Corsa al Colle7. Letta lancerà Draghi, il centrodestra aspetta che lo faccia, Berlusconi continua a crederci. Il gioco del Colle

Corsa al Colle7. Letta lancerà Draghi, il centrodestra aspetta che lo faccia, Berlusconi continua a crederci. Il gioco del Colle

4 Gennaio 2022 0 Di Ettore Maria Colombo

Nb. Pubblico qui due articoli usciti, in questi giorni (rispettivamente il 3 e il 2 gennaio 2022) sulle pagine del Quotidiano nazionale in merito alla ‘corsa per il Colle’.

Corsa al Colle/7. Letta lancerà Draghi, il centrodestra aspetta che lo faccia, Berlusconi continua a crederci. Il ‘gran gioco’ del Colle

Oggi Roberto Fico convoca i Grandi elettori via posta: le danze dovrebbero aprirsi, però, solo il 24 gennaio

Roberto Fico

Roberto Fico

La sola cosa certa, nella ‘gara’ per il Colle, è che oggi il presidente della Camera, Roberto Fico, invierà la lettera alle Regioni in cui sarà indicata la data del primo voto per il nuovo inquilino del Quirinale. La data d’inizio delle operazioni di voto, calendario alla mano, sarà il 24 gennaio. Le Regioni, infatti, avranno una settimana, o poco più, di giorni di tempo per eleggere i loro delegati (58 in totale, così ripartiti: 32 al centrodestra, 24 al centrosinistra, due alle minoranze linguistiche), ma la Camera dei Deputati, proscenio del voto e delle sue operazioni, che riprende a lavorare il 10 gennaio, come il Senato, subito dopo l’Epifania, è impegnata, dal 17 gennaio, con il voto sul decreto Super Green Pass, che scade a fine mese, quindi prima  del 24 gennaio è quasi impossibile si inizi e poco importa che, invece, il Senato sia ‘libero’, senza dire che c’è da convertire il Milleproroghe

Meno di tre settimane, dunque, è il tempo a disposizione per arrivare a definire un ‘metodo’ o una ‘piattaforma’ tra le forze di maggioranza e, volendo, pure con quelle di opposizione (FdI), come chiedono, da parti opposte, Salvini e Letta.

L’agenda del centrodestra la ‘detta’ il Cavaliere…

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

La strategia del centrodestra per il Colle, tanto per cambiare, la detta l’agenda del ‘quirinabile’ per eccellenza (si fa per dire), Silvio Berlusconi. E’ lui, infatti, che ha deciso che bisogna aspettare, prima di fare qualsiasi mossa, la riunione dei ‘grandi elettori’ del Pd (segreteria e direzione, che non votano e gruppi parlamentari che votano) e poi tenere il vertice del centrodestra per fare, loro, la ‘mossa’. E, cioè, candidare lui medesimo.

Gianni Letta

Gianni Letta Consigliere di Silvio Berlusconi

“Inutile” – ha spiegato Gianni Letta, ricordando che “purtroppo, Silvio ha deciso di candidarsi, quindi tutti noi dobbiamo appoggiarlo” – vedersi prima e dire che il nostro candidato è Berlusconi. Loro, a stretto giro, ci boccerebbero la proposta. Facciamo fare a loro la prima mossa”, la chiosa. Ed ecco che, magicamente, il vertice a tre del centrodestra (Salvini, Meloni, Berlusconi) viene fatto magicamente slittare “a data da destinarsi”.

Si terrà, di sicuro, ma dopo il 13 gennaio, non certo prima, come pure si era detto, cioè il 10. Berlusconi continua la sua ‘caccia’ ai voti in pancia al gruppo Misto (“Ne abbiamo già un centinaio” esultato, in facile ottimismo, i suoi), ma certezze granitiche non ve ne sono, se non sulla strategia di base: votare scheda bianca (o, meglio, imporre al centrodestra di far così) nei primi tre scrutini, quando serve la maggioranza assoluta dei voti, e iniziare a farsi votare dal IV scrutinio, quando basta quella assoluta (505 voti).

Messa così, sarebbe fin troppo facile: partendo dai 451 voti del centrodestra, con un secco ‘più cento’ si arriva a 551 voti, senza neppure Renzi e la sua Iv che porterebbe il candidato a 600 voti…

mariastella gelmini

Maria Stella Gelmini

Ma Berlusconi sa che il suo avversario più temibile è uno solo e si chiama Mario Draghi e, quindi, spiega a tutti i peones che, con lui al Colle, la legislatura non cadrebbe (falso) e, anche, che se Draghi venisse al posto suo, “FI, un minuto dopo uscirebbe dal governo” (possibile), oltre alle garanzie sulla (presunta) “pacificazione nazionale” che il Cav garantirebbe, dal Colle, come vanno ripetendo, da giorni i suoi (ultima, anche la ministra azzurra Maria Stella Gelmini).

Salvini e Meloni

Salvini e Meloni

Meloni, che resta muta, e Salvini, che ieri ha attaccato Letta perché “mette veti e perde tempo” mentre “la Lega lavora per fare veloce e perché tutti siano coinvolti, nessuno escluso”, poco ci credono, alle reali possibilità del Cav di farcela, ma sono costretti a fare buon viso al gioco e, dunque, assicurano “piena lealtà” sul suo nome.

La contromanovra di Letta, il pendolo oscillante del M5s

enrico letta

Enrico Letta

La contro-manovra di Letta, e del Pd, è ormai chiara. ‘Lanciare’ la corsa di Draghi, nell’assise del 13 gennaio, e provare a convincere gli altri partiti che “è un’offerta che non si può rifiutare”.

Daniele Franco

Il Ministro Daniele Franco

Più contorto il come arrivarci. Serve un patto ‘blindato’ che comporti, nello stesso pacchetto, l’accordo sul nome del futuro premier (salgono le quotazioni di Daniele Franco, ma restano alte anche quella della ministra Marta Cartabia), serve che la maggioranza che spedisca Draghi al Colle sia molto ‘larga’ (cioè unendo tutte le forze della maggioranza attuale di governo) fino a comprendere anche FdI; serve l’assicurazione, che tutti i partiti dovrebbero dare, eleggendo Draghi, che la legislatura prosegua fino alla sua scadenza naturale, cioè fino al 2022, magari condita da un ulteriore patto su una nuova legge elettorale, possibilmente di tipo proporzionale.

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La Ministra Cartabia

Senza dire del fatto che, nel Pd, specie nei gruppi parlamentari, in diversi non sono convinti che la strategia di Letta sia azzeccata (la pensano, cioè, come Renzi: “Letta sta sbagliando tutto, si è isolato, così va a sbattere”) e che diversi ministri (Franceschini e Guerini su tutto) non sono affatto convinti che, con il governo, non venga giù tutto, si tratta di un gioco a incastro per nulla facile.

Luigi DI Maio

Luigi DI Maio

Complicato dall’indecisione, un pendolo mellifluo e ondivago, dei 5Stelle che vorrebbero tenere Draghi dov’è, impedire l’ascesa al Colle di Berlusconi e pure evitare elezioni anticipate… Questa la linea di Conte, ma non è di certo la sola perché poi c’è quella di Di Maio, che è tentato di ‘seguire’ Letta e aprire le porte del Colle a Draghi ma teme, a sua volta, la caduta del governo e la paura dei peones che temono solo per il proprio ‘particulare’, la fine anticipata della legislatura.  

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Giuseppe Conte

Letta, Conte e Speranza si vedranno presto, in un vertice a tre, dove Conte dovrà spiegare le sue (improvvide) uscite (“Siamo pronti a votare una donna, anche di destra”) che hanno irritato non poco gli alleati, oltre che molti parlamentari 5s.

La posizione di Draghi è di puro attendismo

La posizione di Draghi è di puro attendismo

La posizione di Draghi è di puro attendismo

Draghi, che ha sentito sia Salvini che Letta (con il quale si sarebbe anche incontrato), sotto Natale, aspetta le mosse dei vari contendenti e promette di non entrare a gamba tesa nelle loro scelte, senza dettare condizioni. Parlerà di Covid e di economia, in queste settimane, fingendo sano disinteresse, anche perché ogni gesto, parola, atto, gli si ritorcerebbe contro, ma ha già fatto sapere – a Letta, Salvini e pure a Berlusconi – che non intende restare a palazzo Chigi “a qualsiasi costo” e che, cioè, non intende “farsi commissariare”.

Il premier lavora sui tanti dossier ancora caldi, dall’estensione del Super green pass alle bollette, e non dovrebbe andare oltre quanto già detto nella conferenza stampa di fine anno, quando ha detto, però, che il futuro inquilino del Colle deve essere a “larga maggioranza” e deve farsi garante, come detto dal Presidente uscente, dell’unità nazionale.
Nei film di Sergio Leone, una situazione del genere si chiama “stallo alla messicana”. Solo che, alla fine, c’è sempre qualcuno che spara…

“Draghi al Colle sarebbe perfetto, ma non lo vuole nessuno”

“Draghi al Colle sarebbe perfetto, ma non lo vuole nessuno”

“Draghi al Colle sarebbe perfetto, ma non lo vuole nessuno”

“Se le cose andassero come devono andare” il Parlamento in seduta comune eleggerebbe Mario Draghi al Quirinale e le forze di maggioranza che reggono l’attuale governo sarebbero d’accordo per stabilire una ‘successione ordinata’. Questo l’auspicio, soprattutto, del Pd, oltre che di Draghi. Ma viviamo in Italia, e tutto è maledettamente complicato. I peones non ne vogliono sapere, di mandare Draghi al Colle, con il rischio di veder franare la legislatura (e un altro anno di stipendio), i leader dei maggiori partiti (tranne Letta e Meloni) neppure, chi per un motivo e chi per un altro. Ed ecco che la elezione del prossimo inquilino del Colle, il tredicesimo presidente, che dovrebbe aprirsi il prossimo 24 gennaio, si fa assai complicata e, ad oggi, rassomiglia a un gioco a somma zero.

Il concetto del discorso di Mattarella: “L’Italia ce la farà”

Il concetto del discorso di Mattarella: “L’Italia ce la farà” (Foto di Paolo Giandotti – Ufficio per la Stampa e la Comunicazione della Presidenza della Repubblica)

Mattarella, nel suo discorso di fine anno, ha tracciato l’identikit del successore: preservare “l’unità istituzionale e morale del Paese”, “spogliarsi di ogni precedente appartenenza”, “farsi carico dell’interesse generale e del bene comune”, “salvaguardare ruolo, poteri e prerogative dell’istituzione”. Il perfetto identikit di Draghi, volendo, tanto che il solo leader di partito che non dice un ‘ah’ di plauso, alle parole del Capo dello Stato, è Silvio Berlusconi: non si riconosce nell’identikit, ma si sente in corsa.

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Pensa di poterla spuntare dal IV scrutinio in poi, quando il quorum si abbassa: la sua ‘campagna’ di reclutamento dei peones procede senza sosta. Salvini assicura ai suoi che “questa volta faremo un Presidente della Repubblica senza la tessera del Pd in tasca, ma espressione del centrodestra”, ma non è detto che l’identikit porti a Berlusconi.

Al centrodestra manca del tutto un ‘piano B’

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Anna Finocchiaro

Salvini, e Meloni, non danno troppe chance alla candidatura di Berlusconi, ma non possono impedirgli di ‘provarci’: cercano un piano B, ma per ora non c’è. Inoltre, al centrodestra, non va bene nessuno dei suoi papabili. Pera non piace a FI, Amato non è gradito alla Lega, la Casellati a quasi nessuno, ma potrebbe fungere da candidato ‘di bandiera’ (il centrosinistra risponderebbe con Anna Finocchiaro). E così, dunque, si torna alla casella di partenza, la candidatura di Draghi.

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Il Transatlantico

Rumors di Transatlantico riferiscono infatti di dubbi e di sospetti incrociati sulla solidità dell’accordo a sostegno del Cavaliere. Gli occhi sono innanzitutto puntati sugli alleati: Salvini e Meloni. Il leader della Lega avrebbe dato diverse rassicurazioni sul voto a Berlusconi anche perché – è il ragionamento che si fa nel centrodestra – con il Cavaliere al Colle, l’ex ministro dell’Interno completerebbe la sua opa sul partito degli azzurri.

Una mossa, quella di Salvini, per accrescere consenso all’interno della coalizione ed un modo, spiegano, per non restare all’angolo in Europa.

Giorgia Meloni

Giorgia Meloni

Anche Giorgia Meloni ha dichiarato più volte che, se candidato, il suo partito è pronto a sostenere Berlusconi. Ma anche fin dentro FI non tutti ci credono, anche perché rumors non confermati raccontano di una riunione in cui la Meloni in realtà avrebbe espresso seri dubbi sulla candidatura di Berlusconi e punterebbe su Draghi.

I 5Stelle cercano una donna (che però non trovano)

Matteo Renzi appoggerà Letta

Matteo Renzi

Nome cui però crede solo il Pd e, in particolare, Letta, che Renzi attacca ad alzo zero definendolo “ondivago, così rischia l’isolamento”. Invece, i 5Stelle hanno aperto a una donna, “anche del centrodestra” e restano freddi, su Draghi, soprattutto l’ala che risponde a Conte. E anche chi, nel Movimento, lavora sul suo nome (Di Maio) chiede, come pure il Pd, “di farsi garante di un accordo blindato complessivo” che prevede ben tre mosse dal difficile incastro.

M5S bandiere

Bandiere del M5S

Uno, la scelta di un nome, riconosciuto da tutta la maggioranza, come suo successore (Franco? Cartabia?).Due, la conclusione naturale e ordinata della legislatura e, cioè, il suo compimento a febbraio del 2023. Tre, un patto su una nuova legge elettorale, e di tipo proporzionale. Sarebbe un mezzo miracolo.

Nuova legge elettorale

Nuova legge elettorale

Alla ‘spera-in-Dio’ una serie di deputati dem, ma anche tra i deputati dei 5Stelle, specie tra i peones, pensano di iniziare a votare, da subito, il nome di Mattarella per convincerlo a restare. L’idea ha già ricevuto gli strali del Colle, quello dell’inquilino attuale. Sul futuro, è nebbia fitta, invece.

Sul futuro, è nebbia fitta, invece

Sul futuro, è nebbia fitta, invece