Corsa al Colle 10. La difficoltà estrema di votare un Presidente al tempo del Covid…

Corsa al Colle 10. La difficoltà estrema di votare un Presidente al tempo del Covid…

8 Gennaio 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

Corsa al Colle/10. La difficoltà estrema di votare un Presidente al tempo del Covid…

Corsa al Colle 10. La difficoltà estrema di votare un Presidente al tempo del Covid...

Corsa al Colle 10. La difficoltà estrema di votare un Presidente al tempo del Covid…

 

Nb: questo articolo è il frutto di due diversi articoli pubblicati l’8 gennaio 2022 il primo su Quotidiano nazionale e il secondo sul sito di notizie TheWatcherPost.it 

 

Il punto politico. Salvini vorrebbe spedire Draghi al Colle per uscire dal governo. Intanto si parla del ‘patto Letta&Letta’…

Mario Draghi andrà al Colle?

Mario Draghi andrà al Colle?

Due forze centrifughe si muovono, in vista della corsa per il Colle che si aprirà il 24 gennaio. Da un lato ci sono tutti gli alleati principali dell’Italia e i centri economici internazionali che ‘tifano’ affinché Mario Draghi resti dov’è, a palazzo Chigi. Ieri si è espresso in tal senso anche il presidente della Repubblica francese, Macron, dicendo che “Abbiamo molta fortuna ad avere un presidente della Repubblica (Mattarella) e un presidente del consiglio (Draghi) così coraggiosi, europeisti e amici della Francia”. Ma anche la banca d’affari Goldman Sachs ci mette del suo e, in un report (“Draghi: should I stay or should I go”) invita il premier a restare esattamente dov’è, cioè a Palazzo Chigi.

Matteo Salvini

Matteo Salvini

Dall’altro, ci sono, invece, le ‘convenienze’ dei principali attori della politica italiana che, da Matteo Renzi, in modo esplicito, a Matteo Salvini (in modo implicito), vorrebbero farlo ‘traslocare’ al Colle più alto, Draghi. Il fronte ‘giallorosso’, poi, vede come il fumo negli occhi il rischio che Berlusconi possa, con un colpo di mano, vincere la corsa, causando la destabilizzazione del quadro politico.

Infine, anche la rassicurazione che la Lega offre sulla sua volontà di restare nel governo Draghi, dopo due giorni in cui è soffiato forte il vento di un suo possibile sganciamento dalla maggioranza (“la Lega intende rimanere dov’è, con Mario Draghi a palazzo Chigi, a completare il lavoro”), parla, in realtà, con lingua biforcuta. E’ evidente che la conditio sine qua non della permanenza della Lega al governo è la presenza di Draghi. Senza Draghi, la Lega potrebbe tornare alla politica delle “mani libere”: al governo, se gli piace e conviene, e all’opposizione ove, invece, non gli piacesse.

Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti

Il ministro Giancarlo Giorgetti sente già aria di fine corsa e invita i suoi a “fare gli scatoloni”, forse proprio perché ha capito che Salvini si vuole sganciare dal governo e raggiungere la Meloni all’opposizione e, per farlo, non c’è miglior candidato di Draghi da mandare al Colle per uscirne.

Il problema, per Salvini, si chiama Silvio Berlusconi, che non intende rinunciare alle sue ambizioni. Ed è qui che, a ‘dare una mano’ a Salvini, che – come la Meloni – vive come una iattura personale l’ascesa di Berlusconi al Colle, potrebbe arrivare il soccorso del duo Letta&Letta (zio e nipote).

Un gentlemen agreement - quello stipulato tra Gianni (Letta) ed Enrico (Letta)

Un gentlemen agreement – quello stipulato tra Gianni (Letta) ed Enrico (Letta)

Un gentlemen agreement – quello stipulato tra Gianni (Letta) ed Enrico (Letta) – che avrebbe la benedizione dello stesso Draghi – e che punterebbe a una sua elezione, al quarto o quinto scrutinio. A Berlusconi verrebbe data la possibilità di misurarsi con i numeri ma nelle prime tre votazioni, mentre gli verrebbero contrapposti solo candidati di bandiera. Se Berlusconi, nei primi tre scrutini, non arriva a quota 505, il quorum per eleggere il presidente dal quarto scrutinio, dovrebbe essere lui stesso a chiedere pubblicamente al centrodestra di smettere di votarlo invitando a puntare su Draghi, che, a quel punto, avrebbe vita facile a superare l’asticella dei 505 voti, dal IV o V scrutinio.

Silvio Berlusconi

Nessuno può mettere la mano sul fuoco sulla reazione effettiva di Berlusconi

Ovviamente, il lodo “Letta al quadrato” sconta molte incognite e altrettante insidiose variabili. Nessuno può mettere la mano sul fuoco sulla reazione effettiva di Berlusconi, in caso nei primi tre scrutini non raggiungesse quota 505 e se, sconfitto, accetterebbe mai di tenere fede al patto, per non dire di un Berlusconi che, da Capo dello Stato, dovrebbe gestire una crisi di governo difficile. La cosa migliore, per tutti, sarebbe votare Draghi già dal primo scrutinio e impedire l’ascesa del Cav. Sempre che Salvini trovi la forza di farlo, si capisce.


Il Catalfalco? Forse, chissà… Transatlantico per ora chiuso

La variante Omicron del Covid19

La variante Omicron del Covid19

Vogliono toglierci pure il catafalco!”. “Meglio! Sembra una bara. L’ho sempre detto che porta sfiga…”. Il dialogo tra due deputati dem, intercettato nei giorni di festa, la dice lunga sullo stato dell’arte della prima votazione presidenziale in età Covid. Le urne per nominare il 13 esimo presidente della Repubblica, infatti, si apriranno, come si sa, il 24 gennaio, per la prima votazione. Peccato che capitino mentre è in recrudescenza la pandemia, variante Omicron in testa, con un Paese alle corde, non solo nelle terapie intensive. Neanche il Parlamento, però, se la passa bene.

Transatlantico_Montecitorio

Il Transatlantico di Montecitorio deserto…

Il Transatlantico di Montecitorio, per dire, che dopo due anni era stato riaperto a dicembre 2021, è stato richiuso d’imperio dal collegio dei Questori e i deputati, al loro rientro, lunedì 10 gennaio, lo ritroveranno sbarrato, come prima, perché tornerà ad essere, tristemente, quello che è stato lungo quasi tutta l’emergenza del Covid 19: un mero prolungamento dell’aula per permettere la ‘giusta distanza’ tra i 630 deputati presenti (e lasciamo perdere che, normalmente, se ne vedono ‘pascolare’ anche meno della metà, in Aula…). Né ci sono certezze che il Transatlantico medesimo riaprirà, quando si eleggerà il nuovo Capo dello Stato. Se ne parlerà sempre, nella sua prossima riunione, prima del voto, nel collegio dei Questori (tre alla Camera e tre al Senato) che dovranno, e presto, decidere d’amore e d’accordo.

I questori, nel frattempo, sono già al lavoro per ‘tamponare’…

Edmondo Cirielli uno dei sei Questori della Camera

Edmondo Cirielli uno dei sei Questori della Camera

I Questori di Camera e Senato fanno sapere, per tranquillizzare gli animi dei parlamentari – già depressi all’idea che, con il nuovo Capo di Stato, debbano dire bye bye a scranno e legislatura – di essere al lavoro per garantire lo svolgimento in sicurezza della prossima votazione per il Colle.

Laura Bottici, parlamentare Questore

Laura Bottici, parlamentare Questore

A quanto apprende l’agenzia Adn-Kronos i sei parlamentari-questori (Paolo Arrigoni, Laura Bottici e Antonio De Poli del Senato, Edmondo Cirielli, Gregorio Fontana e Francesco D’Uva della Camera) si rivedranno informalmente per fare di nuovo il punto agli inizi della prossima settimana, tra martedì e mercoledì prossimo per la ratifica delle decisioni prese dal “Cts interno” della Camera dei Deputati, formato da dirigenti dell’amministrazione di Montecitorio ed esperti, per valutare le misure anti-Covid necessarie a garantire che il voto si svolga in piena sicurezza.

francesco d uva m5s lega

Francesco D’Uva, questore pentastellato della Camera

Ad oggi non sembra ci siano margini per andare oltre le misure già intraprese (e annunciate) volte a garantire la sicurezza sanitaria alla Camera, luogo delle votazioni presidenziali: distanziamento e voto scaglionato, con interventi frequenti di sanificazione. Voto a distanza – proposto dal deputato-costituzionalista Stefano Ceccanti – e ipotesi estreme, come lo slittamento del voto stesso, non sono, invece, all’ordine del giorno, ma la situazione resta fluida.

Il costituzionalista Stefano Ceccanti

Il costituzionalista Stefano Ceccanti

Come dimostra il fatto che proprio a Palazzo Madama, dalla prossima settimana, per la ripresa dei lavori in Aula e delle Commissioni, dovrebbe arrivare una nuova delibera per tornare alle regole di distanziamento, con i senatori ‘confinati’ anche nelle tribune stampa dell’emiciclo, come già negli scorsi mesi, dopo che la Camera ha richiuso il Transatlantico. Tanto per cambiare, ci vanno di mezzo i cronisti parlamentari che troveranno, subito dopo le Feste, ingressi di nuovo limitati e spazi sempre più asfittici e residuali (sostanzialmente i due cortili).

Il rischio che il ‘catafalco’ infetti il Grande Elettore…

Il rischio che il ‘catafalco’ infetti il Grande Elettore…

Il rischio che il ‘catafalco’ infetti il Grande Elettore…

Ma, si diceva, c’è pure il problema del catafalco. Trattasi, nello specifico, dell’apposita ‘cabina’ elettorale in uso soltanto dal 1992 quando l’allora presidente della Camera, Oscar Luigi Scalfaro, ne decise l’introduzione per evitare ‘scambi’ di ‘doppie’ e ‘triple’ schede infilate nell’urna (che si chiama, a sua volta, insalatiera) e per impedire che si vedesse come uno votava. E’ composto da un grosso tubo di legno, con tendine all’ingresso e all’uscita, è dotato di banchetto interno per appoggiarsi durante la compilazione della scheda, e viene piazzato sotto il banco del presidente di Montecitorio solo ogni 7 anni, cioè quando si elegge il Presidente.

Mario Ajello

Mario Ajello – giornalista

Il problema è stato sollevato ieri da Mario Ajello sulle colonne del quotidiano Il Messaggero: respiri, sudore, starnuti e ‘bollicine’ (di aria, ovviamente) potrebbero ‘infettare’ i 1009 Grandi elettori e il ‘catafalco’ diventare un enorme collettore di germi Covid. Ad oggi, i deputati positivi al Covid sono 17 e 18 quelli in quarantena, ma potrebbero salire fino a 70/80. Queste le stime prudenziali di un antico conoscitore di aule ed elezioni, il capogruppo di LeU, Federico Fornaro. La ‘decimazione’ dei votanti, specie se le votazioni dovessero prolungarsi di giorno in giorno, sarebbero troppe, scalfendo, pericolosamente, i quorum necessari.

Il catafalco ha un altro problema: le schede ‘fotografate’…

Il catafalco ha un altro problema: le schede ‘fotografate’…

Il catafalco ha un altro problema: le schede ‘fotografate’…

L’altro problema del ‘catafalco’, invece, è squisitamente ‘politico’. Gira voce, infatti, che il ‘candidato’ Silvio Berlusconi chiederebbe ai suoi Grandi elettori una doppia prova di fedeltà: scrivere il suo nome in un certo modo specifico (‘Berlusconi Silvio’, ‘Silvio Berlusconi’, ‘Berlusconi’, etc.) per impedire i franchi tiratori, specie dentro la sua coalizione, assai poco convinta, ad oggi, di volerlo davvero appoggiare, e ‘fotografare’ la scheda compilata col cellulare.

L'ex premier Giuseppe Conte

L’ex premier Giuseppe Conte

Ovviamente, per ovviare a questo secondo, non piccolo, inconveniente, basterebbe lasciare, fuori dalla cabina elettorale, lo smartphone o telefonino ma servirebbe un’apposita delibera della Camera. Anche Giuseppe Conte, del resto, per evitare ‘scherzi’ da parte di truppe che governa assai male potrebbe chiedere una ‘prova d’amore’ (fotografica) ai 5s che, alle ultime elezioni presidenziali, quelle del 2015, si facevano vanto del loro voto sventolando la ‘prova fotografica’ del loro voto…Insomma, se per un elettore-cittadino ‘normale’ può costare fino all’arresto da tre a sei mesi, se fotografa la scheda elettorale dentro la cabina, al parlamentare, farlo, ad oggi, non ‘costa’ nulla…

Oscar Mammì

Oscar Mammì

Anche qui il deputato-costituzionalista Ceccanti chiede, ragionevolmente, di “lasciare i telefoni cellulari fuori dal tubo”, cioè il ‘catafalco’. Il quale, peraltro, porta pure ‘sfiga’, come si lamentarono, quando venne introdotto, nel 1992, in diversi, da Oscar Mammì a Francesco Forte.

Il rischio Covid e il rischio batti-quorum che può alzarsi…

Le prime elezioni presidenziali nell’era Covid

Le prime elezioni presidenziali nell’era Covid

 Ma i guai non vanno mai soli e non finiscono qua. Il voto potrebbe, addirittura, slittare, ove il numero dei malati o impossibilitati a votare diventasse troppo alto, snaturando i vari quorum? Gli uffici della Camera dei Deputati rispondono che “non se ne parla nemmeno, si tratta di ipotesi irrealistiche”, ma certo è che la preoccupazione c’è e la guardia resta alta. “Nella Costituzione non c’è scritto che si debba votare tutti i giorni” (come si è sempre fatto, in passato, ndr.) dice il questore Gregorio Fontana (FI) e già un primo ‘rimedio’ è stato trovato: votare una volta sola al giorno, e non due, come è stato sempre, finora, e, appunto, votare a ‘giorni distanziati’, oltre che ‘a piccoli gruppi’, evitando inutili soste in Aula.

Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, presidenti dei deputati e dei senatori dem, hanno scritto una lettera ai presidenti della Camera

Debora Serracchiani e Simona Malpezzi, presidenti dei deputati e dei senatori dem, hanno scritto una lettera ai presidenti della Camera

Le due capogruppo del Pd di Camera e Senato, Serracchiani e Malpezzi, hanno preso il toro per le corna e hanno scritto ai due presidenti, Fico e Casellati, per chiedere “un voto in sicurezza” perché un focolaio di Covid durante un’elezione così importante finirebbe “per innalzare in modo surrettizio i quorum previsti dalla Costituzione (673 voti nei primi tre scrutini, 505 dal IV, calcolati su 1009 Grandi elettori, ndr.), ponendo seri dubbi sulla regolarità del voto”.

Sempre lui, Ceccanti, chiede di “prendere molto sul serio” la lettera delle due capogruppo, ma la sua proposta – quella del ‘voto a distanza’ in luoghi fisici sempre collegati ad aule e uffici dei due Palazzi – non è stata né verrà presa in seria considerazione.

obbligo di mascherine Ffp2 in Aula

Obbligo di mascherine Ffp2 in Aula

Tra le misure che, dunque, verranno sicuramente prese ci sarà l’obbligo di mascherine Ffp2 in Aula, il distanziamento e gli ingressi scaglionati, sanificazioni dell’emiciclo e l’ipotesi dei tamponi all’ingresso del Palazzo ai 1009 grandi elettori.

Le norme valide in Italia valgono anche nel Palazzo? In parte

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La facciata principale di Palazzo Montecitorio, a Roma, sede della Camera dei Deputati

Per quanto riguarda l’introduzione dell’obbligo vaccinale per gli over-50 e del Super Green Pass per accedere a tutti i principali luoghi pubblici, viene ricordato, anche dai Questori, che finora e sin dall’inizio della pandemia, Montecitorio ha sempre seguito le norme valide in tutto il Paese.

Ma, allo stesso tempo, è l’imperativo, bisogna garantire il diritto di voto a tutti i grandi elettori, dando anche per scontate alcune assenze a causa del Covid e che potrebbero aggiungersi a quelle considerate fisiologiche: ad esempio in occasione del voto con cui si elesse Mattarella votarono solo 995 grandi elettori sui 1009 aventi diritto. Assenze fisiologiche che si sono registrate ad ogni elezione presidenziale, almeno dal 1971 in poi, quando furono introdotti i delegati regionali.

covid19

Al momento, però, non è all’esame l’ipotesi di introdurre l’obbligo del Green pass rafforzato per poter accedere all’Aula, mentre rientra tra le ipotesi sul tavolo fare effettuare i tamponi a tutti i grandi elettori prima di entrare nel Palazzo. Di certo, con una temperatura oltre 37,5 non si entra.

Non sono invece all’ordine del giorno discussioni sul voto a distanza o il voto nella Camera di appartenenza, anche perché, è il ragionamento, il momento del voto per il nuovo presidente della Repubblica è proprio il momento meno critico per il rischio contagi: le regole in esame e che varranno dal 24 gennaio fino al termine delle votazioni, infatti, prevedono la chiama per appello nominale scaglionata per orari, con ingressi e uscite dall’emiciclo differenziate.

transatlantico_montecitorio

Il Transatlantico di Montecitorio detto anche “Il corridoio dei passi perduti”

Insomma, il vero momento a ‘rischio’ potrebbe essere quello delle riunioni informali, dei capannelli in Transatlantico, dei conciliaboli – momenti, d’altra parte, difficilmente ‘gestibili’ e tradizionalmente necessari ai partiti per tentare accordi e intese su un nome – ma non i minuti che occorreranno per entrare in Aula, votare e lasciare l’emiciclo. L’insieme delle operazioni di voto dovrebbero durare un minimo di almeno 5-6 ore.

Da qui l’avvio con un solo scrutinio al giorno, che potrebbe diventare la regola anche per le successive votazioni, ma saranno il presidente Fico e i capigruppo di Camera e Senato a stabilire le modalità effettive del voto nella riunione che precederà la seduta comune del Parlamento.
Intanto, da lunedì prossimo, 10 gennaio, quando l’Aula riprenderà la sua ‘normale’ attività, scatterà l’obbligo per i deputati di indossare la mascherina Ffp2 che varrà anche per le votazioni per il Colle.

obbligo di sanificazione dell'emiciclo ogni tre ore e mezza di seduta

Obbligo di sanificazione dell’emiciclo ogni tre ore e mezza di seduta

Sempre da lunedì prossimo, il ritorno del distanziamento porterà, come detto, alla nuova chiusura del Transatlantico che tornerà ad essere un prolungamento dell’Aula con le postazioni dei deputati per poter votare. Poi, verrà ripristinata la regola dell’obbligo di sanificazione dell’emiciclo ogni tre ore e mezza di seduta, che resterà in vigore fino alla viglia del Parlamento in seduta comune, il 23 gennaio. Dal 24 gennaio, si inizia a votare per il Colle e, Covid o non Covid, in qualche modo si farà.