“Era già tutto previsto…”. Conte e Grillo si separano, i 5Stelle sbandano. Il ritorno di Casaleggio. Rischi per Draghi

“Era già tutto previsto…”. Conte e Grillo si separano, i 5Stelle sbandano. Il ritorno di Casaleggio. Rischi per Draghi

30 Giugno 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

“Era già tutto previsto…”. Grillo e Conte divorziano, stavolta per sempre. Il M5s va in pezzi. La scissione è inevitabile. Il Garante torna da Casaleggio e chiede un voto per il nuovo Direttivo sulla piattaforma Rousseau. Conte barcolla ma ormai punta al partito personale. Sconcerto e rabbia tra i parlamentari, ma la maggior parte di loro si schiererà con Conte come pure i big. Rischi per il governo Draghi e per l’alleanza con il Pd

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“Era già tutto previsto/ fino al punto che sapevo/ che oggi tu mi avresti detto/ quelle cose che mi dici/ che non siamo più felici”… (Riccardo Cocciante, “Era già tutto previsto,” dall’Lp “L’Alba”, 1975, Rca Recording)

 

era gia tutto previsto

Era già tutto previsto, Conte Grillo “divorziano”

Nb: quasi tutto questo pezzo si compone di un lungo articolo pubblicato su Tiscali.it il 30 giugno 2021.

Segue un articolo uscito sul Quotidiano nazionale il 30 giugno 2021 e un ritratto di Nina Monti per il blog.

 

La telenovela di ‘casa 5Stelle’ non è finita, ma appena iniziata. “Mamma” Conte e “papà” Grillo stavolta divorziano sul serio, il bambino pentastellato ci finisce di mezzo e frigna assai…

telenovela

La telenovela di ‘casa 5Stelle’ non è finita, ma solo iniziata.

Insomma, un po’ s’era capito, e tutti lo temevano. Lo scontro tra ‘mamma’ (Conte) e ‘papà’ (Grillo) sul futuro – patria potestà, educazione, alimenti, etc. – di un bambino sempre più gracile e malfermo (il Movimento 5Stelle) e se debba restare a casa di mamma o di papà non poteva che finire così.

Con i piatti che volano, le urla, gli spintoni, le recriminazioni e, ovviamente, gli avvocati che, presto, scenderanno in campo. Mamma e papà se le suonano di santa ragione, il bambino, inconsolabile, piange e non sa se vuole restare più con mamma (di solito finisce così) che con papà (irascibile e dal cattivo carattere di suo), gli avvocati si fregano le mani perché prevedono grossi introiti e belle parcelle, familiari, parenti e amici (il Pd, soprattutto) guardano attoniti e assai preoccupati la scena. Tendenzialmente parteggiano per mamma, ma temono che, sotto sotto, poi arrivi la fregatura.

Infine, la prima moglie di papà (Casaleggio jr) attende a braccia aperte che papà ‘torni a casa’, finalmente, e la vecchia famiglia si ricomponga. Papà la rassicura: sei tu la mia vera, unica, donna. Mamma, invece, è rimasta senza casa e ne deve comprare e costruire una nuova dalle fondamenta. Compito non facile. Se il figlio fosse davvero forte e adulto e responsabile gli darebbe una mano, ma per ora frigna e basta. Un bel guaio. Fuor di metafora, riavvolgiamo il nastro della lunga giornata di ieri e della lunga – e affatto finita – telenovela ‘a Cinque Stelle’ e rileggiamola passo dopo passo.

 

Il ‘vaffa’ di Grillo scoppia come una bomba H sul Movimento:

Il suo post è zeppo di insulti sin dal titolo: “Una bozza e via”…

conte grillo

Alla fine, è arrivato il ‘vaffa’ di Beppe Grillo a Giuseppe Conte

Alla fine, è arrivato il ‘vaffa’ di Beppe Grillo a Giuseppe Conte. Doveva essere un video, atteso già nella serata di lunedì, a ruota conferenza stampa dell’ex premier che Grillo ha seguito con crescente fastidio. Invece le ore passano, Grillo non parla, poi diventa un post sul blog del Garante con cui si riprende i pieni poteri e offre il benservito all’ex ‘avvocato del popolo’. Ci ha pensato su 24 ore, dopo la conferenza stampa di Conte di lunedì pomeriggio al tempio di Adriano: voleva rispondere subito, e a tono, hanno provato a dissuaderlo, poi erompe, erutta, in un afoso pomeriggio di giugno che pare agosto (ma dell’Africa subsahariana o dell’India sub-indiana), la Capitale è deserta perché è la festa dei santi Pietro e Paolo, patroni della città, il Parlamento è deserto, nessuno ha voglia di parlare di Politica, tantomeno al bar, al massimo si guardano, in tv, le partite di eliminazione (ottavi) degli Europei e se proprio provi a chiedere, ti rispondono: “Grillo? Conte? Boh. Io so’ rimasto a Roma e me fa schifo ‘a Raggi, che lascia tutta sta’ monnezza pe’ strada” (in effetti, i rifiuti esondano ovunque).

grillo vs conte

Durissimo – e, come al solito, volgare, pesante, corrivo – l’affondo che arriva direttamente dal Fondatore lo è sin dal titolo: “Una bozza e via”. Ma è il contenuto a essere anche peggio: “Mi sento come se fossi circondato da tossicodipendenti che mi chiedono di poter avere la pasticca che farà credere a tutti che i problemi sono spariti e che dia l’illusione (almeno per qualche mese, forse non di più) che si è più potenti di quello che in realtà si è davvero, pensando che Conte sia la persona giusta per questo. Ma Conte può creare l’illusione collettiva (e momentanea) di aver risolto il problema elettorale, ma non è il consenso elettorale il nostro vero problema”. Già, come se un partito non dovesse misurarsi con il consenso, il governo (nazionale e locale), i voti, gli eletti, l’arte (difficile) del governare. Niente di tutto questo. Grillo vive in un mondo tutto suo e vuole continuare a far vivere in quel mondo pure il M5s.

Grillo ha deciso, via Conte

Grillo ha deciso, via Conte

Per l’Elevato vanno affrontate le cause per risolvere l’effetto ossia i problemi politici (idee, progetti, visione) e i problemi organizzativi (merito, competenza, valori e rimanere movimento decentralizzato, ma efficiente). E Conte, mi dispiace, non potrà risolverli perché non ha né visione politica, né capacità manageriali”. Grillo ha deciso: l’ex premier “non ha esperienza di organizzazioni, né capacità di innovazione. Io questo l’ho capito, e spero che possiate capirlo anche voi”, scrive rivolgendosi alla base, ma soprattutto agli eletti, ai parlamentari che ‘richiama’ a sé perché sa che stanno con Conte. Lo spettro della scissione più che aleggiare, nei Cinquestelle, è un dato di fatto: Grillo sta chiedendo a tutti ‘o con me o con lui’. Vuoi vivere con mamma o con papà?

Di Maio Fico

Certo, nessuno si azzarda a fare previsioni. Troppo presto, troppo caldo lo strappo. In ogni caso, i deputati oggi si riuniranno in assemblea con un unico punto all’ordine del giorno: “Confronto sul Movimento 5 Stelle”. Una perifrasi gentile per dire: “e ora, che c. facciamo?”. I portavoce sono spaesati, credevano nella ricomposizione dopo la scazzottata mediatica. Anche la mediazione di Luigi Di Maio, soprattutto, e di Roberto Fico sembrava avere avuto effetti lenitivi. Invece, niente.

Grillo richiama in campo l’amico Casaleggio e la sua ‘Spectre’:la votazione del Direttivo si terrà sulla piattaforma Rousseau

grillo Casaleggio Jr

Grillo richiama in campo l’amico Casaleggio: la votazione del Direttivo si terrà su Rousseau

Inoltre, Grillo annuncia la bomba, e cioè di aver indetto “la consultazione in rete degli iscritti per l’elezione del Comitato Direttivo, che si terrà sulla Piattaforma Rousseau”. La mossa – che Conte non si aspettava perché credeva che Grillo tirasse di scherma, invece gioca a fight club, solo colpi bassi e tutti sotto la cintola – è quella di tornare da dove tutto è partito, la piattaforma Rousseau, e come se la separazione tra l’M5s e la Casaleggio, costata mesi di avvocati, carte bollate, sudore, lacrime e pure tanti, tanti soldi, non ci fosse mai stata. Il Movimento delle origini per Grillo è quello.

rousseau piattaforma

Rousseau

Già, proprio quella piattaforma da cui un pezzo significativo delle truppe pensava di essersi definitivamente staccato. “Ho chiesto a Davide Casaleggio di consentire lo svolgimento di detta votazione sulla Piattaforma Rousseau e lui ha accettato”. Ma il co-fondatore dà una spiegazione in punta di Statuto che è una minaccia di adire le vie legali: “Il voto su qualsiasi altra piattaforma esporrebbe il Movimento a ricorsi in Tribunale per la sua invalidazione, essendo previsto nell’attuale statuto che gli strumenti informatici attraverso i quali l’associazione si propone di organizzare le modalità telematiche di consultazione dei propri iscritti sono quelli di cui alla Piattaforma Rousseau (art. 1), e che la verifica dell’abilitazione al voto dei votanti ed il conteggio dei voti sono effettuati in via automatica dal sistema informatico della medesima Piattaforma Rousseau (artt. 4 e 6).”.

casaleggio conte

Conte e Casaleggio

Insomma, per Conte e i maggiorenti del M5s a lui legati siamo al ‘comma 22’ di Heller: se restano nel M5s (nome e simbolo proprietà di Grillo, piattaforma che, presto, tornerà quella di Rousseau), devono sottostare alle sue condizioni capestro, se se ne vanno devono ricominciare da zero. Un nuovo nome, un nuovo simbolo, una nuova piattaforma (che, faticosamente, era pure stata trovata), nuove regole e nuovo tutto, ma di certo senza potersi più chiamare M5s, 5Stelle, Movimento, etc.

L’obiettivo politico, però, di Grillo è un altro e cioè quello di ‘ramazzare’ più eletti possibile: per questo chiama l’intera comunità del M5S “a una forte assunzione di responsabilità da parte di tutti e non di una sola persona”. Perché “non possiamo lasciare che un movimento nato per diffondere la democrazia diretta e partecipata si trasformi in un partito uni-personale governato da uno statuto seicentesco” (quello scritto, pensato e immaginato a sua immagine e somiglianza da Conte, ndr.).

 

Il punto di rottura è lo Statuto o, in realtà, il Potere? La seconda…

Vito Crimi

Vito Claudio Crimi

Il punto di rottura sembra stare, dunque, tutto nel nuovo Statuto, quelle 32 pagine scritte da Conte con i suoi consulenti, che a Grillo proprio non sono andate giù. Non solo perché rimodulava il sistema di potere interno depotenziando il ruolo del garante, accentrava la comunicazione nelle mani del leader o esprimeva poca ‘visione’. Ma c’è dell’altro: “La deresponsabilizzazione delle persone con la delega ad un singolo nelle organizzazioni orizzontali è il principale motivo del loro fallimento”, scrive Grillo nel suo post. Aggiungendo che bisogna ritrovare il senso delle origini: “Come una famiglia, come una comunità che impara dagli errori e si mette in gioco senza rincorrere falsi miti, illusioni o principi azzurri che possano salvarla”. Conte non replica, i suoi principali canali di comunicazione tacciono. Del Movimento ora se ne occuperà il (resuscitato) Comitato direttivo scelto agli Stati generali che era stato votato, sulla piattaforma Rousseau (l’ultimo voto mai fatto), ma mai era entrato in vigore (quello composto da cinque membri e previsto dallo Statuto uscito fuori dagli Stati generali), poi sostituito subito dalla reggenza di Vito Crimi (che sta dalla parte di Conte e che con lui resterà, pare). “Chiederò di elaborare un piano di azione da qui al 2023 – spiega Grillo -. Qualcosa di concreto, indicando obiettivi, risorse, tempi, modalità di partecipazione vera e, soprattutto, concordando una visione a lungo termine, al 2050. Questo aspettano cittadini, iscritti ed elettori. Una visione chiara di dove vogliamo andare e in che modo. Il perché, il cosa e il come”.

Il garante sa che la strada imboccata è impervia, ma finge di non essere preoccupato: “È sempre stata la nostra forza: consentire a tutti di sapere quale sarà il viaggio e accogliere chi è pronto per una lunga marcia. In alto i cuori”.

Conte

Il nuovo leader politico, Conte, con i super-poteri che gli sarebbero derivati dal nuovo Super-Statuto non va bene a Grillo

Belle parole, ma la realtà è un altra. Lo scontro era ed è su ‘chi’ doveva comandare, nel Movimento. Il nuovo leader politico, Conte, con i super-poteri che gli sarebbero derivati dal nuovo Super-Statuto o ‘anche’ il Garante, che voleva avere l’ultima parola su tutto (come ha sempre avuto, dalla nascita del Movimento in poi cioè dal 2005) dalla linea politica alla politica estera, dalle nomine degli organi interni alla comunicazione? Su questo si sono divisi e scannati, altro che chiacchiere sugli Statuti.

 Il vero ‘colpo di teatro’ di Grillo è chiedere il ritorno di Casaleggio

Conte grillo casaleggio jr

Grillo, dunque, rompe con Giuseppe Conte e ‘resuscita’ il patto con Davide Casaleggio

Con un colpo di teatro degno del suo repertorio, Grillo, dunque, rompe con Giuseppe Conte e ‘resuscita’ il patto con Davide Casaleggio. Il garante M5S annuncia, come detto, una votazione per eleggere i membri del Comitato direttivo, che si terrà su Rousseau, la ‘vecchia’ piattaforma da cui i pentastellati hanno divorziato neanche un mese fa raggiungendo un faticoso accordo per il trasferimento dei dati degli iscritti, peraltro ormai quasi tutti ‘trasferiti’ (si immagina, a questo punto, che o faranno il percorso inverso, tornando da Crimi alla ‘casa madre’ o forse, in via prudenziale, Casaleggio si è tenuto un hard disk esterno o una chiavetta Usb in cui li ha copiati).

Fonti del Movimento fanno notare come il legame tra l’‘Elevato’ e il figlio di Gianroberto, in realtà, non si sia mai spezzato. Prima della (breve) conversazione di ieri, nella quale Grillo ha chiesto a Casaleggio jr di celebrare su Rousseau il voto sul redivivo organo collegiale, ci sarebbero stati diversi contatti tra i due negli ultimi giorni, proprio mentre il braccio di ferro con Conte sul nuovo statuto diventava sempre più muscolare. Pare che il garante del M5S sia rimasto molto colpito dalle parole di Casaleggio al Tg4 dello scorso 18 giugno. In quell’intervista il patron di Rousseau ha messo in guardia dai possibili ricorsi legali in caso di votazione su una piattaforma diversa da Rousseau. Rischi di cui Grillo sarebbe stato informato dai suoi avvocati e che teme molto.

Non a caso, ieri, il comico genovese, nel post del ‘vaffa’ a Conte, Grillo scrive: “Il voto su qualsiasi altra piattaforma esporrebbe il Movimento a ricorsi in Tribunale per la sua invalidazione”. Una minaccia bella e buona, oltre materiale per legulei, giudici e tribunali con cause che potrebbero iniziare e non finire mai, costando soldi, tempo, energie. Ma di certo, a pesare, nello strappo con Conte, ha pesato l’assenza, all’interno dello statuto di Conte, dello scudo legale per il garante: protezione giuridica che prima dell’addio a Rousseau era in capo all’Associazione di Casaleggio e che a Grillo è sempre stata fornita (con tanto di soldi spesi per cause milionarie e fior di avvocati) perché ne ha sempre avuto bisogno e ne ha anche sempre fatto buon uso.

 

La reazione di Conte, per ora, è un gelido, ma finto, silenzio.

Solo poche parole: “Ha scelto di fare il padre padrone”. Le mosse

Conte

La reazione di Conte: un gelido finto silenzio. “Ha scelto di fare il padre padrone”

E Conte? Legge il post, trasalisce, si imbufalisce. Pensava di avere ‘aperto’ a Grillo, con la sua conferenza stampa, e invece si ritrova catapultato fuori dal Movimento, senza simbolo, sede, nome. Sceglie formalmente la linea del silenzio, Conte, di fronte a un Grillo che di fatto sta togliendogli di mano il timone del M5S, affidatogli solo a febbraio scorso. Parlerà l’ex premier, ma non a caldo, si riserva ancora qualche ora per ragionare. Forse con un’altra conferenza stampa (i cronisti, poveretti, già smadonnano: l’altro giorno, al Tempio di Adriano, qualcuno stava per svenire dal caldo, altri si chiedono “se la prossima volta ci convoca mentre gioca l’Italia, che quello è capace di tutto…”).

Tempio di Adriano

Tempio di Adriano

A chi lo ha sentito in queste ore, raccontano diverse fonti all’agenzia di stampa Adnkronos, Conte non ha nascosto l’amarezza, per la decisione di Grillodi fare il padre padrone” del Movimento, proprio quello che lo aveva invitato a non fare ieri, nella conferenza stampa al tempio di Adriano, a due passi da Palazzo Chigi (“scegli, o fai il padre generoso o fai il padre padrone”. Grillo se l’è segnata al dito, poi ha scelto). E amarezza per i quattro mesi spesi per riscrivere l’ossatura del M5S. Quattro mesi di lavoro buttati e un Movimento che, anche alla luce di quanto avvenuto in queste ore, “mostra chiaramente di necessitare di passi avanti sul fronte della democrazia interna”, ragiona Conte con alcuni esponenti del Movimento, quelli a lui più vicini.

Patuanelli

Stefano Patuanelli

La sola cosa che lo rinfranca è che, in pratica, si schierano tutti con lui e contro Grillo, quelli che contano (tranne Di Maio e Fico, fino a ieri silenti). Uno via l’altro, esternano, in una vera e propria chiamata alle armi (del resto, stavolta è così: “vuoi stare con mamma o con papà? Deciditi!”), il ministro Stefano Patuanelli – che ieri cercava, vanamente, di fermare Draghi che ha buttato a mare, in via temporanea, cioè definitiva, il cash back), fino alla giovane e brava deputata Vittoria Baldino, che lo prende proprio di petto, a Grillo, e gli riversa contro il suo stesso sarcasmo (“dal tuo trono dell’Altissimo hai fatto un gravissimo errore”).

vittoria baldino

Vittoria Baldino

Per Conte, ora, si affaccia una sola nuova strada, quella di creare un suo partito ancorato al campo largo del centrosinistra. Un partito di centrosinistra, dunque, ma che dovrà operare senza il brand del M5S. Un partito che – fanno notare fonti parlamentari – avrebbe bisogno di copiosi finanziamenti e questo rappresenta, per l’ex premier, un bel problema. Ecco perché serve che tutti i parlamentari, o almeno il loro maggior numero, si schierino con lui. La campagna di reclutamento interno è iniziata.

Giuseppe Conte

In arrivo la Lista Conte?

Il pallottoliere, pur impazzito, parla di almeno la metà dei senatori e di un terzo dei deputati con lui, Conte, anche perché il rischio è che la mossa di Grillo dia vita a un Movimento acefalo. Improbabile che i pesi massimi come Luigi Di Maio o Roberto Fico si candidino per il nuovo Direttorio di Grillo e, con personalità di secondo piano, quest’ultimo sarebbe nell’impossibilità di governare il caos.

Si guarda a Stefano Patuanelli e a Paola Taverna, i due big considerati più vicini all’ex premier e che potrebbero essere il motore di una spaccatura che, presto, si trasformerà anche in una scissione.

paola taverna

Paola Taverna

In questi mesi, l’ex premier ha avuto modo di sedimentare il rapporto con un bel pezzo di truppe, che sarebbe disposto a seguirlo anche in un’avventura politica lontana dai Cinquestelle. Il diretto interessato abbia smentito di avere un piano B (“Chi mi conosce sa che non ho doppie agende”) ha detto l’altro ieri, ma sono parole di un democristiano. Pronte a essere rimangiate, smentite, digerite e trasformate in un… partito.

 

Lo shock dentro le truppe del Movimento: “E ora che si fa?” I turbo-contiani puntano dritti per dritti al ‘partito di Conte’

M5S e Beppe Grillo

M5S e Beppe Grillo

Le parole di Grillo, però, arrivano come un “bomba” nei corridoi parlamentari e non solo. Arrivano mentre Luigi Di Maio è al G20, con il suo telefonino che va subito in ebollizione. A Palazzo Madama, dove i contiani sono in maggioranza, scatta subito un principio di rivolta. Alla Camera regna il disorientamento. La bacheca di Grillo ma anche quella di diversi big viene presa d’assalto dalle proteste degli iscritti. Un’assemblea dei deputati è convocata per oggi alle ore 19. I turbo-contiani accarezzano già l’idea del partito personale di Conte, ma per ora a prevalere è lo sconcerto e l’incredulità generale.

Chat in ebollizione

Chat in ebollizione

“E ora?”. E’ la domanda che più rimbalza nelle chat grilline, dove è tornato a primeggiare il “game over”. Chat in ebollizione, mentre a Montecitorio si raccolgono capannelli di parlamentari, attoniti, arrabbiati, preoccupati. A far sperare in una soluzione pacifica era stato il silenzio del garante.

Ma chi meglio lo conosce sapeva che i toni e parole di Conte avevano mandato il fondatore del Movimento su tutte le furie, tanto che, quando erano iniziate a circolare insistenti le voci di un video all’insegna dell’intramontabile ‘vaffa’, pontieri e big del M5S erano entrati in campo, in pressing su Grillo, per fermarlo. Il silenzio durato un giorno aveva fatto pensare ai più, big compresi, che il garante del Movimento si fosse convinto, che le trattative per uscire dallo stallo fossero riprese. “Il peggio sembra passato”, si lasciava sfuggire un ministro in mattinata. Il silenzio calato tra Conte e Grillo (zero contatti in tutto l’arco della giornata) fa però capire che il tempo volgeva al brutto.

Poi, nel pomeriggio, come una doccia ghiacciata, arriva lo ‘schiaffo’ di Grillo, graffiante come pochi. Perché affonda sul lato personale e rimette in pista Davide Casaleggio, dopo che per quattro mesi Conte si era speso anima e corpo per risolvere quella che i parlamentari bollavano come la “grana Rousseau”. Soldi che loro non volevano più pagare (300 euro al mese) ma che ora dovranno per forza dare a Conte, se darà vita a un suo partito (almeno 1000 al mese dovranno versare gli eletti).

 

Le chat esplodono, stasera assemblee dei gruppi in Parlamento. Nel frattempo gli scissionisti vogliono tornare (con Grillo)…

Roberto Rossini

Roberto Rossini M5S

Le chat dei parlamentari, subito dopo il post, ovviamente esplodono. “Ragazzi per me è finita, chiuso, siamo alla follia”, scrive il deputato Roberto Rossini. La tensione sale alle stelle. La deputata Valentina Corneli chiede di convocare una riunione urgente già in serata per fare il punto della situazione. “Facciamola subito, anche domani pomeriggio dopo l’aula, in presenza”, dice preoccupato il milanese Stefano Buffagni, ex viceministro dello Sviluppo economico.

La pentastellata Valentina Corneli

La pentastellata Valentina Corneli

Domani è tardi. Se non si fa subito l’assemblea, sarà fatta sulle pagine Facebook“, risponde la collega Patrizia Terzoni. Ed è esattamente quello che sta accadendo in queste ore, con le bacheche dei ‘portavoce’ (e dello stesso Grillo) letteralmente prese d’assalto dai militanti delusi. Poi, a sera, arriva la comunicazione del direttivo M5S alla Camera: la riunione è convocata in presenza oggi alle 19 presso l’auletta dei gruppi di Montecitorio, a causa della “mancanza di spazi di incontro per la giornata odierna“.

Patrizia Terzoni

Patrizia Terzoni M5s

La verità è che un giorno in più serve per raffreddare gli spiriti e ragionare a mente fredda. I riflettori sono ora puntati sulle mosse dei parlamentari M5S nei prossimi giorni: molti guardano alla prospettiva di un partito di Conte e non sono esclusi nuovi addii a breve. Ma mentre sul Movimento aleggia l’ombra di una possibile scissione o, in prima battuta, di un accordo tra Conte e i gruppi parlamentari e della nascita di un nuovo soggetto politico guidato dall’ex premier, continua intanto la ‘rivolta’ tra gli eletti del Movimento contro la decisione, chiesta da Grillo, di tornare a votare su Rousseau dopo le tensioni di questi mesi.

grillo

Grillo sta distruggendo M5S

Qualcuno arriva a descrivere in maniera catastrofica la rottura con il garante: “Questa è la morte del Movimento, Grillo ci sta distruggendo”. Se prima c’era incertezza su come sarebbe finito il braccio di ferro, ora c’è smarrimento per ciò che accadrà, specie il ritorno in auge dell’associazione Rousseau.

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Il presidente della Commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra (M5S)

Nel frattempo, gli espulsi del Movimento – a cominciare dagli ex M5s anti-Draghi – passano al contrattacco. Il”vaffa” di Grillo a Conte a loro apre, d’improvviso, uno spiraglio. “Mi metto a disposizione, un utopista folle riesce molto di più di realisti opportunisti”, annuncia Nicola Morra.

Elio Lannutti

Elio Lannutti

Con il garante, paradossalmente, si schierano dunque quelli che sono stati espulsi o se ne sono andati per non aver accettato il governo di Draghi, che però Grillo ha fortemente voluto mentre Conte avversa. “Chi tira la corda la spezza, sto con Beppe” dice Elio Lannutti, senatore, già finito nel Misto, che esulta per il ritorno di Grillo “alle origini” (in cui manco c’era). Toninelli, Lezzi e altri sono pronti al rientro alla casa madre di Grillo e Rousseau come pure il grosso degli espulsi di Alternativa c’è. Il silenzio di Alessandro Di Battista, in viaggio sulle Ande, non potrà durare a lungo.

La possibilità di un compromesso? Da oggi sono pari a zero

Vincenzo Spadafora

Vincenzo Spadafora

C’è spazio, forse, per un’ultimissima mediazione. Quella a cui richiama Vincenzo Spadafora e alla quale potrebbero lavorare, nei prossimi giorni, Luigi Di Maio e Roberto Fico. L’obiettivo resta quello di far coesistere un M5S che ha un solo “padrone”, Beppe Grillo, e un ex premier che ha dalla sua un consenso altissimo. In questo senso, un direttorio “cuscinetto” potrebbe placare le acque. In attesa di una – al momento utopica – ricucitura. Ma questo, per Grillo, era il momento rompere, la fiducia in Conte era ormai compromessa.

Al momento tacciono tutti, ministri e big compresi. E tacciono l’ex presidente del Consiglio e il suo inner circle, da cui trapela solo lo sconcerto per una mossa tutto sommata inattesa, proprio perché arrivata dopo una giornata intera che sembrava aver portato consiglio. O quanto meno era questa la speranza. Oggi si torna alla casella di partenza, con tutte le incognite del caso. Che farà Conte, innanzitutto, ma anche che ne sarà di un M5S che ora vede Grillo indire il voto su quel Comitato direttivo che solo quattro mesi fa lui stesso aveva sconfessato. Per l’organismo a cinque, arriva immediata la grottesca candidatura del senatore Nicola Morra, inviso a molti parlamentari, soprattutto a Montecitorio. Il rischio di scissione mai come ora appare tangibile. Soprattutto se Conte dovesse fare un passo avanti, decidendo di farsi un suo partito. Ora gli occhi sono puntati tutti su di lui, su quel che deciderà. Ma anche sulle reazioni che lo strappo di Grillo susciterà nei gruppi parlamentari, con inevitabili contraccolpi nella squadra di governo e sulla tenuta della maggioranza. Perché lo strappo che si sta consumando nel M5S non passa certamente inosservata a Palazzo Chigi, dove anzi sono tutti molto preoccupati, a partire dal premier Mario Draghi.


Il difficile mestiere di riparare i cocci altrui. Lo scontro Grillo-Conte comporta una serie di conseguenze (tutte negative) sul governo e nell’alleanza con il Pd di Letta

conte grillo

Lo scontro Grillo-Conte e le sue conseguenze sul governo e nell’alleanza con il Pd

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato il 30 giugno 2021 sulle pagine del Quotidiano nazionale

Scegliere tra Conte e Grillo? Boh. Qui la sola cosa che ci resta da fare è accendere un cero a San Di Maio affinché tenga le fila e illumini tutti. altrimenti loro si squagliano e il governo va a rotoli”. La fosca previsione del maggiorente dem racconta molto di come si assiste, dagli spalti dei partiti della maggioranza di governo, al dramma scoppiato in casa del M5s. La “guerra fine di mondo” tra Beppe Grillo e Giuseppe Conte preoccupa tutti e per ‘tutti’ si intende tutti: dal presidente del Consiglio, Mario Draghi, ai ‘compagni di strada’ del Movimento, Pd e LeU.

Il Presidente del consiglio Mario Draghi

Il Presidente del consiglio Mario Draghi

Draghi, ovviamente, teme il venir meno dell’appoggio del partito di maggioranza relativa. Letta, altrettanto ovviamente, teme il venir meno del principale alleato del Pd alle amministrative, oltre che uno spostamento del baricentro del governo e della maggioranza fin troppo a destra, come già si è visto, in questi giorni, sul cash back come, soprattutto, sul blocco dei licenziamenti.

Infine, un po’ tutti – dal premier a Enrico Letta fino, paradossalmente, a Forza Italia e alla Lega – temono che anche se Conte vincerà la disfida interna si metta poi a cannoneggiare il governo fino ad arrivare a sfilarsi. Inoltre, il semestre bianco è vicino: non si potrà votare neppure volendo, ma un altro governo sarebbe del tutto impraticabile. Infine, si avvicina il voto per il nuovo Capo dello Stato: chi e come può contare sui voti del M5s? Un motivo in più per sperare nella ‘mediazione’ di Di Maio che fino a ieri doveva mettere pace tra i due contendenti (sforzi profusi molti, risultati zero) e che, da oggi in poi, dovrà cercare di tenere il più possibile il Movimento dentro il perimetro della maggioranza di governo. Lui (e Patuanelli) sono, per Draghi, ma anche per Letta, i soli e credibili interlocutori di un Movimento che, se mai davvero si libererà dell’ombra di Grillo, possa diventare – questa è la speranza – davvero liberale e moderato, oltre che atlantista ed europeista. Questa è, da mesi, il ‘sogno’ e la ‘linea’ di Di Maio. Peccato che la ‘linea’ Di Maio corrisponda poco alla ‘linea’ Conte come anche dentro il Pd stanno imparando a capire, a loro spese.

Giuseppe Conte ed Enrico Letta

Giuseppe Conte ed Enrico Letta

Certo, i rapporti tra Conte e Letta sono e restano ottimi: molte, anche in questi giorni, sono state le telefonate e, in conferenza stampa, Conte ha parlato di quel ‘campo largo’ che mira a costruire il Pd di Letta. Ma se Conte, per meri calcoli interni, aumentasse le fibrillazioni e la tenuta stessa del governo, nel Pd si aprirebbe una seria (e pesante) riflessione sul ruolo e la necessità di avere cotanto instabile ‘alleato’. Letta continua a ripetere che il rischio di ‘frammentazione’ del Movimento favorisce solo le destre, ma la separazione delle strade tra Conte e Grillo e, a maggior ragioni, voti in dissenso dei 5Stelle rispetto al governo aprirebbero un baratro non facilmente colmabile.

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Matteo Renzi

La minoranza dem, quella di Base riformista, è già pronta a rinfacciare a Letta di essersi fidato troppo di Conte, oltre che dei 5Stelle tout court. Chi, invece, si gode lo spettacolo, è Matteo Renzi. “Sta andando tutto bene e tutto come avevamo previsto” se la ride, sui social, e ormai da giorni. Forse perché i guai, oltre che per Draghi, sono proprio per Letta. Il che, a lui, dispiacere non fa.

 

Chi è Nina Monti, “la Casalina” di Beppe Grillo, capo staff della sua comunicazione, oltre che cantatautrice ‘arrabbiata’…

Nina Monti grillo

Chi è Nina Monti, “la Casalina” di Beppe Grillo, oltre che cantatautrice ‘arrabbiata’…

Tony Blair, senza Alastair Campbell, sarebbe diventato il fondatore del New Labour e della Third Way? Obama avrebbe pensato al We can senza Robert Lane Gibbs? E Matteo Renzi, senza Filippo Sensi e Marco Agnoletti, avrebbe mai inventato la ‘rottamazione’ e tanti altri slogan così efficaci?

La comunicazione, in Politica, come si sa, è tutto. Nel Movimento 5 Stelle, poi, lo è dall’inizio. Il Movimento delle origini è stato segnato dalla presenza e dal lavoro Claudio Messora (da anni uscito dal Movimento e oggi suo fustigatore sui social con l’account Twitter @Byoblu). La Casaleggio associati è ‘anche’ Enrica Sabatini, guru di Gianroberto prima e Davide junior poi.

Enrica Sabatini

Enrica Sabatini

E così, la guerra tra Giuseppe Conte e Beppe Grillo non può che essere ‘anche’ una ‘guerra’ di comunicatori e comunicazione. Post sui social, blog su Internet, foto, twitt e like, ma anche video come quello che ancora si attende da Grillo in risposta alla conferenza stampa di Conte.

Casalino,_Conte

Rocco Casalino

Di Rocco Casalino, ormai ‘storico’ comunicatore del Movimento – prima di tutti i gruppi parlamentari, un vero accentratore, poi di Di Maio (con altri), infine dell’ex premier per entrambi i suoi governi – tutto si sa, o meglio, molto s’immagina. Vezzi, gaffes e frasi inappropriate comprese. Invece, del ‘comunicatore’ di Grillo – comico di professione e, dunque, gran comunicatore di suo – si sa molto meno. Eppure, lo scontro è anche su chi, come, quanto e quando deve ‘gestire’ la comunicazione del nuovo Movimento-Partito. Grillo, Casalino, non lo sopporta più e glielo ha detto sia in faccia che davanti ai parlamentari. Ora, chiede più spazio per la sua nuova comunicatrice che, peraltro, è una donna. Nel Movimento la hanno già ribattezzato “la Casalina di Beppe”.

Trattasi di Nina Monti, cantautrice romana, figlia del paroliere Maurizio Monti, autore di indimenticabili successi, specie per Patty Pravo (si va da «Pazza Idea» a «Per una bambola») e, a sua volta, cantautrice, almeno ai suoi esordi. Grillo ne rimase folgorato quando lei gli propose, ai bordi di uno dei suoi primi comizi, un brano (Black Out). Lei ha composto “Indignati ancora”, datato 2014, usato per la campagna elettorale dei 5Stelle e che Grillo vorrebbe come inno del M5s.

blog grillo

La Monti, ormai da anni, segue la confezione del blog personale di Grillo, curandone testi e immagini. Ed è sempre lei che affianca Grillo negli appuntamenti del comico in giro per l’Italia al punto che, quando Grillo è andato a trovare l’ambasciatore cinese in Italia – visita tenuta durante il G7 e che tante polemiche ha sollevato – al suo fianco c’era solo lei. Inoltre, la Monti, da quando i 5Stelle sono entrati nel governo Draghi, guida l’intero ufficio comunicazione dei pentastellati.

La cantautrice, non appena ha messo piede negli uffici della comunicazione del Movimento, ha iniziato a dire che occorre puntare tutto sulla sostenibilità ambientale, sulla transizione ecologica, cioè sulle battaglie storiche delle Cinque Stelle. Tutti temi cari al Garante e che da molti mesi la Monti inietta giornalmente quando si confronta con lo staff e con i parlamentari. Ora però l’ex comico ha chiesto a Nina di “costruire un mondo nuovo, con nuove parole”. E, presto, forse, chissà, costruire un nuovo/vecchio M5s.