Guerre stellari sullo Zan. I Ferragnez contro Renzi e tutte le incognite in vista del voto nell’Aula del Senato

Guerre stellari sullo Zan. I Ferragnez contro Renzi e tutte le incognite in vista del voto nell’Aula del Senato

8 Luglio 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Guerre stellari sullo Zan. I Ferragnez contro Matteo Renzi, ma anche tutte le incognite in vista del voto nell’Aula del Senato che si terrà dal 13 luglio. La contabilità dei voti segreti

Fedez e Ferragni contro Renzi per il Ddl Zan

Fedez e Ferragni contro Renzi per il Ddl Zan

 

Questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscali.it il 9 luglio 2021

“Fin qui tutto bene” diceva il protagonista del film “L’haine” (L’odio)

La Haine (L’odio)

La Haine (L’odio)

“Fin a qui, tutto bene” si potrebbe dire, come diceva il protagonista di un vecchio film, La Haine (L’odio), un film capolavoro, in cui il protagonista, un giovanissimo Vincent Cassel, mentre si butta da un grattacielo dice: «Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all’altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: “Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene.” Il problema non è la caduta, ma l’atterraggio> (il film vinse il Festival di Cannes nel 1995, è tutto girato in bianco e nero e la regia la firma Mathieu Kassovitz).

Il Senato ha approvato la calendarizzazione del ddl Zan per il 13 luglio. L’Aula ha respinto la proposta di Lega-FI di rinviare tutto di una settimana e quella di FdI di non calendarizzare il provvedimento. Insomma, Pd-M5s-LeU hanno vinto ‘il primo tempo’ (della battaglia) e, ora, gridano alla possibilità di ‘aggiudicarsi il trofeo’ (l’approvazione dello Zan) vincendo anche il ‘secondo tempo’, cioè il voto in Aula sul provvedimento. 

Ora, entrambi i fronti si danno appuntamento al 13, una data che – visto anche il ricorso, previsto dal Regolamento del Senato, al voto segreto (articolo 113 del Regolamento) – si annuncia, dal 13 luglio in poi, come la/le giornate della lotta all’ultimo voto, con colpi di scena e alleanze ‘segrete’ che potrebbero far deflagrare le forze di maggioranza.

 

Una battaglia fatta, ormai, anche a colpi di influencer

il castello dei destini incrociati di italo calvino

Italo Calvino

La strada verso il voto, nell’aula del Senato, il redde rationem del 13 luglio, sul ddl Zan è ancora lunga, zeppa di trappole, insidie, incogniti, voti e ‘destini incrociati’ come da libro di Italo Calvino. Sul ddl Zan si sono concentrate le attenzioni della politica, con uno scontro interno all’attuale maggioranza di governo e tra i due ‘vecchi’ schieramenti della politica italiana – centrodestra e centrosinistra – tema su cui torneremo più avanti, ma è anche uno scontro che ha varcato i confini dei Palazzi per finire sul variegato mondo dei social network e soprattutto degli influencer. Una lotta impari. Neppure Salvini e la Meloni, pur fortissimi, sui social, potrebbero nulla contro i Ferragnez e i loro compari.

Chiara Ferragni Vs. Matteo Renzi

Chiara Ferragni Vs. Matteo Renzi

 

Figurarsi cosa può uno come Matteo Renzi (indice di gradimento sotto le scarpe, indice di popolarità pure, voti di Iv al 2%). In ogni caso, oltre alle tattiche dei partiti tiene banco lo scontro tra Fedez e Renzi, dopo l’attacco della moglie del rapper, l’influencer (sic) Chiara Ferragni (mestiere: vendere se stessa e i suoi ‘consigli’ a caro prezzo un po’ ovunque), sempre rivolto al povero Renzi, bollato con un rotondo “Che schifo che fate, voi politici”.

Fedez contro Renzi

Fedez contro Renzi

Fedez, non contento, pensa bene di ergersi a paladino della ‘povera’ Chiara (i due li chiamano, non a caso, i Ferragnez: una vera macchina turbo di extra lusso per fare soldi e ammantarsi di battaglie per i diritti, facendo fessi i gonzi e restando loro molto furbi), cui Renzi si era limitato a replicare, invitandola a pubblico dibattito sui punti controversi dello Zan: “Matteo Renzi è un politico pagato dagli italiani per rappresentarli – insiste Fedez – Chiara Ferragni è un’imprenditrice che non grava sulle tasche degli italiani (sic) e che esprime un suo pensiero e può permettersi di farlo anche in maniera banale” – dice Fedez – in una rivendicazione alla stupidità e alla faciloneria con cui esprime il suo ‘pensiero’ la sua consorte. Poi si perde, vede il drappo rosso e si lancia: “Visto che si vuole fregiare di essere il paladino dei diritti, faccia votare sì al ddl Zan dal suo partito. Dopo aver fatto questo elogio dell’Arabia Saudita, che non è proprio un esempio sui diritti, diciamo che potrebbe riscattarsi”, chiude sarcastico Fedez.

Pippo Civati

Pippo Civati

L’attacco del cantante – chissà perché lo chiamano ‘cantautore’: fa il rapper, si scrive i testi, per carità, ma i cantautori erano ben altra cosa e altro standing – avviene in una diretta Instagram fatta, guarda caso, con Alessandro Zan, deputato del Pd e primo firmatario del disegno di legge, e Pippo Civati (ex antagonista di Renzi, resuscitato per l’occasione) e Marco Cappato (pare che la nuova campagna di Fedez sarà il fine vita).

Marco_Cappato_Radicali

Marco Cappato, ex segretario dei Radicali Italiani

Zan, peraltro, per una volta, prova a tenere i toni bassi per non inasprire il clima, ma un messaggio acido agli ‘amici’ di Iv lo lancia comunque: “Il tentativo di mediazione della Lega è una trappola, vogliono usarli come ‘cavallo di Troia’ per affossare la legge”. Seguono vari sfottò a Renzi da parte di Fedez (volgari), di Zan e di Civati (meno volgari).

 

Renzi reagisce come Matteotti: “Siamo sotto attacco”

renzi controcorrente

Renzi il Libro

Dal canto suo, l’ex premier, sempre sui social, rilancia la foto della dedica che apre il suo nuovo libro, Controcorrente (Piemme) che a partire da martedì prossimo sarà in libreria: “A chi, in quelle ore difficili, ha creduto ancora in noi. E a chi sa ancora riconoscere la differenza tra politici e influencer”. Renzi – che ormai è afflitto dalla ‘librite’: scrive un libro all’anno, dal 2017 ad oggi, non ne ha mancato uno: quattro libri in quattro anni…) – spiega che pur avendola scritta un mese fa, a suo parere si attaglia perfettamente alla situazione: “O fai politica con le tue idee o segui la massa e i populisti”.

Renzi esagera sempre

Renzi esagera sempre

Renzi, però, come sempre esagera e, ora, si mette nei panni della vittima: “Siamo sotto attacco da parte degli influencer. 24 milioni di persone hanno visto il post della Ferragni. Io difendo la dignità della politica e ho risposto, nel silenzio di quasi tutti i miei colleghi. Non ho paura di niente e di nessuno, continuerò a parlare” dice, manco si trattasse di Giacomo Matteotti che denuncia le violenze dei fascisti alla Camera davanti al Duce. Morale, fa la vittima, manco lo avessero bullizzato e, da ex ‘bullo’, è un bel contrappasso.

 

Renzi continua a rilanciare il ddl Scalfarotto e punta alla mediazione sul testo. Incassa il sì della Lega, il no del Pd

Ivan Scalfarotto

Ivan Scalfarotto

Tornando alla politica, quella ‘vera’ e che si fa, di solito, nelle aule parlamentari, non sui social, Renzi sostiene ancora la bontà di arrivare a un compromesso con il Carroccio, partendo dalla proposta di legge firmata dal sottosegretario di Iv, Ivan Scalfarotto, nella scorsa legislatura e poi ripresentata in questa. In realtà i ddl di Scalfarotto sono due. 

La sua prima proposta era nel 2013. Ebbe il via libera alla Camera, ma naufragò al Senato, dove non fu mai neppure discussa. Poi nel 2018 Scalfarotto presentò un altro testo a Montecitorio, sottoscritto anche da Alessandro Zan e da molti deputati dem (Orfini, Serracchiani, Pollastrini, Fiano), che è stato assorbito e riformulato nell’attuale ddl Zan, ma che ne è stato, di fatto, una delle ‘basi’ e ispirazioni, oltre che il precursore.

Qui l’integrale del ddl Scalfarotto contro l’omofobia: Ddl Scalfotto contro l’omofobia

Ostellari e Salvini

Ostellari e Salvini

La Lega ha fatto ieri con il senatore Ostellari una proposta che la fa uscire dall’ostruzionismo: è un punto di partenza su cui si può lavorare e trovare un accordo”, insiste Renzi. La Lega riproporrà la ‘sintesi’ del presidente della Commissione Giustizia nell’Aula e Iv potrebbe votare a favore di emendamenti che la contengano, creando quindi un fronte ‘pericoloso’ per i sostenitori dello Zan che sfiora la maggioranza di voti.

Rosamaria Sorge insulta Scalfarotto

Rosamaria Sorge insulta Scalfarotto

Il quale Scalfarotto viene insultato e pesantemente dalla comunità Lgbtq che arriva a bollarlo di essere “un eunuco” (complimenti per la tolleranza del mondo gay!) e persino da dirigenti e militanti del Pd che lo sommergono di tale e tanto odio sui social (l’esponente del Pd e candidata a Civitavecchia, Rosamaria Sorge scrive sui social che sarebbe “un frocio di m.”) tanto che Letta è costretto a mettere un freno alla canea, annunciando che espellerà dal Pd chi lo insulta, quindi a partire dalla stessa Sorge.

renzi salvini

Renzi e Salvini si stanno preparando al ‘Grande Gioco’ per il Quirinale

Infine, Iv rintuzza ogni ventilata ipotesi che la spinta verso la mediazione sia frutto di un accordo che guarda lontano, alla prossima elezione del presidente della Repubblica, sospetto che, invece, viene facile e acquista sempre più peso. “Ipotesi adatte solo per i retroscena”, taglia corto proprio Scalfarotto, ma il sospetto resta. Renzi e Salvini si stanno preparando al ‘Grande Gioco’ per il Quirinale che si aprirà a febbraio 2022 e le cui grandi manovre sono già iniziate. In ogni caso, i toni salgono oltre la soglia di guardia.

 

Il Pd rifiuta tutti i compromessi, Salvini glissa su Fedez

Alessandro Zan

Alessandro Zan

Sul ‘vecchio’ testo Scalfarotto (rimasto, a dirla tutta, lettera morta, alla Camera, per anni) i leghisti sembrano non avere obiezioni e si dicono pronti alla mediazione. Zan, però -che ormai, per Letta, conta quasi quanto Fedez: è diventato un ‘vero’ e proprio influencer – non ne vuol sentir parlare: “Come posso avallare una mediazione che toglierebbe un pezzo di umanità dal testo? Ogni parola che togli o aggiungi ha una ricaduta pesantissima sulle vite delle persone” si chiede, in tono lirico e ispirato.

Ursula Von der Layen

Ursula Von der Layen

In questo scenario, continuano le scintille tra Matteo Salvini ed Enrico Letta. “Nella legge di Orban l’omosessualità è posta al livello della pornografia e la protezione dei bambini è usata solo per discriminare, dice la Von der Leyen. Noi stiamo con l’Unione europea. Salvini e Meloni con Orban. Come si può dar credito alle loro presunte proposte di mediazione?”, twitta il segretario dem che pure qualcuno – vedi Il Foglio – voleva impegnato pure lui a una ‘mediazione’ sul testo avanzato da Iv, il cd. ‘lodo Faraone’. 

Qui l’intervista a Faraone che spiega il suo lodo: Zan o Faraone? Il ddl sui diritti civili rischia di finire affossato al Senato, ma la mediazione di Iv è bocciata da Pd e M5s

Franco Mirabelli

Franco Mirabelli

Salvini vuole solo affossare la legge, ogni mediazione con lui è impossibile”, taglia corto Franco Mirabelli, capogruppo in commissione Giustizia del Pd, di rito franceschiniano ma di cui Letta si fida ciecamente al punto da avergli affidato la pratica di ‘trovare i voti’ al ddl Zan, insieme alla capogruppo del Senato, Simona Malpezzi.

Qui l’intervista a Franco Mirabelli che spiega la posizione del Pd: Ddl Zan, si va al muro contro muro. Pd e M5s rifiutano la mediazione di Iv. Oggi il voto. Parla Franco Mirabelli

Simona Malpezzi

Simona Malpezzi

I dem annoverano, come prova di un dialogo ‘finto’, quello che vorrebbero Iv e Lega, il fatto che il presidente della Commissione Giustizia e relatore, Ostellari, si è rifiutato di depositare ufficialmente la propria proposta di mediazione, impedendo un vero confronto parlamentare. Morale, è come urlare: “Siete solo chiacchiere e distintivo!”.

Enrico Letta

Enrico Letta

La replica del leader leghista non contribuisce a rasserenare il clima: “Noi proveremo col dialogo fino all’ultimo. Se Letta vuole affossare la legge, ci sta riuscendo”. E sulla polemica Fedez-Renzi, l’ex ministro dell’Interno glissa con una battuta: “Preferisco Orietta Berti” (che ha cantato con Fedez la hit dell’estate, peraltro), ma solo perché ancora gli bruciano le tonnellate di fango che Fedez gli ha vomitato contro negli anni scorsi ed ora è ben felice che il suo bersaglio sia diventato Renzi e non più lui.

Orietta Berti Fedez e Achille Lauro

Orietta Berti Fedez e Achille Lauro

In questa guerra si schierano per difendere Renzi solo gli esponenti di Iv, e neppure tutti, come Ivan Scalfarotto che ironizza sul fatto che Fedez abbia “cambiato idea” rispetto a precedenti sue canzoni ‘ricche’ di parole omofobe (il che è vero). Renzi, cioè, è solo.

 

Veline e controveline sui senatori dissidenti del Pd…

Mino Taricco

Mino Taricco PD

Sempre sul piano politico, fin da ieri è girata una velina (raccontano che a veicolarla sia stata IV) con i nomi di quattro/sei senatori ‘cattolici’ del Pd che sarebbero stati pronti a votare ‘no’ a scrutinio segreto. Tutti questi parlamentari hanno ribattuto secchi, dichiarando che voteranno il testo o perché convinti (D’Arienzo e Comincini) o, pur con qualche dubbio di merito (Fedeli e Valente), per le circostanze politiche in cui è nata la legge e sensibili alle critiche delle femministe. Solo il senatore dem cattolico Mino Taricco ha confermato la propria contrarietà al termine “identità di genere”, chiedendo una mediazione che lo elimini, ma in ogni caso chiarendo che la sua posizione viene assunta pubblicamente, senza bisogno di voti segreti. Proprio il gioco delle veline non fa che inasprire i rapporti tra Pd e Iv e rendere difficile il confronto sul merito.

franchi tiratori

Franchi tiratori

In ogni caso, non si capisce se è vero o non è vero che ci sarebbero cinque o sei franchi tiratori pronti a sfilarsi dalla linea di partito, quella di Letta del ‘lo Zan si vota così com’è’. Forse, al massimo, sono un paio (un altro ‘coperto’ sarebbe Dario Stefano, pugliese, e un altro ancora Luciano D’Alfonso, abruzzese) mentre altri due invece vanno ascritti ‘solo’ all’elenco dei ‘malpancisti’ che però, nel voto, rispetteranno le indicazioni del Nazareno.

 

In vista del 13 luglio tutto è possibile e, comunque, ci vorranno settimane di dibattito prima che si arrivi al voto

ITALIA VIVA

Nei colloqui continui tra capigruppo a Palazzo Madama (Malpezzi, Faraone, Annamaria Bernini di Fi, Massimiliano Romeo della Lega, Loredana De Petris di Leu) non si sono registrati mutamenti di scenario, quindi dal 13 luglio in poi si andrà alla conta in Aula.

renzi italia viva

Renzi Leader di IV

I dem, in realtà, attendono un’altra mossa squisitamente parlamentare, e cioè di vedere se il 13 luglio Iv presenterà i propri emendamenti che, con i voti del centrodestra, verrebbero approvati a scrutinio palese. Come ha rilevato il deputato dem Stefano Ceccanti, “il voto segreto è un falso problema”, mentre la vera questione sarebbe il voto di Iv con il centrodestra sul tema dei diritti, fatto che segnerebbe un avvicinamento dei renziani a Fi e Lega, oggi benedetto dal capogruppo della Lega Riccardo Molinari.

Riccardo_Molinari_Lega

Riccardo Molinari, capogruppo leghista alla Camera dei deputati

Un fatto politico storico che eccede il merito del ddl Zan su cui Letta è pronto a sfidare Renzi, nella convinzione che non riuscirà a tenere a sé i suoi. Almeno non tutti i 17 del gruppo, forse solo una decina, mentre altri sette potrebbero votare a favore del ddl Zan, compensando le perdite (cioè i ‘no’ nei voti segreti) che si registreranno tra IV, M5s, FI.

Ddl zan

Ddl Zan, si va al muro contro muro.

In ogni caso, martedì si aprirà la discussione generale sul ddl Zan ma ci vorranno forse non meno di due settimane prima di arrivare allo ‘scontro finale‘. I capigruppo dovranno fissare il termine per la scadenza degli emendamenti e nel Pd si prevede che FdI e Lega faranno bieco ostruzionismo. “La settimana prossima non si vota”, assicura un ‘big’ dem, al massimo le pregiudiziali di costituzionalità, se tutto va bene, e non è detto.

voti favorevoli

Sulla carta, ci sono 151 voti favorevoli al ddl Zan, quelli di Pd-M5s-LeU-Autonomie (tra cui pure, però, ora prevalgono gli scettici al ‘sì’ allo Zan) e, dall’altra, 135 voti contrari, quelli di Lega-FdI-FI. Ago della bilancia saranno i 17 senatori di Iv ma anche i 46 voti del gruppo Misto, dentro cui c’è di tutto e di cui solo 14 sono ‘sicuri’ per lo Zan. Cosa faranno gli altri 32, molti ‘cani sciolti’? A oggi è davvero impossibile dirlo con certezza.

voto segreto

Voto Segreto

Inoltre, nel voto segreto, potrebbero risultare voti in libera uscita da una parte e dall’altra: quattro/sei senatori cattolici del Pd potrebbero votare contro, due/tre senatori di FI a favore, sei/otto senatori di Iv idem (a favore) e sei/dieci senatori del M5s contro lo Zan. Un guazzabuglio cui sarebbe difficile attribuire la paternità di una vittoria rispetto a una sconfitta. Di Pirro o meno che tale ‘vittoria’ possa essere.