Renzi&Letta “sette anni dopo”. Il Conte e il vis-Conte di Montecristo non hanno nulla da dirsi…

Renzi&Letta “sette anni dopo”. Il Conte e il vis-Conte di Montecristo non hanno nulla da dirsi…

7 Aprile 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

Prima Parte. La ‘Politica’ o quel che ne resta in tempo di pandemia. Enrico e Matteo giocano lunghe partite a tennis. Il match Letta&Renzi finisce in ‘all’ (parità)…

tennis

Enrico e Matteo giocano una lunga partita a tennis, ma il match Letta&Renzi finisce in parità

NB: Questa prima parte dellraticolo è stato scritto per il sito Internet “di notizie politiche The Whatcher Post”

Il ‘luogo’ scelto dice Letta: il primo set se lo aggiudica Enrico

enrico letta

Enrico Letta

Non si parlavano, vis a vis, da 7 anni e, per i pignoli, 40 minuti. Le tossine, assai avvelenate, erano tante, troppe, e si erano stratificate per troppo, troppo, tempo. Letta, un timidone che veste i panni del duro, se avesse potuto ‘non’ incontrarlo, l’avrebbe fatto. Ma non poteva. Questioni di netiquette partitica o, meglio, di bon ton istituzionale. Letta, in fondo, si continua a ‘sentire’ e ‘percepire’ come un premier, non come un ex: se decide che vuole incontrare tutti i partiti dell’arco costituzionale, vuole e ‘deve’ incontrarli tutti, pure Iv. Renzi invece è un ‘ex’, uno che del bon ton, delle ‘forme’, se n’infischia.

Ma la sede dell’incontro non è vero che era ‘neutra’. L’ Arel non è il Nazareno, certo, la ex casa di uno e l’attuale casa dell’altro, ma non è neppure un caffè in centro e, tantomeno, la sede di Italia viva.

E’ il centro studi fondato da Beniamino Andreatta e che, da tempo immemore, guida Enrico Letta. Ergo, è stato Renzi ad andare nella ‘tana del lupo’ o, meglio, ad ‘andare a Canossa’, non certo Letta.

Manca la ‘fhoto opportunity’. Renzi se la ride e agguanta il pari

Italia viva renzi

Matteo, come al solito, è un ribaldo e, insieme, un capitano di ventura che non si vuole mai a riposo: non gliene poteva fregare di meno, di incontrarlo, Letta, ma ha acconsentito e pure ci va lui, a casa sua, negli eleganti, e freddi, uffici dell’Arel, tra libri, carte geografiche, tavoloni da studio e riunione, giovani operosi. Silenzio, altro che caos, creativo. “Tanto che mi frega? Non ho nulla da perdere!” gli hanno sentito dire, gioviale e ilare. Traduzione maligna, di chi lo conosce bene: “a Matteo del suo partito non importa nulla. Dei suoi parlamentari neppure. Non gli importa nulla neppure di andare e tornare dall’Arabia saudita con tutti che lo azzannano. La gioia di vedere Letta ingrugnito lo ripaga”.

Quando Enrico gli ha spiegato che ‘non’ avrebbero fatto scattare nessuna foto insieme – “oh’ che sennò mi tornava ingrugnito nella foto, come quando m’ha passato ‘a campanella!” pare ridesse, di gusto, dopo, con i suoi Renzi – Matteo gli ha aperto, largo, disteso, un sorriso: “Enrico, ma certo!”.

E così, nessuna foto a ‘immortalare’ l’incontro, nessun tweet entusiasta, nessun scalpitare di telecamere, cameramen, fotografi, cronisti da marciapiede a ingombrare l’ingresso dell’Arel come quando, invece, Giuseppe Conte è stato ricevuto in egual luogo british, ma in pompa magna.

Qui siamo, piuttosto, all’incontro tra due amanti clandestini che ‘non’ si piacciono, sono stati insieme, per breve tempo e puro caso, e hanno solo sofferto, nel farlo. Non hanno alcuna voglia di provarci di nuovo e, anzi, non vedono l’ora di salutarsi di nuovo, ma stavolta per sempre, tanto manco gli ‘alimenti’ da dover pagare e dover dividere ci sono, stavolta. Questo set lo vince Renzi: la sa sempre più lunga, è sempre più ‘uomo di mondo’, sa fare buon viso a cattivo gioco come nessun altro. Gli chiede pure come stanno i figli: “cresciuti, i tuoi, ormai, eh?”. Un capolavoro di perfidia canzonatoria, il suo.

“Alcune affinità?”. No, solo pietose bugie. Il terzo set finisce pari

Regan e Brežnev

Regan e Brežnev

La ‘notizia’ – gioiscono, senza gioire, uomini e donne di punta dei rispettivi staff – è che “hanno ripreso a parlarsi”. Insomma, si odiano come sette anni fa, ma almeno non vengono alle mani, ecco. Poi, giù – da parte di entrambe le parti – alcune considerazioni stucchevoli, manco si trattasse dei colloqui tra Reagan e Brežnev durante la Seconda Guerra Fredda:colloquio franco e cordiale” (by Nazareno), “Hanno aperto entrambi al dialogo” (sempre dal Nazareno), “hanno riscontrato alcune affinità”. Quali, di grazia? L’appoggio al governo Draghi (notizia bomba/1), l’adesione al piano vaccinale del governo (notizia bomba/2), la necessità di riprogettare le riaperture (notizia bomba/3…).

Insomma, pura aria fritta. Al netto del fatto che, ai tempi della Prima Repubblica, definire ‘franco’ un incontro voleva dire che i due interlocutori se le erano date di santa ragione, quasi venendo alle mani, la verità è che Renzi e Letta si sono lasciati come quando si sono incontrati, dopo sette lunghi anni: senza essere d’accordo su nulla, ma proprio nulla, e consapevoli che le loro strade si separeranno, nel senso che mai si uniranno, per la gioia di tutti.  

Alleanze? “Matteo, sei fuori!”. Letta batte il servizio e fa un ‘ace’

Le ‘aperture’ di Letta a Renzi sono gelide

Le ‘aperture’ di Letta a Renzi sono gelide

Ma il punto dolente, su cui ‘non’ potevano che ‘non’ essere d’accordo è il vero tema e la unica ragion d’essere dell’incontro più infelice e meno riuscito di tutti quelli che il neo-segretario del Pd ha avuto con tutti i leader politici (gli manca solo Salvini…, l’incontro più ostico se l’è tenuto per ultimo), sia alleati del Pd che neutri’ che d’opposizione, rispetto al nuovo centrosinistra che vuol federare.

Matteo – ha cercato di spiegargli Letta, soave – non sono io che non ti voglio, figurarsi, è Conte e i 5Stelle che proprio non ti vogliono rivedere dipinto. Io, rispetto ai nostri burrascosi trascorsi, potrei anche passarci sopra, ma i 5Stelle sono così rigidi, così intransigenti…”. “Enrico – ha ribattuto Renzi, pugnace e salace – tu non mi vuoi, nell’alleanza, come non mi vuole Conte, va bene così. Sappi solo che perderai. I 5Stelle si sfasceranno presto, già ora lo fanno. Zingaretti ci ha rimesso il posto, Bersani pure. Inoltre, non portano voti, te li fanno solo perdere. Vedrai. Poi non dire che non ti avevo avvertito”. Insomma, la “diversità di valutazione di giudizio” – per dirla in francese – tra Pd e Iv permane tutta e non basteranno altri cento incontri, da qui a ‘n’ tendente all’infinito, per sanarla: per Letta e il nuovo Pd bisogna guardare ‘a tutti’, creare un ‘fronte largo’ che vada ‘da Calenda (Renzi non è mai citato, guarda caso, come esempio, Calenda sempre, ndr.) a Fratoianni’, passando per Conte e i suoi nuovi 5Stelle, mentre per Renzi e i suoi – scarsi – seguaci di Iv il ‘fronte’ deve iniziare dal Pd e finire vicino a lui, tagliando fuori le ali ‘estreme’: i sovranisti di Salvini e Meloni come i populisti di Grillo, Di Maio, Conte (Renzi ‘non’ considera immuni e immunizzati dal populismo né Conte né tantomeno Di Maio, ecco). 

Pd M5S

Per Letta, invece, l’alleanza con M5s “è strategica”, proprio come lo era per Zingaretti, anzi forse pure di più, e dunque la teorica alleanza ‘da Renzi a Fratoianni’ di cui parla, o fa parlare, i suoi spin doctor è una pietosa fiaba per bambini: non sta in piedi (non la vuole Renzi ma neppure Fratoianni tantomeno i 5Stelle…). Insomma, Letta – furbo come una volpe, perfido come un gesuita – sta ‘ciurlando nel manico’. Vuole ‘tagliare fuori’ Renzi da ogni alleanza, bruciargli ogni ponte alle spalle e però dire che “Mica è colpa mia, mica mi voglio vendicare, eh? Sono gli altri che proprio non lo vogliono, Matteo”….

Per Renzi l’alleanza con i 5Stelle è un errore “tattico e strategico” che “porterà il Pd a perdere” con lui pronto, in teoria, a raccoglierne le spoglie per usarle in un – ipotetico – centro a metà strada tra boniniani, calendiani, azzurri, e altri Ufo centristi non ancora avvistati ma che per Renzi sono in giro. Oggettivamente, con l’attuale legge elettorale o anche una nuova, Letta e il Pd hanno alcune chanche di vittoria, seppur ridotte, Renzi no, di fatto nessuna. Il set della ‘politica delle alleanze’ è di Letta. E, onestamente, appare la mossa decisiva. Il fatidico ‘game, set, match’ di quando stai per vincere, a tennis, dopo aver messo alle corde l’avversario con un ace micidiale che neppure ha visto passare.

Renzi non ci sta, però, a perdere, e butta la palla fuori campo…

Renzi da Myrta Merlino a La7

Renzi da Myrta Merlino a La7

Ma Renzi, come al solito, non ci sta, a perdere. E allora ecco che butta la palla con un ‘fuoricampo’ che neppure a football o a baseball, altro che tennis. Infatti, il leader di Iv – che aveva promesso a Letta di tenere segreto l’incontro (luogo, ora, conversazione) – poco dopo essere uscito dall’Arel si presenta ospite, di Myrta Merlino, all’Aria che tira, su La 7, anchormen guarda caso molto friendly con lui ed è lì che spiattella il contenuto dell’incontro e la notizia che c’è stato, ovviamente in diretta tv.

Al Nazareno sudano sette camicie per ribaltarlo in una lettura mainstream, poi allargano le braccia: “E’ il solito Renzi…”. Renzi, ormai in palla, e in vena di spararle grosse, aggiunge: “Letta sta facendo un serio lavoro per rilanciare il Pd, e sostiene il governo. Onore a lui. Restano aperte, però, delle questioni. A partire dalle alleanze”. E, tanto per non smentire la fama del ‘Franti’ che è (proprio come, nel famoso libro ‘civile’ degli italiani di Edmondo De Amicis, il libro Cuore, Letta è il primo delle classe, Derossi), la butta là: “alle comunali sono tutti maschi, i candidati. Allora dico, a Bologna, candidiamo la avvocatessa Isabella Conti, ex sindaco di Lazzaro di Savena, brava e competente”, peccato sia di Iv.

Game over, ma stavolta tra Letta e Renzi non ha vinto nessuno

game over

Peccato che, se il Pd, già spaccato in due e dilaniato dalla lotta tra due assessori del sindaco uscente, Merola (Lepore, area Zingaretti, e Altini, area Lotti-Guerini), perde la città, e magari perde pure Roma – dove Iv appoggia la corsa di Calenda e il Pd per nulla – Letta come minimo si dovrebbe dimettere.

Per la gioia sublime di Renzi, per la disperazione definitiva di Letta. Perché farsi fregare, al tavolo del poker, da un baro, una volta, capita, due volte proprio no: passi per il pollo da spennare, ma in eterno.

NB: Questa parte di articolo è stato scritto per il sito Internet The Whatcher Post (trovate qui il link all’articolo):

https://www.thewatcherpost.it/index.php/top-three/1343-enrico-e-matteo-giocano-a-tennis-o-ping-pong-il-match-letta-renzi-finisce-in-parita


Seconda Parte. La Politica o quello che appare sui media. “Sette anni dopo” il Conte di Montecristo (Renzi) e il ‘vis-Conte’ (Letta) si rivedono, ma i lettori del romanzo d’appendice sbuffano tutti: “che barba, che noia!”.

che barba che noia

Nessuno dovrebbe scrivere un romanzo come “Vent’anni dopo”, neppure chi lo ha scritto veramente, e cioè Alexandre Dumas…

ventanni dopo dumas

Nessuno dovrebbe scrivere un romanzo come “Vent’anni dopo”, neppure Alexandre Dumas…

 E’ come in “Vent’anni dopo”, il seguito – triste, melanconico, a tratti patetico – del vero, grande, famosissimo, capolavoro di Alexandre Dumas, “I tre moschettieri” (che poi erano tre: Portos, Aramis, Athos, cui si aggiunge il giovane e focoso cadetto di Guascogna, D’Artagnan, e appunto fa quattro). Romanzo intimo, torbido, crepuscolare, figlio di un uomo sconfitto dalla vita, distrutto dalla fama, solo e anziano, nessun ragazzo che voglia davvero sognare un futuro migliore dovrebbe mai leggere il seguito dei “Tre moschettieri”, cioè “Vent’anni dopo”: la tristezza lo pervaderebbe senza lasciarlo più.

Ecco, Renzi e Letta, sette anni dopo, sono così: stanchi, un po’ bolsi, invecchiati, incarogniti entrambi. Due sconfitti della vita, amaramente e dolorosamente diventati solo un po’ più saggi per tutte le legnate che hanno preso. Più Renzi, si capisce, per dati di fatti oggettivi: è stato sconfitto numero ‘n’ volte, Letta solo una (da Renzi, appunto), anche se quell’unica sconfitta brucia e fa male ancora oggi.

Il guaio – per entrambi – è che le loro liti non fanno più ‘notizia’, cioè non interessano più nessuno.

Il Politico di professione snobba “l’incontro di Teano” Letta&Renzi: qui si ‘soffre’ – dice – per la pandemia e le proteste…

Incontro di Teano

Il Politico di professione snobba “l’incontro di Teano” qui si ‘soffre’ – dice – per la pandemia e le proteste…

Ieri, del ‘fatidico’ incontro al vertice tra Letta e Renzi – la notizia arriva a sorpresa, i due si sono visti ‘a casa Letta’, cioè alla sede dell’Arel, non si sono trovati d’accordo praticamente su nulla, ma almeno non si sono presi a pugni, o a schiaffi, e i relativi staff cercano di vendere questa come la sola ‘notizia’ potabile di un incontro per il resto assai inutile – non importava proprio niente a nessuno, dentro i Palazzi della Politica e tra i loro frequentatori. Quelli che contano e quelli che ‘non’ contano.

Sarà l’infuriare della pandemia: non dà requie, pervade l’intero Paese, stritola le menti e i cuori di tutti, persino dei ‘malati’ di politica, quelli che, normalmente, abitano nel Palazzo. “Forse la mia regione sta per tornare zona rossa, di cosa si sono detti Renzi e Letta non mi frega un c.! Chiaro?!”. Sarà questa defaillance della ‘solita’ Astrazeneca che fa tremare il deputato e il senatore: ‘c’hanno tutti famiglia’ (la zia 80enne, il nonno malfermo, la mamma ammalata). “Ma che davero davero voi sapé de Letta e Renzi?! Ma chi c. se ne fotte!” la risposta. Sarà che, ieri, davanti al (sacro) portone d’ingresso di Montecitorio, nella piazza antistante lo spiazzale, stava succedendo il finimondo: urla, cariche, bombe carta, lacrimogeni, spintoni, parapiglia. Nel Palazzo vero e proprio tremavano i vetri e pure le porte.

Ma cosa succede? Succede che stava salendo di tono e di intensità Il mugghiare delle urla belluine di improbabili ‘commercianti’ e ‘ristoratori’ e ‘ambulanti’ travestiti da aggressori di Capitol Hill (con relative corna e dipinti sul volto) che urlavano e se la prendevano con i ‘Politici’ per i mancati ‘ristori’. Una protesta impressionante, pesante, feroce. Ci sono volute diverse cariche ‘di alleggerimento’ della Polizia schierata in tenuta anti-sommossa per venirne a capo. Non un bello spettacolo. Ma non lo era neppure quello di onorevoli di provata fede ‘democratica’ che incitavano la Polizia: “Menateje, a sti’ mattiiii!’. Ecco, manco ai dem, nulla interessava, ieri, del ‘fatidico’ incontro di Teano tra Renzi e Letta…

Il Conte e il vis-conte di Montecristo si odiano? E sai che notizia! E’ una – inutile – “guerra dei sette anni” quella in corso tra i due…

guerra dei 7 anni

Il Conte e il vis-conte di Montecristo si odiano? Sai che notizia! E’ una – inutile – ‘guerra dei sette anni’

Eppure, qui si parla – volendo nobilitare entrambi – del conte di Montecristo (Renzi), uno che sta più all’estero che in Italia, di questi tempi, e che – come nell’altro famoso romanzo Il conte di Montecristo di Alexander Dumas – vuole fuggire dalla sua prigione e vendicarsi. E del ‘vis-conte’ di Montecristo, Enrico Letta, il quale, in prigione, per quanto dorata, a Parigi, c’è stato, si è liberato dai ceppi (dell’insegnamento), è tornato in patria e ora si gode le sue vendette e vuol passare a fil di spada tutti i suoi nemici, a partire dai ‘congiurati’ contro di lui, come Renzi. ‘Vis-conte’ di Giuseppe Conte, con la sua scelta di schierare il Pd in posizione ancillare ai 5Stelle, come lo ha bollato, con disprezzo, Renzi.

E dato che Letta e Renzi si detestano – e da ben sette anni, proprio come la Guerra dei Sette Anni che mise, inutilmente, a soqquadro l’Europa e le sue Nazioni, a metà Settecento, solo per lasciare tutto esattamente come era prima – sarà cambiato qualcosa? No, non è cambiato nulla. E nulla interessa.

Anche i media di fatto ‘ignorano’ il ‘mega-vertice’ tra Letta e Renzi

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Anche i media ‘ignorano’ il vertice tra Letta e Renzi

In teoria, le ‘pre-condizioni’ per fare del fatidico incontro una ‘notiziona’ c’erano, ma la realtà è che la notizia è stata snobbata. Al modesto cronista viene però la curiosità professionale di capire se è solo lui, il Marziano sbarcato a Roma, o se la nebbia fitta, la noia mortale, l’apatia massima rispetto a un incontro – quello tra Letta e Renzi – che i due ‘leader’ ci vorrebbero vendere come “epocale” (non si vedevano da sette anni sette, appunto) pervade anche il resto dei suoi colleghi e della stampa.

Piccolo giro di telefonate per tastare il terreno. Prima: “Tu fai Renzi&Letta?”. “Macché, sto sul giallo Astrazeneca”. Seconda. “Hai news sull’incontro?”. “No, devo ricostruire gli scontri”, e via così. Le migliori firme, e le più belle penne, del giornalismo patrio sono occupate a fare altro, ecco.

Ultimo fact checking. Giusto per scrupolo: passare in rassegna le ‘prime’ dei siti e versioni on-line dei maggiori giornali italiani, ma dopo le venti della sera, quando le prime pagine vengono ‘fissate’ per la sera e la notte, al netto di attentati, maremoti, inondazioni, varianti del virus, partite.

In fondo, si tratta pur sempre di due ex premier, due leader di partito: l’ex ‘defenestrato’ Enrico Letta, oggi segretario del Pd, e l’ex ‘defenestratore’, Matteo Renzi, oggi leader di Iv, anche se le proporzioni tra i due leader e i loro partiti sono assai diverse e tutte a favore di Letta.

Ma la notizia dell’incontro/scontro tra i due e che, solo fino a due o tre anni fa, sarebbe stato definita ‘epocale’ viene data con il ‘giusto rilievo’ dai giornali, quelli on-line (quelli cartacei li vedremo solo oggi). Un ‘giusto rilievo’ assai scarsino, ecco. Risultato: notizia non presente nelle home di Repubblica.it, Corriere.it, Lastampa.it, ma neppure de IlGiornale.it e Liberoquotidiano.it . Dove si trova Renzi, sì, ma parla dei vaccini e del fatto che la moglie Agnese e figlio si sono presi il Covid e di come, però, “è sempre meglio vaccinarsi, cari, che anche in forma lieve, il Covid sempre il Covid resta…”.

La notizia, dunque, c’è, ma nella sezione ‘Politica’ dei vari siti e, spesso, persino sotto al ‘casino’ Copasir (una vera soap opera: il leghista Volpi, su indicazione di Salvini, non vuole mollare la presidenza, la Meloni la reclama a sé, i presidenti delle Camere non sanno che pesci pigliare e si appellano alla ‘buona volontà’ e all’intesa delle forze politiche, vuol dire che per ora non se ne esce…). Inoltre, ma giusto per storica antipatia, la notizia si trova, in basso, nella home del Fattoquotidiano.it. Persino due siti molto cliccati, HuffingtonPost.it – di solito zeppo di retroscena politici – e Dagospia.com, Bibbia del gossip, politico e non, snobbano la notizia e la derubricano a notiziola. Insomma, di cosa si sono detti Letta e Renzi non importa, in pratica, un bel fico secco a nessuno.

Ma cosa si sono detti Renzi e Letta? Nulla, tranne gli insulti.

nulla

Ma cosa si sono detti davvero Renzi e Letta? Nulla.

Ma cosa si sono detti, davvero, Letta e Renzi? Nulla di trascendentale, o meglio proprio quello che si sa. Renzi ha messo in guardia Letta (“Io non li farei, gli accordi con i 5Stelle, portano male a chi li fa”). Letta gli ha risposto “Tanto io li faccio uguale, ma tu sappi che Conte non ti vuole, lo hai buttato giù tu, io posso pure chiudere un occhio, su di te, lui no, non lo farà, mi dispiace, ma ‘sei fuori’”- dal patto di alleanza del Nuovo Ulivo 4.0 o centrosinistra (questa parte del colloquio non era in agenzia).

No, non è cambiato un bel nulla: i due proprio non si sopportano. E’ una questione di pelle, pre-politica, psicosomatica: non si possono vedere, si detestano. Ma saranno riusciti, nel loro incontro, ad andar d’accordo su qualcosa? No. Letta vuol vedere Renzi ‘morto’ (politicamente, si capisce). Renzi vorrebbe presto vedere Letta ‘sconfitto’ (una seconda volta, così tanto per goderci ancora su).

Come nei “Duellanti” s’inseguono e si sfidano in una lotta eterna

I duellanti

I duellanti

Uno dei due, prima o poi, avrà ragione della ‘vita’ (politica) dell’altro. Ma ci vorrà ancora un po’ di tempo. Nel frattempo, i due eterni ‘duellanti’ della politica italiana, proprio come nel bellissimo film di Ridley Scott (“I duellanti”, appunto) seguitano a darsi appuntamenti – mancati come espletati – in giro per l’Italia, l’Europa, il Mondo per sfidarsi a duello (alla pistola, alla sciabola, al pugnale, si vedrà).

Prima o poi, uno dei due soccomberà. Renzi, e la sua piccola Iv, scomparirà dalla scena. Letta e il suo Pd – oggi un medio peso, domani chi può dirlo? – verrà sconfitto nelle urne e dovrà cedere il passo all’ennesimo nuovo leader dem. Il quale prometterà di riportare il Pd al 30% e rotti, senza riuscire a farlo, poi pure lui si dimetterà, etc. etc. Renzi, invece, non avrà bisogno di ‘dimettersi’ da alcunché.

Lo spazio politico pubblico e mediatico italiano lo ha già ‘dimissionato’ da leader e lo considera alla stregua di un ‘bandito’ al soldo di potenze straniere con il caftano, la kefiah e che venerano solo Allah. E, come direbbe Francesco Guccini, “è la morte un po’ peggiore”.

 

 NB: questa seconda parte è stata scritta in forma originale per questo blog