Corsa al Colle 12. I parlamentari hanno minori diritti dei normali cittadini? Quando votano sì…

Corsa al Colle 12. I parlamentari hanno minori diritti dei normali cittadini? Quando votano sì…

10 Gennaio 2022 1 Di Ettore Maria Colombo

Corsa al Colle 12. In difesa della Casta. La ‘fattoria degli animali’ all’incontrario. I parlamentari hanno minori diritti dei normali cittadini elettori? Se votano per il Presidente della Repubblica sì..

Corsa al Colle 12. La 'fattoria degli animali' all'incontrario

Corsa al Colle 12. La ‘fattoria degli animali’ all’incontrario

 

Nb. questo articolo è stato pubblicato sul sito di notizie Tiscalinews.it il 10 gennaio 2022

 

I parlamentari sono “meno uguali” e hanno meno diritti degli altri? Sì, dei normali cittadini, per dire, alle elezioni politiche

La seduta per l’elezione del presidente della Repubblica è ‘unica’

La seduta per l’elezione del presidente della Repubblica è ‘unica’

I parlamentari sono non ‘più’ uguali – cioè più ricchi, più coccolati, più vezzeggiati, più comodi degli altri, la gens normale, i cittadini normali – in senso orwelliano, degli altri, cioè più privilegiati, ma hanno minori e più limitati diritti dei normali cittadini, specie quando devono recarsi al seggio elettorale per votare ed eleggere? Sì. A costo di passare per dei ‘fanatici’ dei ‘privilegi’ della Casta, scopriremo che è così. Il sacrosanto, inalienabile, intangibile e intoccabile diritto di voto che vale sempre – e in ogni condizione, favorevole o avversa – per i normali cittadini, i quali possono votare con il Covid o senza, negli ospedali o nelle carceri, malati e a casa oppure – belli sani – andando ai seggi, ‘non’ vale per i parlamentari della Repubblica, che sono invece sottoposti a Green Pass, etc. Neppure quando devono eleggere il Capo dello Stato della Repubblica italiana. Il che è assurdo, ma è così. Un esempio plastico per spiegare come è possibile che una tale assurdità sia effettiva.

Un esempio plastico. Il voto nel collegio Roma 1 dove, come in futuro distopico, il Covid non c’è o si fa finta che non ci sia

Gualtieri Sindaco di Roma

Gualtieri Sindaco di Roma

Il 16 gennaio 2022 si vota nel collegio di Roma 1 per le elezioni suppletive che dovranno decretare il successore di Roberto Gualtieri, diventato nel frattempo sindaco di Roma, alla Camera dei Deputati in quello specifico collegio uninominale.

Voi direte, ‘e chi se ne frega’? beh, Innanzitutto anche quel seggio serve a comporre il numero dei Grandi elettori che andranno a eleggere il prossimo capo dello Stato, il 24 gennaio 2022. Insomma, un suo valore politico ce l’ha. Peraltro, il numero pieno dei 1009 Grandi elettori (630 deputati, 321 senatori, 58 delegati regionali) sarà completato proprio con l’elezione al collegio Roma 1 mentre già la prossima settimana verrà ratificata l’elezione del senatore Fabio Porta (Pd) in luogo del deputato Adriano Cario, eletto all’estero nella circoscrizione America del Sud e dichiarato decaduto dal Senato. 

La variante Omicron del Covid19

La variante Omicron del Covid19

Dunque, dagli attuali 1007 Grandi elettori si arriverà a 1009, belli tondi tondi, precisi precisi. In teoria, perché – come si sa, si legge, si scrive, ormai da giorni – il plenum e persino il quorum (673 voti i primi tre scrutini, 505 dal IV scrutinio) e il numero legale della votazione del 13 presidente della Repubblica è a serio rischio dalla falcidia del Covid, dalla mannaia di Omicron che si sta abbattendo, come un missile aria-terra, sul Palazzo di Montecitorio, ridotto ormai a un sanatorio, un lazzaretto.

Pierferdinando Casini

Pierferdinando Casini

A Roma 1, intanto, i partiti si interrogano sull’affluenza (alle ultime suppletive del marzo 2020, nello stesso collegio, si raggiunse appena il 17%) ma guardano alle urne capitoline anche come un primo test politico. Si confrontano centrosinistra (D’Elia), centrodestra (Matone) e centristi (Casini). Una sorta di prova generale in vista dell’elezione del Presidente della Repubblica, dal 24 gennaio. Ma a palazzo Montecitorio, a differenza di quanto accadrà domenica, a deputati, senatori e rappresentanti regionali sarà richiesto il Green Pass (normale). Ai seggi elettori del Municipio di Roma 1 no… (decide, si capisce, il ministero dell’Interno, non certo il comune di Roma e neppure il Municipio).

Simonetta Matone Magistrato

Simonetta Matone Magistrato

Insomma, le ‘regole’ sono fatte a capocchia. Nel senso che, per entrare nel seggio e nella cabina elettorale, davanti al presidente di seggio e ai suoi scrutatori, accanto e in fila con tanti altri elettori, facendo slalom tra poliziotti presenti ai seggi e addetti vari alla regolarità delle operazioni di voto (rappresentanti di lista), stampa (giornalisti, troupe radio-tv) e pure curiosi vari bighellonanti, prendere la scheda elettorale, previa presentazione del documento d’identità valido, entrare nella cabina, compilare la scheda, piegarla, uscire, infilarla nell’urna, salutare e andarsene – ebbene, per fare tutto ciò, non servono tamponi né Green Pass, normali o super, non serve manco essere negativi al Covid

La svastica sul Sole

La svastica sul Sole

Come se il Covid non fosse mai scoppiato, anzi come se non fosse proprio mai arrivato in Italia, neppure mai nominato, come se fossimo in un film di fantascienza all’incontrario, in un futuro distopico (esempio: “L’uomo nell’alto castello”, in italiano tradotto come “La svastica sul Sole”, romanzo di Philip Dick, da cui è tratta e sta andando in onda l’omonima serie su Amazon: nazisti e giapponesi la Seconda Guerra mondiale l’hanno vinta, non persa, e la Resistenza che opera a costo di terribili sacrifici negli Usa occupati da entrambi i due Paesi vincitori prova a dimostrare che è possibile vivere un ‘passato alternativo’ e, dunque, immaginare altri futuri…), la ‘regola’ è che per votare alle elezioni – almeno a quelle politiche – ‘NON’ serve il vaccino, figurarsi il Green Pass, normale o super. Nemmeno un tampone negativo, serve. Il Covid? Omicron? Come se non esistessero, ecco. 

Il diritto di voto deve essere “inalienabile”, per Costituzione

votazioni

Voto

A fronte della stretta già varata dal governo Draghi per contrastare l’avanzata della variante Omicron e i pericolosi residui della Delta, per votare alle Suppletive del centro storico del 16 gennaio non bisognerà mostrare il Green Pass e neppure esibire certificati di tamponi igienici o molecolari. Insomma, si può essere positivi al Covid, malati, malatissimi eppure recarsi a votare.

Basta indossare la mascherina, esibire il consueto documento d’identità e la tessera elettorale (valida, almeno questa, si) per esprimere la propria preferenza nella sfida per assegnare il posto liberato alla Camera.

Stefano Ceccanti

L’Onorevole Stefano Ceccanti

Come è possibile? “Semplice – risponde il deputato del Pd e costituzionalista Stefano Ceccanti (ha ereditato la cattedra di diritto costituzionale di Giuliano Amato, in procinto di diventare, il 28 gennaio, presidente della Corte costituzionale, tra i papabili nella corsa al Colle) – il diritto di voto attivo, cioè dei cittadini di votare, è sacro e inalienabile. Non può essere compresso in alcun caso e in alcun modo, come prescrive la Costituzione” nota Ceccanti. Ma come è possibile, allora, che i parlamentari della Repubblica abbiano meno diritti di un cittadino ‘normale’? Qui, però, Ceccanti allarga le braccia.

Giuliano Amato

Giuliano Amato

Infatti, non solo un cittadino, Covid o non Covid, ha diritto al voto pieno e intangibile, ma può pure votare – se malato, fisicamente impedito, etc. – a casa o in un seggio ospedaliero, casa di cura, etc. Insomma, viene fatto – normalmente – di tutto per permettergli di votare e agevolarlo nel voto.

Il parlamentare ha molti meno diritti di un cittadino normale

Parlamento_italiano

L’aula (vuota) di palazzo Montecitorio

Invece, un parlamentare della Repubblica o è presente fisicamente alla seduta dell’aula e in quell’esatto luogo fisico (Camera per i deputati, Senato per i senatori, sempre Camera i Grandi elettori del Presidente) oppure il suo diritto di voto non può esercitarlo. Così è, e da sempre. Nelle due Camere vale il principio aristotelico di “unità di spazio, di tempo e di luogo”: devi essere fisicamente presente in Aula per esercitare il tuo diritto di voto (favorevole, contrario, astenuto). Se non sei in Aula, quando si vota (una legge, un governo, un Presidente della Repubblica) o sei ‘in missione’ (cioè in assenza giustificata da varie cause) oppure sei in assenza ‘ingiustificata’, perdi il diritto alla ‘diaria’ (cioè la parte dello stipendio legata proprio alle presenze in Aula) e viene conteggiato tra gli assenti. Ma fai o meno quorum, con la tua presenza o la tua assenza?

Dipende. Di solito, il quorum si calcola sui presenti e solo in casi molto rari la maggioranza, e i relativi quorum, vengono calcolati in base al numero dei componenti dell’assemblea (plenum) e non in base al numero semplice dei presenti (maggioranza semplice) alla seduta. Pochi sanno, per dire, che la fiducia al governo, atto fondante di ogni legislatura e di ogni Parlamento, si vota a maggioranza semplice: la maggioranza assoluta, cioè quella dei componenti di ognuna delle due assemblee non è necessaria (in soldoni, 316 voti alla Camera, 161 al Senato).

Ma quando si vota per il Capo dello Stato allora sì che lo è, necessaria, la maggioranza assoluta (50+1 dei voti) e, in questo caso pure quella qualificata (due terzi), degli aventi diritti al voto. In questo caso, sono 673 e 505 voti -. cioè tanti – su un totale di un plenum che è di 1009 Grandi elettori e che bisognerebbe agevolare in tutti i modi, per aiutare e favorire la loro presenza. E invece…

Tutte le soluzioni alternative e creative sono state bocciate, ma ne va della democraticità e della legittimità dell’elezione

sabino cassese

Il giurista Sabino Cassese

Invece, tutte le diverse soluzioni proposte (voto a distanza, voto in luoghi fisici, cioè aule, diverse dall’aula della Camera, tra Camera stessa e Senato, commissioni e aule, palazzi circostanti, voto per i malati in un ‘Covid hotel’ apposito) proposte sempre da Ceccanti e avallate anche da un luminare del diritto come Sabino Cassese, come da altri costituzionalisti di vaglia (il prof. Francesco Clementi e altri), sono state tutte rifiutate, una via l’altra, dagli uffici di palazzo Montecitorio (ufficio di Presidenza e collegio dei Questori) perché ritenute tutte non idonee o non sufficienti o non abbastanza ortodosse.

il prof. Francesco Clementi

Il prof. Francesco Clementi

Ieri, in tv, Clementi ha proposto dei percorsi ad hoc anche per i parlamentari isolani che devono – dovrebbero – recarsi a Roma per poter votare il nuovo Presidente. Ceccanti invece propone un Covid hotel, magari all’hotel Montecitorio (si trova sempre nella piazza antistante la Camera) per i parlamentari malati o in quarantena. Entrambi propongono ingressi differenziati e speciali per permettere ai malati di votare il Presidente perché, altrimenti, tale diritto non potranno proprio esercitarlo. E i malati potrebbero essere tanti: sono 50 solo alla Camera, possono diventare almeno cento, forse duecento.

I quorum, però, resteranno identici, ergo ottenerli – per qualsiasi candidato – sarà assai più arduo. La legittimità e democraticità di un voto così importante, cruciale e decisivo ne sarà inficiata, intaccata, vilipesa e, in futuro, messa in dubbio.

Le norme rigidissime volute dalla Camera rispetto al Covid e il problema dei parlamentari isolani (peraltro, molti no-vax)

covid19

Le norme – rigidissime – della Camera dei Deputati dicono che senza temperatura sotto i 37,5 gradi non si entra, senza tampone igienico o molecolare negativo neppure e che, da tre mesi, in più serve il Green Pass per circolare in aula. E, dato che è entrato in vigore quello ‘rafforzato’, la Camera potrebbe estenderne a sua volta presto l’uso e obbligo come già fatto per il Green pass. Idem al Senato.

Ora, va bene tutto, – i Politici fanno schifo, sono degli scansafatiche, si rubano lo stipendio, vogliono solo mantenere la poltrona e via elencando la propaganda grillina anti-Casta – ma come è possibile che un parlamentare abbia meno diritti di un normale cittadino-elettore?

Lucia Annunziata

Lucia Annunziata

Il prof Clementi ci conferma inoltre che, come ha detto ieri in tv, ospite da Lucia Annunziata, a In mezz’ora (Rai 3), che senza “lasciapassare”, cioè fino a pochi giorni fa il Green Pass e, da tre giorni, il Super Green Pass, è obbligatorio per chi dalle Isole ha intenzione di raggiungere Roma, parlamentari compresi “perché nei decreti non è prevista una norma ad hoc per loro, norma che, invece, andrebbe prevista e inserita, in sede di conversione del decreto, per permettere loro almeno di votare il prossimo capo dello Stato. Le prerogative parlamentari non ‘bucano’ questo punto (il 3GPass). Per questo bisogna garantire loro di arrivare a Roma per votare il Presidente. Poi se li fanno entrare a votare o li tengono in un seggio ad hoc esterno, devono deciderlo loro”.

super green pass

Infatti, al netto del fatto che a sollevare il caso, e a ciurlare nel manico, sono alcuni parlamentari sardi e siculi ex M5s oggi fieramente no-vax (stanno nel Misto e, in particolare, nel sottogruppo di Alternativa c’è) e che dunque sollevano il problema in modo assai strumentale, resta il punto: per chi deve prendere un treno, un aereo, un traghetto il Super Green Pass è obbligatorio anche se sei parlamentare. Senza, a Roma non ti ci avvicini né ci arrivi neppure perché i famosi ‘mezzi propri’ (auto, moto) non bastano per valicare mari, stretti, guadare isole. Ergo, devi essere tre volte vaccinato.

Il che è giusto perché impedisce qualsivoglia corsia preferenziale rispetto agli altri cittadini ma dall’altro è sbagliato perché, appunto, un cittadino malato o impossibilitato a muoversi può votare, comodamente, ‘da casa’. Un parlamentare della Repubblica non può farlo. Ci resta, ‘a casa’, senza poter partecipare all’elezione del Presidente specie se viene dalle Isole e non ha il Green Pass (ora pure quello super), il che è assai poco ‘civico’ per un parlamentare che, in questo modo, rivela di non essersi voluto vaccinare, ma non è bello e inficia la rappresentanza di intere regioni.

Riassunto delle regole anti-Covid decise finora dalla Camera

Il rischio che il ‘catafalco’ infetti il Grande Elettore…

Il rischio che il ‘catafalco’ infetti il Grande Elettore…

Ma quali sono e saranno le regole anti-Covid della Camera? Ne abbiamo parlato nei giorni scorsi, e diffusamente, ma riepiloghiamole, facendo un punto. Saranno montati i “catafalchi” anti Covid e non sono esclusi tamponi per tutti per entrare a Montecitorio nei giorni in cui si vota per il nuovo presidente della Repubblica. Per ora le misure di sicurezza certe sono i “catafalchi”, ovvero le cabine sotto lo scranno del presidente della Camera, dove i Grandi elettori depositano la scheda con il nome del “loro” candidato al Quirinale: saranno aumentate di numero, almeno una in più per velocizzare le operazioni di voto, e le tendine di feltro saranno sostituite con altre di materiale sanificabile più volte in corso di seduta.

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Francesco D’Uva, questore pentastellato della Camera

Francesco D’Uva, questore grillino della Camera, elenca le misure prese a cominciare dal «voto per fascia oraria in ordine alfabetico, i contingentamenti con circa un centinaio di Grandi elettori al massimo in aula, mantenuti gli spazi comuni ovvero il Transatlantico e il cortile che sarà, per l’occasione, parzialmente coperto, oltre appunto ai “catafalchi” anti Covid». Necessario il Green Pass semplice, come è già, più la mascherina Ffp2. Ovvio che chi non ha la vaccinazione e quindi il super Green Pass (non previsto ancora in Parlamento, se non per mensa, ristorante e biblioteca) dovrà per forza farsi il tampone. Lo segnala Edmondo Cirielli, l’altro questore, di Fratelli d’Italia: «Per i Grandi elettori il tampone è il minimo». Sul super Green Pass si aprirà lo scontro tra la sinistra e i forzisti favorevoli e la destra contraria all’adozione in Parlamento, ma è rinviato a metà febbraio.

Edmondo Cirielli uno dei sei Questori della Camera

Edmondo Cirielli uno dei sei Questori della Camera

Basteranno questi accorgimenti per non fare di Montecitorio — dove dal 24 gennaio sono chiamati a radunarsi i 1009 Grandi elettori — un cluster? D’Uva è disposto ad ammettere che «in base alla curva di contagi, valuteremo altre misure», anche se ritiene improbabile il voto a distanza. Se insomma, come già si prevede, l’elezione per il Colle arriverà nel pieno della crescita esponenziale da Omicron, ebbene non sono esclusi i tamponi prima di entrare.

Lisa Noja

È l’appello tra l’altro che Lisa Noja, deputata renziana, ha rivolto ai presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Casellati. Noja è portatrice di disabilità, ed esorta a rispettare tutti la massima cautela con un tampone obbligatorio.

presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Casellati

I presidenti di Camera e Senato, Roberto Fico e Elisabetta Casellati

Il convitato di pietra dell’elezione per il Colle è quindi il Covid. Non solo perché le assenze rischiano di modificare i quorum, ma persino di fare e disfare maggioranze. Il bollettino quotidiano dei cosiddetti assenti forzati, ovvero contagiati e in quarantena, dava in questi giorni, in cui non c’è attività d’aula, oltre 15 contagi a Montecitorio (a cui sommare quasi altrettanti quarantenati) e una decina al Senato. Oggi è così, ma dal 24 gennaio potrebbe essere peggio. C’è chi teme fino a 100 o 200 assenti forzati su 1008. Il Pd con le sue capogruppo, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi ha sollecitato misure adeguate. Una sorta di “diamoci da fare, non possiamo fare finta di nulla”.

Il Pd con le sue capogruppo, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi

Il Pd con le sue capogruppo, Debora Serracchiani e Simona Malpezzi

I dem vorrebbero che gli assenti forzati, i contagiati, siano messi nelle condizioni di votare lo stesso, magari con percorsi protetti e ad hoc. Il costituzionalista dem Stefano Ceccanti sostiene che volere è potere, e che irrigidirsi non porti a nulla. Ma un maxi focolaio potrebbe fare slittare la seduta fissata per il 24 gennaio? Sempre Ceccanti: «Sarebbe un problema serissimo, perché il mandato di Mattarella scade il 3 febbraio e allora si andrebbe o a un regime di prorogatio del presidente Mattarella o a una supplenza della presidente del Senato, Casellati».

Alfonso Celotto

Alfonso Celotto

Il costituzionalista Alfonso Celotto invece assicura: «Fino a 300 assenti non inficerebbero il voto del Colle» (il calcolo, evidentemente, tiene conto delle colonne d’Ercole del numero legale: 505 voti). Martedì è fissata la riunione dei questori di Camera (D’Uva, Cirielli e il forzista Gregorio Fontana) e Senato (Paolo Arrigoni, Laura Bottici, Antonio De Poli).

E le elezioni del collegio di Roma 1? Una gara già scritta

rosatellum

 Ma come finiranno le elezioni nel collegio di Roma 1? Innanzitutto, va detto che, in base alla legge elettorale vigente, il Rosatellum, si rivota in quanto trattasi di collegio uninominale maggioritario, e non proporzionale. Gualtieri, che aveva vinto il seggio, è diventato sindaco di Roma, quindi è decaduto e dunque si rivota. Vince chi prende un voto più degli altri candidati: se il candidato muore, si dimette o decade si rivota il prima possibile. Manca un anno pieno alla scadenza naturale della legislatura, ma anche se mancasse una manciata di mesi si farebbe così.

Cecilia D'Elia

Cecilia D’Elia

Si confrontano, per quel seggio, la responsabile donne dem Cecilia D’Elia, zingarettiana di ferro che viene dritta dritta dalla Fgci (e dalle lotte per i diritti civili), voluta in quel posto da Enrico Letta, Simonetta Matone (già sfortunata vice-sindaco in pectore dello sfigatissimo candidato del centrodestra a Roma, Enrico Michetti), magistrato, volto noto in tv, per il centrodestra, oggi consigliera comunale e nel cuore di Salvini, e il giovane e imberbe Valerio Casini (nessuna parentela con Pierferdinando) per i centristi (Iv-Azione∓Eu).

Lorenzo Vanni

Lorenzo Vanni

Ma fioccano anche le candidature ‘alternative’, come quella di Lorenzo Vanni (slogan populista: “Il n-Uovo Mondo – Io per tutti, tutti per noi”), che poi altri non è che il mitico proprietario del ‘bar Vanni’ che si trova a viale Mazzini, quartiere Prati, e che tutti i frequentatori del magico mondo della Rai (e dell’attiguo tribunale di Roma) conoscono e frequentano molto bene. Glamour e semplice insieme, il bar ‘Vanni’ è un luogo dove si prendono decisioni importanti, si decidono nomine, carriere, intrecci, o ci si fa solo vedere, ma anche quello conta. In ogni caso, la corsa politica, complice un’affluenza al voto che sarà bassa, se non bassissima, la vincerà la D’Elia, ergo quel seggio andrà in cascina al Pd.
Beatrice Gamberini è invece la proposta di Potere al Popolo per queste singolari elezioni Suppletive.

Beatrice Gamberini

Beatrice Gamberini

Lasciapassare a parte, è scattata già la corsa alle preferenze. “Vince chi vota” si dice per i corridoi del Nazareno. Segno che la scarsa partecipazione attesa può essere un rischio per il centrosinistra, abituato a vincere a mani basse al centro di Roma. Le ultime elezioni senza obbligo di Green Pass? Chissà…