Città che vai, primarie che trovi… Il Pd alle prese con il guazzabuglio delle amministrative nelle grandi città

Città che vai, primarie che trovi… Il Pd alle prese con il guazzabuglio delle amministrative nelle grandi città

28 Aprile 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Città che vai, primarie che trovi. Il Pd, in difficoltà con le alleanze e i candidati a sindaco per le amministrative, indice le primarie. Ma “non tutte le città sono uguali, alcune sono più uguali delle altre”… Il quadro è frastagliato e in divenire. I casi (complicati) di Bologna, Torino, Napoli e Roma

Città che vai, primarie che trovi

Città che vai, primarie che trovi

NB: questo articolo, in forma più succinta, è stato pubblicato il 28 aprile 2021 sul sito The Watcher Post

Città che vai, primarie che trovi… Il quadro è frastagliato

renzi consultazioni quirinale crisi di governo

Renzi Matteo

A Bologna ci sarà la “pre-registrazione”, una di quelle cose che si fa, con malizia – chi si ricorda il ‘regolamento Stumpo’ (allora responsabile Organizzazione del Pd) alle primarie di coalizione del 2011 per impedire l’ascesa di Matteo Renzi e far vincere, come poi vinse, Pier Luigi Bersani? – quando vuoi bloccare un candidato sgradito. In questo caso si tratta della renziana Isabella Conti sindaca di San Lazzaro, che si candida contro il candidato della nomenklatura (e Letta), Lepore.

Pier Luigi Bersani

Pier Luigi Bersani

A Torino saranno “apertissime”, promette il Pd, anche perché la situazione è così ingarbugliata, e i candidati sono talmente tanti, che proprio non si poteva fare diversamente. A Roma si faranno – forse, ancora non è detta l’ultima parola, ecco – ma solo se Nicola Zingaretti dovesse davvero decidere di non essere della partita, ma anche qui potrebbero essere un pochino limitate e limitanti e, comunque, utili solo a consacrare il candidato ‘pre-scelto’ dal Nazareno, Gualtieri o Zingaretti.

roberto fico

Roberto Fico

A Napoli, di farle, non se ne parla proprio. Troppi i precedenti nefasti, brogli e denunce annesse che si rincorrono da anni e troppo incerto ancora il quadro e i candidati: che farà, alla fine, Roberto Fico? è la domanda che tutti si fanno. A Trieste, la sola città ‘sicura’, si candida il lettiano Francesco Russo, perciò via così, non si fanno.

Zingaretti_Sala

Nicola Zingaretti e Beppe Sala (Photo Lapresse)

Come pure non si faranno le primarie a Milano, dove si ricandida il sindaco uscente, Beppe Sala, che però è uscito dal Pd per ‘entrare’ nei Verdi – che dice di voler ‘rifondare’ – e che rifiuta ogni tipo di alleanza, organica o meno, con i 5Stelle. Dal Nazareno, però, fanno sapere che “le regole delle primarie saranno uguali dappertutto“. Si vedrà se sarà davvero così ma quando verranno convocate.

enrico letta

Enrico Letta

Città che vai, primarie che trovi, dunque. Il Pd di Enrico Letta è alle prese con un ‘guazzabuglio’, in vista delle prossime elezioni amministrative, che non accenna a risolversi, anzi: peggiora di ora in ora. Ecco perché anche lo strumento ‘salomonico’ che di solito i dem usano per risolvere le controversie, cioè le primarie, sarà usato a macchia di leopardo. Ecco il quadro città per città.

Il ‘caso Bologna’. Ci sarà l’ostacolo della ‘pre-registrazione’

Rosalba Carbutti

Rosalba Carbutti

Le primarie sono già una guerra che parte dalle regole. La notizia arriva dal Resto del Carlino. Un articolo a firma Rosalba Carbutti svela l’oggetto del contendere di oggi, cioè stasera, quando al tavolo di coalizione, convocato stasera on-line dal segretario provinciale del Pd Luigi Tosiani – perché a Bologna le primarie sono, appunto, di coalizione, e non di partito – voleranno gli stracci.

segretario provinciale del Pd Luigi Tosianisegretario provinciale del Pd Luigi Tosiani

Il segretario provinciale del Pd Luigi Tosiani

E dove c’è già chi parla di una telefonata di fuoco tra il segretario dem e la candidata lanciata da Matteo Renzi, la sindaca di San Lazzaro, cittadina alle porte di Bologna, Isabella Conti e Tosiani.

Isabella Conti

Isabella Conti

Il Nazareno ha ultimato la bozza di regole che servirà da cornice ’nazionale’, per le primarie, ma ogni città la adotterà a modo suo. A far discutere è la pre-registrazione che, da quanto trapela – scrive il Resto del Carlino – sarà online e fatta con due modalità: autenticazione via Spid, o con un altro documento d’identità. Ma anche la modalità di voto, stante il Covid, sarà mista: un po’ online, un po’ in presenza. E chi voterà nei seggi fisici lo farà sempre via computer in modo da evitare un doppio voto e, dunque, possibili brogli. Da decidere resta, però, quanti saranno i seggi ‘fisici’. Sarà Bologna a definirlo, ma l’indicazione del Nazareno è di far votare ’in presenza’ solo gli over 75. Morale, oggi, cioè stasera, i partiti si divideranno (a seconda del candidato che appoggiano) sulle regole. La sfilza delle forze di coalizione del centrosinistra presenti al tavolo è assai lunga (Pd, M5s, Italia Viva, Verdi, Volt, Socialisti, Repubblicani, Centro democratico, +Europa, lista ‘Coraggiosa’, Coalizione civica, Articolo 1, Possibile) e la riunione di stasera si annuncia infuocata.

Matteo Lepore

Matteo Lepore

Il candidato della nomenklatura, l’assessore uscente della giunta Merola, Matteo Lepore, ostenta fair play: “Stiamo uniti e condividere idee e regole”, ma l’altro giorno ha fatto capire che la pre-registrazione online è nei fatti, specialmente se, come detto, si finirà per votare solo sul web.

La polemica infuocata tra la renziana Conti e il dem Lepore

Alberto Aitini

Alberto Aitini

Contraria, ovviamente, la Conti che si sente ’penalizzata’ proprio come Renzi nel 2012: “Più balzelli mettono, più la competizione vera e democratica richiesta da Letta non si realizza”. Sulla stessa linea anche Alberto Aitini – che doveva sfidare Lepore come campione dell’area degli ex renziani, Base riformista, e che da quando è scesa in campo la sindaca l’appoggia – il quale fa sapere che “se per autenticarsi servirà lo Spid, significa che la Federazione di Bologna ha paura delle primarie”. Tema rilanciato dal deputato bolognese del Pd, l’ulivista Serse Soverini che rilancia anche lo spirito ulivista-prodiano: “Niente barriere. Letta ha detto che le primarie devono essere aperte. E alla Conti si dia la possibilità di far valere le sue istanze”. Identico concetto espresso, sempre in un’intervista al Resto del Carlino, qualche giorno fa, dall’ideatore delle primarie dell’Ulivo, il prof. Arturo Parisi, in cui il ‘papà’ dei gazebo ricorda il 2005: “Vendola riuscì a battere Boccia. Se Conti prevarrà sugli assessori, nessun problema: il Pd vince comunque” (l’intervista è rintracciabile a questo link: https://www.ilrestodelcarlino.it/bologna/politica/primarie-bologna-2021-parisi-1.6289694 ). 

Serse Soverini

Serse Soverini

Ma tra i motivi del contendere c’è anche la centralità della piattaforma online, il cui server sarà al Nazareno che conteggerà anche i voti. Le primarie ‘in presenza’ sono uno dei cavalli di battaglia del fronte pro-Conti, ma il Pd nazionale è contrario. C’è pure qualche distinguo sulla data: Aitini – che finirà per sostenere Conti – e Conti spingono per il 20 giugno, Lepore per il 13 giugno, o poco prima.

Infine, sempre nella riunione di stasera, racconta sempre il Resto del Carlino, con chi aderisce alla coalizione e decide di partecipare ai gazebo (o di sostenere uno dei nomi in campo), verranno sottoscritti tre punti. Primo, il patto di coalizione. Secondo, il manifesto per Bologna, una decina di idee per la città dalle infrastrutture all’ambiente. Terzo, il regolamento operativo delle primarie.
Solo una volta che sarà finita la discussione tra i partiti, verrà istituito il comitato promotore dei gazebo. Anche qui la Conti – che ha il problema di doversi dimettere, se vince le primarie, da sindaco di San Lazzaro, città che tornerebbe al voto proprio insieme a Bologna ad ottobreha polemizzato con la Federazione bolognese del Pd per essere stata esclusa dal tavolo, non sentendosi rappresentata da Italia Viva, ma avrà chi prenderà le sue parti.

italia viva
Un documento che ha già raggiunto 51 firme di membri della Direzione dem su 125 (pari al 41 per cento dei membri aventi diritto di voto) ha contestato il percorso portato avanti fin qui dal segretario provinciale, Luigi Tosiani, segno plastico di un partito diviso, spaccato, che va ben oltre la ‘diaspora’ di pezzi di Pd verso la Conti. Tra le firme spiccano l’assessore ‘ribelle’ (verso Merola e il suo candidato in pectore, Lepore), Lombardo, Alberto Aitini, ex candidato alle primarie, l’ex segretario del Pd bolognese, Francesco Critelli, oggi pure lui nella corrente di Base riformista (quella di Lotti e Guerini), i consiglieri regionali Stefano Caliandro e Giuseppe Paruolo, l’assessora Virginia Gieri, diversi consiglieri comunali e sindaci di comuni come di circoscrizione della città di Bologna.

I firmatari del documento puntano il dito sulle consultazioni del partito (vinte, peraltro, da Aitini), che sono state ignorate, e attaccano “il percorso seguito in cui è difficile riconoscersi. Sono venute meno le condizioni di trasparenza, coerenza e lealtà che dovrebbero invece caratterizzare sempre la nostra realtà politica”.

stefano bonaccini

Stefano Bonaccini

Parole che piombano come pietre in un contesto già, di per sé, complicato. Nulla è servito il tentativo dei segretari Pd provinciale e regionale, Tosiani e Calvano, che, con una nota in accordo con il Pd nazionale (e data la presenza di Calvano, vuol dire che anche il governatore dell’Emilia-Romagna Stefano Bonaccini approva): “Sostenere il candidato di un partito diverso dal Pd significa non riconoscere il valore della nostra comunità, che merita più rispetto”.

stefano vaccari

Stefano Vaccari

Il responsabile organizzazione del Pd, Stefano Vaccari, conferma: “Concordo con Tosiani e Calvano in toto. In questi casi e in altri – aggiunge – esiste uno statuto etico di cui si deve tenere conto”. Per il Nazareno, in ogni caso, la scelta è fatta: il segretario Letta appoggia apertamente Matteo Lepore.
Certo è che, se a prevalere dovesse essere Lepore, come è probabile, dato che si tratterà di primarie ‘chiuse’, ci sarà l’accordo con i 5Stelle, se invece dovesse vincere la Conti, l’M5s fa già sapere che di appoggiare la renziana “non se ne parla”. Se il centrodestra azzeccasse il candidato – sul quale c’è però ancora nebbia fitta – può tentare il colpaccio e strappare al Pd la ‘rossa’ Bologna.

Il caso Torino. Primarie sì e ‘apertissime’ ma solo dentro il Pd

Chiara Appendino, non si ricandida

Chiara Appendino, non si ricandida

Risalendo lo Stivale e fermandoci a Torino, ecco che il guazzabuglio si ingarbuglia ancora di più. La sindaca uscente, Chiara Appendino, non si ricandida, ma è stata proprio lei – e il Nazareno – a insistere per un’alleanza organica tra Pd e M5s che non riesce, però, a vedere la luce. Letta e il suo plenipotenziario spedito in città, l’ex ministro Francesco Boccia, oggi responsabile Enti locali dei dem, le hanno provate tutte per convincere il rettore del Politecnico, Guido Saracco, a candidarsi, ma problemi personali (ha la moglie malata) vedono Saracco irremovibile. Inoltre, la spaccatura interna al Pd torinese ha reso la via delle primarie inevitabile. Il partito, a livello locale, si è schierato in modo massiccio a sostegno del capogruppo dem a palazzo Civico, Stefano Lorusso.

Il Prof. Guido Saracco

Guido Saracco Rettore del Politecnico di Torino

SaràLorusso, a vincerle, le primarie, che vedranno gareggiare, in qualità di outsider, altri due ex assessori Enzo Lavolta e Gianna Pentenero. Boccia parla di “primarie apertissime” e i dem torinesi non tracciano, volutamente, confini alla coalizione, parlando di “campo largo alternativo alla destra”, ma i 5Stelle, con la Appendino e la viceministra al Mef, la torinese Laura Castelli, hanno già risposto picche: i 5Stelle non parteciperanno alle primarie e, quindi, al primo turno andranno da soli.

L’imprenditore Paolo Damilano

L’imprenditore Paolo Damilano

Ergo, le primarie serviranno solo a tenere unito il fronte del centrosinistra: sicuro vincente Lorusso, non vi sarà alcun accordo con l’M5s. Il risultato che, a Torino, può vincere facile il centrodestra che candida un imprenditore, Paolo Damilano.

A Napoli il ‘caso Fico’ blocca tutto. In alternativa c’è Manfredi

Gaetano Manfredi

Gaetano Manfredi

A Napoli, in teoria, il candidato ci sarebbe. Si chiama Gaetano Manfredi, faceva il ministro (all’Università) e ora è tornato al suo mestiere, quello di professore universitario di ingegneria all’Università di Napoli. Già rettore della Crui, Manfredi è stimato e benvoluto, ma poco noto, nella Napoli ‘popolare’ che esce da cinque anni di amministrazione del descamisado De Magistris (il quale, curiosamente, si candiderà, sì, ma alle elezioni regionali che si terranno in Calabria…).

Marco Sarracino

Marco Sarracino

Ma il centrosinistra, come i 5Stelle, sono in perenne e spasmodica attesa che Roberto Fico, oggi presidente della Camera, decida cosa vuole fare ‘da grande’. Fico sfoglia la margherita. Se il M5s decidesse di rispettare il tetto dei 2 mandati, si candiderebbe a sindaco, sennò resterà dov’è.
Un’altra rassicurazione che Fico chiede riguarda il debito, abnorme, del comune di Napoli. Sono ben 4 miliardi e 600 milioni (di cui 683 solo nei confronti dei fornitori del comune) che Fico – il quale ha chiesto delucidazioni in merito alla pentastellata Castelli, cioè al Mef – chiede che vengano ‘scontati’, dal governo Draghi, alla città. Solo con questa rassicurazione accetterebbe di candidarsi.

Antonio Bassolino

Antonio Bassolino

Altrimenti, appunto, c’è Manfredi. La sola certezza riguarda le primarie: non si faranno, come ha detto senza mezzi termini il segretario del Pd di Napoli, Marco Sarracino, con il placet di Letta, anche se il candidato di Italia Viva, l’ex rifondarono Gennaro Migliore, le ha chieste, e a gran voce. A complicare le cose c’è Antonio Bassolino, che si candiderà comunque, alle elezioni, togliendo voti al centrosinistra e al Pd, e un candidato del centrodestra, Catello Maresca, ormai già in pista e che muove già consensi.

Roma. Zingaretti sfoglia la margherita ma non si candiderà

Nicola Zingaretti

Il governatore del Lazio, ed ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti, continua a dire che ‘non’ si candiderà a sindaco di Roma

Il governatore del Lazio, ed ex segretario del Pd, Nicola Zingaretti, continua a dire che ‘non’ si candiderà a sindaco di Roma: “Voglio restare in Regione per portarla fuori dalla pandemia” dice. Senza dire del fatto che la Regione dovrebbe tornare a votare e che sarebbe difficile spiegare agli elettori che Pd e M5s, divisi nella Capitale, si alleano per cercare di rivincere la regione Lazio.

goffredo bettini

Goffredo Bettini

Un lungo faccia a faccia che si è tenuto ieri tra il segretario dem, Enrico Letta – che tutto si può permettere tranne che di perdere la Capitale – e l’eterno candidato in pectore dei dem, l’ex ministro del Conte II, Roberto Gualtieri, ne ha sancito l’investitura che avverrà di certo attraverso le primarie. L’ufficializzazione dovrebbe arrivare tra 48 ore, anche se chi è vicino all’ex ministro – ‘portato’ dai dem romani più importanti, Mancini e Marroni, oltre che sponsorizzato da Bettini, che domani lancerà la sua nuova corrente, ‘Agorà’ – ritiene che sia già pronto a rispondere “ci sono”.

Gualtieri è già pronto a dire “io ci sono” alle primarie (finte)

Roberto Gualtieri

Roberto Gualtieri

Nel frattempo, è tornato a riunirsi il tavolo delle primarie che deve decidere le regole della consultazione tra gli iscritti e che sono in programma il 20 giugno in cento gazebo. Venerdì nuova riunione per stabilire la ‘Carta dei valori’ della coalizione, dichiarazione d’intenti che i vari competitor (oltre a Gualtieri, ci saranno pure i ‘nanetti’: Giovanni Caudo, presidente del III Municipio, Paolo Ciani, segretario di ‘Demos’-Democrazia solidale, area Sant’Egidio, il ricercatore della comunità ebraica Tobia Zevi) dovranno sottoscrivere per poter partecipare. Ovvio che se, invece, scendesse in campo ‘Zinga’ le primarie, a Roma, neppure si farebbero. Intanto però restano diversi ‘problemini’.

Carlo_Calenda_Pd

Carlo Calenda

Innanzitutto la candidatura di Carlo Calenda, che ha rifiutato di partecipare alle primarie, e non demorde dall’idea di presentarsi comunque alle elezioni, e la scelta del sindaco uscente, Virginia Raggi, di ricandidarsi, il che rende impossibile, almeno al primo turno, l’alleanza tra Pd e M5s.

Bertolaso e Salvini

Bertolaso e Salvini

Infine, nel campo del centrodestra, fino a ieri fermo al palo per i veti incrociati tra Lega e FdI, torna ad affacciarsi la candidatura dell’ex capo della Protezione civile, Guido Bertolaso che Salvini sogna come “sindaco del Giubileo” e che sta lasciando il suo impegno in Lombardia. Un nome temibile e spendibile contro M5s e Pd&co, sempre che la Meloni vinca le sue resistenze.
Certo è che Letta non può permettersi di perdere Roma: ne va del ‘futuro’ della sua segreteria…