“Comunque vada, sarà un disastro”, Salvini e Letta già sconfitti

“Comunque vada, sarà un disastro”, Salvini e Letta già sconfitti

19 Settembre 2022 0 Di Ettore Maria Colombo

“Comunque vada, sarà un disastro”… Le due ‘chiusure’, in contemporanea, di Salvini e Letta, due leader di partito che rischiano il capitombolo come voti e come segretari…

disastro

“Comunque vada, sarà un disastro”

 

 

Nb. Questo articolo è stato pubblicato il 19 settembre 2022 sul sito di notizie Tiscalinews.it

 

“Piazze piene, urne vuote”? Due leader ‘spompi’ e due piazze che fanno ‘acqua’…

PIAZZE PIENE URNE VUOTE

“Piazze piene, urne vuote”? Due leader ‘spompi’ e due piazze che fanno ‘acqua’…

Il leader della Lega, Matteo Salvini, e il segretario del Pd, Enrico Letta, hanno di fatto già ‘chiuso’ le loro rispettive campagne elettorali.

Letta e Salvini

Letta e Salvini

Il primo a Pontida, provincia di Bergamo (3 mila anime), nota per essere la culla della Lega Nord che, di fatto, lì è nata e lì ha fatto proseliti. E il secondo a Monza, capoluogo di provincia di sé stessa (121 mila abitanti), fresca di nomina, oltre che della Brianza (Lombardia), nota perché un anarchico, Gaetano Bresci, vi uccise un re (Umberto I), e, più di recente, perché il Monza è stato promosso in serie A, ma il merito qui è tutto e solo del Cavalier Silvio Berlusconi.

Gaetano Bresci

Gaetano Bresci

Il quale il magic touch in politica lo ha perso, nel calcio no. Insomma, Monza, col Pd, ‘c’azzecca’ assai poco. Infatti, all’inizio, la ‘contro-Pontida’ si doveva tenere a Milano, officiante il sindaco, Sala, ma poi, per misteriosi motivi, la location è cambiata, forse perché, chissà, a Monza le piazze centrali sono assai piccole e, a Milano, troppo grandi.

 

Pratone troppo grande, piazzetta troppo piccola…

pratone di pontida

Salvini cerca di ‘rivitalizzare’, senza successo, il mitico (si fa per dire) ‘pratone’ di mega adunate leghiste

Salvini cerca di ‘rivitalizzare’, senza successo, il mitico (si fa per dire) ‘pratone’ di mega adunate leghiste: solo che allora non serviva ‘cammellare’ le truppe, oggi sì. Il risultato resta però deludente: precettati iscritti, militanti, dirigenti, consiglieri comunali e regionali, di tutto di più, ma non serve se non a lasciare tanta nostalgia del tempo che fu.

Il sindaco di Pesaro Matteo Ricci Pd

Il sindaco di Pesaro, Matteo Ricci (Pd)

Letta, invece, per una volta, cambia bersaglio (Salvini, appunto, e non la Meloni) e chiede, ai ‘suoi’ sindaci, quelli dem (capofila Matteo Ricci, sindaco di Pesaro) di mettergli in piedi una ‘contro-Pontida’, ma il risultato è quello che è: tanti sindaci (Sala, Gori, Nardella, Lo Russo, Lepore, etc.), molti staff che devon ‘fare numero’, ma pochissima gente ‘normale’. In una piazzetta piccola piccola come quella di Monza, peraltro, nonostante il sindaco, a sua volta, sia democrat.  

 

Il ‘libro dei sogni’ di Salvini, le ideone già note di Letta

Il ‘libro dei sogni’ di Salvini, le ideone di Letta

Il ‘libro dei sogni’ di Salvini, le ideone di Letta

Ci sarebbero le proposte politiche. Mentre Letta continua a proporre ‘detassazioni’ per tutte le categorie possibili e immaginabili (donne, giovani, Sud e, ovviamente, imprenditori), l’ultima di Salvini – decisamente più in vena di Berlusconi, che propone 1000 euro di pensione per tutti, sordociechi compresi – è l’abolizione del canone (Rai) – bella forza, tanto è zeppa di ‘komunisti’: “Dall’anno prossimo lo toglieremo dalla bolletta della luce”, dice, al termine di un comizio che vede sul palco, facce ‘un po’ così’, i big del partito, a partire da ministri e governatori.

Silvio Berlusconi

Silvio Berlusconi

Tutti – letteralmente – spinti, cioè ‘obbligati’, a firmare una sorta di “contratto con gli italiani”, sempre di berlusconiana memoria, in sei punti: stop ai rincari dell’elettricità e nucleare sicuro; autonomia; flat tax al 15% e pace fiscale; abolizione della legge Fornero e introduzione di quota 41; interruzione degli sbarchi; riforma della giustizia. Insomma, un classico ‘libro dei Sogni’ che fa a pugni con la realtà, Ma saranno, questi, però, guai della Meloni che ci dovrà governare insieme, con la Lega, e cercare di farli ragionare.

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Umberto Bossi, fondatore della Lega Nord

Nella giornata dell’orgoglio ‘padano’ (ma Bossi non c’è, Salvini manco lo ha invitato, per lui chiama giusto un applauso di cortesia, e amen, in ogni caso oggi festeggia il suo 81 compleanno), il segretario annuncia che il primo consiglio dei ministri di un nuovo, eventuale, governo di centrodestra “riscriverà i decreti sicurezza”. Poi traccia il suo ‘fanta-governo’ (e qui alla Meloni, in cuor suo, viene un singulto): “prometto che il prossimo ministro degli Esteri sarà un diplomatico e non un Giggino volante. E il prossimo ministro della Salute sarà un medico e della Giustizia un avvocato… pensate che strano! La Bongiorno sarebbe un’ottima Guardasigilli”.

Presidente Mattarella

Il Presidente Mattarella

La Lega, va da sé, ha già prenotato il Viminale, anche se Salvini non mette limiti alla Divina Provvidenza e dice di puntare più in alto: “Per me sarebbe un onore essere scelto da Mattarella come presidente del Consiglio” (qui, però, la Meloni, sempre in cuor suo, sorride).

salvini meloni berlusconi 1

Salvini Meloni Berlusconi

Salvini nega dissidi con i leader del centrodestra, che però ha alimentato per giorni, tanto che, al termine di una settimana in cui con la Meloni ha litigato a distanza e a più riprese, ora dice: “Con Giorgia e Silvio andiamo d’accordo su tutto, su quasi tutto. E governeremo per cinque anni. Un esecutivo serio, stabile, coerente, sarà molto più rispettato e credibile all’estero di un’Italia rappresentata da 38 cose diverse”. Miracoli della Pontida pre-elettorale. Per i riscontri fattuali, per la verità, bisogna attendere almeno sette giorni.

 

Letta e Salvini Sembrano i leader di due partiti ‘minori’…

Sembrano due leader di due partiti ‘minori’…

Appaiono due leader minori, Letta e Salvini

Ma paiono due leader minori, Letta e Salvini, nonostante il primo sia il ‘front runner’ di una coalizione, il centrosinistra, composta, però, tutta da ‘nanetti’ privi di voti in natura (+Europa, Impegno civico, Verdi-SI), e l’altro l’ex Capitano di un centrodestra che ha cambiato, oltre alla maglia, anche la squadra.

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Matteo Renzi – Italia Viva

‘Minori’ in quanto collocabili a metà strada tra un Berlusconi fintamente pimpante (ha i suoi anni, ormai) e in netta crisi di idee come di consensi e un Renzi (solo secondo, in comando, nel Terzo Polo, per i consensi si vedrà, non sono altissimi), ma decisamente ‘al di sotto’ della vera sorpresa (almeno sul piano mediatico, i numeri, pur se in continua ascesa, bisognerà vederli il 25/09) di questa campagna elettorale che non è la Meloni – regina incontrastata di voti e pure di emoticon… – ma il leader, ieri in pochette, oggi descamisado, Giuseppe Conte. Tornato ‘mattatore’ come pochi, ben più di quanto era premier e accolto da veri ‘bagni’ di folla in ogni dove, specie al Sud.

conte

Giuseppe Conte

Eccoli, dunque, i due leader ‘minori’, Letta e Salvini: hanno chiuso campagne elettorali ‘minori’ e, sul piano social e comunicativo, disastrose, come vedremo poi, con pareri illustri.

 

Le chiusure ‘ufficiali’, è vero, saranno altre, ma per ora si registrano solo due mega-flop

mega flop

Le chiusure ‘ufficiali’, è vero, saranno altre, ma per ora si registrano solo due mega-flop

Certo, le chiusure ufficiali, ovviamente, non sono state quelle di ieri, tenute entrambe in terra lombarda, ma saranno, entrambe romane, romanissime. Rispettivamente, quella della Lega – insieme a tutto il centrodestra – sarà a piazza del Popolo, giovedì 22 settembre, con Meloni e Berlusconi. E quella del solo Pd, venerdì 23 settembre, sempre a piazza del Popolo (il Pd è arrivato prima di tutti gli altri, vecchia scuola), ma solo soletto giusto per evitare ‘foto di gruppo’ inopportune da ‘tutti insieme appassionatamente’, con Bonino, Di Maio, Fratoianni e Bonelli, etc. Un guazzabuglio, onestamente, assai indigesto.

braccio di ferro

Il braccio di ferro

E così – al netto del solito ‘braccio di ferro’ sul numero dei presenti (20 mila per la Questura, ma centomila e più per gli organizzatori, a Pontida, 10 mila per il Pd, a Monza, forse un migliaio, in realtà, per i dem, di cui cento solo sindaci del Pd) – la verità è che le due prove di forza si sono rivelate presto per quello che si temeva: due flop.

 

Meloni e Conte, invece, le piazze le riempiono

conte meloni

Giorgia Meloni vs. Conte

E tutto questo mentre la Meloni, e pure Conte, riempiono come uovi tutte le piazze, e i palazzetti e le vie, dove vanno, in qualsiasi città italiana, tra continui, a volte un po’ isterici, bagni di folla. La Meloni inveisce contro le “provocazioni” degli infiltrati di sinistra (ci sono state, in realtà, e lei già ne ha chiesto conto al ministro Lamorgese, la quale, però, latita e sta zitta, forse perché già ha un conto aperto con Salvini, non vuole eccedere).

lamorgese

La ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese

Conte invece sbraita contro Renzi, minacciato di presentarsi, a Palermo, ma “senza scorta, se ha le p.” (Renzi ci va, con la scorta, e ringrazia le forze dell’ordine perché è sempre il più furbo di tutti). Uno smacco nello smacco, per Letta e Salvini.

 

Due leader ‘spompi’ e due campagne sbagliate di due partiti in crisi verticale di consensi…

crisi verticale di consensi

Crisi verticale di consensi

Onestamente, Letta e Salvini appaiono, agli osservatori esterni, già due leader ‘spompi’, oltre che pronti ad essere defenestrati dai rispettivi ‘colonnelli’ che, dentro la Lega il fronte dei governatori&ministri e. dentro il Pd, praticamente tutti tranne cinque lettiani, non vedono l’ora di fare, a entrambi, le scarpe.

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Ivano Fossati, Lunario di Settembre, dedicato a una strega arsa sul rogo: Salvini e Letta vorrebbero, entrambi, ‘ardere’ la Meloni, sul loro, immaginario, rogo…

Certo, di sondaggi – pena la mannaia di Agcom – non si può parlare né si possono dare cifre, le quali, ovviamente, circolano all’impazzata tra tutti gli addetti ai lavori, ma la realtà vera, “il lato brutto, a cui non si rimedia” (Ivano Fossati, Lunario di Settembre, dedicato a una strega arsa sul rogo: Salvini e Letta vorrebbero, entrambi, ‘ardere’ la Meloni, sul loro, immaginario, rogo…) è che il Pd è stato già superato dal M5S in tutto il Sud e regge solo al Centro e che la Lega è stata ‘doppiata’, da FdI, in Veneto, Piemonte, Lombardia (sì, pure in Lombardia), come in Friuli, Liguria, Trentino, ma pure nel centro Italia.

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Rigoletto di Giuseppe Verdi: “Cortigiani, vil razza dannata/ Per qual prezzo vendeste il mio bene? La rendete! o, se pur disarmata,/Questa man per voi fora cruenta;/ Nulla in terra più l’uomo paventa,/ Se dei figli difende l’onor

Una ignominia che già fa fremere d’indignazione i governatori del Nord, i cui uomini e donne sono stati, in molti, estromessi dalle liste per fare posto ai fedelissimi di Salvini, ma preparano “vendetta, tremenda vendetta” (e questo, invece, è il noto Rigoletto di Giuseppe Verdi: “Cortigiani, vil razza dannata/ Per qual prezzo vendeste il mio bene? La rendete! o, se pur disarmata,/Questa man per voi fora cruenta;/ Nulla in terra più l’uomo paventa,/ Se dei figli difende l’onor”) non appena si sapranno i risultati e la Lega sarà precipitata sotto la soglia di guardia (12%).

Giancarlo Giorgetti

Giancarlo Giorgetti

Ecco, a quel punto, i governatori (Zaia, Fedriga, di certo non Fontana, però) e i ministri (Giorgetti) apriranno il ‘processo’ al Capitano. Si palesa, in sostanza, un congresso anticipato che mira, nei fatti, a defenestrarlo per sostituirlo con Fedriga, che è bravo, preparato, moderato, e in ottimi rapporti con tutti, compresa la Meloni.

 

Il Sud è un buco nero, per la Lega e per il Pd

Il Sud è un buco nero, per la Lega e per il Pd

Il Sud è un buco nero, per la Lega e per il Pd

Al Sud, poi, peggio si sentono, i leghisti: la Lega è in crollo verticale e strutturale, forse superata, oltre che, ovviamente, da FdI, che a Mezzogiorno ha le sue roccaforti, anche dai 5Stelle di Conte. I quali stanno facendo incetta di voti ovunque, creando non pochi guai al centrodestra e alla sua leader in pectore, che rischia di vedersi ‘scippare’ per una manciata di voti un pugno di collegi, ma – in alcune regioni – persino dal Terzo Polo, oltre che da un Pd. Un partito in debito di ossigeno e di consensi, che al Sud non beccherà un collegio uninominale che sia uno, mentre i 5Stelle possono farcela, a danno del centrodestra. Ma anche un partito, il Pd, che ‘regge’ solo al Centro, sulla linea Gotica (Appennino tosco-Emiliano) dove strapperà collegi (pochi), ma con le unghie e con i denti, al centrodestra, e che vacilla e sbanda, pericolosamente, anche nel profondo Nord dove, però, a onor del vero, non ha mai attecchito e dove ha sempre stentato.

michele emiliano

Michele Emiliano

Tirando al Sud, grazie alle parole ‘dal sen fuggite’ al governatore Michele Emiliano (dem, ma solo in pura astrazione) che, “per fare diga” (alla destra ‘fascista’, cui ha urlato “la Puglia sarà la Stalingrado d’Italia con Meloni che, davanti una folla oceanica, a Bari, gli urla: “Miché, eccola Stalingradoooo!”) propone ai pugliesi di votare … M5s (e ‘non’ Pd, per la gioia di Letta), viene aumentando la sensazione che sarà proprio il M5s e non certo il Pd a contendere seggi alle ‘destre’.

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Uno scenario, oggettivamente, molto plausibile e che, non a caso, vede molti big della sinistra dem (Orlando, Provenzano, Bettini, pure Bersani…) cinguettare, ormai da mesi, con quei 5Stelle cui, in teoria, Letta ha chiuso la porta in faccia, ecco.

 

La ‘lotta per la successione’ nel Pd è già aperta con Bonaccini che si lancia ‘prima’ del voto…

Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna

Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna

Non che, infatti, nel Pd si sentano molto meglio e lo sanno pure. La ‘lotta per la successione’ è già iniziata. Il governatore dell’Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, ha ormai deciso di lanciare la sua candidatura. A Letta, non userà neppure la ‘buona creanza’ che useranno i nemici di Salvini a Salvini. Oltre a diverse interviste in cui ‘Bonaccia’ ha già sparato ‘sul quartier generale’, e hanno fatto inviperire non poco il segretario, ecco che esce la ‘notizia’.

Andrea Gnassi

Andrea Gnassi

Il 20 settembre, cioè cinque giorni ‘prima’ e non ‘dopo’ le elezioni, il governatore ha organizzato un incontro, a Rimini (gli onori di casa li fa l’ex sindaco della ridente cittadina balneare, Andrea Gnassi, candidato del Pd alla Camera) con al fianco, tra gli altri, i sindaci di Firenze (Nardella), Bergamo (Gori), Bari (Decaro) e molti altri donne e uomini pronti ad appoggiarlo nella ‘scalata’ al Pd post-Letta. Manca il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, ma “quello lo vede in privato la mattina stessa…”, dice chi ne conosce, a menadito, tutte le mosse.

Matteo Lepore

Matteo Lepore

Titolo – plastico – dell’iniziativa “Lotto per Te. I fatti e l’amore dell’Italia che Va”, senza neppure uno straccio di riferimento al Pd e al suo logo (siamo, in teoria, ancora in campagna elettorale), ma con grande tricolore, bandiera dell’Italia. Insomma, Bonaccini vuole impostare una campagna, per ‘scalare’ il Pd, non solo ‘tricolore’ (cioè ‘nazionale’), ma anche molto ‘oltre’ il Pd, anche se ha già individuato un ‘referente’ dem, in ogni regione d’Italia, per aiutarlo nell’impresa.

 

Il nuovo “dir Tentenna” e i nomi degli altri candidati Pd

Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti

Non a caso, dal Pd, felici o meno che siano, sospirano: “Sor Tentenna (nomignolo storico di Nicola Zingaretti, che non si decideva mai a candidarsi, in quel caso, però, solo a sindaco di Roma, ndr.) ha deciso. Rompe gli ormeggi e si lancia”. Non che sia l’unico. Si fa il nome, con insistenza, di un altro sindaco importante, e in prima fila, nel Pd attuale, e di zone attigue, cioè centro Italia.

Giuseppe Provenzano

Giuseppe Provenzano

Oltre a quelli – a loro volta già noti – del ‘campione’ della sinistra interna, Peppe Provenzano (capolista per il Pd in Sicilia), della vicepresidente dell’Emilia-Romagna, pasionaria ‘de sinistra’, Elly Schlien (candidata in Emilia, pur se Letta se la porta in giro come una sorta di madonna pellegrina, sta per tirargli la coltellata). E, così ha scritto, giorni fa, Quotidiano nazionale, di Enzo Amendola, capolista dem in Basilicata, che dovrebbe unire il fronte degli anti-Bonaccini.

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Il Governatore del Friuli Venezia-Giulia Massimiliano Fedriga (Lega)

La sola differenza, dunque, della ‘guerra delle Rose’ (d’Inghilterra) o dei ‘Roses’ (d’America), che si sta per aprire nel Pd come nella Lega, cioè, è che la Lega pensa, come ‘anti-Salvini’, a un candidato ‘unico’ (Fedriga) mentre, nel Pd, i candidati alla successione sono tanti e pure divisi (Bonaccini, il sindaco mister X, Amendola, etc.), il che, per Letta, potrebbe essere un vantaggio…

 

L’ombra di Banquo, per entrambi, è ‘Giorgia’

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Giorgia Meloni

Certo è che Salvini come Letta sono alle prese il primo con ‘l’ombra di Banquo’ di shakeasperiana memoria (dal Macbeth), con Giorgia Meloni che ne è diventata l’ossessione e la fobia principale, al punto da chiedere ai suoi governatori e colonnelli di attaccarla ogni giorno e su ogni argomento, manco fosse, lei, Fratoianni&Bonelli in orbace. Ma i colonnelli e, soprattutto, i governatori, a dirla tutta, nicchiano assai sul punto, anche perché, se mai andranno o torneranno al governo, dovranno avere il placet della prossima premier, cioè lei, mica quello di Salvini, il quale – se proprio gli va di lusso – finirà per fare il ministro e rischia pure un dicastero di serie B, non certo gli Interni, Mattarella ha già detto ‘no’ tre volte.

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Frantoianni e Bonelli

E il secondo (Letta), pure, vive l’ossessione della Meloni, tanto che ieri, ospite dalla Annunziata, ha parlato tutto il tempo solo di lei, per contrastarla, dimenticandosi del suo programma, che pure c’è/ci sarebbe, tutto preso ad attaccarla.

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Che barba, che noia…! Sandra e Raimondo nella popolare sitcom Casa Vianello

Con la sola differenza che, almeno, mentre Salvini la Meloni l’ha sempre detestata, ci ha sempre litigato, di lei non si è mai fidata, insomma sono ‘cane&gatto’ da tempi lontani, Letta si fidava, ci cinguettava, ci parlava ogni ora, mancava solo gli mettesse i ‘cuoricini’ sui messaggi WA. Sui giornali li descrivano come ‘Sandra&Raimondo’, una coppia perfetta, da invitare in tandem a ogni dibattito, cocktail, presentazione di libro, mostra, vernissage.

Elly Schlien

Elly Schlien

Salvo poi, cioè solo da poche settimane, scoprire che la sua ex amica è un “pericolo per la democrazia” e vuole “abbattere la Costituzione”, “cacciare Mattarella”, “allearsi con la Russia e la Cina”, “far diventare l’Italia come l’Ungheria di Orban” e altre cose turpi che, evidentemente, fino a un mese fa, la Meloni neppure si sognava di fare, manco fosse una sorta di Elly Schlien ‘de destra’. Insomma, il ‘bau-bau’ di Letta e Salvini resta lei, sempre e solo lei. La prossima presidente del Consiglio, quantomeno ‘incaricato’. Il resto si vedrà.