“Guai ai ricchi!”. Letta e Draghi ai ferri corti come mai prima d’ora, quasi peggio che con Salvini

“Guai ai ricchi!”. Letta e Draghi ai ferri corti come mai prima d’ora, quasi peggio che con Salvini

22 Maggio 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

“Guai ai ricchi!” Letta e Draghi ai ferri corti come mai prima d’ora e come mai persino con Salvini. La proposta di tassare i patrimoni isola il Pd dentro la maggioranza. Le ricadute interne

NB:questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscalinews.it il 22 maggio 2021.

Draghi

“Guai ai ricchi!” Letta e Draghi ai ferri corti come mai prima d’ora e come mai persino con Salvini

Il disgelo dopo la Guerra fredda? Letta, “the day after”

The day after tomorrow

Il disgelo dopo la guerra

Il disgelo dopo la Guerra Fredda? La distensione dopo che i missili nucleari erano in rampa di lancio e stavano per partire scatenando la guerra? Forse, pare, ma non è detta l’ultima parola. Invece di litigare, come è normale, con Salvini, i rapporti tra Draghi e il Pd, e soprattutto tra Draghi e Letta, sono precipitati sotto gli zero gradi Fahrenheit e ci vorrà tempo prima che si scongelino. Di sicuro un incontro solo non basta – ci sarà la settimana prossima – e neppure basta una telefonata ‘franca’, cioè ruvida, quella di ieri.

Tante bisognava vederne, con il governo Draghi, ma che due eminenti personalità come Letta (Enrico, chissà cosa ne pensa lo zio Gianni…) – nate, in teoria, per intendersi e per capirsi al volo, oltre che per lavorare insieme – e, appunto, Mario Draghi arrivassero ai ferri corti in un battibaleno, cioè in meno di tre mesi dalla nascita di un governo che, a uno come Letta, dovrebbe andare a fagiolo di default, come un abito comodo che si porta in ogni stagione, beh, questa davvero bisognava proprio leggerla e vederla.

Letta non è Salvini? Draghi, intanto, gli fa lo shampoo

mario draghi scaled

Letta non è Salvini? Draghi gli fa lo shampoo

Insomma, Letta non è, di certo, un Salvini qualsiasi, un ‘Pierino’ che una ne fa e cento ne pensa, pur di mettere in difficoltà ‘l’amico Mario’ e di provocarne la reazione così stizzita.

Peraltro, ma così va la vita, Draghi ha fatto ‘lo shampoo’ a Letta come mai, in tutti questi mesi, lo aveva mai fatto a Salvini. Persino quando i ministri leghisti si erano astenuti, in consiglio dei ministri, sul caldo – allora, si era a metà aprile – tema delle riaperture e del coprifuoco, Draghi aveva sì fatto filtrare tutto il suo ‘stupore’ e la sua ‘irritazione’, ma in modo informale, nei retroscena dei giornali, non certo pubblicamente.

Letta e Salvini

Letta e Salvini

Invece, la doccia gelata contro la proposta di Letta – lanciata ‘a freddo’, non concordata con il premier – sulla tassa di successione arriva in diretta tv durante una conferenza stampa che il premier riteneva – e ritiene – molto importante, quella dell’altro ieri che ha tenuto a palazzo Chigi per presentare le misure del decreto Sostegni bis. Fila via tutto liscio fino al momento in cui il giornalista di Repubblica, esperto di economia, Roberto Mania, pone la fatidica domanda: “cosa ne pensi, presidente, della proposta di Letta?”.

Il tono di Draghi su Letta è duro, sferzante, tagliente…

Il tono di Draghi è duro, sferzante, tagliente…

Il tono di Draghi è duro, sferzante, tagliente…

Ecco, il problema, oltre al contenuto della risposta, di Draghi è il tono: duro, tagliente, sferzante, come a dire ‘su, cerchiamo di parlare di cose sere e non di queste ‘favolette per bambini’. Insomma, una sconfessione pubblica e in piena regola.

Romano Prodi e Fausto Bertinotti

Romano Prodi e Fausto Bertinotti

Quando Romano Prodi – che era Prodi – doveva rintuzzare Fausto Bertinotti – che pure era Bertinotti – sulle 35 ore (chi se le ricorda?) o sul salario minimo garantito (idem, anche se ora c’è il reddito di cittadinanza, quello era, allora, visto come una sorta di virus del comunismo), oppure su – appunto – l’idea di ‘tassare i ricchi’ (e qui chi non ricorda il mitico manifesto di Rifondazione comunista, quello con lo yacht, pure sbagliato, e la scritta fatidica e apodittica “anche i ricchi piangono” che fece infuriare un po’ tutti, ricchi e poveri, ceti medi e ceti alti, tranne, ovviamente, i rifondaroli), beh Prodi rispondeva con garbo, calma, soavità. Draghi, invece, ci va giù con l’accetta, su e contro l’idea di Letta. Ma riprendiamo il filo della questione con ordine.

Una idea ‘studiata’ bene, dal Pd, ma gestita malissimo

Massimo Gramellini

Massimo Gramellini

La proposta fiscale del segretario del Pd arriva come un fulmine a ciel sereno, via twitt che condensa l’anticipazione di un’intervista a Massimo Gramellini il quale, su Sette, il magazine del Corriere della Sera, presenta il nuovo libro di Enrico Letta con una intervista corredata da tante foto tra cui spicca la foto di copertina (parentesi: eh sì, anche Letta ha ceduto, ha scritto un libro per parlare di sé. Come Renzi, l’arci nemico. Come la Meloni. L’arci avversaria. Solo Salvini, per fortuna, ci sta salvando, per ora, dall’obbligo di leggere l’ennesimo libro di un leader politico: libri scritti da altri, che nessuno legge e hanno nulla da dire, tranne parlare di sé).

Chiara Gribaudo

Chiara Gribaudo

La proposta di politica fiscale ha un suo perché. Letta l’ha messa a punto con i responsabili dell’Economia e dei Giovani del suo partito, l’orlandiano Antonio Misiani (un vero asso, in materia economica) e l’orfiniana Chiara Gribaudo (brava e secchiona), più i suoi due vice-segretari, equamente divisi per aree: Irene Tinagli (economista di professione, area liberal) e Giuseppe Provenzano (intellettuale di sinistra gauchiste). Insomma, nel Pd, la cosa l’avevano pure studiata bene.

Il contenuto, in sintesi, della proposta fiscale del Pd

Il contenuto della proposta fiscale del Pd

Il contenuto della proposta fiscale del Pd

L’idea di base è virtuosa: vuole dare un aiuto concreto (una dota di 10 mila euro l’anno per i 18 enni) alla “generazione Covid”, ovvero a tutti quegli adolescenti che, anche a causa di condizioni familiari non particolarmente agiate, hanno pagato il prezzo più alto della pandemia. Come? Dove trovare le risorse? La proposta si dovrebbe finanziare con l’aumento della tassa di successione per i patrimoni che superano il milione di euro, ma in modo progressivo: solo sopra i 5 milioni scatterebbe l’aliquota massima, comunque restando nettamente al di sotto a quelle applicate negli altri Paesi europei simili all’Italia. Letta chiede, in buona sostanza, “alla parte più ricca della popolazione, l’1%, di dare un contributo per aiutare i giovani”. Detta così, non è male, è una cosa comprensibile, giusta, ‘potabile’. Insomma, non è una idea di pericolosi bolscevichi e non vuole imporre ‘soviet più elettrificazione’, né ridurre i ricchi ‘in miseria’, né ‘farli piangere’.

letta

Enrico Letta

A essere sbagliati, però, sono stati i tempi e i modi. Non una conferenza stampa per illustrarne i contenuti, ma un’intervista, con tanto di foto in posa, a Sette. Nessun accordo con i presunti ‘alleati’ al governo (M5s, che tacciono imbarazzati e perplessi, e LeU che, per non farsi dire di arrivare ultima, prova a dire che pure lei ce l’ha una proposta di ‘riforma generale del fisco’, progressiva, ovvio, solo che, esploso il caso, nessuno se ne accorge), ma una proposta del solo Pd, fatta tutta in solitaria.

Infine, e soprattutto, non una parola detta prima a Draghi per avvertirlo in tempo cui il Pd poteva dire una cosa del tipo: “Mario, tieniti forte, sto per dire una cosa ‘de sinistra’. Tu non dico coprimi, ma non picchiare. Magari fai finta di niente, glissa, parla d’altro”.

Draghi replica e boccia, duro e sferzante, Letta

Draghi replica e boccia, duro e sferzante, Letta

Draghi replica e boccia, duro e sferzante, Letta

Draghi non ne sapeva niente e, ovviamente, va su tutte le furie. Raramente lo si è mai visto così imbufalito. E non fa nulla per nasconderlo. Il centrodestra, ovviamente, azzanna Letta (e festeggia). Il premier replica così, in conferenza stampa: “Non abbiamo mai parlato di tassa di successione, è il momento di dare soldi ai cittadini, non prenderli”. Poche parole, ma dure, taglienti, lo sguardo pieno di cattiveria. E poi: “Il principio di progressività va preservato. E la riforma fiscale deve contribuire alla crescita. Non è tempo di politiche fiscali restrittive”.

Una presa di posizione netta, quella di Draghi, per nulla spaventato dalla cacofonia della sua strana coalizione di governo: “Il fatto che ci siano punti di vista diversi” … non è un problema”. E poi: “Varie volte nella mia vita mi hanno detto: ‘Come pensi di farcela?‘” e qui, finalmente, sorride. “Abbastanza spesso ce l’ho fatta. Io e questa volta il governo ce la fa. Bisogna avere fiducia e contare sull’aiuto del Parlamento più che guardare alla sua diversità di opinioni come un ostacolo”. Convinto, Draghi, che “quando si disegna una riforma fiscale” l’importante sia confezionare “un pacchetto di riforme coerente e che risponda agli scopi di politica economica”, senza spezzatini, con calma e serenità.

Draghi Salvini

Draghi risponde a Salvini:Trovo estremamente improprio, per essere gentile, che si discuta del Capo dello Stato quando è in carica”,

Ecco anche perché l’insistenza con cui Salvini continua a candidarlo al Quirinale lo infastidisce: “Trovo estremamente improprio, per essere gentile, che si discuta del Capo dello Stato quando è in carica”, graffia il premier. “L’unico autorizzato a parlare del Capo dello Stato è il presidente della Repubblica” sbarra secco il tema di una ascesa al Colle.

“Zitti e buoni”. Il premier incenerisce i partiti, tutti

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Fosse stata una colonna sonora, quella di ieri per Mario Draghi sarebbe stata la canzone da rock duro “Zitti e buoni” dei Maneskin, ultimi vincitori di Sanremo dall’aria e vita ‘maledetta’. Perché, dato che piove sempre sul bagnato, nello stesso giorno – quello dell’altro ieri – sono ben tre i partiti di maggioranza — Pd e Lega, oltre ad Articolo1 — che presentano pressoché in contemporanea le loro proposte in materia fiscale. Il presidente del Consiglio prende la parola e, assai infastidito, le incenerisce tutte.

A Letta l’ex banchiere centrale replica gelido, come abbiamo visto prima, a Matteo Salvini, che aveva invece rispolverato “la flat tax al 15%: tassa piatta, progressiva, che continui a prevedere che chi guadagna di più paghi di più e che chi guadagna di meno paghi di meno” (e pazienza per la contraddizione intrinseca, ché se una tassa è piatta non può essere progressiva…), il premier in conferenza stampa spiega come un professore, cioè con un tono assai più paziente: “Il principio di progressività va preservato, l’ho detto e lo riaffermo, e la riforma fiscale deve contribuire alla crescita”.

bersani e speranza

Una risposta indiretta anche ad Articolo 1 di Bersani e Speranza

Per poi aggiungere: “Non è tempo di politiche fiscali restrittive”. Una risposta indiretta, quella di Draghi, anche ad Articolo 1 di Bersani e Speranza, secondo cui andrebbe introdotta una “patrimonialina” sulle proprietà mobiliari e immobiliari con franchigia di 250mila euro. Il guaio è che Draghi ha risposto ‘male’ solo a Letta e tutti gli altri partiti, che non sono cuor di leone, appena capiscono che ce l’ha con lui, azzannano.

Da destra a sinistra, tutte le critiche dei partiti a Letta

orfini

Matteo Orfini

A quel punto si aprono le cataratte del Cielo. Prima piove, poi grandina. Persino dall’interno del Pd l’idea di Letta viene accolta con freddezza. Silenzio imbarazzato di molti, rari interventi a difesa (Matteo Orfini, che è all’opposizione del segretario, ma di sinistra ‘vera’, plaude subito), attacchi ad alzo zero di pochi, ma significativi.

Andrea Marcucci

Andrea Marcucci

Sulla proposta di aumentare la #tassadisuccessione condivido totalmente la risposta del presidente Draghi”, scrive su Twitter l’ex capogruppo dem al Senato Andrea Marcucci: a Letta non perdona di averlo tolto da capogruppo, non gliene fa passare una.

Dal centrodestra al… Pd arriva un coro di ‘no’

Roberto Occhiuto

Roberto Occhiuto

Nel centrodestra è una corsa al ‘dagli al Letta’. I solitamente ‘miti’ di Forza Italia – con cui Letta ci vorrebbe fare un governo – arriva il no alla proposta del Pd: “Con noi al governo, Letta se lo scordi“, dice il capogruppo azzurro alla Camera, Roberto Occhiuto.

Il leader della Lega, Matteo Salvini non crede ai suoi occhi: per una volta non è lui nell’occhio del ciclone. “Quel genio di Letta – dice Salvini – lancia la tassa di successione, ma l’Italia non è Parigi, dove era abituato a cambiare champagne, le tasse se le tiene lui. Oggi Draghi lo ha fermato come un grande libero, alla Baresi”, si spertica il Capitano, perdendo il senso della misura (che non ha mai avuto) e pure del gioco del calcio.

Giorgia Meloni

La leader di Fdi Giorgia Meloni

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, quasi quasi è assai più parca: “Bene Draghi. Meno tasse e burocrazia, più libertà d’impresa: questo serve all’Italia per rialzarsi e se il governo seguirà questa strada troverà il sostegno di FdI”.

Letta, non soddisfatto, intigna e rilancia la sua proposta

enrico letta

Enrico Letta

Una doccia fredda che tuttavia non scoraggia il leader e il suo partito, il Pd, almeno quello della tolda di comando, deciso a tirare dritto. I giovani della “generazione Covid” sono stati “i più bistrattati dalla pandemia”, spiega Letta a stretto giro, “a loro abbiamo chiesto un sacrificio per mettere in sicurezza la parte più fragile della popolazione e oggi dobbiamo ridare indietro” qualcosa. Perciò “abbiamo messo in campo la dote ai 18enni, da finanziare non facendo altro debito, sarebbe una presa in giro perché lo ripagherebbero comunque loro domani, ma attraverso la fascia più ricca con la tassa di successione. Possono permettersela”.

Peppe Provenzano

Giuseppe Provenzano

Secca anche la replica del vicesegretario, area Orlando, Peppe Provenzano: “Tassare l’1% più ricco, che eredita milioni di euro o li riceve in dono, non è prendere: è restituire alla società”. Restano, Letta e Draghi ‘cane e gatto’, almeno fino alla telefonata di ieri.

La telefonata Letta-Draghi è stata “franca e cordiale”

Draghi Letta telefonata

La telefonata Letta-Draghi “franca e cordiale”

E si arriva, appunto, a ieri. Letta capisce, anche solo leggendo i giornali, che qualcosa non va (solo Repubblica, in buona sostanza, ne appoggia la tesi) e che il rapporto con Draghi si sta incrinando troppo e in maniera fin troppo pericolosa. Ecco che dunque, fa partire una lunga telefonata, in mattinata, a Draghi, cui dovrebbe seguire un incontro di persona, la prossima settimana. Un “confronto cordiale”, nella “franchezza” fanno sapere gli uomini del segretario dem. Mario Draghi ed Enrico Letta si sentono dopo il ruvido botta e risposta a distanza di giovedì, ma Letta non torna indietro sui suoi passi: rilancia l’ipotesi di finanziare una dote per i giovani con una tassa fino al 20% sulle eredità immobiliari che valgano 5 milioni, misura che “riguarda l’1% della popolazione”.

Al Nazareno ci si arrampica sugli specchi, assai lisci: “Draghi non ha bocciato la nostra proposta”…

il nazareno sede pd

La sede del Pd al Nazareno

Il segretario del Pd difende a spada tratta la sua proposta mentre il premier resta convinto sia un errore. I dem provano a respingere anche il tentativo di Salvini di ‘usare’ Draghi per schiacciarli nel ruolo di ‘tassatori’. Il dibattito si fa subito ‘caldo’ ma è solo l’antipasto di quello che rischia di accadere tra un mese, quando la riforma del fisco entrerà nel vivo. “Il presidente del Consiglio non ha bocciato la proposta di Letta, ha detto che non è questo il momento di parlarne, ma noi vogliamo stare nella discussione con le nostre idee, senza intralciare la riforma fiscale”, dice un dirigente dem lettiano.

Ma la questione è proprio il tempismo, spiegano altre fonti di maggioranza, che attribuiscono al premier una forte irritazione per una proposta che al segretario sarebbe stato consigliato di non avanzare ora. Anche perché, è il ragionamento, in una fase di recessione le politiche fiscali devono essere espansive. In ogni caso, si cerca da entrambi i lati di stemperare.

L’iter della legge delega sulla riforma fiscale

palazzo chigi

Vista esterna Palazzo Chigi

Da Palazzo Chigi parlano di un colloquio “lungo e cordiale”. Dal Nazareno aggiungono che c’è stata “franchezza” nelle rispettive posizioni. Di Draghi resta a verbale quanto detto giovedì: fermi gli obiettivi di progressività e crescita, bisogna disegnare un “pacchetto” coerente e solo in quell’ambito si potranno poi definire i parametri.

Entro fine giugno la commissione parlamentare d’indagine sul fisco consegnerà la sua proposta a Draghi per la legge delega che farà da cornice alla riforma vera e propria.

Ma è probabile che, viste le divergenze in partenza, su diversi punti si indichino diverse opzioni e non proposte secche. Poi, è la convinzione comune dentro la maggioranza, sarà Draghi a decidere la rotta, con il lavoro di una commissione ad hoc.

Solo così si potranno annullare le distanze tra la Lega che continua a puntare alla flat tax, Fi che con Occhiuto indica l’obiettivo di abbassare le tasse, il M5s che punta a ridurre gli scaglioni e il Pd che si prepara a proporre un sistema tedesco senza scaglioni ma con aliquote tarate sul reddito, insieme alla tassazione dei sussidi ambientali dannosi e la tassa sulle super eredità per aiutare i giovani.

I toni del dibattito restano molto accesi…

dibattito

I toni del dibattito restano molto accesi…

Intanto, però, il dibattito resta acceso. Letta rivendica la sua proposta, rilanciando i tanti tweet a sostegno, e affermando che mentre lui punta alla luna (il sostegno ai giovani), il dibattito si sposta sul dito (la tassazione delle eredità): “Dimostra che non siamo un Paese per giovani. Non mollo”. Sembra, però, un ‘Salvini qualsiasi’, in questo modo.

Intanto, Salvini ‘quello vero’ propone di tassare piuttosto i giganti del web e accusa il Pd di essere il partito delle tasse in un confronto a distanza che si fa sempre più frequente, perché ciascuno dei due cerca di marcare il suo spazio politico nell’ambito della grande maggioranza, anche in vista delle prossime amministrative.

elezione presidente repubblica

Elezione Presidente della Repubblica

In prospettiva, Pd e Lega sono separati anche dalla strategia rispetto all’elezione del presidente della Repubblica, in programma a febbraio del 2022: per dirla in estrema sintesi, Salvini punta su Draghi per poi tornare al voto, il Pd no. Ma così come il premier, che ha definito “improprio” il dibattito sul tema, anche i dem provano per ora a rinviare l’argomento. “Draghi – dice un parlamentare di sinistra – va preservato, anche perché potrebbe essere una ‘riserva’ non solo per il Colle ma anche per il governo, nel 2023”.

Qui un articolo sulla lotta per la successione a Mattarella, che è già iniziata: 

Il ‘Grande Gioco’ del Colle: Mattarella non concede bis, i partiti insistono. Salvini vuole Draghi. Tutti i candidati e i numeri della sfida

Letta, in realtà, si muove più per finalità interne al Pd…

Comunali elezioni

Elezioni comunali

Letta, in realtà, si muove anche per altre ragioni: di riaffermare la leadership dentro il suo partito e di proiezione nazionale in vista delle comunali. Così rilancia la sua battaglia per conquistare giovani e porsi come avanguardia di sinistra, dando un profilo al Pd anche a prescindere dalla futura alleanza con il M5s. La proposta di tassare le successioni dei più ricchi viene condivisa dalla gran parte del partito, ma non da tutti (Marcucci).

Ma i democrat più draghiani guardano – e temono – soprattutto alle possibili ripercussioni che la strategia “delle bandiere” può avere sul governo Draghi.

giuramento governo draghi

Il giuramento della squadra Draghi

Con Letta si schiera la maggior parte del Pd: a sostegno del segretario parlano, tra gli altri, Piero Fassino, Brando Benifei, Sandra Zampa, Marco Furfaro, Alessandro Zan, Francesco Boccia.  Enrico investe molto su questa proposta, il Pd ci crede” spiegano dal Nazareno. “Ovviamente siamo pronti ad affrontare con grande serietà la riforma complessiva del fisco, quando sarà all’ordine del giorno dell’agenda del governo. Questo non è mai stato in discussione”. Come del resto, precisano ancora dal Pd, non è mai stato in discussione un sostegno “leale e convinto” al governo Draghi. Il Pd, insomma, va avanti, con una proposta che è “per questa legislatura, non per la prossima“, si precisa con tono di ulteriore sfida. E domenica sera Letta ci tornerà parlando in tv, ospite da Fabio Fazio. Magari, da oggi in poi, dovrà essere chiamato Letta ‘il sovversivo rosso’.