’incitamento della sezione Testaccio e il ‘Cremlino’, il palazzone dove abita Enrico Letta

E “Daje Enrì, ripiamose sti cocci!” lo hanno accolto, con la scritta in romanesco e, ovvio, in rosso, i militanti del circolo di Testaccio cui è iscritto. Testaccio che è anche il quartiere di Roma dove vive, insieme alla moglie, la giornalista del Corriere della Sera, Gianna Fregonara, first lady ancora più discreta di lui, in un palazzo detto ‘il Cremlino’perché storicamente zeppo di influenti dirigenti del Pci (tra gli ultimi epigoni, vi abita anche Giuliano Ferrara). A loro aveva promesso una visita e lui ha mantenuto la promessa.

letta fregonara

Enrico Letta e la moglie Gianna Fregonara

Una metafora, quella sui ‘cocci’, particolarmente gradita ai testaccini, visto che il quartiere è noto proprio per la presenza del Monte dei Cocci, la collina formata dai resti di antiche anfore di epoca romana. “Che devo dire domani?” chiede, sornione, Letta: sta per diventare il nono segretario, in ordine temporale, del Pd dalla sua nascita e che sarà incoronato oggi, in seno all’Assemblea nazionale.

Il segretario dem in pectore si fa fotografare sotto la scritta e poi ha pubblicato, sul suo profilo Twitter, la foto. “Come sapete (lo aveva annunciato ieri, sempre via Twitter, ndr.) – ha detto loro Letta – da lunedì vorrei che in ogni circolo si facesse una discussione e, se voi siete d’accordo, in questo circolo la posso fare direttamente io”. Poi si è congedato: “Scusatemi, torno a casa devo finire di scrivere il discorso”.

La candidatura di Letta vede già 600 firme a suo sostegno…

Firme

La candidatura di Letta vede già 600 firme a suo sostegno…

L’ex premier, come lui stesso spiega in un post su Twitter, sta limando la relazione che presenterà oggi all’Assemblea del Pd, a partire dalle 11,45, prima della raccolta delle firme per le candidature che, come prevede lo Statuto, vanno presentate. Quelle per Letta hanno già fatto il boom: a ieri sera, erano circa 600 firme, sul documento a sostegno della sua candidatura a segretario. Le firme, spiegano dal Pd, arrivano dalle aree Zingaretti, Franceschini, Orlando, Ascani e Delrio. Numeri che, a fronte dei circa mille delegati dell’Assemblea, confermano il grande consenso che si è venuto a creare attorno al nome dell’ex premier.

L’assemblea sarà in streaming e, soprattutto, sarà assai breve

valentina cuppi

Valentina Cuppi

Un’assemblea che, per la prima volta nella storia del Pd, si terrà completamente in streaming, cioè ‘da remoto’, modalità webinar, sui principali canali social del partito. Nessuna sala congressi, nessuna passerella di dirigenti, tantomeno alcuna ressa di cronisti, fotografi, cameramen.

anna ascani

Anna Ascani

Al Nazareno saranno presenti, di certo, la presidente del partito, Valentina Cuppi, le vice-presidenti Anna Ascani e Debora Serracchiani e il gruppo di dirigenti, tra cui Nicola Oddati e Walter Verini, che si sono occupati da vicino di curare l’organizzazione dell’assise democrat.

serracchiani

Debora Serracchiani

La scaletta dell’assise è stata ulteriormente ‘asciugata’, specie dopo gli ultimi sviluppi del dibattito interno dem: da un lato, Letta ha anticipato di non voler fare nessuno appello all’unanimismo, anzi. Dall’altro, tutte le aree interne dem, comprese quelle di minoranza come i Giovani turchi, si sono orientate per il sì o comunque per una apertura di credito nei confronti del segretario. L’avvio dell’Assemblea resta fissato per le 9,30, quando la presidente, Valentina Cuppi, nel suo intervento, formalizzerà le dimissioni di Nicola Zingaretti e farà il punto della situazione. Poi, i lavori verranno sospesi per consentire la sottoscrizione di candidature, che però non ci saranno, nel senso che ci sarà solo un nome ad aspirare alla segreteria, Letta Enrico.

Zingaretti Nicola

Zingaretti Nicola

Sarà la Cuppi ad annunciare la candidatura ‘unica’. Quindi il discorso di Letta, alle 11,45. Verso le 12,30 è previsto l’avvio delle votazioni: si prevede un iter più veloce di quanto ipotizzato in origine con la scelta di procedere a votazione ‘simultanea’. L’obiettivo è di arrivare alla proclamazione del segretario entro le 13,30 e non più le 15. I big del Pd, a partire dal segretario uscente Nicola Zingaretti, saranno ovviamente tutti ‘presenti’, ma da remoto. Per loro, come per tutti gli oltre mille delegati, sarà indispensabile l’accreditamento sulla piattaforma interna per la validità del voto. I lavori verranno trasmessi in streaming su Facebook e su Immagina, la web radio del Pd.

Subito dopo il discorso di Letta, via al ‘televoto’ da casa…

televoto

Subito dopo il discorso di Letta, via al ‘televoto’ da casa…

L’assemblea terminerà, dunque, con la lettura dei numeri arrivati a sostegno delle candidature e il via al ‘televoto’: si tratterà, infatti, di voto a distanza per mezzo di una apposita piattaforma. Voto elettronico e, quindi, immediato risultato, sul modello di quello utilizzato in Parlamento.

La lettura del risultato, con il nome del segretario che subentrerà a Nicola Zingaretti, chiuderà i lavori. Nessun dibattito, dunque, visto che l’ordine del giorno è stato modificato, subito dopo le dimissioni di Nicola Zingaretti con la formula secca “elezione del nuovo segretario”.

Rimane da capire che tipo di relazione terrà Enrico Letta. La priorità, per Letta, è aprire il partito alla società, aprire i circoli, allargare il campo del centrosinistra, come il candidato segretario ha ribadito anche ieri. Ai militanti di Testaccio che gli chiedevano di “ripartire dal basso”, Letta risponde annuendo: “Iscritti, circoli… dobbiamo aprire”. Ma nel Pd, come si sa, le correnti hanno sempre il loro peso.

Le correnti del Pd, galassia in eterno e centripeto movimento

PD bandiere

Bandiere del Pd

Nel Pd, infatti, cambiano i segretari, ma le correnti restano. La galassia delle aree è in continuo movimento, con aggiustamenti, incroci, divisioni e ricomposizioni. Senza considerare le aggregazioni ‘occasionali’ e ‘trasversali’, come quando si fa sentire il ‘partito degli amministratori’, detto anche ‘partito dei sindaci’, di solito molto riformisti (Nardella, Gori, Decaro) o quello dei governatori, diviso però tra governatori ‘riformisti’ (Bonaccini, Giani) e governatori ‘gauchisti’ (Emiliano) o ras locali (De Luca).

Prodi e Veltroni

Prodi e Veltroni

O come quando nel dibattito interno si impone un tema, per esempio quello della rappresentanza di genere, che ha visto le donne dem, raccolte nella Conferenza della donne (presidente Cecilia D’Elia, zingarettiana doc) rivendicare, contro la nomina di tre ministri ‘maschi’ nel governo Draghi la ormai famosa ‘questione’ o ‘differenza’ di genere anche se con scarso successo, tanto che, alla fine, la candidatura ‘di bandiera’ di una donna (era stata individuata nella figura di Deborah Serracchiani, Area dem) è stata prontamente ritirata di fronte all’arrivo di Letta. Se mai arriverà una donna, come vicesegretaria, la sceglierà Letta, e solo lui.

gentiloni

Il commissario Ue Paolo Gentiloni

In ogni caso, le correnti hanno una struttura piuttosto definita. Il loro peso è legato al numero degli eletti alle Camere e nell’Assemblea, alle personalità che ne fanno parte, al ruolo che occupano nel partito, in Parlamento, nel governo. Le alleanze fra correnti e gli equilibri di potere determinano le maggioranze e le minoranze, all’interno del Pd. Fuori dagli schemi si collocano i padri nobili come Romano Prodi, Walter Veltroni e il commissario Ue Paolo Gentiloni.

Le correnti ‘de sinistra’: Zingaretti, Orlando e Cuperlo

Andrea Orlando Nicola Zingaretti

Andrea Orlando Nicola Zingaretti

Ai tempi della sua elezione Zingaretti poteva contare su oltre 700 delegati (734) sui 1171, il 62,4% dell’organismo, percentuale che è salita a circa il 70% per gli ‘abbandoni’ delle correnti avversari ai tempi del congresso. Nel tempo, l’ex segretario era riuscito a saldare Area Dem (Franceschini), ‘Dems’ (gli orlandiani), l’area Cuperlo, “Fianco a Fianco” (i sostenitori di Maurizio Martina all’ultimo congresso, oggi guidati da Graziano Delrio), anche se le ultime due aree sono piuttosto esigue, ormai. Poi la maggioranza si era allargata ai delegati entrati di “Sempre avanti “(la mozione congressuale di Anna Ascani e Roberto Giachetti, poi uscito dal Pd per Iv) e a Base riformista, l’area guidata da Luca Lotti Lorenzo Guerini. Fuori da ogni organismo dirigente erano rimasti solo i Giovani turchi di Matteo Orfini, ma di recente ‘Br’ stava per rompere in via definitiva con la ‘gestione unitaria’ che Zingaretti aveva impresso al partito a causa delle diverse valutazioni sull’alleanza ‘organica’ con 5Stelle e con LeU e al diverso giudizio sul passaggio tra il Conte II e Draghi.

gianni cuperlo

Gianni Cuperlo

In realtà, il segretario dimissionario, Zingaretti, rifiutava la nascita di una sua corrente ma gli ‘zingarettiani’ (i vari Oddati, Vaccari, Furfaro, D’Elia, Miccoli, Smeriglio) si riconoscevano nell’esperienza di Piazza Grande, l’evento che lanciò la candidatura dell’ex segretario al congresso. Goffredo Bettini aveva annunciato, a novembre 2020, una propria area politico culturale di stampo ‘liberale, socialista, cattolico e democratico’, ma onestamente, di tale corrente (ne facevano parte gli ex ministri Gualtieri e Manfredi, più l’area Meta-Morassut-Mancini) si sono poi perse le tracce.

Dario Franceschini

Dario Franceschini

Un’altra componente di maggioranza è Area dem, guidata al ministro per i Beni culturali, Dario Franceschini, che ha fra le sue file Roberta Pinotti, Piero Fassino, Marina Sereni.

Anche “DemS”, la corrente guidata da Andrea Orlando, ha sostenuto sempre Zingaretti: raccoglie la sinistra dem. Ne fa parte tra gli altri l’ex ministro Giuseppe Provenzano ed è discretamente radicata nel territorio, sia al Nord (Liguria) che al Centro (Toscana) che al Sud (Sicilia).

Lotti_Guerini

La corrente di Lotti e Guerini nel Pd si chiama Base Riformista

“Radicalità per ricostruire” è l’area di sinistra che fa capo a Gianni Cuperlo, ma più che altro è fatta da Cuperlo stesso. Appartiene invece alla minoranza riformista la corrente Base riformista, formata da quasi tutti ex renziani e guidata da Luca Lotti e da Lorenzo Guerini: forte, soprattutto, nei gruppi parlamentari (20 senatori e 35 deputati, ma appena il 18% dentro l’Assemblea nazionale), più che nel partito, gode dell’appoggio di alcuni ‘pezzi da novanta’ sui territori come la segretaria della Toscana, Simona Bonafé, di un forte radicalmente al Nord, grazie al coordinatore nazionale, Alessandro Alfieri, al milanese Lele Fiano, al piemontese Enrico Borghi, ma anche a Roma (dove c’è ‘miss preferenze’ nel Pd romano, Patrizia Prestipino) e, ovviamente, in Toscana, grazie alla Bonafé e all’altro coordinatore nazionale, Andrea Romano, ma è debole al Sud. Molto vicini a Br sono i sindaci ‘riformisti’ di Firenze, Bergamo e Bari, ma anche di governatori ‘pesi massimi’ come Bonaccini.

Bonaccini

Stefano Bonaccini

Fianco a fianco è l’area che faceva riferimento a Maurizio Martina, ora andato a lavorare alla Fao. Ne fanno parte Graziano Delrio, Matteo Mauri, Debora Serracchiani.

All’opposizione interna c’è Left Wing, o Giovani Turchi, l’area guidata da Matteo Orfini, con esponenti come Francesco Verducci, Fausto Raciti, Giuditta Pini, e altri.

giuditta pini

Giuditta Pini

Un’altra ex renziana, che nel 2018 si candidò alle primarie del Pd in ticket con Roberto Giachetti, è la sottosegretaria al Mise Anna Ascani: guida la corrente Energia Democratica che però, ormai, più che altro rappresenta solo se stessa…

La ‘corrente’ di Letta? L’universo di think thank internazionali

enrico letta 1

Enrico Letta

Letta non avrà – come pure ha avuto, nel lontano passato – una corrente “lettiana” né un “cerchio magico” intorno, ma ogni linea politica, specie se ‘nuova’, cammina sulle gambe degli uomini. E se è certo che il superamento del correntismo esasperato non avverrà con il machete, ma con il cacciavite, sbaglia di grosso chi pensa di attendersi un meccanico ‘bilancino’ di incarichi tra le varie anime del Pd.

beniamino andreatta

Beniamino Andreatta

E’ se è ancora presto per parlare di organigrammi (vice-segreteria, Direzione, capigruppo di Camera e Senato, tutti incarichi che, nel corso dei mesi, di certo cambieranno), a Letta quello che non manca è un universo politico, culturale e sociale di riferimento che lo segue e sponsorizza da anni.

Marco Meloni

Marco Meloni

Un vero e proprio network, un ipotetico ‘universo’ politico e culturale, che si compone di diversi pianeti. Si parte dal centro di studi Arel, ereditato dal suo ‘mentore’ politico, l’ex ministro della Dc, Beniamino Andreatta, Arel che Letta dirige ormai da trent’anni. Si passa per la “Scuola di Politiche”, fondata nel 2015, e diretta da Marco Meloni, che ha sede al Ghetto di Roma, per l’Academie, nata in seno all’Istituto Jacques Delors, e all’ultima “scatola” di think thanklettiani, la “Budapest European Agora”, un network di istituti che è la proiezione internazionale della Scuola. Scuole e think thank che hanno prodotto, nel tempo, un “vivaio” di classe dirigente, molti under 40, cui attingere.

Le tre persone più vicine a Letta: Nardi, Meloni, Bellini

monica nardi

Monica Nardi, storica portavoce di Letta

Ma sono tre, al momento, le persone più vicine al prossimo segretario del Pd. La prima è Monica Nardi, storica portavoce di Letta, sua spin doctor e sua “ombra” anche in questi anni di “lontananza” dalla politica attiva, che ha sempre collaborato con lui (salvo una parentesi di un anno all’Agenzia delle Dogane).

Il secondo è Marco Meloni, anche lui un fedelissimo della prima ora: ex deputato dem, consigliere politico e direttore della Scuola di Politica, sardo e dal carattere ombroso, è il suo vero braccio destro quanto la Nardi ne è quello sinistro.

Michele Bellini

Michele Bellini, ex allievo della School of International Affairs (SIA) di Sciences Po, assistente di Letta a Parigi

Il terzo è un nuovo arrivo, il 29enne cremonese Michele Bellini, ex allievo della School of International Affairs (SIA) di Sciences Po, assistente di Letta a Parigi, esperto di Europa e democrazia. A lui, in arrivo dall’Oltralpe, sarà affidato il dossier sulla “rigenerazione” dei partiti e risposte europee al sovranismo.

alessia mosca

Alessia Mosca

Un trio a cui si aggiunge l’ex eurodeputata Alessia Mosca, esperta di commercio internazionale e oggi segretaria generale dell’associazione Italia-Asean, che intrattiene rapporti con undici Stati del Sud Est asiatico. Forse, ma non è affatto sicuro, ci sarà anche Marco Laudonio, giornalista e social media manager, che ha gestito la comunicazione digitale del Tesoro, ma soprattutto quella di Letta quando era premier. Sullo sfondo, l’amico di sempre, Filippo Andreatta, figlio di Beniamino, direttore del Dipartimento di Scienze Politiche e Sociali in Università di Bologna, fuori dall’agone politico.

Gli uomini e le donne di Letta in Europa e nel ‘Palazzo’

Paolo Guerrieri

Paolo Guerrieri

Il “lettismo”, peraltro, negli ultimi anni, si è irrobustito. C’è l’economista e docente universitario Paolo Guerrieri (già senatore dem nel 2013); l’esperto di Antitrust Antonio Nicita; Fabio Pammolli, professore del Politecnico di Milano School of Management, ex Bei; il 35enne economista ed esperto di politiche del lavoro Andrea Garnero, oggi all’Ocse; il giovane filosofo Alessandro Aresu, oggi in squadra con Mario Draghi a Palazzo Chigi.

Roberto Garofoli

Roberto Garofoli

Del resto, a palazzo Chigi, vicini a Letta sono il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Roberto Garofoli, uomo chiave del nuovo governo, e il ministro alle Infrastrutture, ex ministro con Letta, Enrico Giovannini. Giovannini fa parte del board scientifico della Scuola come pure l’eurodeputata Irene Tinagli. Nel Conte due, le relazioni migliori di Letta erano con l’ex ministro del Sud, Peppe Provenzano, e l’ex titolare degli Affari Ue, Enzo Amendola, oggi sottosegretario di Draghi ai rapporti Ue.

Il movimento giovanile della Dc: una fucina di brillanti talenti

Quirinale_Palazzo_Colle

Gli interni del Palazzo del Quirinale

Al Quirinale, tra i consiglieri di Sergio Mattarella, c’è il pisano Simone Guerrini: con Letta, pisano a sua volta, militarono da ragazzi nei giovani democristiani di sinistra. Una fucina di talenti che comprendeva anche l’attuale ministro Dario Franceschini, il suo portavoce, Piero Martino, un altro deputato dem oggi consigliere al Colle, Francesco Saverio Garofani, l’attuale delegato ai Servizi segreti del governo Draghi, ed ex capo della Polizia, Franco Gabrielli, e altri giovani molto talentuosi, che animarono il Movimento Giovanile della Dc spostandolo ‘a sinistra’ dopo la disastrosa gestione Casini-Follini e che era stato ‘riaperto’ solo nel 1984, grazie al nuovo segretario della Dc, De Mita, e alla nuova gestione che il demitiano, poi folliniano, Renzo Lusetti, imprime al MgiovDc di allora.

Di una generazione precedente era il futuro costituzionalista e presidente della Fucinel 1985-1987, in quegli anni, Stefano Ceccanti, oggi deputato – membro di Base riformista – dentro il Pd, ieri amico e sodale di Giorgio Tonini, altro fior di cattolico democratico ai vertici della Fuci nel 1981-1984.Due periodi e due generazioni di cattolici impegnati nella Dc che si incrociano e che si intersecano, nella metà degli anni Ottanta, contaminandosi a vicenda, ma dividendosi poi nei primi anni Novanta, quando i ‘fucini’ – presto poi diventati ‘cristiano sociali’ credono al rinnovamento del sistema politico italiano, sulla scorta del pensiero politologico di Pietro Scoppola e politico di Pierre Carniti (Cisl), operando dal di fuori di una Dc di cui non intravedono più la possibilità di un vero rinnovamento, e invece i cattolici democratici che continuano a lottare e battagliare nella Dc prima e nel PPI poi.  

Ma tutti forgiati nella sinistra della Dc, sotto l’ombra del loro mentore che era Sergio Mattarella.

Gli ‘ex’ lettiani, che se ne erano andati, ora vogliono tornare

Francesco Boccia

Francesco Boccia

Sono migliorati, nel tempo, anche i rapporti con i tanti ex della pattuglia parlamentare lettiana che, all’inizio della legislatura 2013-2018, erano parecchi, ma che poi si sono, tutti, eclissanti, ‘tradendo’ l’ex premier almeno tre volte: Francesco Boccia, diventato zingarettiano (mai renziano), Anna Ascani (renziana di ferro prima, autonoma poi, vicina a Zingaretti alla fine) e Paola De Micheli (idem: da Letta è passata a Renzi, poi a Zingaretti). Ora tutti e tre scalpitano per ‘tornare a casa’, sotto l’ala protettiva di Letta che, però, non è detto che li riaccoglierà a braccia aperte.

Paola De Micheli

Paola De Micheli

Letta, dunque, non ha più una sua corrente da quando lasciò Palazzo Chigi e il Parlamento, nel 2014. I ‘lettiani’ erano, allora, identificabili nel think tank VeDrò che Letta ha fatto morire. Fra loro c’erano gli allora deputati Marco Meloni e Alessia Mosca e gli ex ministri Paola De Micheli e Francesco Boccia. Una ‘compagine’ che di fatto si sciolse con l’allontanamento di Letta dalla politica e dall’Italia.

enrico borghi

Enrico Borghi

Sul territorio, Letta gode già di rapporti di stima con alcuni consiglieri regionali e comunali dem, alcuni governatori. E, ovviamente, il filo non si è interrotti con parlamentari ex lettiani, folgorati dal renzismo (ma non fino alla scissione) come il piemontese (della Val d’Ossola) Enrico Borghi e il lombardo Alessandro Alfieri, che oggi militano entrambi nell’area di ‘Base riformista’.

Quello che “ha imparato” Enrico Letta da… Matteo Renzi…

Enrico Letta

Quello che “ha imparato” Enrico Letta

Nel suo ultimo libro, uscito nel 2019, Ho imparato, scritto a quattro mani con Monica Nardi, Letta ha, con perfidia, ‘ringraziato’ persino chi lo defenestrò da palazzo Chigi e lo costrinse, poi, a lasciare persino il Pd, Matteo Renzi. Quella vicenda gli ha permesso di vivere, con gli studenti di SciencesPo (incarico da cui si dimetterà), “i migliori anni della mia vita” ha scritto Letta in quel libro.

letta renzi

Enrico Letta Matteo Renzi

E se è vero che, nel Pd, oggi sono in diversi a vivere male, o con ansia, il ‘ritorno’ dell’ex premier, gli ex renziani, Letta manda messaggi tranquillizzanti: l’input è superare le appartenenze, discutere di contenuti, linea politica, alleanze, dare aria alle stanze, allargare i confini del partito. Letta ha imparato la lezione: se non sono cambiati gli altri, si sente cambiato lui. Chissà se basterà per cambiare il Pd.

NB: una parte di questo articolo è comparso sul sito di notizie Quotidiano.net il 14 marzo 2021