Tre interviste tre. Passaro (capo cerimoniale Chigi), Brescia (M5s) e Alfieri (Pd)

Tre interviste tre. Passaro (capo cerimoniale Chigi), Brescia (M5s) e Alfieri (Pd)

22 Agosto 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

Tre interviste tre (e tutte diverse) al prezzo di nessuna! Parlano Enrico Passaro (capo cerimoniale di palazzo Chigi), Alessandro Alfieri (coordinatore “Base riformista” del Pd) e Giuseppe Brescia (presidente commissione Affari costituzionali della Camera dei deputati, M5s)

Tre interviste tre

Tre interviste tre

Questo articolo si compone di tre diverse interviste. La prima è uscita il 21 agosto 2021 sul Quotidiano nazionale ed è stata fatta al capo del cerimoniale di palazzo Chigi, Enrico Passaro. La seconda è uscita sempre sul Quotidiano nazionale il 22 agosto 2021 e parla, invece, il coordinatore nazionale di Base riformista del Pd, Alessandro Alfieri. La terza, infine, ha per protagonista il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera dei Deputati, Giuseppe Brescia, ed è uscita sul portale del gruppo QnLuce“, portale che si occupa di diversità, inclusione e coesione sociale, il 19 agosto 2021.


1. L’uomo che sussurra ai premier. Chi è Enrico Passaro, capo del cerimoniale di palazzo Chigi, che racconta in un libro, “Non facciamo cerimonie!”, ruolo nascosto ma cruciale negli interna corporis del Palazzo e dei premier

Interviste enrico passaro

Enrico Passaro

Nb: questa intervista è stata pubblicata il 21 agosto 2021 sulle pagine del Quotidiano nazionale

“E’ un lavoro di responsabilità, stressante e a volte sbeffeggiato, ma è un lavoro privilegiato. Ti fa conoscere la grande Storia e le tante storie di cui è fatto un Paese e moltissimi Paesi stranieri”. Stiamo parlando del mestiere del giornalista? Macché. Qui si parla di un lavoro tutto speciale e particolare come quello del capo del cerimoniale, in questo caso di Palazzo Chigi. A raccontarcelo è Enrico Passaro (originario di Cava de’ Tirreni, provincia di Salerno, classe 1958), capo ufficio del “cerimoniale di Stato e per le onorificenze del Palazzo di governo della Repubblica italiana” che, sul tema, ha scritto un libro, “Non facciamo cerimonie!” (editoriale Scientifica) che vuole essere – spiega l’autore – “una guida per spiegare come funziona il protocollo delle istituzioni, con tuffi nel passato e richiami all’attualità, ma con molta ironia e autoironia”.

Dottor Passaro, quale il significato del protocollo?

Vuol dire dare forma alla composizione delle cariche istituzionali nelle cerimonie pubbliche. Sono prassi che si applicano in tutti i Paesi del mondo per rispettarne le regole. Il nostro nasce con la Costituzione repubblicana. Le cariche istituzionali agiscono secondo simboli, storia e normative fondamentali, l’espressione simbolica, ma di sostanza, di un’identità in cui un popolo intero si riconosce”.

Il confronto tra culture diverse è uno degli snodi centrali di ogni cerimoniale. Per dire, perché in alcuni Paesi arabi non bisogna “accavallare le gambe”?

In Paesi dalle tradizioni religiose e culturali diverse dalle nostre, bisogna non urtarne la suscettibilità. A volte anche nei gesti più semplici. Nei paesi arabi e in quelli orientali, accavallare le gambe è disdicevole perché così si vede la suola delle scarpe. Però, in Iran, quando vidi una signora farlo, a una cerimonia, mi spiegò che era la regola era superata e che non si usava più”.

Ci ricordiamo tutti gli imbarazzi di quando Rohani venne in Italia per colpa dei ‘nudi’ al Campidoglio…

Interviste rohani

Ci ricordiamo tutti gli imbarazzi di quando Rohani venne in Italia per colpa dei ‘nudi’ al Campidoglio…

“Il cerimoniale iraniano, in occasione della visita del presidente Rohani, ci fece notare che, dovendo il presidente passare davanti a una serie di statue nude, eventuali fotografie avrebbero creato imbarazzi, in Iran. Fu una normale regola di ospitalità che ci portò a velarle, ma i musei capitolini restarono aperti e visitabili ai turisti”.

Anche i comportamenti a tavola sono importanti?

Nei paesi islamici non si beve vino, nei pranzi ufficiali, nei paesi come Israele si mangia seguendo l’uso kosher. Del resto se invito un vegetariano a casa, non gli offro la carne”.

Un caso recente di reciproci imbarazzi è stato quello tra la Von der Layen da Erdogan. Di chi fu la colpa?

Ursula von der Layen

Il ‘Sofa-gate’ irrompe anche sulla scena politica italiana

Di sicuro del cerimoniale della presidente della commissione Ue che ha responsabilità. Prima di ogni incontro ufficiale, si fanno sopralluoghi, si ispezionano i percorsi, si controllano i posti a sedere. Se c’erano due sedie, e non tre, dovevano accorgersene”.

Una celebre gaffe davanti a Obama fu lei a farla…

Obama al Quirinale

Obama al Quirinale

Con Renzi eravamo in visita dal presidente Obama. Entrai nello Studio ovale, dove non si potevano introdurre i cellulari, e mi dimenticai di lasciare fuori il mio, che iniziò a squillare, nell’imbarazzo generale. Come suoneria avevo la colonna sonora del film ‘Il buono, il brutto e il cattivo’. Obama ruppe l’imbarazzo e si mise a ridere dicendo “Sergio Leone! Ennio Morricone! Wonderful!”. Scoprii che li conosceva, e bene”.

Chi sbaglia, poi, di solito, paga?

“Il responsabile del cerimoniale, se sbaglia, paga: Trump, di capi cerimoniale, ne cambiò diversi”.

Un momento drammatico?

Sergio_Mattarella_funerali_ponteMorandi

Sergio-Mattarella ai funerali delle vittime del crollo del ponte Morandi

La cerimonia in onore dei morti del ponte Morandi. Ci fu pochissimo tempo per organizzare tutto. Stemmo lì quattro giorni, tra funerali e visite ai feriti. Momenti di grande emozione”.

Lei ha collaborato con sei premier. Classifiche?

Non faccio classifiche. Ho collaborato con tutti i premier, da Berlusconi a Monti, da Letta a Renzi da Gentiloni a Conte e ora lavoro con Draghi. Con alcuni si crea un clima più confidenziale, con altri più professionale. Diciamo che i premier non politici, da Berlusconi a Conte, ma anche Renzi, scoprono l’importanza del cerimoniale strada facendo”.

La cerimonia della campanella è tra i momenti top

“Sì, e di solito avviene con molto fair play da parte dell’entrante come dell’uscente, come ad esempio tra Prodi e Berlusconi”.

Tra Renzi e Letta non fu così…

enricostaisereno

Matteo Renzi, ed Enrico Letta con il famoso hastag #Enricostaisereno

“Certo, tra Renzi e Letta si avvertiva molta tensione. Nessuno era sereno”…

Il cerimoniale decide anche ‘dove sta’ la bandiera…

C’è un linguaggio anche nell’esposizione del vessillo, all’interno o all’esterno degli edifici. Al Tricolore spetterà sempre, dico sempre, il posto d’onore al centro; alla sua destra la bandiera europea, alla sua sinistra la bandiera dell’ente”.

Nel cerimoniale conta anche l’ordine in cui ci si siede…

“Il criterio con cui si assegnano i posti alle autorità è il pane quotidiano di chi si occupa di cerimoniale. Un lavoro meticoloso. Io lo chiamo il fenomeno del ‘piazzamento’. Il piazzamento è il meticoloso lavoro con cui gli addetti al cerimoniale passano le nottate ad assegnare un posto in una tribuna, in una platea, a un tavolo di relatori per le autorità. A ognuno va il suo posto, in base al rango, cioè al ruolo esercitato nelle istituzioni. Ma non è facile…”.

Il cerimoniale migliore al mondo?

Quello del Vaticano. Hanno duemila anni di storia e si sente. Seguono regole rigide e simboliche. Sono davvero inappuntabili”.


2. Alfieri (Base riformista) replica a Sartori (Sardine): “Noi un cavallo di Troia di Renzi? Parole inaccettabili. Mostri rispetto per il Pd e Letta gli insegni le regole”

Alessandro Alfieri

Alessandro Alfieri, ‘diplomatico’ per vocazione e per professione

Nb: questa intervista è stata pubblicata il 22 agosto 2021 sulle pagine del Quotidiano nazionale

Mattia Santori, leader delle Sardine, si candida nel Pd alle comunali di Bologna, da ‘indipendente’. Come prima uscita, insulta gli ex renziani di Base riformista. Gli risponde il coordinatore nazionale, il senatore Alessandro Alfieri, ‘diplomatico’ per vocazione e per professione, ma che stavolta lo fa in modo assai puntuto.

Cito dal Santori-pensiero: “Siete i cavalli di Troia di Renzi che hanno ampiamente inquinato il Pd”. Carino, come primo giudizio su Base riformista, no?

Mattia Sartori

Mattia Sartori

Sono parole inaccettabili dentro una comunità politica, ingenerose verso chi si spende da anni sul territorio. Sono critiche gratuite e sbagliate. Abbiamo contribuito a garantire il profilo riformista del Pd. Santori sbaglia del tutto analisi. Sono certo che Letta saprà spiegargli le regole interne del Pd”.

Chissà. Ri-cito sempre dal Santori pensiero. Voi di Br “State trafficando per un renzismo 2.0”, siete “un avversario da combattere”. Vi sentite dei talebani?

Purtroppo, quello che dice Santori lo sentiamo, da mesi, anche dentro il partito… Credevamo fosse finita. Letta ha parlato chiaro: basta con le etichette del passato. Noi lo abbiamo preso alla lettera, ma non tutti hanno capito. C’è pure chi ha detto che siamo “un cancro da estirpare”. Spero che qualcuno, nel Pd, spieghi a Santori che due anni e mezzo fa noi, come Base riformista, abbiamo preso la nostra strada, non condividendo la decisione di Renzi di uscire dal Pd, partito che abbiamo contribuito a fondare e a preservare. Questa, il Pd, è la nostra casa. Santori dovrà imparare velocemente che uno dei principi fondanti del Pd è il rispetto e riconoscimento reciproco. Spero si riparta lì”.

Santori si candida iscrivendosi direttamente a una corrente, quella degli ex zingarettiani. Eppure, appena ieri, aveva detto che il Pd “è un marchio tossico, nessuno di noi si iscriverà mai, i loro morti seppelliscano i loro morti”. Simpatico, vero?

“Beh, meno male che ha cambiato idea… Saluto sempre positivamente le redenzioni. Se uno si vuole spendere nel Pd è sempre una buona notizia. Inoltre, così, fa ammenda dei giudizi ingenerosi che Santori ha espresso sul Pd in questi ultimi anni. Inoltre, se ci si evolve da una fase movimentista, a un impegno concreto nelle istituzioni è un bene. Per cambiare veramente le cose lo si può fare soltanto dentro le istituzioni”.

Com’è gentile lei, Alfieri. L’ultima di Santori: vuole unire Pd e le Sardine in una “unica grande formazione progressista”. Nascerà una grande ‘Cosa rossa’ 2.0?

Io sono per un Pd aperto, inclusivo e plurale. Scelte del genere si fanno in un percorso congressuale, ma non è questo il momento. Tutto il nostro sforzo è concentrato per sostenere il governo Draghi e fare le riforme. Inoltre, per me il Pd deve investire e scommettere su sé stesso: ha dentro di sé grandi potenzialità da valorizzare”.


3. Intervista a tutto campo al presidente della commissione Affari costituzionali della Camera, Giuseppe Brescia: eutanasia, cannabis, Zan, riforme.

Giuseppe Brescia

Giuseppe Brescia

Nb: questa intervista è stata pubblicata sul portale del gruppo Qn “Luce” il 19 agosto 2021

Giuseppe Brescia (barese, classe 1983, alla seconda legislatura), dal 2018 presidente della Prima commissione Affari costituzionali della Camera, è un ‘grillino che ha studiato’. Svolge il suo lavoro con competenza e discrezione, nonostante qualche critica. Nella geografia interna al M5s, è annoverato nell’area vicina al presidente Fico. Lo intervistiamo per Luce.

Presidente Brescia, l’agenda della ripresa post-ferie della sua commissione, la Affari costituzionali della Camera dei Deputati, è come una rotatoria sul Grande Raccordo Anulare. Ius soli, ddl eutanasia, cannabis, forse Zan di ritorno, firme digitali per le leggi. Altro?

Il nostro calendario è sempre fitto di impegni, ci siamo abituati e il lavoro non ci spaventa, anche se preferiremmo meno decreti-legge. Ripartiremo concentrandoci su due leggi attese da molto tempo ed entrambe importanti. Una è la regolamentazione delle lobby, un’operazione da portare a compimento senza indugi e su cui abbiamo già registrato l’orientamento positivo di quasi tutti i gruppi. L’altra è la riforma della polizia locale, un tema che risulta ancora più delicato e urgente dopo l’emergenza Covid in cui gli uomini e le donne del comparto hanno dimostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto siano indispensabili per l’ordine pubblico. E poi c’è da affrontare tutto il resto, i temi da lei citati e tanto altro. Penso alle riforme costituzionali e alla legge elettorale.

Esaminiamo questi temi uno alla volta. Ius soli. Lei ha parlato di ius scholae, cioè un altro modo di chiamare lo ius culturae. I 5Stelle, però, non brillano di sacro fuoco, nell’affrontare il tema…

ius soli
Il Movimento 5 stelle in passato ha sempre dimostrato eccessive titubanze nell’affrontare alcune questioni. Penso sia arrivato il momento di lasciarsi alle spalle ogni infondato timore e prendere posizioni chiare su ogni argomento. Lo dobbiamo innanzitutto ai nostri elettori. Nel merito della riforma della cittadinanza credo sia davvero giunto il momento di aggiornare la legislazione in materia ferma ad una trentina di anni fa. La società nel frattempo è completamente mutata. Oggi ci sono nel nostro Paese più di un milione di ragazzi che per ottenere la cittadinanza italiana sono costretti ad una vera epopea e questo è profondamente ingiusto. Lo ius scholae può essere un buon punto di caduta per rispettare le sensibilità di tutti i partiti che compongono questa maggioranza così allargata e per costruire un modello di integrazione. Poi ci vuole meno propaganda e tanta concretezza. Il percorso parlamentare è lungo. Serve compattezza tra chi sostiene la riforma”.

Ddl ‘fine vita’. Incombe il referendum, già 500 mila le firme raccolte da associazioni e comitati ‘Eutanasia legale’. Il testo è fermo in Parlamento. A ‘Camere inerti’, arriverà prima, per paradosso, il referendum?

Il referendum sull’eutanasia: un successo inaspettato

Il referendum sull’eutanasia: un successo inaspettato

Le commissioni congiunte Giustizia e Affari Sociali hanno approvato un testo base poco prima della pausa estiva. Il Parlamento ha il dovere di trovare una soluzione e rispondere ad una richiesta oramai ineludibile. È necessaria una legge che restituisca la dovuta dignità a tutte le persone che si trovano in situazioni di inutili e atroci sofferenze. Lo dobbiamo a loro e alle loro famiglie. Anche per questo abbiamo sostenuto il referendum promosso dall’associazione Luca Coscioni. È giusto che i cittadini arrivino dove non arriva la politica e questo risultato ci impone di riavviare l’iter della riforma costituzionale che introduce il referendum propositivo. L’abbiamo già approvata alla Camera”.

C’è qualche possibilità che il ddl sulla coltivazione della cannabis possa mai vedere la luce?

Onestamente devo dire che su questo tema l’unico gruppo sempre coerente e convinto è sempre stato solo il Movimento. Altri partiti, anche quelli che si dicono progressisti di natura, hanno al loro interno eletti molto dubbiosi. Io spero sempre che questi si ricredano e che si formi la maggioranza necessaria per approvare una legge sensata che tra le altre cose toglierebbe introiti alla criminalità organizzata”.

Il ddl Zan, alla Camera, è passato senza colpo ferire. Ora, però, è fermo da mesi al Senato. Che fare?

ddl zan

Ddl Zan

Credo che la legge vada approvata definitivamente al Senato senza tentennamenti. Sarebbe utile che alcune forze politiche diano subito un segnale di credibilità, serietà e affidabilità se davvero dobbiamo dedicarci insieme ad una nuova legge sulla cittadinanza. Alcuni dei rilievi fatti da Italia Viva al Senato sono frutto di loro emendamenti presentati alla Camera, anche dopo una condizione posta dalla nostra commissione. Non bisogna cedere sul fronte dei diritti”.

Grazie a un emendamento al ddl Semplificazioni, il deputato Magi ha permesso che le firme digitali siano valide per richiedere un referendum. Sarà possibile anche per le leggi di iniziativa popolare?

Vittorio colao

Vittorio Colao

Sì, e ho presentato una risoluzione sul tema per chiedere al governo un forte raccordo con Camera e Senato. Dal 2022 la piattaforma pubblica dovrà essere online e il ministro Colao è molto attento al tema. Quell’emendamento è stato una bella pagina parlamentare con una votazione all’unanimità che ha costretto il governo a rimettersi alla commissione dopo aver dato inizialmente parere contrario. Tutti i gruppi politici sono consapevoli che la tecnologia può liberare diritti e abbattere ostacoli alla partecipazione dei cittadini. Sarà vero anche per il voto online. Spero che il referendum potrà essere l’occasione per testarlo”.

Voto ai 18 enni, voto elettronico, riforme costituzionali. A che punto siamo, quali risultati?

voto ai 18enni

“Ora Hai l’età!” (per votare). Passa il voto ai 18 enni al Senato, si profila l’ambiente in Costituzione

A metà ottobre la riforma per il voto dei 18enni al Senato sarà realtà. Pensi, a ottobre 2020 c’era chi la voleva bloccare… Quella riforma è nata da una mia proposta di legge dopo una polemica con il Pd, allora all’opposizione, risolta con spirito costruttivo. Credo che il dossier delle riforme costituzionali vada riaperto con convinzione. Partiamo dal lavoro già fatto nelle commissioni competenti di Camera e Senato e poi discutiamo di sfiducia costruttiva, limitazione della decretazione d’urgenza e riforma del rapporto tra Stato e Regioni. Su questi temi è il Parlamento, e non il governo, a giocarsi la sua credibilità. Abbiamo poco più di un anno davanti e serve dialogo tra le forze politiche. Dovremo confermare il metodo vincente delle riforme puntuali e incisive e al tempo stesso dovremo concentrare il dibattito in una sessione costituzionale, con proposte di legge distinte, ma con una discussione organica”.