Cena con delitto. Scoppia lo psicodramma dentro FI mentre il Cavaliere sogna il Colle e Salvini e Meloni litigano

Cena con delitto. Scoppia lo psicodramma dentro FI mentre il Cavaliere sogna il Colle e Salvini e Meloni litigano

22 Ottobre 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Cena con delitto. Scoppia lo psicodramma dentro Forza Italia tra ‘lealisti’ e ‘moderati’ mentre Berlusconi sogna ancora il Colle e Meloni e Salvini continuano a litigare nei ‘fuorionda’

Cena con delitto

Cena con delitto. Scoppia lo psicodramma dentro Forza Italia

 

Nb: questo articolo è stato pubblicato, in forma ridotta, sul sito di notizie The WatcherPost.it il 22 ottobre 2021

“Il Rieccolo!”. Il Cavaliere torna sulla scena e se la riprende

Silvio Berlusconi Leader di Forza ItaliaSilvio Berlusconi Leader di Forza Italia

Silvio Berlusconi Leader di Forza Italia

Ritornato a Roma (e a Bruxelles) per riprendersi il proscenio della scena politica, dentro Forza Italia, il suo partito, e dentro il PPE – partito del popolarismo europeo dove, spiega, “tutti mi ascoltano ché sono il più saggio di loro”. Bacchettante gli alleati ‘stabili’ (Salvini e Meloni) e avversari interni (le ministre Gelmini e Carfagna) che “non hanno capito molte cose e sbagliano”. Convinto di poter ‘davvero’ concorrere alla corsa per il Colle che si aprirà a gennaio del 2022 e, soprattutto, di avere concrete chance di elezione (ma su questo si illude e la sorpresa sarà amara).

Finalmente di nuovo in salute, perfettamente rimessosi dopo la lunga assenza causata da malanni pregressi come pure, ahilui, dal Covid. Fisicamente re-impossessatosi dei suoi uffici ‘romani’, dopo il lungo e dorato esilio di Arcore, anche se – lontani, ormai, i tempi di palazzo Grazioli, ormai un guscio vuoto, si è trasferito nella storica villa, che si trova sull’Appia antica, di Zeffirelli, che poi era la sua: gliel’aveva data, al regista defunto per carineria, comodato d’uso.

Soprattutto, tornato, politicamente, centrale, nelle scelte e nelle decisioni (tra le perle da registrare: “dobbiamo essere moderati”, “con il sovranismo si perde”, “Salvini e Meloni sono due miei allievi, solo che spesso sbagliano le mosse e le parole”), ieri, Silvio Berlusconi, per una di quelle congiunzioni astrali che si verificano solo se c’è di mezzo Lui, è andato pure assolto in giudizio. Nella fattispecie, dal tribunale di Siena, “perché il fatto non sussiste” e nell’ambito della tranche ‘senese’ del processo Ruby Ter (quella milanese, la più corposa resta ancora in piedi).

Siena panorama

Siena panorama

In buona sostanza, di nuovo ‘in palla’, e parecchio, pronto a usare la sua storica ‘bacchetta magica’ per rimettere in giusta carreggiata il centrodestra e portarlo, indenne, alla vittoria alle prossime elezioni politiche perché, come dice sempre Lui e come dice anche, invero, la storia repubblicana, “solo io le vinco, le elezioni” (nel 1994, nel 2001, nel 2008), anche se poi, magari, ‘perde’ la guida dei governi (nel 1994 e nel 2013 di sicuro), Berlusconi ha deciso che ci vuole la sua guida per mettere pace (definitiva) tra Salvini e Meloni, rincuorare le truppe abbacchiate per le sconfitte (“ma alle comunali, specie nelle grandi città, perdiamo spesso, quella gara non ci appartiene”), condurre per mano il centrodestra – se seguirà i suoi consigli, ovvio – alla prossima vittoria, quella definitiva, per un nuovo governo in cui – Lui – chissà che ruolo si vorrà mai ritagliare (ministro degli Esteri?).

Il Duce ovvero Benito Mussolini

Il Duce ovvero Benito Mussolini

Insomma, “LUI E’ TORNATO”, come da titolo di film che, tuttavia, riguardava Benito Mussolini (e mai Berlusconi è stato lontano da simpatie ‘ducesche’ e para-fasciste come oggi, e da anni). Oppure, volendo, si potrebbe dirlo “il Rieccolo!”, come Indro Montanelli apostrofò il ‘cavallo di razza’ della Dc che fu, Amintore Fanfani, che – ogni tanto, a getto continuo – tornava sulla scena, se non si facesse, anche qui, un vero torto al Cav, ben superiore, per ‘statura’, al ‘piccolo’ Fanfani. E, allora, conviene rimettere in fila tutti i fatti.

Assolto a Siena per la tranche senese del Ruby ter e per la gioia dei fan, ma il processo di Milano resta ancora in piedi…

Assolto a Siena per la tranche senese del Ruby ter e per la gioia dei fan, ma il processo di Milano resta ancora in piedi...

Assolto a Siena per la tranche senese del Ruby ter e per la gioia dei fan, ma il processo di Milano resta ancora in piedi…

Quello che è successo ieri sera, in effetti, ha del clamoroso. Silvio Berlusconi è stato assolto dal Tribunale di Siena perché il fatto non sussiste. L’ex presidente del Consiglio, nella tranche senese del processo Ruby Ter, doveva rispondere dell’accusa di corruzione in atti giudiziari. La sentenza è stata pronunciata dal presidente del collegio Simone Spina dopo una camera di consiglio durata un’ora. Assolto con la stessa formula anche il pianista delle feste ad Arcore, Danilo Mariani, anche lui era imputato per il reato di corruzione in atti giudiziari. “Ho sentito Berlusconi poco fa, è evidentemente sollevato e soddisfatto” dice ai giornalisti l’avvocato Federico Cecconi, uno dei legali del Cavaliere. Ovviamente, la gioia del Cav e di tutti i suoi è incontenibile e tracima, di comunicato in comunicato, sia tra gli alleati che, ovviamente, tra gli esponenti azzurri, da Antonio Tajani a Licia Ronzulli, compresi quelli ‘in odor di scissione’, cioè le varie Gelmini-Carfagna (e Brunetta) che, sul ‘resto del mondo’, cioè l’asse politico rinsaldato con Salvini e Meloni, hanno molto da dire e, soprattutto, da ridire, nel senso che hanno fatto capire, e subito, che un centrodestra che, per loro, è a trazione ‘sovranista’ mentre, per il Cav, resta a trazione moderata, non gli va proprio giù.

romano prodi

Romano Prodi

Ma va però detto che resta ancora in piedi il processo, sempre per le stesse accuse, in corso a Milano, dove Berlusconi è imputato per presunti pagamenti alle ragazze che partecipavano alle feste di Arcore in cambio di racconti edulcorati di fronte a giudici: con lui, sono imputate 28 persone, compresi il giornalista Carlo Rossella e la senatrice Maria Rosaria Rossi, oltre a molte delle ragazze che partecipavano alle feste, tra cui Barbara Guerra e Alessandra Sorcinelli (“cene eleganti? Non scherziamo” hanno detto le due) e che, proprio quei giudici, gli hanno chiesto una perizia psichiatrica, di fronte ai suoi continui dinieghi a presentarsi in udienza, adducendo i soliti motivi di salute, il che ha fatto indignare non poco il Cavaliere, i suoi e pure molti altri, persino Romano Prodi.

Il ‘sogno’ scoperto di Berlusconi resta quello del Colle

quirinale colle

Il Colle, Quirinale

Un processo che è alle battute finali e la cui conclusione potrebbe cadere come una tegola, addosso al Cavaliere, entro l’anno, con una condanna – pur se di nuovo solo in primo grado – facendo evaporare ogni speranza di candidarsi al Colle. Prospettiva cui Berlusconi crede ancora. A tal punto che ha chiesto, a Salvini e Meloni, e pure ai gruppi minori del centrodestra ampie rassicurazioni che sarà Lui ‘il’ candidato di tutto il centrodestra, quando si apriranno le urne dei Grandi elettori per il Quirinale a gennaio 2022.

Ora, se è vero che il centrodestra, per la prima volta negli ultimi 40 anni, parte avvantaggiato (sulla carta, conta 450 grandi elettori, a un passo dai 505 che servono dal IV scrutinio in poi: in buona sostanza, basterebbero i voti dei centristi per ‘fare bingo’), è anche vero che le ‘garanzie’ e le ‘rassicurazioni’ che gli alleati danno ‘all’amico Silvio’ sanno più di quelle che si danno al nonno quando si promette di ‘rigare dritto’ che altro…

In ogni caso, Salvini la mette così, la questione: “Il centrodestra è unito sull’elezione del presidente della Repubblica e, dopo varie volte in cui era minoranza, stavolta partiamo in posizione di vantaggio”, dice il leader della Lega. Sul punto ha pure ragione, ma non considera né la classica entrata in campo dei ‘franchi tiratori’ e neppure il fatto che, chi entra Papa, di solito esce cardinale…

“Troppe rotture di coglioni.” dice l’audio rubato del Foglio.it. Tra Salvini e Meloni continua a non correre buon sangue…

Salvini e Meloni

Salvini e Meloni

Detto ciò, tra Salvini e Meloni, continua a ‘non’ correre buon sangue, come dimostra l’audio rubato da Il Foglio.it e pubblicato proprio ieri. E ovvio che noi abbiamo un centrodestra al governo e uno all’opposizione. Però c’è modo e modo di stare all’opposizione. Si può concordare una quota comprensibile di rotture di coglioni, che però vada a minare il campo Pd e 5 stelle e non fatta scientemente per mettere in difficoltà la Lega e il centrodestra” è la frase “rubata” da un audio pubblicato dal Foglio.it al segretario della Lega Matteo Salvini durante la riunione con lo stato maggiore del partito che si è tenuto, sempre ieri, al teatro sala Umberto di Roma. Al centro della discussione c’era il risultato deludente del centrodestra alle elezioni amministrative e i difficili rapporti all’interno della coalizione. La frase apparentemente non imbarazza né Salvini né Fratelli d’Italia. Il leader del Carroccio, durante Porta a Porta, se la cava così: “L’audio rubato? Non ci faranno litigare. Posso far vedere i messaggi whatsapp in cui io e Giorgia ridiamo e scherziamo”. Fonti del partito di FdI riferiscono, inoltre, che non ci sarà “nessuna polemica con Salvini su questo”.

Inoltre, sempre nella riunione del teatro romano, il segretario leghista avrebbe legato il modo di fare opposizione di FdI, che concentra gli attacchi verso Forza Italia e il suo partito, alla volontà di “prendere qualche voto” agli alleati, dice l’Agi.

Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti

Un monologo di oltre un’ora in cui Salvini ha voluto precisare che “la linea la fa il segretario” e che l’attività parlamentare avrà come orizzonte il 2023, cioè la scadenza naturale della legislatura, argomento che vede tutti i leghisti presenti assai entusiasti, tranne, forse, Giancarlo Giorgetti, che, nel frattempo è volato in missione politica, economica e diplomatica dai suoi amici negli Usa in una sorta di ‘diplomazia parallela’ a Salvini.

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi

Ciononostante, questo non vuol dire che Mario Draghi non possa essere il prossimo presidente della Repubblica: “Draghi si candiderà al Colle, ma non ci saranno elezioni”, spiega. Il che vuol dire che potrebbe formarsi un quarto governo con una nuova maggioranza da formare in Parlamento (non è chiaro se con o senza Lega), che non è però la linea indicata dalla Meloni, che punta a spedire Draghi al Quirinale per ottenere, in cambio, elezioni politiche anticipate che, oggi, né Berlusconi, né tantomeno Salvini, auspicano.

I ‘tre amigos’ sorridono tutti insieme nelle foto di gruppo, ma vanno poco d’accordo praticamente su tutti i temi ‘caldi’…

Berlusconi_Meloni_Salvini

I tre leader del centrodestra: Berlusconi, Meloni e Salvini

Le dichiarazioni di Salvini alla riunione leghista di Roma arrivano proprio all’indomani del patto rinnovato con Silvio Berlusconi e la leader di Fratelli d’Italia nel vertice a Villa Grande, in cui è stata fissata la strategia della coalizione, proprio e in particolare per la corsa al Quirinale.

Un appuntamento che non deve aver chiarito tutto, ad ascoltare l’audio finito sul sito de il Foglio. Il secondo, tra l’altro, finito su tutti i siti nel giro di 24 ore, le stesse 24 ore che avrebbero dovuto segnare il ricompattarsi della coalizione.

Il guaio è che i ‘tre amigos’, concretamente, non sono d’accordo su quasi nulla. Al netto di alcune decisioni, che pure vengono prese (colloqui settimanali, un fronte comune sul Quirinale, il no a una riforma elettorale in senso proporzionale), restano molti i punti di attrito e di divisione tra Lega e FI da una parte e FdI dall’altra: i vaccini, il Green Pass, la manovra economica, ma anche come non si è trattato il tema della leadership né c’è stata un’autocritica per la sconfitta elettorale che Fi – non è un mistero – attribuisce alle candidature sbagliate degli altri nelle grandi città.

I nodi insomma restano lì, sul tappeto, appena coperti dalla nota ufficiale che parla di “clima di massima collaborazione” e dall’impegno a valorizzare quanto possibile posizioni comuni, per non dire di quella bislacca idea di riunire, tutti insieme appassionatamente, il centrodestra ‘di governo’ (Lega e FI) e quello ‘di opposizione’ (FdI) come se si potesse davvero trarne una ‘linea’ comune e concordata tra chi ha ministri, dentro il governo Draghi, e chi lo contesta duro.

Salvini e Meloni (ma non Berlusconi) vogliono Draghi al Colle

draghi berlusconi

Draghi e Berlusconi

Silvio Berlusconi, comunque, dopo l’incontro a tre, vola a Bruxelles per il pre-vertice del Ppe e, parlando con i giornalisti, da una parte tiene aperta a se stesso la porta per il Quirinale e dall’altra la chiude proprio a quello che, nel centrodestra, sembrava essere il candidato più quotato: Mario Draghi.Berlusconi come lo vedo al Colle? Lo vedo in forma dopo un po’ di acciacchi dovuti al Covid e non ha per il momento idea al riguardo”, dice il leader di Forza Italia, di fatto non respingendo nessuna ipotesi e dimostrando che l’opzione Colle per lui esiste eccome.

E, a proposito dell’attuale presidente del Consiglio, aggiunge: “Draghi sarebbe certamente un ottimo presidente della Repubblica, mi domando se il suo ruolo attuale continuando nel tempo non porterebbe più vantaggi al nostro Paese”. Guarda caso, le stesse parole che usa dire Enrico Letta, sull’argomento (“teniamoci stretto Draghi fino al 2023”). A dar corda alla narrazione di Berlusconi, è, però, il leader del Carroccio, Matteo Salvini: “Berlusconi sta decidendo. Ovviamente, se decidesse di scendere in campo lui, come leader di uno dei partiti del centrodestra, avrebbe tutto il nostro sostegno ma dovete chiederlo a lui” – che poi è un modo per dire e non dire che, invece, Salvini al Colle vuole ‘Mario’, non il Cavaliere.

Solo che, sempre il Cav, gli alleati li tratta come li tratta, cioè come dei ragazzini ‘discoli’ e un po’ scarmigliati: tocca il compito di rimetterli in riga. Al Ppe nessuno era preoccupato. Si fidano di me, mi conoscono da tanto tempo”, dice, e poi di Matteo Salvini e Giorgia Meloni dice che “hanno la metà della mia età. Io sono il professore e loro gli allievi...”.

Non che il Cav non abbia grossi guai, in casa. Dramma in FI

mariastella gelmini

Maria Stella Gelmini

Infatti, al netto delle diversità di vedute sul Colle, è in Forza Italia che scoppia lo psicodramma. Il partito è, ormai, sull’orlo di una vera scissione.

Già nel pomeriggio di mercoledì, poco dopo il vertice dei tre leader, era trapelato lo sfogo della ministra Mariastella Gelmini che dice, secca: “Noi ministri siamo stati tagliati fuori dai tavoli con Berlusconi, dipinti come nemici”.

Roberto Occhiuto

Roberto Occhiuto

Il contesto è l’assemblea chiamata ad eleggere il successore di Roberto Occhiuto, diventato governatore della Calabria e che vede vincere il candidato dell’asse ‘sovranista’ dentro gli azzurri, quello che fa capo alla senatrice Licia Ronzulli e all’avvocato Niccolò Ghedini contro l’ala liberal e moderata, quella di Carfagna-Gelmini-Brunetta.

Paolo Barelli

Paolo Barelli

La conta la vince il candidato dei primi, che riceve l’imprimatur di Berlusconi, Paolo Barelli, e la perde il candidato dei moderati, il deputato Sestino Giacomoni. La novità, e pure la notizia, è che, per la prima volta, dentro FI si ‘vota’ e ci si ‘conta’, in quel partito non si è abituati a farlo.

Berlusconi, da Bruxelles, reagisce assai inviperito e dice: “Parliamo di problemi concreti e cose serie. Le dichiarazioni di Gelmini sono contrarie alla realtà”. Il gelo cala come una mannaia in FI.

Serve un’alternativa moderata e europeista, non mi riconosco nell’ultima era del berlusconismo”, rincarava la dose la Gelmini cui, ieri, Berlusconi risponde seccamente: “Non c’è nulla di cui debba preoccuparmi. Non succede assolutamente niente, nella maniera più assoluta, sono veramente sereno al 100%, non so cosa gli ha preso a questi qua”. Una sconfessione, dunque, in piena regola.

Renato Brunetta

Renato Brunetta

Eppure, anche il ministro Renato Brunetta ribadisce le accuse: “Inutile ignorare quanto accaduto ieri tra persone che ambiscono solo a rilanciare Forza Italia, che ha un’occasione da cogliere ma vive un momento di difficoltà innegabile. Il malcontento c’è, è diffuso, Gelmini ne ha dato corretta raffigurazione, e io stesso l’ho ribadito ieri pomeriggio al presidente Berlusconi, presente il coordinatore Tajani”.

Mara Carfagna

Mara Carfagna

Sulla stessa linea, ovviamente, la ministra per il Sud, Mara Carfagna: “Evidentemente ha ragione la ministra Gelmini quando dice che al presidente Berlusconi viene rappresentata solo una parte della realtà. Quello che ho da dire su Forza Italia l’ho già detto stamattina e non intendo ripeterlo. Non si è trattato di uno sfogo della ministra Gelmini, ma di una denuncia politica sulla gestione del partito che è largamente condivisa da molti parlamentari, dirigenti, molti amministratori ed eventualmente anche molti elettori”. Morale, un annuncio, oltre che una minaccia, di scissione in piena regola.

La ‘cena dei rivoltosi’. Il partito azzurro sta per implodere

La ‘cena dei rivoltosi’. Il partito azzurro sta per implodere

La ‘cena dei rivoltosi’. Il partito azzurro sta per implodere

Ora nel partito deve contare chi merita, chi ha voti, chi è presente sul territorio”: la voce dei ministri forzisti è concorde, nella serata di Palazzo Vidoni che si è tenuta mercoledì sera. È lì, a ‘casa’ di Renato Brunetta, che si sono confrontati i big di FI che stanno al governo e che hanno deciso di venire allo scoperto per ‘cambiare pelle’ al dinosauro azzurro: “Non possiamo più andare al traino di Fdi e Lega”, aveva già detto, nell’assemblea del gruppo alla Camera, Mariastella Gelmini proprio mentre Berlusconi incontrava Meloni e Salvini. È una battaglia per una linea “moderata, europeista, da vera forza di governo” su cui sono uniti Gelmini, Mara Carfagna (cui la collega assegna la guida di quest’area) e Brunetta, che poi ha fatto una visita a Berlusconi, nella villa sull’Appia antica.

Concetti ribaditi nella riunione che, oltre ai rappresentanti forzisti nell’esecutivo Draghi, ha visto la partecipazione di alcuni parlamentari ‘rivoltosi’ tra cui Porchietto, Russo, Casciello, Baroni, nomi vicini a Gelmini e Carfagna. “Quest’area copre almeno la metà del gruppo alla Camera – è il ragionamento che emerge dalla cena azzurra – e di qui all’elezione per il Quirinale si farà valere”.

Licia Ronzulli

Licia Ronzulli

Ma la guerra è aperta, nel partito: alla corte di Berlusconi quest’assalto è visto come “un’offesa all’intelligenza del Presidente”, per dirla con le parole della Ronzulli, che ha preso il posto che fu della Rossi come ‘badante’ (politica) del Cav.

La tesi che circola fra i ‘lealisti’ è che, visto il livello del disagio espresso e l’ingenerosità delle accuse a Berlusconi, Gelmini dovrebbe rassegnare le dimissioni dal governo. A questo punto era atteso un chiarimento del Cavaliere, che a Bruxelles risponde a chi gli contesta una deriva sovranista e partecipa al vertice del Ppe.

Chiarimento, brusco che è puntualmente arrivato: “Non so cosa sia successo ma le dichiarazioni di Gelmini sono assolutamente fuori dalla realtà”, dice, appunto, Berlusconi. Uno scontro a questi livelli, e soprattutto così aperto, dentro Forza Italia non si era mai visto. Da Bruxelles, al termine del summit del PPE, il Cavaliere è tornato sulle divisioni interne al partito: “Non sono preoccupato, sono sereno al cento per cento. Non so cosa gli ha preso a questi qua…”, risponde il Cav ai cronisti.

Nel frattempo il leader della Lega fa sapere di aver chiesto a Berlusconi una riunione di tutti i ministri del centrodestra. “Conto di farlo già la prossima settimana”, spiega al termine della riunione con i parlamentari. “La sconfitta delle amministrative ci dice che la divisione non premia, la litigiosità non premia”. Già, belle parole.

Ma il clima resta quello che è, teso come una corda di violino

Ma il clima resta quello che è, teso come una corda di violino

Ma il clima resta quello che è, teso come una corda di violino e sul punto di spezzarsi, forse in via definitiva. Quando, infatti, si tratterà di votare per il nuovo Capo dello Stato, se l’ala liberal e moderata voterà – per dire – per Casini (cui Renzi va facendo da talent scout e cerca già voti per lui, in Parlamento), la rottura sarà insanabile e la scissione inevitabile, in FI.