Eutanasia, la battaglia alla Camera è “rinviata a settembre”, ma ora il testo base c’è

Eutanasia, la battaglia alla Camera è “rinviata a settembre”, ma ora il testo base c’è

7 Agosto 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Fine vita, la battaglia, alla Camera dei Deputati, è “rinviata a settembre”, ma intanto, e finalmente, un “testo base” c’è. Le dimissioni del relatore Trizzino e la campagna referendaria per l’eutanasia legale lanciata da Radicali e associazione “Luca Coscioni”

Eutanasia

la campagna referendaria per l’eutanasia legale lanciata da Radicali e associazione “Luca Coscioni”

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato su Luce.lanazione.it, il portale delle diversità, dell’inclusione e coesione sociale del gruppo Quotidiano Nazionale il 7 agosto 2021

rimandato a settembre

“Rimandato a settembre”, proprio come il ddl Zan (il quale, licenziato dalla Camera a novembre 2020, fermo per mesi, in commissione, al Senato, ha visto solo iniziare la discussione generale ed esaminare le pregiudiziali di costituzionalità, dentro l’Aula, discussione subito stoppata), ma con qualche possibilità – dopo anni, anzi: decenni – di vedere finalmente la luce, è ripresa, in Parlamento, la battaglia per l’eutanasia legale.

Qui un articolo che parla delle ultime novità sul ddl Zan: 

E lo Zan?! “Rimandato a settembre” ma con possibile “doppia sorpresa” tra “calderolate” e odg del Pd

Finalmente adottato il testo base sul ‘fine vita’

Marco Cappato

Marco Cappato

Il 6 luglio scorso, infatti, nell’indifferenza generale dei media (a differenza dell’attenzione parossistica sul ddl Zan…) e con il (mezzo) plauso dell’associazione “Luca Coscioni”, guidata dal radicale Marco Cappato, che promuovono, come vedremo dopo, una contemporanea battaglia referendaria per una legge sull’eutanasia legale, il ‘testo base’ della legge sul ‘fine vita’ (in Parlamento le leggi si chiamano sempre con nomi più soft di quelli ‘normali’, ma sempre di quello parliamo…) la Camera dei Deputati ha adottato — grazie al lavoro delle due commissioni congiunte, la II (Giustizia) e la XIII (Affari sociali) che, da anni, si occupano della materia – il ‘testo base’ sul ‘fine vita’.

L’ostruzionismo del centrodestra (e di Italia Viva…)

italia viva

Un passaggio cruciale e molto importante, perché, senza ‘testo base’, una legge non procede, neppure in commissione, figurarsi se può, di conseguenza, andare in Aula.

Però, lo stesso testo ha subito, in contemporanea, e proprio ieri, ultimo giorno di lavoro della Camera dei Deputati, un ulteriore stop. Infatti, il termine degli emendamenti da proporre al testo è stato posticipato alla ripresa dei lavori post-ferie dei deputati, quindi se ne riparla dal 6 settembre in poi, quando una volta esaminati gli emendamenti, il testo base sul ‘fine vita’ sarà prima discusso e votato dentro le due commissioni e, poi, finalmente, calendarizzato per l’Aula in una prossima conferenza dei capigruppo.

Riccardo Magi Europa

Riccardo Magi +Europa

La colpa – spiega il deputato Riccardo Magi (+Europa), non nuovo a battaglie sui diritti civili (sua la proposta di legge sulla cannabis legale) – è del centrodestra, ma anche di Italia Viva, che, alla faccia del suo presunto ‘riformismo’, fanno da mesi ostruzionismo all’approvazione della legge”. Magi, però, mette sotto accusa pure “le resistenze di una parte del Pd, quella cattolica, che di fatto non vuole una vera legge sull’eutanasia”.

ddl zan

Ddl Zan

L’altro problema è, ovviamente, l’ostruzionismo che, di certo, il centrodestra metterà in campo, a partire da settembre, sia in commissione che in Aula, “per ordine di Salvini”, dicono le voci di Montecitorio e che rischia di impedire che la pdl diventi davvero legge. Insomma, come sul ddl Zan, i trucchi regolamentari, sugli emendamenti e sugli articoli, prima in commissione e poi in Aula, da mettere in campo, se si vuole, ce ne sono a iosa. 

Intanto, però, il relatore del testo, Trizzino, si dimette

alfredo bazoli scaled

Alfredo Bazoli

I relatori del testo base – approvato con i voti della vecchia maggioranza giallorossa (M5s-Pd-LeU-Iv, più gran parte del gruppo Misto) mentre il centrodestra (Lega-FI-FdI-altri del Misto) ha votato contro – erano stati, fino a ieri, due: il deputato dem Alfredo Bazoli (il quale, a sua volta, aveva sostituito il primo relatore, il leghista Roberto Turri), molto tiepido e circospetto su una legge ‘urticante’ per un cattolico come lui, e l’ex deputato del M5s, a marzo passato al Misto, Giorgio Trizzino.

trizzino

L’ex deputato del M5s, a marzo passato al Misto, Giorgio Trizzino

Il quale Trizzino, a “Luce”, spiega la ratio del testo e il motivo delle sue dimissioni da relatore del ddl: “In realtà, non mi sono dimesso di mia sponte, sono stato ‘dimissionato’ dal presidente della commissione Giustizia (il pentastellato Mario Perantoni, ndr.) per una motivazione assai opinabile, per me, e cioè perché, essendo uscito dal Movimento, non garantivo più per esso. Per questo provvedimento, però, mi batto da anni, ho mediato con tutte le forze politiche, anche quelle di centrodestra, che vi si oppongono, e dopo due anni e mezzo di duro lavoro, penso che abbiamo scritto, insieme a Bazoli, un testo equilibrato che consente la morte volontaria assistita, anche se non direttamente il suicidio assistito, e che evita, a chi vuole, di dover andare in Svizzera se vuole morire come meglio crede. In buona sostanza, penso che una legge non perfetta è meglio di non avere nessuna legge“… 

Bazoli (Pd) sul testo base approvato in commissione

corte costituzionale

La sede della Corte Costituzionale

Ma, come si diceva, c’è anche l’altro relatore del testo base, il dem Alfredo Bazoli, capogruppo dem in commissione Giustizia, il quale, il giorno dell’adozione del testo base, dichiarava:  Il testo base approvato si limita a riprendere le condizioni e i limiti per l’accesso al suicidio assistito che la Corte costituzionale ha individuato nella sua sentenza del 2019, quando dichiarò incostituzionale l’art. 589 c.p., invitando il legislatore a intervenire con sollecitudine per approvare una disciplina compiuta. Ci arriviamo dopo un lunghissimo percorso istruttorio compiuto in commissione, iniziato oltre tre anni fa, che ci ha consentito di avere un enorme mole di informazioni, proposte e suggerimenti. Il voto di oggi rappresenta un punto di partenza, e non pregiudica in alcun modo ulteriori interventi di modifica, miglioramento e affinamento del testo in sede di valutazione degli emendamenti, nell’auspicio di poter trovare, come sempre abbiamo dichiarato, la più larga condivisione in commissione e poi in aula”.

alfredo bazoli

Alfredo Bazoli


Di certo – aggiunge il deputato dem – non è più possibile tergiversare e ulteriormente rinviare il provvedimento, perché l’unico effetto sarebbe quello di lasciare un inaccettabile ruolo di supplenza ai giudici, come già sta accadendo, posto che i pazienti che ritengono di rientrare nelle condizioni individuate dalla Corte costituzionale si stanno rivolgendo ai tribunali per ottenere l’autorizzazione ad accedere al suicidio assistito. E’ nostro compito – conclude Bazolia tutela e garanzia anzitutto dei malati e delle persone fragili, di disciplinare in modo compiuto una facoltà che la sentenza della Corte ha già riconosciuto, fa già parte del diritto italiano, e aspetta solo di trovare una cornice normativa coerente e adeguata ad evitare le incertezze e le incoerenze che il ricorso dei singoli ai giudici inevitabilmente produce”.
L’iter per una legge sul fine vita, però, è stato lungo e tormentato e si trascina da anni, anzi da decenni, di legislatura in legislatura.

Le due sentenze della Consulta sull’eutanasia ‘legale’

Fabiano Antoniani, noto anche come “dj Fabo

Fabiano Antoniani, noto anche come “dj Fabo”

Eppure, data ormai al 2019 la sentenza della Corte costituzionale, che era intervenuta sulla morte di Fabiano Antoniani, noto anche come “dj Fabo”, detto anche “Caso Cappato” stabilendo che, a determinate condizioni, non è punibile una forma di eutanasia definita assistenza al suicidio, cioè quando una persona di fatto permette a un’altra di suicidarsi, e anche che la pratica di assistenza al suicidio non è equiparabile all’istigazione al suicidio.

Concretamente, la sentenza della Consulta stabilì che in Italia si può aiutare una persona a morire senza rischiare di finire in carcere se quella persona ha una patologia irreversibile, se la patologia irreversibile le provoca sofferenze fisiche o anche solamente psicologiche per lei intollerabili, se la persona è pienamente capace di decidere liberamente e consapevolmente, e se è tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.

La fin troppo lunga ‘inerzia’ del Parlamento

Eutanasia

Eutanasia legale

Nei mesi precedenti la sentenza, il Parlamento aveva provato più volte ad approvare una legge sull’eutanasia, incoraggiata anche da un’altra sentenza della Corte Costituzionale del 2018, ma senza trovare un possibile compromesso.

In pratica, in ben due legislature (la XVII e, finora, la XVIII), il Parlamento non ha prodotto nulla, in materia, nonostante la poderosa raccolta di firme (70 mila) per una legge di iniziativa popolare sul tema e, ora, un referendum che incombe, sulla materia.

Va detto che il testo base approvato a luglio dalla Camera ricalca in gran parte l’ultima sentenza della Consulta: prevede gli stessi parametri per richiedere il suicidio assistito aggiungendo solo quello della “prognosi infausta”, cioè di una diagnosi di malattia terminale.

Il testo base stabilizza inoltre la pratica per richiedere il suicidio assistito, introducendo la formazione di una commissione per esaminare ogni richiesta. “Abbiamo finalmente un buon testo che chiarisce perplessità e appiana differenze. Invitiamo le forze politiche che oggi non lo hanno votato a ripensarci” ha detto, con un comunicato il presidente della commissione Giustizia alla Camera, Mario Perantoni (M5S).

Il guaio è che, proprio a causa dell’eterogenea composizione della maggioranza che sostiene il governo Draghi, non è chiaro se e con quali tempi la legge sarà approvata.

La battaglia legale dell’associazione “Luca Coscioni” e la raccolta firme sul suo referendum abrogativo

Eutanasia Referendum

La battaglia legale dell’associazione “Luca Coscioni” e la raccolta firme sul suo referendum abrogativo

C’è chi dice che si tratta solo di questione di tempo, che prima o poi una legge arriverà, ma è proprio il tempo che manca ai malati”, ha detto di recente la segretaria dell’Associazione “Luca Coscioni”, Filomena Gallo, motivando la raccolta firme per un referendum sull’eutanasia.

Ma, proprio ieri, lo stesso Marco Cappato, che si batte da decenni su questi temi, rischiando anche il carcere, ha definito il testo base della Camera “un passo in avanti, anche se non abbastanza: è il recepimento della sentenza della Corte Costituzionale sul mio processo. Che riguarda però soltanto il cosiddetto aiuto al suicidio”.

L’Associazione “Luca Coscioni”, che si occupa da molti anni dei diritti dei malati che chiedono l’eutanasia, teme dunque che la proposta di legge sia troppo circoscritta. Sia la Gallo che il tesoriere dell’associazione, il radicale Marco Cappato, hanno criticato il testo della Camera perché esclude di fatto i malati di tumore, che molto spesso non sono sottoposti a trattamenti di sostegno vitale, e perché non prevede la “eutanasia attiva” (avviene quando è il medico a somministrare il farmaco necessario a morire, pratica ancora meno impegnativa per il malato).

L’Associazione “Luca Coscioni”

L’Associazione “Luca Coscioni”

 La proposta dell’Associazione prevede, invece, un referendum abrogativo di una parte dell’articolo 579 del codice penale, quello che punisce l’assistenza al suicidio: in questo modo sarebbe permessa l’eutanasia attiva oltre a una forma molto più ampia di suicidio assistito rispetto al testo base approvato dalla Camera.

La raccolta di firme, partita solo il 21 giugno, avrà tempo fino al 30 settembre per ottenerne 500 mila da presentare in Corte di Cassazione: nel caso riuscisse (al 5 agosto ne sono state raccolte già 320 mila), e la Corte Costituzionale ritenesse legittimo il quesito, il voto si terrebbe non prima della primavera 2022.

Finora, la proposta referendaria è stata sottoscritta, oltre che, ovviamente, dai Radicali italiani, anche da diversi parlamentari, da Valeria Fedeli (Pd) a Nicola Fratoianni (Sinistra italiana) e Roberto Giachetti (Italia viva), esponenti dei 5 Stelle, etc.

La domanda, dunque, è solo una: arriverà prima il Parlamento ‘lumaca’ o il referendum?

Appendice/1. Il testo base della Camera

Eutanasia morte assisitita

L’articolo 4 disciplina i requisiti della presentazione della richiesta di morte assistita

Il testo base della Camera s’intitola «Disposizioni in materia di morte volontaria e medicalmente assistita»: esime da ogni responsabilità il medico che ha dato assistenza e chiunque abbia aiutato a praticare l’eutanasia su una persona affetta da una malattia «a prognosi infausta e irreversibile».
L’articolo 7, «Esclusione di punibilità», recita infatti: «Non è punibile chiunque sia stato condannato, anche con sentenza passata in giudicato, per aver agevolato in qualsiasi modo la morte volontaria medicalmente assistita di una persona prima della entrata in vigore della presente legge, qualora al momento del fatto ricorressero le seguenti condizioni».
L’articolo 4 disciplina i requisiti della presentazione della richiesta di morte assistita, che dovrà essere: «informata, consapevole, libera ed esplicita», dovrà essere indirizzata al medico di medicina generale o al medico di fiducia e potrà essere revocata in qualsiasi momento «senza requisiti di forma e con ogni mezzo idoneo a palesarne la volontà».

L’Articolo 6, invece istituisce e disciplina i comitati eticiall’interno delle Aziende sanitarie territoriali, che dovranno essere: «multidisciplinari, autonomi e indipendenti, e costituiti da professionisti con competenze cliniche, psicologiche, sociali e bioetiche» che dovranno valutare i requisiti e le modalità per accedere alla morte volontaria medicalmente assistita.

Appendice/2. Cosa prevede il referendum

Secondo l’associazione “Luca Coscioni”, il referendum è preferibile rispetto al disegno di legge

Secondo l’associazione “Luca Coscioni”, il referendum è preferibile rispetto al disegno di legge

Secondo l’associazione “Luca Coscioni”, il referendum è preferibile rispetto al disegno di legge che, al momento, «escluderebbe dall’aiuto alla morte volontaria i pazienti che non siano tenuti in vita da trattamenti di sostegno vitale (ad esempio i malati di cancro) e l’eutanasia attiva da parte del medico su richiesta del paziente».

Il referendum agisce inoltre su un articolo diverso del codice penale rispetto al testo approvato alla Camera: se il primo ha un effetto abrogativo sull’articolo 579 del codice Penale (omicidio del consenziente), il secondo interviene sull’art. 580 codice penale (aiuto al suicidio).

Oggi, l’articolo 579 prevede che «chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con la reclusione da sei a quindici anni». Il referendum chiede che l’accusa di omicidio, e quindi la reclusione, venga applicata solo se il fatto fosse commesso contro una persona minorenne, incapace di intendere per condizioni di infermità mentale o abuso di sostanze, o nel caso in cui il consenso fosse stato estorto con la violenza o con l’inganno.

Il testo del quesito referendario recita: «Volete voi che sia abrogato l’art. 579 del codice penale (omicidio del consenziente) approvato con regio decreto 19 ottobre 1930, n. 1398, comma 1 limitatamente alle seguenti parole “la reclusione da sei a quindici anni.”; comma 2 integralmente; comma 3 limitatamente alle seguenti parole “Si applicano”?».

Il testo diventerebbe: «Chiunque cagiona la morte di un uomo, col consenso di lui, è punito con le disposizioni relative all’omicidio [575-577] se il fatto è commesso: contro una persona minore degli anni diciotto; Contro una persona inferma di mente, o che si trova in condizioni di deficienza psichica, per un’altra infermità o per l’abuso di sostanze alcooliche o stupefacenti; Contro una persona il cui consenso sia stato dal colpevole estorto con violenza, minaccia o suggestione ovvero carpito con inganno [613 2]».

Appendice/3. Cosa prevede oggi l’ordinamento

referendum eutanasia

Oggi, l’eutanasia è proibita dal nostro ordinamento nella versione «diretta», sia nella forma «attiva», in cui è il medico a somministrare il farmaco eutanasico, sia nella forma «passiva», in cui il medico prepara il farmaco che viene poi assunto dal paziente in modo autonomo. I casi di eutanasia «indiretta» o «omissiva», ovvero quelle in cui si interrompono le cure necessarie alla sopravvivenza come l’alimentazione artificiale, sono considerati penalmente leciti quando hanno lo scopo di evitare il cosiddetto «accanimento terapeutico».