Due interviste due. Il ministro Mara Carfagna (FI) parla di Sud, Pnrr, femminicidi e diritti. Maurizio Lupi parla di centro e centrodestra

Due interviste due. Il ministro Mara Carfagna (FI) parla di Sud, Pnrr, femminicidi e diritti. Maurizio Lupi parla di centro e centrodestra

14 Ottobre 2021 0 Di Ettore Maria Colombo

Sommario

“Nadef, React-Eu, Pnrr. Il Sud non è il deserto che molti pensano. I femminicidi sono un dramma, ma le leggi e le Istituzioni ci sono. Lo Zan? E’ divisivo, ma una legge serve”. Parla a “Luce!” la ministra a Sud e Coesione Mara Carfagna, esponente di Forza Italia. A seguire, intervista, uscita su “Quotidiano Nazionale”, alcuni giorni fa, a Maurizio Lupi, fondatore, all’interno del centrodestra, di Noi con l’Italia: “La destra senza il centro non esiste, Salvini impari a governare”

interviste

 

 Nb: L’intervista al ministro Mara Carfagna è stata pubblicata il 14 ottobre 2021 su “Luce!”, il portale della coesione, inclusione e diversità del gruppo Quotidiano nazionale. L’intervista a Maurizio Lupi su Qn  ottobre 2021

Chi è Mara Carfagna, ministro e ‘voce libera’ di Forza Italia

Chi è Mara Carfagna, ministro e ‘voce libera ’ di Forza Italia

Chi è Mara Carfagna, ministro e ‘voce libera ’ di Forza Italia

Non è stato facile intervistare il ministro al Sud e alla Coesione territoriale del Governo Draghi, Mara Carfagna. L’abbiamo, come si suol dire, ‘inseguita’ a lungo, ma alla fine pure spuntata.

Classe 1975, salernitana, una figlia (Vittoria), se si digita il suo nome, sull’enciclopedia ‘libera’ Wikipedia, dopo ‘politica italiana’ viene fuori la voce “ex modella e show girl italiana”. Francamente, non se lo ricorda più nessuno, in quel pur feroce ‘circo Barnum’ che è diventato palazzo Montecitorio, che lo sia mai stata. Ormai, Mara Carfagna, è una politica a tutto tondo, e da diversi decenni. Intorno a lei, c’è solo rispetto e, a volte, timore per il suo ‘piglio’.

Deputata eletta, la prima volta, con l’allora Pdl, e poi lungo ben quattro legislature, sempre nella sua Campania, che è anche la terra del suo radicamento politico, è un’azzurra doc. Come si diceva un tempo, una “berlusconiana di ferro”, ma i tempi, si sa, cambiano. Ministra alle Pari Opportunità nel IV (e ultimo) governo Berlusconi, vicepresidente della Camera dal 2018 al 2021, nell’attuale legislatura, e, da febbraio di quest’anno, ministra al Sud nel governo Draghi, ha fondato una ‘rete’ politica, interna a Forza Italia: si chiama “Voce libera” e vuole tenerne alti i valori liberali, moderati, l’ancoraggio al PPE e la posizione ‘centrale’ del partito, dentro il centrodestra, compito non facile.

La Carfagna, dunque, è una ‘politica’ a tutto tondo che ‘fa’ politica, oltre che politica di ‘governo’. Non sempre d’accordo, e in linea, con il main stream dell’attuale centrodestra (sempre più ‘destra’ e sempre meno ‘centro’, a volerla dire tutta), rapporti con Berlusconi antichi e solidi, ma che non le hanno impedito, a volte, di dire “caro Presidente, non sono d’accordo con te!”, la Carfagna, ogni tanto, viene ‘accusata’ di voler ‘fondare’ nuovi ‘centri’, ‘centrini’, aree moderate di vario genere e titolo. Lei tira dritto, sicura di sé. Certo è che il cuore batte per i diritti delle donne, sui quali si è spesa molto, e per i diritti civili (idem), ma “a modo suo”. L’abbiamo intervistata, qui, per “Luce!”.

Ministro, lei vanta il successo di aver incardinato i Lep per nidi, trasporto disabili, assistenza sociale. Passa di qui la vittoria contro il divario Nord-Sud? Può spiegarci meglio?

NADEF

Con la Nadef, il documento-base della prossima manovra, abbiamo aperto una porta sbarrata da molto tempo, un ventennio circa. E’ la porta che conduce alla definizione dei Livelli Essenziali di Prestazione sociale che lo Stato deve garantire ovunque, al Nord e al Sud, nelle grandi città come nei piccoli centri. Definire quei livelli significa anche sostenerli con la spesa ordinaria, con i trasferimenti di fondi ai Comuni, anno dopo anno. Anche per questo la porta è rimasta chiusa: le risorse sembravano non esserci mai e lo Stato preferiva limitarsi a finanziare l’esistente, piuttosto che farsi carico di un’espansione dei servizi nelle zone che ne erano prive”.

Alla Nadef, adesso, vengono associati tre Livelli Essenziali delle Prestazioni molto precisi: un posto in asilo nido, ovunque, per il 33 per cento dei bambini residenti; un assistente sociale ogni 6.500 abitanti; trasporto scolastico garantito per gli studenti diversamente abili”.

Mi batterò perché la manovra ne tenga conto e stanzi i fondi necessari. Quella, davvero, sarebbe una vittoria contro il divario, per tre motivi. Renderebbe più vivibili molte città del Sud, da cui i giovani scappano anche per la mancanza di servizi alla famiglia; consentirebbe un numero significativo di assunzioni; restituirebbe il diritto al lavoro a migliaia di donne meridionali che oggi, di fatto, ne sono prive perché devono “badare ai figli”. E’ un problema allarmante: nel 2020, su 10 donne che hanno lasciato il lavoro al Sud, nove lo hanno fatto dopo la nascita di un figlio”.

Un altro suo vanto è di aver chiuso “in tempi record” la sfida del React-Eu? Di che cosa si tratta, concretamente?

React Eu ita

Il programma React-Eu è la prima ciambella di salvataggio lanciata dall’Europa ai singoli Paesi dopo lo scoppio della pandemia, quando cominciò a diventare evidente la possibilità di una severa crisi economica. Proprio per la fragilità della sua economia e l’enorme pedaggio pagato alla prima ondata del Covid, il nostro Paese risultò titolare della quota più alta dei fondi, 13,5 miliardi su 47,5 complessivi. Dopo l’insediamento è stata una delle prime “emergenze” a cui ho messo mano. Ho concluso velocemente il lavoro iniziato da chi mi ha preceduto: non potevamo correre il rischio di perdere gli assegni. A due mesi dall’insediamento il nostro progetto era a Bruxelles, dopo un intenso confronto con la Commissione.

Abbiamo costruito il nostro React-EU con una serie di interventi “automatici” sulla politica industriale attraverso i bonus alle imprese per l’assunzione di giovani (340 milioni); il bonus per l’assunzione di donne (126 milioni); il fondo nuove competenze (1,5 miliardi)”.

Su queste voci ci si è impegnati a definire vincoli che consentano al Sud di ottenere quote significative (rispettivamente 40, 126 e 750 milioni), nonostante l’ovvio dislivello del tessuto imprenditoriale. Tra le novità più significative c’è un intervento da 313 milioni contro la dispersione idrica, che nel Mezzogiorno raggiunge metà della portata degli acquedotti; l’incremento del fondo di garanzia per le Pmi del Sud, finanziato con 400 milioni su un totale di 500, e l’attenzione al mondo della scuola: 45 milioni, di cui 32 al Sud, per i laboratori verdi e gli orti scolastici nelle primarie e 57 milioni (tutti al Sud) per la filiera degli Istituti Agrari”.

Ministro, parliamo ora di Sud e Pnrr. Cosa serve per frenare la costante fuga cervelli e braccia? Il Pnrr è il sistema definitivo per porre fine a quella ‘questione meridionale’ che, da Salvemini in avanti, ha fatto arrovellare le migliori menti del Paese o diventerà una nuova ‘Cassa del mezzogiorno’?

PNRR europa

Il Sud non è il deserto che molti a Nord immaginano, ma una realtà di sviluppo ‘a macchia di leopardo’ che non riesce a fare sistema. Mi ha colpito una frase di Gregorio De Felice, capo economista di Intesa San Paolo: “Se esistesse una Repubblica dell’Italia Meridionale sarebbe l’ottavo Paese manifatturiero d’Europa”. La vera condanna del Mezzogiorno, nonché una consistente causa del suo spopolamento, sono la mancanza di connessioni fisiche e digitali, il deficit di servizi sanitari, alla famiglia, alle imprese, lo scandaloso livello dell’occupazione giovanile e femminile e, più in generale, la mancanza di una precisa definizione di ruolo nella partita dello sviluppo nazionale”.

Gli investimenti pubblici che attiveremo con il Pnrr e gli altri strumenti, oltre 200 miliardi in dieci anni, sono superiori a quelli della vecchia Cassa del Mezzogiorno e meglio finalizzati. Non saranno interventi a pioggia. Abbiamo una visione del Sud che risponde alla sua funzione naturale, e su quella abbiamo lavorato: una grande piattaforma mediterranea, porta meridionale dell’Europa, crocevia degli scambi di merci, talenti, conoscenze. L’operazione su cui scommettiamo è data dalla somma tra collegamenti ferroviari di tipo europeo, porti modernizzati, Zone Economiche Speciali con forti incentivi alle imprese: un progetto che può davvero trasformare l’ambiente produttivo del Mezzogiorno”.

L’alta velocità ferroviaria taglierà i tempi di percorrenza su tutte le grandi direttrici, e sarà accompagnata dal potenziamento delle linee ‘ordinarie’. Una consistente ristrutturazione dei porti, a cui abbiamo destinato 1,2 miliardi, ci metterà in grado di competere al meglio nel settore emergente della logistica. La riforma delle Zes, le aree retroportuali, che saranno rivitalizzate con un investimento di 630 milioni, introdurrà agevolazioni fino al 95 per cento dei costi sostenuti dalle imprese: il potenziale di attrazione degli investimenti è evidente”.

Lei è donna, giovane e del Sud. Normalmente, esserlo era una duplice, o triplice, condizione di svantaggio, essere donna, giovane e del Sud. Lo è ancora?

interviste carfagna

Lei è donna, giovane e del Sud. Normalmente, esserlo era una duplice, o triplice, condizione di svantaggio, essere donna, giovane e del Sud. Lo è ancora?

E’ innegabile che le donne residenti nel Meridione vivono ancora oggi una situazione di svantaggio, non solo rispetto ai loro conterranei maschi, ma anche rispetto alle donne che vivono al Nord. I dati sull’occupazione e sui servizi sono noti e parlano chiaro. Ma ci sono segnali di speranza, come quello sul tasso di occupazione delle laureate che raggiunge il 64 per cento e conferma che l’investimento nello studio paga. La crisi ha portato un notevole calo delle iscrizioni alle università, ma il mondo femminile ha ‘resistito’ più di quello maschile: le donne del Sud continuano a laurearsi più degli uomini anche se, purtroppo, poco più della metà di quelle che escono dalle scuole superiori entrano in un ateneo. E’ su questo che dobbiamo lavorare, con incentivi e sostegni alla formazione, oltre che sul cruciale tema della carenza di servizi e specialmente di asili nido, carenza che impone a milioni di donne meridionali l’intollerabile alternativa: o il lavoro o la maternità. Non è degno di un Paese civile”.

Ministro, lei è da sempre sensibile al tema dei femminicidi. Molte leggi sono state fatte, ma evidentemente non bastano. Cosa si può e si deve fare ancora, per fermare il martirio?

Ministro, lei è da sempre sensibile al tema dei femminicidi.

Ministro, lei è da sempre sensibile al tema dei femminicidi.

Le nostre norme sono ottime, all’avanguardia, ma talvolta sono applicate in modo troppo ‘lasco’. Ogni volta che leggo di una donna uccisa dopo ripetute denunce contro l’ex – e purtroppo sono tantissime, forse la maggior parte delle vittime di femminicidio – mi chiedo: ma come è possibile? Perché non è stata ascoltata, perché si è sottovalutato? Perché quell’uomo non era in prigione? Perché non aveva un braccialetto elettronico? So anche che per ogni caso tragico ce ne sono cento evitati proprio dall’efficacia dell’azione delle forze dell’ordine, della magistratura e della legge. Non emergono sui giornali, ma sono tantissimi. Più di diecimila donne ogni anno denunciano qualcuno per stalking. Solo tra gennaio e aprile del 2020, a cavallo del lockdown, le Questure italiane hanno ricevuto 12.579 richieste di aiuto collegate a stalking o violenza domestica. Le donne hanno imparato a denunciare; le istituzioni ci sono. Ma l’attenzione va ulteriormente alzata: gli ultimi dati forniti dal ministro Lamorgese (titolare del dicastero dell’Interno, ndr.), che parlano di 75 femminicidi tra gennaio e agosto di quest’anno, ci dicono che la risposta dello Stato deve migliorare ancora, anche estendendo l’arresto obbligatorio in flagranza di reato e dando ai prefetti maggiori poteri e responsabilità nella tutela di donne minacciate”.

Ministro, in merito ai diritti delle persone Lgbt+, lei è sempre stata molto aperta alle loro ragioni, ma è contraria, come pure lo è Forza Italia, al ddl Zan. Perché?

lgbt

E’ una legge-bandiera, che in alcuni punti sembra scritta apposta per alimentare divisioni, anziché per cogliere il sacrosanto obiettivo di contrastare la violenza contro omosessuali e persone trans. Ma di una legge c’è bisogno. In Parlamento potrebbe esserci una vasta maggioranza a favore, ma i promotori si sono arroccati su due passaggi altamente divisivi: la definizione dell’identità di genere, che desta enormi critiche anche nel mondo femminista, e la campagna di formazione nelle scuole che può dar vita a scelte arbitrarie. Sinceramente, non li capisco: un’efficace politica sui diritti non si misura sulla capacità di presentare una legge-bandiera, ma di far approvare una legge efficace e largamente condivisa”.


«La destra senza il centro non esiste. Salvini dimostri di saper governare» Il fondatore di Noi con l’Italia, Maurizio Lupi, disegna la road map dell’area moderata: «Il piano di riforme del premier deve essere il nostro. Con questa legge elettorale vincono le coalizioni, ma il collante resta il centro»

Nb: questa intervista è stata pubblicata sul Quotidiano Nazionale lo scorso 8 ottobre 2021

Il fondatore di Noi con l'Italia, Maurizio Lupi, disegna la road map dell’area moderata

Il fondatore di Noi con l’Italia, Maurizio Lupi, disegna la road map dell’area moderata

Maurizio Lupi (classe 1959, tre figli, milanese) è un cattolico (ramo Cl) e un moderato. Dopo una prima lunga vita, passata sempre dentro Forza Italia, ha fondato Noi con l’Italia, piccola formazione politica moderata, ma stabilmente ‘interna’ al centrodestra, anche se apertamente ‘di centro’… Ps. (personale). Provenendo, di nascita, dalla periferia di Milano, quella vera, avessero candidato lui, come sindaco, per il centrodestra, di sicuro non sarebbe andato in giro ‘con la pistola nella fondina’ e, di sicuro, avrebbe preso più voti del candidato sindaco scelto, il pediatra Maurizio Bernardo…

Onorevole Lupi, a Milano avete preso una bella ‘tranvata’…

Milano_Duomo

Il Duomo di Milano

Dal 1994, è il nostro risultato più basso nella città laboratorio del centrodestra. Mai ha votato così poca gente e sono stati i nostri elettori a non andare a votare. Un’alternativa credibile non si mette in campo all’ultimo momento. Ha ragione Salvini a dire che si è votato in 1200 comuni e che, in tanti di questi, piccoli e medi, il centrodestra ha vinto, ma le grandi città sono il test della capacità di governo. Il movimentismo può portare anche grandi consensi, ma per governare servono progetti credibili e serietà”. 

Tutta e solo colpa di Salvini, dunque? E la Meloni, niente?

salvini

Matteo Salvini

Lei è all’opposizione, io dal governo non la posso rincorrere. Io ho la responsabilità di quella che Berlusconi chiamava la ‘moralità del fare’, di saper rispondere ai bisogni delle persone. Salvini, dato che ha più voti, è il leader della coalizione, non solo della Lega. Onori e oneri. Vittorie e non. E una coalizione senza un centro che ne sia il pilastro non vince nelle città né la sfida del governo”. 

Ma Salvini le ha davvero sbagliate tutte tutte?

“Salvini ha fatto un grande atto di coraggio politico sostenendo il governo Draghi mentre la sinistra lo voleva tenere fuori, ma allora – e gliel’ho pure detto – deve sostenerlo con convinzione. Anti-Ue e anti-Pass in un grande partito ci possono anche essere, ma non possono dettare la linea. Sul fisco sta creando il caso per il consenso, ma non funziona così”. 

Berlusconi, invece, come ‘federatore’ ha fatto il suo tempo?

Silvio Berlusconi Leader di Forza ItaliaSilvio Berlusconi Leader di Forza Italia

Silvio Berlusconi Leader di Forza Italia

 “Oggi Berlusconi lo santifica persino la sinistra. Avercene, di leader come lui. Seppe creare classe dirigente sui territori, seppe allearsi con la Lega e con An, che valevano il 5% ognuno e condividere con loro i governatori del Nord. Oggi bisogna mettersi in sintonia con quanto è successo: Covid e governo Draghi hanno cambiato le priorità del Paese: scuola, vaccini, crescita economica, lavoro”. 

Ecco, il governo. Salvini vuole davvero aprirne la crisi?

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi

 Draghi ha detto una cosa molto rivelatrice: non m’interessa l’agenda elettorale, ma quella concordata con l’Ue per rilanciare l’economia. Questo piano di riforme, di concretezza, di ragionevolezza, apre uno spazio politico al centro che bisogna saper interpretare. E non sarà di certo Draghi a farlo, che non farà l’errore di Monti, cosa che può pensare solo chi non lo conosce”

Ah, il centro! Lo si cerca come l’araba fenice… Nascerà mai?

araba fenice

Ah, il centro! Lo si cerca come l’araba fenice… Nascerà mai?

Con questa legge elettorale, no: contano e vincono le coalizioni. Con un sistema proporzionale sarebbe diverso: lì ognuno coltiva la sua identità. Ma non c’è, quindi è inutile parlarne. Resta che il centro è il collante di qualsiasi proposta politica. Oggi nel centrodestra ci sono FI, Coraggio Italia, l’Udc, Noi con l’Italia. Siamo un pezzo di storia del Paese. In Calabria, tutti insieme, valiamo il 40%. Vedo solo due strade: o la proposta di Berlusconi, un partito unico moderato e liberale, che sta nel PPE, o gli alleati che riconoscono il nostro ruolo centrale”. 

Pronto a fare il ‘gioco del Colle’? Chi ci mandiamo?

Mattarella

Il presidente Mattarella

Il metodo da seguire è quello dell’unità nazionale che ha portato all’attuale governo. Il no di Mattarella, detto da chi è un raffinato costituzionalista, a fare un secondo mandato va rispettato. Berlusconi io lo voterei subito, ma Pd e M5s non lo voterebbero mai. Draghi? Se son rose fioriranno… In ogni caso, mi rifiuto di pensare che il Parlamento non voglia eleggere un presidente, che dura sette anni, soltanto per prolungare di dieci mesi la legislatura”.