Corsa al Colle6. Il discorso di Capodanno di Mattarella e le manovre dei partiti. Draghi, il Cavaliere o il ‘piano B’?

Corsa al Colle6. Il discorso di Capodanno di Mattarella e le manovre dei partiti. Draghi, il Cavaliere o il ‘piano B’?

31 Dicembre 2021 1 Di Ettore Maria Colombo

Corsa al Colle/6. Il discorso di Capodanno di Mattarella e le manovre dei partiti. Draghi, il Cavaliere o il ‘piano B’? I partiti si interrogano sulle mosse di Berlusconi, Draghi e degli altri candidati quirinabili

Capodanno 2021

 

Nb: questo articolo è la versione ‘allungata’ di due articoli pubblicati sul Quotidiano nazionale il 31 dicembre 2021. Colgo l’occasione per augurare ai miei ’25 lettori’ buone feste di buon fine anno e di buon inizio 2022!!!

Il concetto del discorso di Mattarella: “L’Italia ce la farà”

Il concetto del discorso di Mattarella: “L’Italia ce la farà”

Il concetto del discorso di Mattarella: “L’Italia ce la farà” (Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

“L’Italia ce la farà”, ma a due condizioni: i cittadini sappiano mantenere atteggiamenti “responsabili”, come quelli durante la pandemia, e che la classe politica sappia fare altrettanto, interpretando i bisogni della società con misure concrete e non contraddittorie o pasticciate. Sergio Mattarella sta limando, fino all’ultima ora, il discorso che, stasera, terrà davanti agli italiani, dove parlerà più come un ‘nonno’ che un politico, affrontando i temi dell’attualità, Covid in testa, con tanto di ennesima rampogna ai no-vax, che il Presidente ha scudisciato più di una volta. Un discorso che – questa la sola cosa che filtra dal Colle – “sarà, insieme, di bilancio e congedo”.

E sarà anche il discorso del congedo, quello che sta limando in queste ore Mattarella nel suo studio al Quirinale, assistito dai più stretti collaboratori. Un intervento che il Capo dello Stato definirà fino all’ultimo momento utile prima della registrazione davanti alle telecamere della Rai, ma che anche le altre reti daranno in diretta.

Un discorso a reti unificate, forse persino in ‘stand up’…

Il presidente Mattarella, Un discorso a reti unificate, forse persino in ‘stand up’...

Il presidente Mattarella, Un discorso a reti unificate, forse persino in ‘stand up’…

L’intervento, infatti, andrà poi in onda, come di consuetudine, il 31 sera su tutte le tv nazionali, a reti unificate. Le prove sono già cominciate, la location dovrebbe essere quella dello studio alla Palazzina, probabilmente non starà dietro alla scrivania ma seduto in poltrona o addirittura in piedi, con uno ‘stand up’ da giornalismo tivù. E con uno sfondo semplice, caratterizzato dall’immancabile bandiera tricolore e da quella dell’Unione europea.

l'immancabile bandiera tricolore e da quella dell'Unione europea.

L’immancabile bandiera tricolore

Identità e orgoglio nazionale, dunque, insieme al concetto della responsabilità, con un forte incoraggiamento ad un Paese che ha gli strumenti, morali e di competenza, per uscire fuori dalla crisi pandemica e da tutte le sue negative conseguenze. Questo sarà il filo conduttore del discorso del presidente.
Un filo che intreccia l’identità italiana con la necessità di una forte coesione sociale, coesione che egli chiede anche alle forze politiche nella gestione di questa delicata fase della vita politica.

“Bilancio e congedo” il leitmotiv del discorso di ‘Sergio’

Sergio Mattarella non accetterà mai un bis

Sergio Mattarella non accetterà mai un bis
Giandotti/Ufficio Stampa Quirinale/LaPresse

Nel ragionamento del Presidente si incrociano le responsabilità individuali nell’affrontare questa infinita crisi sanitaria e le responsabilità della politica nel saperne leggere l’impatto devastante sui cittadini e l’economia. Trasmettendo questa prospettiva, Mattarella si congeda alla fine di un intenso settennato. Un congedo preannunciato in diversi interventi pubblici nell’ultima parte dell’anno, e che sembra allontanare le ipotesi di un bis al Colle. Non senza far mancare l’incoraggiamento a tutti gli italiani: che è un po’ anche il fil rouge della sua parte finale di presidenza, perché Mattarella chiude il suo impegno orgoglioso della risposta del Paese, del suo essere in marcia nonostante tutto. Un cammino che non si deve interrompere per interessi di parte o, tantomeno, per prematuri calcoli elettorali dei partiti. Tutto ciò si accompagna alla inevitabile preoccupazione per l’emergenza pandemica che si aggrava senza soluzione di continuità proprio in momenti politicamente e istituzionalmente molto delicati, forzosamente orientati al mese di gennaio, al prossimo futuro della Repubblica, all’elezione del suo successore e alla tenuta del sistema.

Al Quirinale, intanto, si fanno gli scatoloni…

Palazzo del Quirinale, obelisco, con Dioscuri

Palazzo del Quirinale, obelisco, con Dioscuri

Al Quirinale, si sa, stanno facendo gli scatoloni. La cosa, in sé, non è una notizia. Il presidente uscente, Sergio Mattarella, , ha già trovato casa. Quella ‘vecchia’ era al Colle, quella ‘nuova’ è nel quartiere Parioli, a Roma, con tanto di contratto di affitto già stipulato per 120 metri quadri e un bel salotto, dove accogliere gli ospiti e gli amici.

palazzo giustiniani

Palazzo Giustiniani

Invece, altri scatoloni, quelli di carte e archivi, sono pronti per andare a palazzo Giustiniani, dove hanno l’ufficio i senatori a vita e i presidenti emeriti della Repubblica (Mattarella, in questo, si sommerà a Giorgio Napolitano e i senatori a vita diventeranno, dunque, sette: due emeriti e cinque nominati), Senato dove Mattarella siederà a partire dal giorno successivo alla fine del suo mandato.

Più notizia è, invece, il fatto che anche tutti i suoi principali consiglieri (all’informazione, alla comunicazione, agli affari politici, esteri, etc.) si stanno ‘cercando un lavoro’ perché quello che hanno avuto per sette (alcuni) o minori (altri) anni si esaurisce il 3 febbraio 2022, quando il mandato del loro dante causa cesserà, a scadenza naturale. Insomma, più chiaro di così, Mattarella, non potrebbe esserlo. Stasera, parlando agli italiani in diretta tv, troverà il modo (gentile) per ribadirlo.

Una popolarità che ha ormai raggiunto livelli record

fondazione Einaudi

Fondazione Einaudi

È la prima volta che, peraltro, il messaggio di fine anno di un presidente della Repubblica – una tradizione che va avanti da Luigi Einaudi, che tenne il primo discorso di Capodanno nel 1949 – coincide di fatto con il termine naturale di un settennato (il dodicesimo nella storia dei Capi di Stato italiano) in cui la sua popolarità è arrivata a livelli record.

Un applauso interminabile, sei minuti, quello che rimbalza dalla platea ai palchi della grande sala del Piermarini all’arrivo di Sergio Mattarella

Un applauso interminabile, sei minuti, quello che rimbalza dalla platea ai palchi della grande sala del Piermarini all’arrivo di Sergio Mattarella

Mattarella, specie negli ultimi mesi, è stato applaudito, festeggiato e omaggiato in tutti i luoghi e le occasioni possibili: teatro alla Scala (Milano), teatro San Carlo (Napoli), teatro La Pergola (Firenze), nelle visite ufficiali e in quelle informali, per strada e nei ricevimenti al Colle. Ma la preghiera che si è levata da parte di quasi tutti (“Presidente, resti!”) sarà inevasa.

Il ‘no’ al doppio mandato stasera sarà ribadito

Antonio Segni

Antonio Segni

Bilancio e congedo, dunque, si terranno insieme. Il ‘no’ al doppio mandato del Presidente uscente è – e resta – irremovibile. Lo ha detto ai ragazzi di una scuola, in modo semplice (“Sono anziano…”) e lo ha detto ai ‘soloni’ dei partiti che, per mesi, spaventati dal caos che si potrebbe scatenare se non si riuscisse a trovare il suo degno successore, hanno premuto in tutti i modi per ottenere un bis.

giovanni_leone_quirinale

Giovanni Leone, quinto presidente della Repubblica (1971-1978)

Lo ha fatto citando due predecessori illustri, Antonio Segni e Giovanni Leone, in due diverse, e ufficiali, occasioni: la rielezione del Capo dello Stato “non è vietata, ma è inopportuna” dicono quasi tutti i costituzionalisti e Mattarella, ex giudice della Consulta, lo ha insegnato, diritto costituzionale, per molti anni.

Mattarella è stato, come disse nel suo discorso di insediamento, “arbitro” e lo resterà fino alla fine.

Un doppio mandato, breve o lungo, sarebbe uno sfregio alla Costituzione e, dopo il bis di Giorgio Napolitano, peserebbe troppo, come precedente. “Un presidente della Repubblica non è un papa e non è un monarca” ama ripetere, spesso, ai suoi.

Sergio Mattarella capo dello stato

Sergio Mattarella Capo dello Stato

Mattarella, rigido e gentile insieme, ha fondato il suo mandato sul rispetto delle regole: ha guidato il Paese durante una terribile pandemia, ma anche durante cinque crisi di governo, risolte con stile, oltre che con ingegno. Certo, la pandemia – e la variante Omicron che impazza – può stravolgere tutti i piani e, nei Palazzi, la paura fa già novanta. L’ipotesi, ad oggi fantapolitica, che Mattarella resti al Colle e Draghi a palazzo Chigi ancora c’è e alligna, dentro i Palazzi, ma resta pura ipotesi.

L’idea di Letta su Draghi? Alla Camera se ne ridacchia…

Enrico Letta

Enrico Letta

Beh, maddai. Ridere della proposta del segretario del tuo partito non è bello!”. Un deputato della Lega rimane assai basito, nel cortile d’onore di palazzo Montecitorio (hanno montato anche i caloriferi, sotto i gazebo, almeno si può fumare senza prendere troppo freddo…), quando un suo collega dem, di origine ‘sudista’ (campano, per la precisione) sghignazza in modo sguaiato (“Ma chisso è proprie sceme, o crede che qua dinte sime tutte fesse!” l’affermazione) nel commentare la proposta del leader del Pd, Enrico Letta, che ha – semi-formalmente, per la prima volta – candidato Mario Draghi al Colle, nell’intervista rilasciata ieri a Repubblica. Letta, in realtà, ha fatto una proposta raffinata, quanto complessa, e insieme ‘furba’. Un missile a tre stadi, in pratica, per impedire l’arrivo del Cav.

La proposta di Letta, in realtà, è un missile a tre stadi

Mario Draghi

Mario Draghi

Uno, preservare la figura di Draghi “in ogni caso” perché “dobbiamo tenercelo stretto” (o al Colle o a palazzo Chigi).

Due, eleggere il nuovo Capo dello Stato “a larghissima maggioranza” (e solo Draghi, evidentemente, potrebbe riuscirci), “altrimenti l’esecutivo cadrebbe” (un modo per ‘spaventare’ proprio i peones di tutti i partiti).

Tre, stipulare, con gli altri soci della maggioranza (di governo, in questo caso) un “accordo contestuale” sul nome del suo sostituto per garantire “continuità di governo e stabilità della legislatura” (no a elezioni anticipate nel 2022).

Il vero obiettivo del Pd: ‘stoppare’ l’avanzata di Berlusconi

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

La proposta di Letta ha una sua logica stringente ed è anche, in buona sostanza, l’unico modo plausibile per impedire a Berlusconi di giocare la sua partita e di stopparne la corsa che partirebbe, però, solo dal IV scrutinio in poi. E’ evidente, infatti, che Draghi o lo eleggi alla prima votazione, tutti insieme, o non lo eleggi più”, sospira un big dem, assai preoccupato.

Giuseppe Provenzano

Giuseppe Provenzano

La strategia del Pd è completata da un’altra intervista, stavolta del vicesegretario che, nel Pd, ne interpreta l’anima più di sinistra, Giuseppe Provenzano, il quale esplicita il niet del Nazareno (“Il centrodestra deve rinunciare a Berlusconi, solo così può iniziare un confronto vero”), e le due interviste non si contraddicono affatto, anzi: si tengono perfettamente tra di loro.

Bettini

Goffredo Bettini

E di farlo anche rispetto alla ‘sortita’ di Goffredo Bettini che, stavolta sul Foglio, aveva chiesto di eleggere un Presidente ‘di tutti’ ma che non fosse Draghi, con la buona, ottima, scusa di ‘lasciarlo dov’è’: il mentore della sinistra Pd (e di Conte) non lo ama. E pure rispetto alle parole di libertà di Conte, che ha ‘aperto’ a un candidato del centrodestra, meglio se donna (“Così non va, basta con le proposte in solitaria” ha ribattuto il Nazareno), parole che hanno lasciato basiti pure molti 5S.

peones

I peones

Il problema è che, tra i big dem al governo (se ci fosse un rimpasto, Letta vorrebbe un ministro ‘donna’ e, dunque, uno di loro dovrebbe cedere il proprio posto) come pure tra i peones democrat, la proposta di Letta suscita ilarità, frizzi e lazzi. Insomma, ‘stiamo di capo a dodici’ dice un dem che, invece, è romano, romanissimo, ma scafato.

Il centrodestra diviso tra il Cav e il ‘piano B’ che non ha…

Giorgio Mulè

Giorgio Mulè

E se è vero, come è vero, che Salvini e Meloni farebbero qualsiasi cosa pur di togliersi di mezzo il ‘moloch’ Berlusconi, FI continua a rilanciare il suo nome e esaltarne le quotazioni, oltre le virtù (o presunte tali, si capisce) e difenderne il nome.

L’ azzurro Giorgio Mulè, molto ascoltato ad Arcore, esorta il segretario dem a togliere dal tavolo ogni pregiudizio: “Chiede un presidente ‘eletto a larghissima maggioranza’ ma la storia recente si incarica di smentirlo: Mattarella – ricorda Mulè – è stato eletto con il 65 per cento che non è esattamente una cifra plebiscitaria”.

Certo è che, dentro la Lega e FdI, si spera che prenda piede, magari con l’aiutino dei renziani, un piano B che porti al Colle qualcun altro, anche se sempre di centrodestra, che ha ben più numeri.

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Inoltre, sembra proprio che Salvini – così avrebbe detto ai suoi – si prepara a tornare all’opposizione sia per riguadagnare voti sulla Meloni sia per riportare ‘a cuccia’ Giorgetti, che non sarebbe, così, più ministro (e, tantomeno, premier).

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Giancarlo Giorgetti

Il quale Giorgetti, a sua volta, ora, a differenza che nel recente passato, ‘tifa’ affinché Draghi resti dov’è. Identico ragionamento fa Di Maio che sa bene quanto Conte voglia ‘spuntargli le penne’ mentre Renzi manovra con tutti (specie con Salvini) per un nome condiviso, non Draghi, e i suoi ‘giurano’ che non voteranno il Cavaliere, ma delle ‘promesse’ di Renzi non c’è da fidarsi.

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Renzi e Di Maio

Il problema è che, se non c’è Draghi, le prime tre votazioni andranno ‘a buca’ con candidati di bandiera (Anna Finocchiaro per il Pd-LeU e, forse, pure per il M5s) e scheda bianca per il centrodestra. Dal IV scrutinio in poi, Berlusconi si giocherà le sue carte e su quello punta le fiches.

Il ‘borsino’ del Palazzo quando siamo quasi sotto Capodanno

Vacanze di Natale

Al rientro dalle vacanze di Natale, i parlamentari si ritroveranno ad affrontare lo scoglio più delicato della legislatura

Certo è che, al rientro dalle vacanze di Natale, che proseguiranno fino all’Epifania (primo giorno vero di lavoro ‘vero’, causa ponti vari, il 10 di gennaio) i parlamentari si ritroveranno a dover affrontare lo scoglio più delicato da qui alla fine della legislatura, con il rischio che fibrillino ancora di più di oggi alleanze e schieramenti.

Al momento il centrodestra è, come detto, fermo sulla candidatura (non ufficiale) di Berlusconi. Ma alla Camera e al Senato si stringe sui conti e anche se il Cavaliere ha fatto sapere di avere un ‘pacchetto’ di voti aggiuntivi prevale tra i parlamentari del centrodestra la perplessità di riuscire nell’impresa di eleggere il presidente azzurro. Pd e M5s hanno lanciato da tempo messaggi precisi: se si insiste con Berlusconi c’è il rischio che crolli tutto e si vada alle urne.

E se un ‘big’ pentastellato si dice convinto che una pattuglia di almeno venti parlamentari è pronta a votare l’ex premier (“anche per dispetto a Conte…”, spiega la stessa fonte) in Fratelli d’Italia, nella Lega e nella stessa FI, si sostiene che potrebbero venire a mancare almeno il doppio proprio dal serbatoio della coalizione. “Chi non è nel cerchio magico di Berlusconi potrebbe non votarlo, soprattutto per la paura delle urne”, osserva proprio un deputato azzurro. Il sospetto poi è che possa sfilarsi chi è fuoriuscito da Forza Italia (Coraggio Italia i più sospettati tanto che Gaetano Quagliarello assicura: “a me il Cav neppure mi chiama, sa che non lo voterei mai…”) e defezioni possano esserci, per esempio, anche nella Lega e tra i centristi moderati e di destra.

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Gaetano Quagliariello,

“Per questo motivo – spiega un esponente di Fdi – noi abbiamo chiesto di ragionare anche su un piano B“. Ma per ora non sono previsti schemi alternativi, il Cavaliere insiste, convinto che si possa provare sul suo nome alla quarta votazione. E anche i nomi – come per esempio quello dell’ex presidente del Senato Pera – che vengono sondati perfino dal Movimento 5 stelle non vengono considerati effettivamente sul tavolo. “Se dovesse saltare il nome di Berlusconi sarebbe difficile mantenere poi l’unità della coalizione”, dice un esponente di primo piano del centrodestra.

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Giuseppe Conte

Schermaglie in vista anche nell’altro fronte. “Parlerò con il Pd”, si è congedato Conte dai suoi vicepresidenti e ministri nell’ultima riunione M5s tenutasi sul Colle. Ma se da giorni tra i dem filtra forte irritazione per quella che viene considerata una fuga in avanti del Movimento che punta a candidare una donna, “anche del centrodestra”, tra i ‘big’ del M5s al contrario si considera la posizione del partito del Nazareno ambigua.
La prima considerazione che emerge nei capannelli dei pentastellati in Transatlantico è che Renzi ha ragione nel dire che sull’elezione del presidente della Repubblica non vale il ‘vincolo’ delle alleanze. La consapevolezza tra i pentastellati è che debba essere trovato un’intesa al di fuori del perimetro con il Pd e Leu. “Anche perché il Pd è da sempre – spiega una fonte M5s alla Camera – il partito del presidente della Repubblica ma stavolta non può dare le carte…”

Le ultime ‘mosse’ (istituzionali) di Mattarella

Le ultime ‘mosse’ (istituzionali) di Mattarella

L’unica convergenza possibile per ora tra Pd e M5s sarebbe sulla conferma di Sergio Mattarella. Il Pd ancora ci spera e anche alcuni pentastellati puntano ancora a questa ipotesi. Il ragionamento è legato alla diffusione di Omicron: non confermare lo status quo – questa la riflessione all’interno del centrosinistra – potrebbe comportare enormi difficoltà nella lotta al Covid.

L’M5s comunque al momento non intende seguire la pista della candidatura Draghi. “Non possiamo permetterci quattro mesi di interregno. Bisogna pensare alla lotta alla pandemia e al Pnrr”, sottolinea un ‘big’ pentastellato. Contro l’ipotesi Draghi c’è, infatti, un fronte molto largo in Parlamento. Si attendono comunque le mosse dei vertici di partito e soprattutto quelle di Salvini. “Se volesse potremmo trovare l’accordo sul nome della Casellati o su Amato”, spiega una fonte di centrosinistra. Ma sul secondo i leghisti sono tiepidi e in ogni caso sarà il ‘Capitano’ di via Bellerio a portare avanti in prima persona le trattative.

Roberto Fico

Roberto Fico

L’occasione per gli auguri di anno nuovo servirà ai leader anche a definire le trame in vista della convocazione del presidente della Camera Fico, in un clima di preoccupazione per l’alto numero di contagi che potrebbe inficiare anche l’elezione del Presidente della Repubblica.

piero fassino

Piero Fassino

I contatti nel frattempo continuano. Ieri, per esempio, i deputati hanno notato un colloquio nell’Aula della Camera tra il leghista Giorgetti e il dem Fassino. Mentre c’è chi tra i parlamentari gira con un ‘santino’ di Mattarella, per avvalorare la tesi che occorre chiedere al Capo dello Stato una ‘proroga’ affinché resti al Colle.
Il presidente della Repubblica ha fatto intendere piu’ volte qual è la sua posizione, ma c’è chi ritiene si possa votarlo già alla prima chiama per far capire la ‘spinta’ del Parlamento su di lui.

Stasera, dopo il discorso del Capo dello Stato, la maggioranza dei parlamentari farà la corsa per tessere le sue lodi. “Inviamo il nostro grazie a Sergio Mattarella: non tutti apprezzarono la nostra scelta di sette anni fa, tutti devono riconoscere che e’ stato un arbitro impeccabile”, dice già oggi Renzi. “Ora – aggiunge il leader di Iv – lavoreremo perché il quadro istituzionale sia all’altezza dei sogni del nostro Paese”.

Mario Draghi

Mario Draghi

Tutti gli indizi portano, dunque, ancora a Draghi. Ma senza garanzie per il proseguo della legislatura in pochi sono disposti ad indicare il suo nome, anche se eventualmente dovesse essere proprio l’ex numero uno della Bce a tracciare la strada per il suo successore a palazzo Chigi. Anche perché la Lega potrebbe sfilarsi. “Non prenderemo parte ad un governo che sarebbe la riedizione di quello rosso-giallo, magari guidato da Letta”, osservava ieri un dirigente ex ‘lumbard’. E siamo da capo a dodici, appunto…

Resterebbe solo lo status quo (Mattarella al Colle e Draghi a Chigi), ma tranne il prode e solitario deputato dem Ceccanti non ci crede più nessuno.

Intanto, nel Palazzo, cresce la preoccupazione per il Covid

Stefano Ceccanti

Stefano Ceccanti

Intanto cresce la preoccupazione che si possa raggiungere il picco della pandemia proprio nei giorni in cui si comincerà a votare. Si sono registrate tante assenze in Aula alla Camera al momento del voto sulla manovra. “400 deputati su 630 presenti per il voto sulla legge di Bilancio anche a causa della variante Omicron. Qualcuno – si chiede il dem Stefano Ceccanti – che può decidere sta pensando a come eleggere il Presidente in modo regolare e razionale?”.
Gli uffici di Montecitorio stanno esaminando ogni ipotesi pur di assicurare il diritto di voto in modo sicuro a tutti i1009 Grandi elettori, ma delle possibili soluzioni si comincerà a parlarne nel concreto solo nelle prossime settimane. Per ora resta la preoccupazione del mondo politico che l’emergenza Covid possa giocare un ruolo decisivo in un passaggio istituzionale come quello che sta per aprirsi, a metà gennaio (data più gettonata per la prima votazione il 24/1/22), ma la proposta di Ceccanti non verrà accettata.