Fine vita? Forse… La battaglia di Mario, il referendum sull’eutanasia e il testo base in Parlamento a rischio sepoltura…

Fine vita? Forse… La battaglia di Mario, il referendum sull’eutanasia e il testo base in Parlamento a rischio sepoltura…

27 Novembre 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Fine vita? Forse… La battaglia di Mario, il referendum sull’eutanasia e il testo base in Parlamento a rischio sepoltura…

Fine vita? Forse... La battaglia di Mario, il referendum sull'eutanasia e il testo base in Parlamento a rischio sepoltura...

Fine vita? Forse… La battaglia di Mario, il referendum sull’eutanasia e il testo base in Parlamento a rischio sepoltura…

Nb: questo articolo è stato pubblicato, in forma più succinta, sul portale del gruppo Qn “Luce!” il 27 novembre 2021

Nel Paese ‘reale’ ha già vinto ‘Mario’, nel Paese ‘legale’ no. La via della legge e referendum eutanasia è una corsa a ostacoli

Nel Paese ‘reale’ ha già vinto ‘Mario’

Nel Paese ‘reale’ ha già vinto ‘Mario’

Nel Paese reale “ha vinto “Mario” (nome di fantasia), il primo malato (un marchigiano tetraplegico da dieci anni) a ottenere il via libera per il suicidio medicalmente assistito in Italia. E, anche, ha vinto, almeno finora, almeno per numero di raccolta firme in calce al referendum per l’eutanasia legale, anche l’Associazione ‘Luca Coscioni’, che – praticamente da sola, con l’eccezione dei Radicali italiani e frange della sinistra radicale (SI) – e guidata dal tesoriere Marco Cappato e Maria Antonietta Farina Coscioni, ma anche dalla compagna di dj Fabo, ha raccolto, in quattro mesi, un milione e 300 mila di firme in calce al suo quesito in materia che chiede, sic et simpliciter, l’eutanasia legale, o meglio l’abrogazione dell’omicidio del consenziente, oggetto tecnico di una proposta di referendum che, salvo la libertà del consenso, prescinde da qualsiasi altro limite o condizione. E che lo fa, tale richiesta, il quesito referendario, proprio sulla scorta della sentenza n. 242 del 2019 della Consulta che ha escluso la punibilità dell’assistenza al suicidio, chiesta, allora, da un tetraplegico immobilizzato a letto da altre dieci anni (si trattava, appunto, del caso di dj Fabo).

riccardo Magi

Riccardo Magi, dichiarazione

Nel Paese ‘legale’, invece, ‘vince’ il ‘solito’ Parlamento ‘lumaca’ che, per ora, decide di non decidere…. Nonostante, infatti, un disegno di legge in tema, per regolamentare l’eutanasia nel nostro Paese, sia in discussione ormai da inizio della legislatura e approderà nell’Aula della Camera dei Deputati il prossimo 13 dicembre, il deputato (e presidente di +Europa, ex radicale), Riccardo Magi, dice – senza mezzi termini – che “Non c’è nulla da rallegrarsi per l’arrivo in Aula del testo il 13 dicembre. Significa che, dopo aver impedito che si avesse una legge per l’eutanasia legale, hanno vinto quelli che vogliono mandare su un binario morto persino il suicidio assistito e, come si sapeva, non sono solo nel centrodestra”, scrive, arrabbiato e avvelenato, su Twitter, Magi.

welby cappato

Marco Cappato e Mina Welby imputati per aver aiutato Davide Trentini, malato di sclerosi multipla, a raggiungere la Svizzera e ottenere il suicidio assistito (il 13 aprile 2017) – Photo Mauro Scrobogna /LaPresse

Senza dire del fatto che il referendum sull’eutanasia legale è ‘sub judice’ di giudizio, da parte della Consulta. Superato, infatti, l’esame puramente formale della Corte di Cassazione, quello sulla validità del numero delle firme (500 mila era il ‘tetto’ minimo per arrivare a dama, ne sono arrivate più di un milione, e qui il merito – come per gli altri referendum popolari, sottoscritti in questi mesi – arriva dall’introduzione della firma digitale, via Spid, marchingegno virtuoso escogitato sempre da Magi e infilato, a luglio scorso, nel Dl Sostegni), ora spetta alla Corte costituzionale dire ‘se’ il quesito referendario è compatibile con i principi sanciti dalla Carta e se non viola leggi dello Stato sulle quali non è possibile chiedere referendum.
Un giudizio di ‘merito’, dopo quello ‘formale’, per nulla scontato: sono diversi i costituzionalisti e i giuristi che ritengono che non sia ammissibile, così com’è formulato, il quesito sull’eutanasia. Potrebbe, invece, arrivare ‘prima’ una legge che, nei fatti, renderebbe ‘inutile’ il referendum?
Potrebbe, appunto, ma non è affatto detto che ci si arrivi, in questo scorcio di legislatura, che si chiuderà a febbraio del 2023, se non pure prima.
Un anno e mezzo, non di più, di tempo, stante il piccolo particolare che, ormai da settimane, le Camere sono impegnate nella sessione di bilancio, la quale, per prassi, ‘blocca’ l’esame di ogni legge ‘ordinaria’, e che, da metà gennaio, le stesse Camere saranno occupate dalle votazioni per eleggere il futuro Presidente della Repubblica. Insomma, a stento si inizierà con la discussione generale, alla Camera, sull’eutanasia, poi i lavori si bloccheranno per forza di cose e se ne riparla, se va bene, nel 2023. Senza dire che, in Italia, vige – come si sa – il bicameralismo paritario (fin quando una legge non viene votata in modo identico dalle due Camere non è legge) e, dunque, ove mai il testo di legge sull’eutanasia passasse l’esame della Camera dei Deputati, dovrebbe poi passare anche le ‘forche caudine’ dell’esame del Senato, dove il centrodestra e i centristi, come ha dimostrato l’affossamento del ddl Zan, a settembre, la fanno, ormai, da padroni.

La netta contrarietà del Vaticano al suicidio assistito

La netta contrarietà del Vaticano al suicidio assistito

Inoltre, il tema è, come vedremo, molto ‘divisivo’, non solo presso l’opinione pubblica (nota e ribadita la netta contrarietà del Vaticano, della Cei, la Chiesa cattolica italiana, e del Papa), ma anche tra i partiti e tra i gruppi parlamentari, lo è sia per l’opposizione del centrodestra(tutto, senza distinzioni) sia per i dubbi presenti nel Pd (più aperta e favorevole la posizione dei 5S).
Infine, va anche detto che, per questo referendum come per tutti gli altri che, in questi mesi, hanno ottenuto un vero boom di cittadini firmatari (cannabis: un milione di firme in meno di un mese, giustizia: un milione di firme in sei mesi, caccia: poco più di 500 mila firme in pochi mesi), ove mai la legislatura finisse in via anticipata, nel 2022, e si arrivasse a nuove elezioni politiche anticipate, entro giugno, i quattro referendum (i sei quesiti sulla giustizia, i tre quesiti singoli su caccia, cannabis, eutanasia) verrebbero ‘sospesi’: di celebrare i referendum se ne riparlerebbe non prima del 2023. Così, infatti, prescrive la legge istitutiva del referendum, strumento previsto dalla Costituzione ma che è stato ‘attivato’ solo a partire dal 1970 in poi: se si devono tenere elezioni politiche (in via ordinaria o anticipata) è il referendum che slitta. Insomma, le elezioni hanno sempre la priorità, il che – ad alcuni partiti, che non hanno alcuna intenzione di ‘schierarsi’ su quesiti così divisivi (anche, come detto, il Pd, non solo Lega e FdI) – conviene, nel senso che anche per questo motivo potrebbero decidere di correr a urne anticipate.

Il caso del marchigiano ‘Mario’ e la sentenza della Consulta: una battaglia per la ‘morte’ che sta per avere fine ‘positiva’…

Il caso del marchigiano ‘Mario’ e la sentenza della Consulta
Ma cerchiamo di fare ordine in tutta la ‘partita’ dell’eutanasia, tema assai ostico, delicato e suscettibile di diverse posizioni – etiche e morali, oltre che politiche e ideologiche – sulla materia.
Il Comitato etico dell’azienda sanitaria di riferimento di Mario (nome di fantasia), la Asur Marche, ha deciso che, nel suo caso, ci sono le condizioni per accedere al farmaco letale. E le condizioni sono le quattro stabilite dalla Corte Costituzionale nella sentenza di dj Fabo:
1) è tenuto in vita da trattamento di sostegno vitali;
2) è affetto da una patologia irreversibile;
3) la sua patologia è fonte di sofferenze intollerabili;
4) è pienamente capace di prendere decisioni libere e consapevoli.
«Pur rimanendo qui immobile, ho realizzato che in questi mesi ho fatto una cosa grande», aveva detto Mario pochi giorni fa, immaginando che il Comitato etico non potesse che decidere per un sì. «Adesso mi sento più leggero, mi sono svuotato di tutta la tensione accumulata in questi anni», è stato invece il suo commento appena ha saputo di aver avuto il via libera. Con la sua battaglia, quest’uomo tetraplegico e costretto all’immobilità pressoché assoluta da dieci anni, scrive una pagina storica sul tema del ‘fine vita’ nel nostro Paese. E lo fa poco dopo un altro punto a favore dell’Associazione Coscioni che gli è stata sempre accanto e che ha raccolto e depositato 1 milione 240 mila firme per il referendum sull’eutanasia. Mario adesso potrà scegliere quando morire e, soprattutto, potrà farlo a casa sua, accanto a sua madre e alle persone a lui più care.
Potrà cambiare idea anche all’ultimo istante perché il suicidio medicalmente assistito prevede l’azione della persona che lo chiede: solo lui (che muove solo il dito mignolo della mano destra) potrà autosomministrarsi il farmaco letale, non sarà consentito l’intervento di nessun medico, come sarebbe invece possibile nel caso dell’eutanasia, se passasse il referendum.
Ad agosto del 2020, Mario aveva avuto l’ok dalla Svizzera per andare a morire lì, dove il suicidio assistito è consentito, ma poi ha scelto di seguire la via indicata dalla sentenza della Corte Costituzionale, cioè far verificare alla sua Asl l’esistenza dei 4 requisiti necessari per accedere alla dolce morte. Ci sono voluti 13 mesi perché un’equipe di medici e psicologi lo visitassero e altri due perché, sulla base delle loro relazioni, il Comitato etico si esprimesse. «Un calvario dovuto allo scaricabarile istituzionale», dice Marco Cappato, tesoriere e volto delle battaglie sul fine vita.

Marco Cappato

Marco Cappato

Nel documento scritto dal Comitato si dice che i requisiti ci sono e si chiedono informazioni sul tipo di farmaco indicato e sulle modalità di somministrazione. In questa partita, però, la politica è rimasta ferma. A muovere tutto e ad ottenere il risultato sono state le azioni giudiziarie promosse da Filomena Gallo, segretaria nazionale e avvocata dell’Associazione Coscioni, che parla di «lunga attesa molto grave» e annuncia che «ora procederemo con le indicazioni sull’auto-somministrazione del farmaco». È stata lei a leggere a Mario, al telefono, il provvedimento del Comitato etico. Una rivoluzione, come la chiama lui, il nostro Mario, che ora potrà morire. Anche perché il ministro alla Salute, Roberto Speranza (LeU), di fronte alle difficoltà frapposte dalla regione Marche e dalla Usl, ha chiaramente fatto capire che bisogna rimuovere ogni ostacolo alla volontà espressa da Mario.

La battaglia in Parlamento: il testo base c’è, il centrodestra è pronto ad affossarlo in Aula, dove arriverà il 13 dicembre. Magi protesta contro il “fine vita mai”: legge su binario morto

Mario Perantoni

Mario Perantoni

Ma cosa fa la politica? Poco o nulla, come si diceva. Entriamo, ora, nei meandri del Palazzo. Alla fine, almeno per fissare una data sul calendario della Camera, ce l’hanno fatta. La legge sulla morte medicalmente assistita arriverà in Aula della Camera il 13 dicembre. Merito dell’insistenza e testardaggine del presidente della commissione Giustizia della Camera, Mario Perantoni (M5S), che ha lavorato di concerto per far passare – di concerto con la presidente della commissione Affari sociali, Maria Lucia Lorefice (M5S) – un testo che, ormai da tre anni, vegetava in commissione.

Maria Lucia Lorefice

Maria Lucia Lorefice (M5S)

E merito dei due relatori, il dem Alfredo Bazoli e il grillino Nicola Provenza, che hanno cercato una mediazione sulle richieste del centrodestra. I quali, però, non assicurano un voto favorevole, ma almeno garantiscono “l’approdo in aula”. Un risultato che però suscita subito la reazione fortemente polemica di Riccardo Magi di Più Europa che dice: “Hanno prevalso quelli che vogliono mandare la legge sul binario morto”.

Riccardo Magi

Il radicale, esponente di +Europa, Riccardo Magi

E dunque in aula a Montecitorio, il testo sulla “morte volontaria medicalmente assistita”, approderà il 13 dicembre. Con quale esito? Bazoli – cattolico democratico, bresciano, uomo mite – la mette così: “Abbiamo raggiunto l’unico compromesso possibile che garantisce, appunto, l’arrivo in Aula, e non il muro contro muro anche su questo, ma certo non offre garanzie sul voto favorevole del centrodestra”. Alla domanda cosa faranno Lega e Forza Italia, Bazoli risponde con sincerità: “Certo non voteranno a favore”. Si asterranno? “Vedremo” si limita a dire, laconico.

ddl zan

Ddl Zan

Di sicuro c’è che il centrosinistra ‘giallorosso’ (Pd, M5S e Leu), ha i voti per mandare il testo al Senato, ma lì il destino del provvedimento sul fine vita si preannuncia già segnato, e in senso negativo, come è già accaduto per il ddl Zan, proprio per via dei numeri risicati, a palazzo Madama, del centrosinistra che reggeva Conte 2. In più, Italia viva è divisa anche alla Camera: rispetto al sì convinto di deputate come Lucia Annibali e Lisa Noja, che lo hanno espressamente detto nelle relative commissioni, e rispetto al sì di Roberto Giachetti, ci sono anche molti no, a partire dai renziani piu’ vicini alle sensibilita’ del mondo cattolico, mentre il presidente di Iv, Ettore Rosato, che è anche vicepresidente della Camera, ritiene quello di Bazoli un “testo equilibrato” su cui lavorare e che a “Luce!” spiega cosi la posizione di Iv: “Nella passata legislatura abbiamo fatto un passo storico, con l’approvazione della legge sul testamento biologico, costruendo un consenso ampio e trasversale. Oggi sul punto specifico segnalato dalla Corte mi sembra sia stato fatto un lavoro equilibrato contenuto nel testo base, ancora migliorabile in alcuni punti, il che si potra’ fare con il lavoro emendativo da fare in aula”.

lucia annibali premiata a palermo

Lucia Annibali

E anche nel gruppo Misto, molti gruppi minori sono contrari, da Coraggio Italia (Toti-Brugnaro) a Noi con l’Italia (Lupi) e a Centro democratico (Tabacci) mentre la pattuglia ex M5s è invece per il sì.
Ma è proprio sulla data del 13 dicembre che Riccardo Magi protesta. Per lui il giorno giusto per cominciare avrebbe dovuto essere, al massimo, quello del 3 dicembre. Passare al 13 invece significa segnare comunque il destino della legge anche a Montecitorio. Perché, spiega Magi, “con la sessione di bilancio e gli altri provvedimenti urgenti, e con la pausa di Natale, a quel punto si arriva all’elezione del presidente della Repubblica”, cioè a febbraio del 2022. Magi non nasconde neppure di essere polemico con le concessioni fatte dai relatori giallorossi al centrodestra, su molti degli emendamenti.

Le (troppe) concessioni alla destra sugli emendamenti e la difficile (ma utile) mediazione dei relatori Bazoli e Provenza

alfredo bazoli scaled

Alfredo Bazoli

Ma quali sono state, in concreto, queste ‘concessioni’ dei relatori? Sicuramente è stata respinta l’ipotesi di rendere obbligatorie le cure palliative, che anzi potranno essere rifiutate da chi chiede la morte medicalmente assistita. Ma il centrosinistra accetta che chi chiede di morire non solo sia affetto da “una patologia irreversibile”, ma per lui sia stata già preannunciata “una prognosi infausta”. Non solo, le sue sofferenze non dovranno essere solo “fisiche”, ma anche “psicologiche”. A queste concessioni se ne aggiungono altre formali sull’intero testo del ddl.
Bazoli, invece, si dichiara “soddisfatto”, perché, secondo lui, “il muro contro muro è caduto”. L’arrivo in aula è stato sbloccato, ha vinto quella che lui chiama “una decisa volontà di mediazione” che però “non garantisce il voto favorevole” dei gruppi.

Nicola Provenza

Nicola Provenza

In compenso, dopo una giornata di estrema tensione, quella di mercoledì, in commissione, è venuto meno “il clima di scontro frontale, almeno non ci si affronta all’arma bianca”. Frutto di 24 in cui i relatori Bazoli e Provenza hanno fatto di tutto per evitare che la futura legge sul fine vita potesse saltare del tutto, cioè all’anno nuovo.
Ma secondo Magi ci si finirà lo stesso perché al massimo il 13 dicembre partirà la discussione generale, poi ci sarà il necessario rinvio a gennaio e poi ancora l’elezione del capo dello Stato. Certo è che la proposta di legge è stata calendarizzata prima per il 29 novembre, poi per il 3 dicembre e infine per il 13 dicembre, dopo ben due rinvii…

I tre fronti politici in campo e la ‘palude’ del Senato

trizzino

L’ex deputato del M5s, a marzo passato al Misto, Giorgio Trizzino

Insomma, i sostenitori del provvedimento, anche quelli schierati in prima fila, come il dem Alfredo Bazoli, Giorgio Trizzino (ex M5s, oggi nel Misto, ex relatore del provvedimento) e Gilda Sportiello del M5S, esultano per la mediazione trovata, gli ‘oltranzisti’ come Magi – storicamente vicino alla ‘Luca Coscioni’ (e gli ex radicali di +Europa) – non sono soddisfatti della mediazione raggiunta, Iv si divide, sul tema, il Pd pure, il centrodestra annuncia dura battaglia, pronto ad affossare quella legge.

Paola binetti

La ultracattolica Paola Binetti

In Parlamento c’è infatti anche chi, come la senatrice Udc, Paola Binetti, dice: “È un suicidio su commissione, una inversione radicale della missione del medico. Questo è solo un primo passo per arrivare alla legge sull’eutanasia”. Ma se la Binetti ha, almeno, il ‘coraggio’ di parlare ed esprimere, in modo coerente con le sue posizioni di cattolica oltranzista, il suo secco no, il resto del centrodestra resta silente e acquattato, ma pronto, anche, ad affossare la legge in Aula, dove saranno possibile, peraltro, i voti segreti.

Emma_Bonino_Radicali

Emma Bonino, storica leader del Partito radicale

Emma Bonino, senatrice di Più Europa, sul tema del suicidio assistito ha spiegato a La Stampa che “la situazione è questa: la legge non c’è, c’è una, anzi due sentenze della Corte, ma nessuna legge. Quindi per aiutare Mario io penso che bisogna trovare qualcuno che la applichi, intanto”. Un chiaro, succinto, riassunto della tragica questione.

Il parere articolato del costituzionalista del Pd Ceccanti: “liberalizzare sì, ma da liberali, non da libertari…”. Il rischio che la Consulta possa, comunque, bocciare il referendum

Il parere articolato del costituzionalista del Pd Ceccanti:

Il parere articolato del costituzionalista del Pd Ceccanti: “liberalizzare sì, ma da liberali, non da libertari…”

Articolata, ma molto dubitativa e problematica, sul quesito referendario sull’eutanasia è, invece, l’opinione del deputato del Pd, e raffinato costituzionalista, Stefano Ceccanti, che dice, affrontando l’argomento con Luce, che: L’impostazione data dalla Corte con le sue decisioni cerca di individuare dei parametri oggettivi che individuano una zona grigia in cui lo Stato si ritrae, ma non perché dall’altra ci siano diritti individuali non negoziabili, ma solo perché alcuni comportamenti, pur negativi, non possono essere oggetto di intervento penale e quindi sono liberi.
Al di là del dettaglio su questa o quella condizione di non punibilità del singolo, la Corte in sostanza cerca di individuare la frontiera tra malattia irreversibile, o comunque intollerabile, e non malattia. Dove queste condizioni oggettive non ci sono, e dove quindi il legame tra persona e comunità è solido, esso non può essere spezzato. Dove viceversa il legame è ormai indebolito al massimo, o comunque pressoché scomparso, il diritto penale si può ritrarre prendendo atto di questa realtà.
Qui passa la frontiera tra l’equilibrato testo-base delle Commissioni Giustizia e Affari Sociali sull’aiuto al suicidio che sviluppa la giurisprudenza della Corte, che può anche essere declinata in modi diversi dal momento che ha detto ciò che è incostituzionale ma non ha dato una soluzione univoca, e il quesito referendario che invece giunge alla depenalizzazione dell’omicidio del consenziente, anche di quello sano. È il confine che c’è tra una posizione liberale ed una libertaria”, conclude Ceccanti, che però è anche molto scettico sulla possibilità che il referendum sull’eutanasia passi al vaglio di costituzionalità della Consulta.

fine vita

Eutanasia

Di problemi di ammissibilità e di contenuto, il quesito sull’eutanasia ne pone almeno due. Il primo è tecnico, di ritaglio del quesito, che sembra fortemente manipolativo, sembra riprodurre la critica che ha condotto ad altre inammissibilità, quella di attingere ai testi vigenti come un serbatoio di parole. Il secondo è di contenuto: la Corte tende a non esprimersi quando valuta sull’ammissibilità e anche sulla costituzionalità della normativa di risulta. Ma non siamo certi che, di fronte ad uno scarto molto forte tra le ordinanze della Corte, che si limitano ai malati, e il quesito che coinvolge anche i sani, la Corte si astenga da un giudizio di questo tipo, qualora valutasse appunto che si tratti di un’incostituzionalità manifesta già evidente in via preventiva. È peraltro così netto il quesito sulla depenalizzazione dell’omicidio del consenziente che, ove ammesso, risulterebbe difficile per il Parlamento superarlo, evitando quindi la consultazione, senza farlo proprio per intero”.